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DATAZIONE ALTA
Fautore di una datazione alta (già 1 milione di anni prima dell’homo sapiens sapiens) è A. Leroi Gourhan, che scrive “le geste et le
parole” pubblicato nel 1964. LG si basa, come Lieberman, sui reperti archeologici ma a differenza di questo, come si vede dal titolo
del suo libro, pone sullo stesso piano gesti e parole. Studiando i reperti paleontologici LG ritiene che già ai tempi dei
Neanderthaliani esistessero sistemi di segni così complessi da poter contenere istruzioni. Questo perché gli utensili ritrovati sono
così complessi che non avrebbero potuto essere costruiti se non attraverso l’interazione e quindi l’uso di un sistema di segni che
potevano essere sguardi, gesti dal momento che la laringe non era ancora abbassata. Le società per Leroi erano così organizzate da
rendere necessaria la presenza di sistemi di comunicazione complessi. Solo con l’homo sapiens sapiens si sarebbe poi arrivati al
prevalere di segni verbali su quelli non verbali, in seguito ad una novità genetico-naturale (abbassamento laringe e aree celebrali)
che però si fonda anche su fattori socioculturali come la trasmissione delle conoscenze. Anche qui troviamo l’unione tra naturale è
culturale.
A favore di una datazione alta sono alcuni ritrovamenti avvenuto nella grotta Chauvet , uno dei più noti e importanti
siti preistorici europei, ricco di testimonianze, simboliche ed estetiche, del Paleolitico superiore.
Qui infatti sono stati trovati graffiti che testimoniano che le relazioni tra gli esseri umani esistevano anche prima dell’uso della
parola. Vi è stato ritrovato anche un flauto, un osso scavato e perforato in grado di modulare il suono questo significa che anche
→
se l’uomo non era biologicamente strutturato per gestire la parola, si serviva di altri sistemi semiologici, come ad esempio la
musica. La lingua quindi è solo, dal punto di vista filogenetico come da quello ontogenetico, il punto di arrivo di un percorso che si
sviluppa grazie al vivere sociale e all’interazione. 25.03.2013
Ma allora cosa rende così importante e forte il La questione dell’imitazione:
linguaggio umano rispetto agli altri segni se sia Leonard Bloomfield (“lenguage” 1933) supporta la cosidetta teoria
dal punto di vista ontologico che da quello comportamentistica, ritenendo che l’acquisizione linguistica sia come
fisiologico non è altro che un risultato, una l’acquisizione di un comportamento. Per questa teoria l’imitazione e
conquista ottenuta attraverso l’utilizzo di altri l’esposizione all’input imitativo hanno quindi un ruolo fondamentale.
codici semiologici? infatti bisogna ricordare che il Altri studiosi invece, come Noam Chomsky, ritengono che sia impossibile
linguaggio umano dipende in modo molto stretto che tutto dipenda dall’imitazione e credono invece che in ogni essere
da due fattori: umano, oltre alla facoltà di linguaggio, vi sia la lingua in potenza. Quello
la crescita del bimbo all’interno di una
➢ che il bimbo fa sarebbe solo la trasformazione della lingua dalla potenza
società, affinché possa mettere in atto all’atto. Ogni bambino quindi possiede luna grammatica universale e a
l’imitazione seconda della società in cui vive sviluppa determinate regole e non altre.
la struttura del nostro cervello e
➢ Tutto quindi per Noam sarebbe dominato dalla creatività regolare e non
dell’apparato fono-acustico dall’imitazione.
Saussure e De Mauro uniscono creatività regolare ed imitazione,
Allora perché De Mauro definisce il linguaggio affermando sia che ciascuno di noi sia biologicamente predisposto
“primus inter pares”? all’acquisizione dei segni e alla gestione di simboli (facoltà di linguaggio)
De Mauro ritiene che il linguaggio umano abbia ma ritenendo anche fondamentale all’acquisizione del linguaggio umano il
un primato non temporale, ma di potenza e contesto, gli input, gli affetti e l’apprendimento di altri sistemi semiologici
straordinaria capacità comunicativa, sebbene si attraverso sensi che non sono l’udito e l’ascolto.
sia sviluppato parallelamente ad altri sistemi
semiologici.
Ma allora perché la lingua è diventata il sistema semiologico più potente? Alcuni studiosi hanno ritenuto che il linguaggio umano sia
diventata il più ponente per via della caratteristica dell’audio-oralità. Questa infatti fa si che il linguaggio umano sia un codice a
basso consumo energetico. Inoltre, grazie all’audio-oralità è possibile
Parlare facendo altre attività
Graduare il raggio di destinazione del messaggio modulando tono e intensità
Comunicare oltre gli ostacoli
Comunicare in assenza di luce
Ascoltare senza assumere una precisa posizione
Però l’audio oralità non è una caratteristica costitutiva, in quanto non è impossibile comunicare senza l’audio-oralità (sia Leiberman
che Cartesio ritenevano invece che fosse impossibile).
Per capire, quindi, cosa renda così potente il linguaggio umano dobbiamo non solo studiare la lingua umana, ma tutti i codici
semiologici. dobbiamo quindi studiare le caratteristiche esclusive del linguaggio umano e quelle che invece ha in comune con gli
altri sistemi, seguendo le dottrine di Pierce e di De Saussure e collocando il linguaggio umano in una prospettiva semiotica.
