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Intenzionalità conoscitiva: dimmi come vedi il mondo

L'antropologo dotato di scrittura si pone nell'posizione umile, quasi subordinata, di chi non sa nulla rispetto al nativo sprovvisto di scrittura per 'capire il punto di vista dell'indigeno, la sua visione del suo mondo'. Tuttavia, questa umiltà è una sorta di postura professionale. Si immedesima ma resta distaccato. Ascolta ciò che il nativo dice, ma il suo interesse non è tanto nei confronti delle vicende narrate e del narratore quanto per il sistema di valori che eventualmente da quelle parole si potrebbe ricostruire. Nel conversare con i nativi, gli etnografi sono consapevoli del loro ruolo 'accademico', ciò non esclude una sincera partecipazione.

Lo sguardo antropologico. Resta comunque il fatto che l'antropologo non è uno di loro. Questo è un punto cruciale della questione del rapporto fra etnografi e nativi: l'adozione di uno

sguardo antropologico nei confronti della cultura. L'etnografo viene da una nazione ricca, potente, molto più di quanto non lo sia quella del nativo, ed il suo interesse è circostanziato alla comunità che studia, dunque temporaneo. Il viaggio dell'antropologo è sempre o quasi occultato dall'etnografia, laddove implica una molteplicità di contatti con elementi, posti e forze esterni al luogo specifico della ricerca sul campo. L'oggettività intersoggettiva. Conta, tuttavia, la qualità delle relazioni con le persone rappresentate nei testi: sono semplici tipi generici dell'altro culturale, alimento per il sapere antropologico, oppure sono individui dotati di voce, visioni, dubbi, emozioni, ai quali l'etnografo è legato e dei quali intende sforzarsi di rappresentare le parole? Un'etnografia si configura in sostanza come il tentativo di costruire una sorta di oggettività.

intersoggettiva. L'occulto etnografico: cosa viene nascosto? Sembra che per l'etnografia l'unico modo di avvicinarsi all'oggettività sia fare uso di una scrittura che riduca l'esperienza, occultando un numero elevato di elementi, in gran parte già messi in luce dalle molte opere di critica del testo etnografico. L'etnografia maschera la soggettività dell'antropologo, le sue emozioni e i suoi atteggiamenti di fronte all'altro; nasconde il carattere altamente 'dislocato' dei processi culturali, creando le specificità delle culture studiate. L'etnografia nasconde il fatto che un unico linguaggio nativo non esiste, né esiste la possibilità di impararlo e di padroneggiarlo in poco tempo. E occulta anche il fatto che gli antropologi hanno continuato a servirsi di traduttori e interpreti per capire eventi complessi, idiomi e testi.

Antropologia oggi: si studiano gli ibridi e la loro storia per

capirne i cambiamenti culturali. Nella rappresentazione etnografica, l'antropologo localizzava e isolava quello che oggi appare in stretta connessione: villaggio - città - religione - nazione - globalizzazione sono gli ambiti sempre più estesi entro i quali si incanala il flusso culturale. Una volta che si accerti che rappresentare in antropologia implica la descrizione e la comprensione di incontri storici, ibridazioni, dominazioni, conflitti o scambi fra locale e globale, diviene necessario concentrarsi sulle esperienze culturali ibride, cosmopolite, almeno quanto in passato su quelle delimitate, localizzate, radicate. L'etnografia più recente pone al centro dell'attenzione sempre di più le persone, rispetto alla cultura, come soggetti storici, non più tipi culturali rigidamente etichettabili. Teorie, metodi e ricerca empirica. Il sapere costruito dagli antropologi non può non essere conforme ai presupposti.danno vita a un'impresa conoscitiva che si basa sulla tensione verso la differenza. All'interno di questa impresa, un campo del sapere si articola attraverso metodi e teorie. Tuttavia, una disciplina deve rimanere ancorata a valori fondamentali che non possono essere messi in discussione troppo spesso. La sfida più grande è trovare un nuovo equilibrio tra l'antropologo e i nativi, poiché gli antropologi non possono rinunciare a parlare di cultura. Nel suo libro "La cospirazione del silenzio: Ricerca sul campo e scrittura etnografica" del 1973, Clifford Geertz sollecita una comprensione dell'antropologia a partire dalla pratica etnografica. Egli afferma che per capire cosa sia una scienza, bisogna osservare cosa fanno coloro che la praticano. Nell'antropologia sociale, coloro che la praticano

fannodell'etnografia."Etnografia = ritratto di un popolo.

Attività di ricerca condotta mediante prolungati periodi di permanenza a diretto contatto con l'oggetto di studio, sia alla produzione testuale tipica.

Designa un particolare processo di ricerca e i prodotti comprendono contemporaneamente la presenza sul campo, il metodo di ricerca e la produzione testuale della disciplina.

