vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COMPITI EVOLUTIVI
Organizzatori della vita psichica; obiettivi da superare per diventare adulti.
Reazioni e problemi al cambiamento del corpo; raggiungere l’indipendenza psicologica ed emotiva con i
genitori; accettare la mascolinità o la femminilità; capacità di creare legami di coppia e col gruppo dei pari;
sviluppare la propria socialità, essere un cittadino responsabile.
Ciò che cambia nella relazione col corpo nell’adolescente è la sessualità, che va accettata con molti effetti a
livello psicologico perché non è un processo semplice. Gli adolescenti tendono anche a pensare di più al
corpo, in vario modo e ci sono diversi modi per simbolizzarlo (controllo e padronanza del corpo; rapporto con i
genitori da cui si è ereditato il corpo; sessualità; disgusto; conflitto e confronto; rapporto con la morte pensata
come propria e la malattia; rapporto del corpo con l'identità sociale che permette di assumere).
Corpo come oggetto di manipolazioni: bellezza, tatuaggi e piercing; elaborazione estetica per segnalare la
sessualizzazione.
Psicopatologia della relazione col corpo deriva dalla mancata integrazione tra il Sé e il proprio corpo (il mio
corpo non sono Io). I segnali di disagio più diffusi sono i problemi psicosomatici (scaricare tensioni sul corpo) e
ipocondriaci (timore di avere qualcosa che non funzioni nel corpo); un altro disagio può esprimersi attraverso
la dismorfofobia (soprattutto nelle ragazze); gli incidenti che spesso i ragazzi hanno non è raro che siano
dovuti a particolari disagi psichici che si manifestano nell’agito; un altro modo in cui il corpo viene aggredito è
tagliarsi (soprattutto nelle ragazze); anche i disturbi alimentari hanno una origine centrale nel rapporto col
corpo.
L’adolescente è alla ricerca della propria identità. La descrizione di sé diventa più complessa e quindi lo è
anche l’idea di Sé. Diventa molto importante l’istanza dell’ideale come meta (cioè come si vorrebbe diventare,
dove si vorrebbe arrivare); il collasso dell’ideale sull’Io è pericoloso perché crea narcisismo e ciò frena la
spinta alla costruzione del Sé.
Tre aspetti dell’identità: idea di sé, ciò che si pensa di valere (autostima) e continuità nel tempo e coerenza tra
gli aspetti di sé diversi. In parte i disequilibri tra queste parti sono fisiologici in adolescenza, in particolare il
distacco tra le diverse parti del sé (a scuola, con gli amici, in famiglia, ecc).
Sviluppo dell’idea di Sé: progressiva differenziazione; progressiva integrazione tra ideale e realtà;
organizzazione e integrazione tra diversi aspetti del Sé.
Ci sono conflitti che accompagnano la costruzione dell’identità: slittamento tra vero e falso sé per adattarsi a
come gli altri si aspettano che ti comporti; dispersione e rigidità (si sa come si è presto o non lo si sa fino a
tardi); rischi di disadattamento all’ambiente (non si riconosce nell’ambiente come si pensa di essere);
estremismo e conformismo perché non si sa come si è e quindi non si riesce ad acquisire autonomamente
una identità; disturbi di personalità che nascono dall’incapacità di costruire un’idea di sé di valore; rapporto di
continuità e discontinuità tra sé infantile e sé adolescenziale.
Tre processi nella costruzione dell’identità: identificazione (essere come qualcun altro); diversificazione,
distinzione (non voler essere come qualcun altro), differenziazione e quindi unicità; senso di appartenenza a
qualcosa di più ampio, identificazione a un gruppo più ampio (per es. io sono italiano o io sono ebreo, ecc).
Identificazione: introiezione (sentirsi e voler essere come una persona con cui si è in relazione o che si vede);
identificazione primaria (processo che precede la relazione).
Culture giovanili e identità: prima non era considerato il concetto di generazione; ci sono subculture e gruppi
più istituzionalizzati, compagnie e sottoculture trasversali, in aggiunta alla cultura generazionale.
Mass media e identità: spesso i modelli identificatori sono ricercati in personaggi mediatici, spesso dei telefilm.
IDENTITA’ ETNICA: la costruzione dell’identità di un adolescente immigrato è ancora più complessa; deve
mantenere parte della propria cultura d’origine e avere al contempo la capacità di adattarsi alla cultura che li
ospita. Assimilazione (può comportare problemi con la cultura d’origine e nel rapporto coi genitori); marginalità
(estraneità rispetto alla cultura dominante e anche la cultura d’origine è trascurata); separazione (mantenere la
propria cultura in qualsiasi luogo, creando comunità omogenee per tradizioni e usi); biculturalismo (possibilità
di integrare in modo equo le due culture).
La seconda domanda che gli adolescenti devono affrontare è quanto valgo. Questa instabilità si ha spesso
nella prima fase dell’adolescenza (12-14 anni). Di solito le femmine tendono a considerarsi meno bene
all’inizio dell’adolescenza, a causa della loro insoddisfazione per i cambiamenti del corpo e perchè tendono ad
essere più coscienziose, mentre alla fine dell’adolescenza i livelli di autostima sono analoghi. Non è chiaro
cosa determini la turbolenza nell’autostima, ma bisognerebbe misurarla nelle singole aree della composizione
del sé anziché in modo generale. La persona ha un serbatoio interno di autovalutazione, ma in adolescenza
conta molto il rimando sociale, soprattutto da parte del gruppo dei pari.
