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VIRUS ONCOLITICI

Sono virus programmati in laboratorio per duplicarsi esclusivamente in cellule tumorali. Quando li somministriamo, quindi, la cellula normale può essere infettata ma il virus non cresce e quindi la cellula normale non ha problemi. Nel caso di cellula tumorale, invece, il virus trova proteine o oncogeni (in generale, materiale genetico e proteico proprio delle cellule tumorali) che ne inducono la replicazione e quindi l'uccisione della cellula tumorale.

Inoltre, questi virus sono programmati per far produrre alla cellula tumorale, prima di ucciderla, una potente citochina GM-CSF. Quando la cellula si rompe si liberano i virus che possono infettare altre cellule tumorali e la citochina che attira nel tumore cellule del sistema immunitario che contribuiranno alla distruzione delle cellule tumorali.

Imlygic - Virus oncolitico derivante da herpes simplex virus indebolito - Autorizzato nel 2016 - Indicazione per melanoma di cui sfrutta l'organizzazione interna per

replicarsi- Viene somministrato mediante iniezione nel sito del melanoma (l'iniezione topica è possibile perché sono tumori cutanei)I pazienti affetti da melanoma inoperabile diffuso hanno dimostrato un aumento del tempo di vita libero da malattia ma non è ancora noto se questo beneficio si tradurrà in una sopravvivenza maggiore perché è stato approvato da poco; in alcuni casi per ora si è osservata una remissione ma ancora non si hanno dati sulla sopravvivenza a 5 anni.

Effetti indesiderati lievi data la selettività del meccanismo d'azione -> speranza maggiore sul mercato per i malati di melanoma.

CART CELLS (chimeric antigen receptor T cells) Tecnica che si sta cercando di sviluppare soprattutto per il trattamento di tumori liquidi. L'obiettivo è quello di programmare i linfociti T in modo da riconoscere antigeni definiti identificati dal ricercatore per poi scatenare gli stessi eventi che portano

All'attivazione linfocitaria si ottiene grazie a recettori chimera con una porzione (catena variabili di un anticorpo monoclonale) per il riconoscimento specifico dell'antigene di interesse e con l'altra di un TCR in modo da attivare le vie di trasduzione che portano all'attivazione linfocitaria.

Recettori di seconda generazione: il linfocita T viene geneticamente modificato in modo che (dall'esterno all'interno) esprima una parte di sequenze di catena variabile che riconosce un antigene tumorale, uno spacer, un dominio transmembrana e dei domini tipici di TCR a livello intracellulare che attivino tutte le vie di trasduzione che portano all'attivazione linfocitaria.

Recettori di terza generazione: hanno più domini di attivazione delle vie di trasduzione rispetto a quelli di seconda generazione e, quindi, sono più potenti! Il primo utilizzo in terapia di queste cellule ha dimostrato una remissione sostenuta in pazienti con leucemia (Chimeric

Formattazione del testo

Obbiettivo: modificare T in modo che possano riconoscere antigeni tumorali ed esplicare comunque la loro azione citotossica.

Problema: i linfociti T modificati vengono attaccati dal sistema immunitario che riconosce proteine eterologhe.

Soluzione: modifico TCR con delle catene di anticorpo umano. TCR è costituito da una catena α e β extracellulari per il riconoscimento del ligando e catene ζ intracellulari responsabili dell'attivazione delle vie di trasduzione che porta all'attivazione dei T. In prossimità del TCR si trova CD3 che potenzia l'effetto del legame Ag-TCR contribuendo al segnale di attivazione dei T.

Per ottenere il recettore chimerico desiderato:

  1. Individuo l'antigene di interesse sulle cellule tumorali
  2. Costruisco anticorpo monoclonale (possibilmente umano) con le tecniche solite che riconosca l'antigene di interesse.
  3. Seleziono le catene variabili dell'anticorpo.
Creo un costrutto con catena ζ di TCR e sopra (mediante un ) attacco la porzione variabile (sia catene leggere che pesanti) dell'ab monoclonale. Ottengo quindi una chimera metà immunoglobulina (per il riconoscimento) e metà recettore dei linfociti T (per l'attivazione). Tuttavia, i primi recettori non funzionavamo molto bene per problemi di conformazione e per la sovrappresenza delle catene ζ, ma è stato necessario potenziare l'attivazione delle cascate a valle. Sono stati, quindi, studiati recettori più potenti a cui sono state aggiunte sequenze di altri recettori con lo stesso effetto in modo che la stimolazione delle vie a valle fosse più potente, ottenendo una maggiore citotossicità e proliferazione. Addirittura, con i recettori di terza generazione (quelli usati adesso nelle CART cells) si ottiene una risposta doppia rispetto alla generazione precedente! È importante anche ottenere la dimerizzazione delrecettore creato, altrimenti non funziona. Per ovviare problemi legati alla risposta immunitaria eterologa, si parte da linfociti del paziente malato di linfoma o leucemia. Il paziente viene sottoposto a prelievo ematico e dal campione si selezionano i linfociti T con FACS (citofluorimetria). Questi, poi, vengono amplificati in vitro e modificati geneticamente con costrutti che sono stati fatti a monte tramite una trasfettazione di geni grazie ad un virus (sistema più efficace per trasfettare le cellule eucariotiche). In questo modo, trasfetto i geni che mi interessano, così i linfociti del paziente esprimono il recettore chimerico. Reimmetto, quindi, i linfociti nel paziente e quando questi entrano in contatto con la cellula tumorale, la distruggono. Vantaggi: - no problema di rigetto perché sono cellule autologhe - questi linfociti si attivano solo in presenza dell'antigene e quindi, non dovrei avere effetti indesiderati se scelgo bene l'antigene - Terapia