Costituisce la linfa vitale della disciplina, la quale rivendica la propria originalità rispetto alle altre scienze sociali soprattutto per la 'ricerca sul campo'. Ogni etnologo stabilisce una relazione con il proprio 'campo', (Malinowskitrobriandesi, Boaskwakiutl, Evans-Pritchardnuer e azande) alla base dello sforzo etnografico, richiedendogli di condividere l'ambiente, i problemi, il contesto, la lingua, i rituali e le relazioni sociali con uno specifico gruppo umano.

Le etnografie sono documenti che pongono domande e si collocano

ai margini fra due mondi o sistemi di significato: il mondo dell'etnografo e dei suoi lettori, e il mondo dei membri della cultura.

Attraverso la scrittura un etnografo è in grado di decodificare una cultura codificandola per un'altra.

L'etnografia è una versione della realtà sociale che è essenzialmente una rappresentazione testuale;

Il lavoro etnografico è un lungo processo di comprensione che inizia molto prima di andare sul campo e continua dopo che si è partiti.

La rimozione del lavoro sul campo - Rabinow = la tradizione antropologica sebbene abbia sempre riconosciuto che l'antropologia si fondi sulla ricerca sul campo, nel processo di scrittura ha escluso l'esperienza che ha iniziato l'antropologo considerando solamente i dati oggettivi che sono portati a casa.

Gli antropologi sembrano rifiutarsi di esibire la processualità del proprio lavoro, di mostrarne le tecniche di raccolta dei

Dati e della scrittura. I testi etnografici non spiegano cioè come sono riusciti a derivare daun’esperienza unica quell’insieme di conoscenze di cui chiedono di accettare la validità. Eppure la maggiorparte del tempo dell’antropologo sul campo è spesa alla vana ricerca di dialoghi interessanti, eventi eccezionalio “puri”, rincorrendo informatori annoiati spesso incapaci di rispondere alle sollecitazioni dell’antropologo oreticenti ad assumere responsabilità enunciative.

Memorie autobiografiche e testi scientifici – Qualche antropologo ha pubblicato le proprie memorie del lavorosul campo in testi distinti, dalla monografia tradizionale e in maniera pressoché informale, spesso utilizzandopseudonimi. Molti di questi lavori, tuttavia, non sono altro che riflessioni autobiografiche su progetti passatifinalizzati a mostrare come le condizioni del lavoro sul campo giustifichino e legittimino il lavoro.

teorie sulla subordinazione, l'etnografia si occupa della raccolta dei dati durante la ricerca sul campo, mentre l'antropologia si occupa dell'elaborazione teorica e dell'esposizione razionale dei dati raccolti. La scarsa riflessione metodologica degli antropologi ha portato a una mancanza di attenzione e ricerca sui loro metodi di lavoro. Ciò ha eliminato l'analisi dell'aspetto che costituisce la forza della disciplina e segna l'identità dell'antropologo. Il lavoro sul campo è considerato semplicemente come qualcosa che si impara con la pratica, un'abilità acquisibile attraverso il tirocinio e l'immersione totale.

Concezioni positiviste, la scienza si organizza attorno ai due poli dell'esperienza della teoria.

  1. La subordinazione dell'etnografia all'antropologia - L'etnografia è inscritta nell'antropologia. Le sue procedure descrittive sono ritenute antecedenti alle procedure comparative, generalizzanti ed esplicative. In un secondo momento il lavoro sul campo funziona come procedura di verifica per le teorie che fondano la loro scientificità empirica su di esso.

  2. Secondo Lévi-Strauss nella disposizione gerarchicamente ordinata di etnografia, etnologia, antropologia.

    1. L'etnografia corrisponde ai primi stati della ricerca, osservazione descrizione e lavoro sul terreno, implica la classificazione, la descrizione, l'analisi dei fenomeni culturali particolari.
    2. L'etnologia rappresenta invece un primo passo verso la sintesi, tende a conclusioni abbastanza estese e si fonda sulla comparazione e sulla generalizzazione.
L'antropologia costituisce l'ultima tappa di una sintesi che ha per base le conclusioni dell'etnografia e dell'etnologia e per finalità l'elaborazione teorica e la spiegazione. Descrizione idiografica e teoria nomotetica – Concezione della ricerca antropologica come movimento particolare al genere fondato su due momenti: 1) Etnografia (fase di raccolta e analisi dei materiali): momento idiografico individualizzante e semplicemente descrittivo 2) Momento scientifico comparativo. Radcliffe-Brown = distinzione tra etnologia intesa come studio del particolare e l'antropologia sociale intesa come elaborazione teorica generalizzante. L'antropologia non dovrebbe preoccuparsi del particolare, ma solo del generale, dei tipi degli eventi che si ripetono, perché ciò di cui la scienza necessita è un resoconto della forma e della struttura. Javie = ogni serio della società deve fare riferimento a qualunque lavoro empirico non

importa se di antropologio antropologi, missionari o altro. Il lavoro sul campo è solo un metodo per fare l'antropologia; altri metodi includono la poltrona, la libreria per procura il questionario l'informatore e così via. Antropologi e raccoglitori – La fine del 18° secolo è infatti caratterizzata da u

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
19 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giuliarssn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Zola Lia.