L’importanza eccessiva data al problema dell’autostima e l’eccesso di autostima indicano una problematica
nell’area narcisistica. Il narcisismo di manifesta con diverse modalità: grandiosità (sentirsi immotivatamente più
grandi e importanti di quello che si è); tendenza a mentire ed esagerare; ritiro emotivo, che però nella pratica
si esplica in relazioni di tipo manipolatorio verso gli altri; insensibilità, dare più importanza a se stessi e meno
agli altri a volte in modo radicale. Per Kernerg molta patologia dell’adolescente è ricondotta alla patologia
dell’identità, in particolare narcisistica.
Un altro punto centrale è il rapporto tra identità e sessualità. È difficile capire cosa è di base e cosa è culturale
nella distinzione tra mascolinità e femminilità. Negli adolescenti c’è una pressione alla costruzione dell’identità
di genere in base a certe caratteristiche, classificate dalla cultura come maschili o femminili in modo
stereotipato. La femminilizzazione del maschio è vista in modo più critico dalla società rispetto alla
mascolinizzazione della femmina.
Una delle aree più importanti della costruzione dell’identità di genere è il confronto identificatorio con il
genitore dello stesso sesso; alcune cose vengono assunte psicologicamente, altre rifiutate. Un problema può
essere l’accettazione del proprio corpo e di alcune caratteristiche. Laufer: fantasie masturbatorie come finestra
su come sta ndando la costruzione dell’identità sessuale.
Nell’identità sessuale contano gli aspetti biologici, ma intervengono anche una identità di genere nucleare nei
bambini (stereotipia culturale ma anche modo di essere maschi o femmine che vengono rafforzati
dall’educazione; già a questo livello i bambini possono preferire giochi e atteggiamenti dell’altro sesso);
l’assunzione di un ruolo sessuale in adolescenza, che si esplica in un comportamento più maschile o più
femminile; scelta dell’oggetto sessuale (non è detto che oggetto e identità coincidano, per es gli omosessuali
possono mantenere un’identità di genere consona al sesso biologico).
Spesso nella ragazza il desiderio sessuale e il legame vanno naturalmente di pari passo, mentre lo è meno
nei ragazzi.
Omosessualità: i desideri omosessuali sono più diffusi rispetto alla reale scelta oggettuale omosessuale. La
prima consapevolezza è in adolescenza, ma la scelta definitiva tende ad essere in età del giovane adulto.
La vita sentimentale negli adolescenti è una componente fondamentale, ma è poco studiata.
LE BANDE
Il fenomeno della creazione delle bande è relativamente nuovo nel nord Italia ed è legato all’immigrazione,
poiché la banda dei ragazzi stranieri si costituisce e ha caratteristiche diverse dai gruppi di ragazzi italiani.
INTERVENTI in prospettiva sistemica, psicologica analitica, cognitiva.
L’intervento sui ragazzi autori di reato mira alla responsabilizzazione.
Due linee di intervento psicologico: non intervenire nel processo penale, nella decisione del giudice, gli
psicologi fanno solo dei test per valutare il ragazzo; oppure pensare a un modo integrato di lavoro col sistema
penale, lo psicologo fa una relazione anche per il giudice, entrando così nel suo processo di decisione. Nel
primo caso gli obiettivi psicologici sono solo sanitari, nel secondo sono integrati con quelli penali, con
l’obiettivo di sviluppo di comportamenti responsabili nei ragazzi.
L’intervento deve essere individualizzato, non sradicare il ragazzo dal suo territorio, multisistemico (non solo
sul ragazzo ma anche sull’ambiente), tempestivo (per evitare che il ragazzo cambi, sviluppando caratteristiche
di personalità diverse da quelle al momento del reato), progettuale (di sviluppo e riparazione sociale),
simbolico (deve avere a che fare coi significati soggettivi che una persona dà a un certo tipo di situazione).
I ragazzi che commettono reati spesso sentono di non poter fare niente, non essere in grado di prevedere e
fare qualcosa nella loro vita (agency), perciò hanno comportamenti di acting out che li fanno sentire potenti.
Bisogna perciò intervenire sul loro sentimento di controllo e decisione di sé.
Trattamenti in comunità di due tipi: terapeutico e socioeducativo, le prime di tipo psichiatrico-medico, le
seconde spesso hanno solo personale educativo, che in realtà è costituito da psicologi. La comunità ha un
effetto di sradicamento e in più c’è il rischio di contagio nel gruppo di ragazzi. La logica di gruppo e rinascita
nel contesto istituzionale non va bene, bisogna pensare a un progetto più individualizzato, in rapporto con un
adulto competente e in prospettiva di reintegro dei rapporti con la famiglia.
Il 20% delle messe alla prova non funzionano e molte volte un motivo importante è che non si riesce a gestire
la dipendenza da sostanze. La diagnosi di d