Personalizzazione dell'immunoterapia

La terapia immunologica può essere personalizzata in base alle cellule tumorali del paziente che sono state studiate per comprendere quali antigeni sono più espressi. Alcuni ricercatori a Roma hanno adottato un approccio per evitare una reazione aspecifica verso antigeni simili presenti in altri distretti o in cellule sane. Hanno trasfettato i linfociti T non solo con il recettore chimerico, ma anche con un gene per una caspasi modificata silente che si attiva solo in presenza di un particolare farmaco. Questo rappresenta un sistema di suicidio per le cellule T, poiché dopo averle somministrate e valutato il loro effetto sulle cellule tumorali, si somministra il farmaco per attivare le caspasi.

Anticorpi coniugati come "proiettili magici"

Gli anticorpi coniugati sono anticorpi monoclonali chimicamente legati ad una molecola citotossica. Sono comunemente utilizzati nella terapia anticancro. L'anticorpo monoclonale non serve quindi a bloccare il bersaglio, ma a veicolare la molecola alle cellule tumorali che si legano specificamente all'anticorpo.

Vengono riconosciute dall'anticorpo poiché esprimono in modo selettivo un particolare antigene contro cui quell'anticorpo è diretto. Senza selettività il farmaco si disperderebbe nell'organismo.

Obiettivo: ridurre gli effetti indesiderati dei farmaci citotossici nonché le dosi dei normali chemioterapici usati. L'uso di anticorpi coniugati (ADC, Antibodies drug conjugated) permette di aumentare la finestra terapeutica di un determinato farmaco, ovvero l'intervallo di dose tra la minima dose efficace e la massima dose tollerata. Usando solo la chemioterapia, questa finestra è molto piccola e spesso la dose efficace coincide quasi con quella tossica.

Comunque, gli anticorpi coniugati usati in terapia sono ancora pochissimi e il primo ad essere stato approvato (nel 2000) è il Mylotarg, associato ad una tossina che altera la conformazione double strand del DNA impedendo le funzioni della cellula.

11/04/18

STRUTTURA DELL'ANTICORPO

CONIUGATO- anticorpo la cui porzione variabile individua un target sovraespresso nelle cellule che vogliamo colpire ma poco espresso dalle cellule sane, altrimenti l'anticorpo si disperderebbe nelle altre popolazioni cellulari perdendo di selettività. È opportuno anche capire se Ab di cui disponiamo dia una buona resa nel momento in cui lo dobbiamo coniugare, nel senso che per essere coniugato l'Ab deve sottostare a reazioni che permettano di creare legami covalenti con altre molecole; sono quindi necessari residui giusti nelle posizioni giuste. Se questi non sono presenti, per anticorpi monoclonali che creo de novo (ossia quando non utilizzo anticorpi monoclonali già presenti in terapia, come il trastuzumab) si possono ingegnerizzare per creare i residui giusti nei posti giusti con cui creare poi i legami covalenti. Infine, è importante che l'anticorpo, quando coniugato, mantenga le caratteristiche di stabilità, legame ed internalizzazione.

attachment site: residuo di lisina o cisteina a cui legare illinker.

linker: braccio molecolare che rappresenta il ponte traab e farmaco da legare. Questo deve essere privo diattività farmacologica propria e poi deve essere facilmenteconiugabile sia con l’anticorpo da una parte sia con latossina dall’altra. Esistono due tipi di linkers che vannoscelti a monte in base all’utilizzo farmacologico che sivuole fare dell’anticorpo coniugato perché hanno conseguenze farmacodinamiche diverse:

  • non cleavable (non idrolizzabile, sensibili al pH o agli enzimi) garantisce una totale stabilità dellastruttura, per cui anche se la molecola viene somministrata in maniera sistemica(somministrazione endovenosa) siamo sicuri che la tossina o il farmaco con cui Ab è coniugato nonvenga liberato prematuramente e raggiunga il target; anche una volta che il complesso è statointernalizzato, però, il linker non viene degradato, ed è
s="text-justify">È necessario che la tossina sia in grado di svolgere il suo effetto citotossico pur rimanendo legato al linker. Il linker può essere di due tipi: cleavable e non cleavable. Il linker cleavable è idrolizzabile e si rompe a pH cellulare o è suscettibile agli enzimi. In questo modo, il farmaco/tossina sarà sicuramente liberato nella cellula, ma il complesso potrebbe rompersi prima di raggiungere la cellula bersaglio a causa delle proteasi seriche e delle variazioni di pH in alcuni distretti dell'organismo. Ciò potrebbe compromettere l'effetto del targeting che si ricerca con l'anticorpo coniugato. Entrambi i tipi di linker devono essere stabili nel plasma, ma questa caratteristica è maggiormente propria dei linker non cleavable. In generale, si tende a preferire il linker cleavable perché garantisce una migliore efficacia. Esempi di linker sono quelli che si attivano a pH basico nelle cellule tumorali.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
42 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/18 Genetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara2596 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Anticorpi monoclonali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Paolillo Mayra.