Se noi vogliamo quindi scoprire quale sia la caratteristica specie-specifico (la ricerca di questo carattere è ancora in corso) del
linguaggio verbale umano che lo rende superiori agli altri sistemi semiologici dobbiamo conoscere glia altri codici. Per farlo è però
necessaria una classificazione dei segni →
PRIMA CLASSIFICAZIONE
Gli studiosi di zoosemiotica hanno sviluppato un primo metodo di classificazione dei segni in base al materiale dei significanti, il
modo in cui il segnale si manifesta esteriormente e il modo in cui è percepito. Questa classificazione però non ci soddisfa, poiché è
a maglie troppo larghe e non mette in luce le differenze tra i vari tipi di segno. Una stessa frase ad esempio può essere ascoltata,
scritta, toccata e tradotta in linguaggio dei gesti, eppure è sempre la stessa frase, il contenuto è invariato sebbene vari invece il
significante, il modo in cui si manifesta il segno la frase è sempre la stessa eppure con questa classificazione sembrerebbe
→
appartenere a codici diversi. 27.03.2013
CHARLES PEIRCE (1839-1914) il segno, qualcosa di triadico
Per Peirce il segno è qualcosa di triadico, collegato all’Oggetto e all’idea, l’interpretante. Il segno è quindi qualcosa che da un lato è
determinato dall’Oggetto, da ciò di cui noi vogliamo parlare, e dall’altro dall’idea che noi abbiamo di quell’Oggetto →
l’interpretante del segno. Questo è necessario in quanto non tutti vediamo le cose allo stesso modo.
Il segno ha una funzione mediatrice tra Oggetto e interpretante ed è anche il centro, il fulcro della semiosi, cioè del processo di
comunicazione/comprensione. L’Oggetto si deve inoltre distinguere tra dinamico e immediato. L’oggetto è immediato quando è
come il segno lo rappresenta, il significato. È un Oggetto dinamico invece quando da questo parte il processo di comunicazione e
comprensione L’Oggetto dinamico determina un segno che determina un’idea, un interpretante nella mente di colui che
→
percepisce o recepisce il segno. (NB: L’idea non è mai uguale e sovrapponibile all’Oggetto stesso). la semiosi è illimitata poiché
quando parlo il mio interpretante, la mia idea, si fa segno per un nuovo interpretante, che viene prodotto questa volta dal mio
interlocutore e così via. Anche in questo caso l’interpretante si sviluppa in modo semanticamente mediato e non è mai
sovrapponibile all’Oggetto, è legato all’Oggetto primo, dinamico, ma non vi si sovrappone mai.
CLASSIFICAZIONE DI PEIRCE
Peirce realizza una classificazione dei segni in base al legame tra Segno-Oggetto, tra significato e significante. Peirce però non inizia
un lavoro da zero. Da anni in filosofia si facevano studi su questa materia. Un esempio è il Cratilo, un dialogo di Platone in cui i
filosofi che vi partecipano si domandano se le parole siano per convenzione (Ermogene) o per natura (Cratilo infatti ritiene che le
parole richiamino in modo iconico le cose a cui si riferiscono)
INDICI: sono segni in cui segno ed oggetto sono legati da un rapporto di origine naturale e di tipo causale non convenzionale. Tra segno ed oggetto
c’è una contiguità spaziale e temporale Sono indici il cielo grigio, segno di un temporale imminente, e il fumo nell’aria, segno di un fuoco nelle
vicinanze. Gli indici non sono segni prodotti in modo volontario e richiedono sempre l’interpretazione del ricevente.
ICONE: sono segni che rinviano a un oggetto o a un evento per analogia, c’è un rapporto di somiglianza con la realtà denotata Sono prodotti
volontariamente, con l’intenzione di comunicare qualcosa. Molti segnali stradali sono icone.
I SIMBOLI o LEGISEGNI:il legame tra segno e oggetto è di tipo convenzionale, garantito da una tradizione culturale comune all’emittente e
all’emissario del segno. Il rapporto convenzionale esiste in virtù di una legge, per questo Peirce li chiama legisegni. Sono un esempio di simboli il
segno della pace o il simbolo dell’islam, che senza una tradizione comune non verrebbero compresi. Le lingue sono, per la maggior parte delle volte,
costituite da simboli. Ad esempio, nella lingua italiana il collegamento tra espressione e contenuto è possibile solo conoscendo la lingua, il suono
che scaturisce dalle parole italiane non rimanda ad alcun contenuto.
Peirce non indaga oltre sulla convenzione, sull’arbitrarietà.
Anche la classificazione di Peirce non ci soddisfa, poiché mette sullo stesso piano simboli di natura diversa, come le parole ed i
numeri. C’è una somiglianza ma non sono appartenenti agli stessi codici semiologici. Il codice linguistico è infatti più ricco e
complesso rispetto a quello numerico. 03.04.2013
La quadri partizione del segno linguistico: Saussure risolve la relazione triadica in una tetrarchia, una relazione tra 4 elementi
diversi dividendo il mondo in cose astratte e cose concrete →
Piano dell’espressione
astrazione concretezza
/significante/ [espressione]
“significato” ““senso””
Piano del contenuto
Saussure parte dall’idea che al centro di ogni atto semiotico, al centro di ogni semiosi vi sia la produzione/recezione di segnali
dovuta alla variazione di uno stato fisico, come la vibrazione dell’aria, una spia accesa, le tracce chimiche rilasciate da