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MUSCOLI DEL BRACCIO:
Gli anteriori (flessori) sono il bicipite, il coraco-brachiale e il brachiale, mentre i posteriori
(estensori) sono il tricipite e l'anconèo.
L'origine del bicipite nella scapola ha due capi, uno dal processo coracoideo e l'altro dalla tuberosità
sopra-glenoidea (capo lungo). Il tricipite ha tre capi: un capo lungo che origina sotto l'articolazione
scapolo-omerale, e due originano dalla faccia posteriore dell'omero. Il tricipite estende sia
l'avambraccio sul braccio, sia l'omero rispetto alla scapola. 29 aprile 2013
MUSCOLI DELL'AVAMBRACCIO: sono suddivisi in un gruppo anteriore, posteriore e laterale, di
cui molti originano non solo dal radio e ulna ma già dall'epifisi distale dell'omero.
I muscoli dell'epitroclea (muscoli dell'avambraccio, gruppo anteriore, strato superficiale)
13 Flessore ulnare del carpo; 14 palmare lungo; 15 flessore radiale del carpo; 17 pronatore rotondo;
tutti i muscoli dell'epitroclea (eccetto il flessore ulnare del carpo) sono innervati dal nervo mediano.
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Il flessore ulnare è invece innervato dal nervo ulnare.
Il flessore superficiale delle dita ha delle peculiarità: origina sia dall'omero che da radio e ulna,
facendo una specie di arcata tendinea, al di sotto della quale passano il nervo mediale e
l'arteria/vena ulnari; il loro quattro tendini distali (ultime quattro dita) si separano in due linguette a
livello della falange intermedia, in cui passa il tendine del flessore profondo delle dita. Questo
muscolo è quindi biarticolare, originando in parte a livello dell'epitroclea (1^ articolazione) e arriva
a livello del polso (2^ articolazione) e delle prime articolazioni falangee; esso quindi flette la mano,
le dita e in parte anche il gomito.
Sotto al flessore superficiale abbiamo i muscoli dell'avambraccio, gruppo anteriore, strato profondo.
Il flessore profondo delle dita passa tra le due linguette del flessore superficiale delle dita. Sono tutti
innervati dal nervo mediano, eccetto una piccola parte del flessore profondo che è innervata dal
nervo ulnare.
Nel gruppo posteriore, strato superficiale, troviamo i muscoli dell'epicondilo:
Sono tutti estensori, non è importante la loro inserzione, ma sono innervati tutti dal nervo radiale.
Anche l'Anconeo può essere inserito in questo gruppo. Tra i muscoli posteriori profondi, troviamo:
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Sono tutti innervati dal nervo radiale.
C'è poi il gruppo laterale dei muscoli radiali, tra cui troviamo:
BRACHIORADIALE che origina dall'omero e si inserisce sul radio (processo stiloideo);
ESTENDORE RASIALE LUNGO DEL CARPO, che origina dall'epicondilo;
ESTENDORE RADIALE BREVE DEL CARPO, che origina dall'epicondilo.
Sono tutti innervati dal nervo radiale e sono importanti per l'ipertrofia nei tennisti, causando
l'epicondilite (gomito del tennista).
Le fasce dell'arto sono:
– fascia pettorale
– fascia clavi-pettorale
– fascia deltoidea
– fascia ascellare
– fascia brachiale (riveste il braccio e manda dei setti mediale e laterale che separano i
muscoli anteriori da quelli posteriori)
– fascia anti-brachiale (dell'avambraccio), con un ispessimento a livello del tendine del
bicipite (chiamato lacerto fibroso)
– fascia dorsale della mano
– aponevrosi palmare (9 setti ai muscoli interossei palmari). Importante in caso di
microtraumi, in cui può ispessirsi e provocare il morbo di Dupuytren (operai con il martello
pneumatico e pianisti).
L'innervazione dei muscoli della mano è a carico del nervo mediano o del nervo ulnare, importante
perchè la mano presenta dei gruppi muscolari corrispondenti al pollice e al mignolo, e sono
chiamate rispettivamente eminenza tenar e ipotenar, al di sotto dei quali troviamo i muscoli inseriti
sui tendini dei flessori (muscoli lombricali). Ci sono poi dei muscoli interossei palmari e dorsali,
che vanno dalle ossa metacarpali alle prime falangi.
Nei muscoli flessori della mano è presente un robusto ispessimento della fascia, chiamato
legamento trasverso del carpo (o retinacolo dei flessori), importante perchè mantiene i tendini dei
flessori aderenti alle ossa del carpo; essa è una lamina fibrosa tesa tra le ossa scafoide e trapezio
(lateralmente) e le ossa uncinato e pisiforme (medialmente). Si forma sul carpo una sorta di canale
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osteofibroso il cui pavimento è dato dalle ossa del carpo, la parete laterale dal tubercolo di scafoide
e trapezio, la parete mediale dal pisiforme e uncino e la volta è data dal retinacolo dei flessori; il
canale del carpo o tunnel carpale dà passaggio ai tendini flessori delle dita, rivestiti da una guaina
sinoviale comune, al tendine del flessore lungo del pollice, con una guaina propria, e al nervo
mediano. Il legamento trasverso del carpo, a livello del trapezio, fa un canale in cui passa il muscolo
flessore radiale del carpo. Il tunnel carpale dà origine ad una patologia, in cui si ispessisce il
legamento, comprimendo il nervo mediano e rendendo difficile la flessione.
Dal lato ulnare del legamento trasverso troviamo uno sdoppiamento, sotto al pisiforme, in cui c'è un
canale dove passano il nervo, l'arteria e la vena ulnare; questo canale è chiamato di Guyon.
Posteriormente abbiamo il legamento dorsale del carpo (o retinacolo degli estensori) che tiene
aderenti al carpo gli estensori, che decorrono all'interno di guaine fibrose. Ogni tendine presenta il
suo canale.
La tabacchiera anatomica è lo spazio tra i tendini dell'estensore breve del pollice e l'abduttore lungo
del pollice; la sindrome di De Quervain è l'infiammazione di questi tendini.
Le guaine tendinee delle dita iniziano alle articolazioni metacarpofalangee e terminano sulle falangi
distali; formano archi fibrosi e legamenti crociati che si inseriscono sui margini delle falangi e sui
legamenti palmari delle articolazioni, in modo da tener fissi i legamenti sulle ossa, rinforzando la
capsula palmare. In caso di difficoltà di scorrimento provoca il dito a scatto, ovvero un blocco dei
tendini dei flessori con conseguente dolore dovuto a fibrosi della guaina.
A livello dorsale sono presenti altre espansioni tendinee, date dai tendini dell'estensore delle dita, a
cui si aggiungono i tendini dell'estensore breve delle dita e del pollice; la forma è triangolare, con il
vertice sulle falangi distali e la base sulle articolazione metacarpofalangea. A questo livello si
inseriscono i muscoli interossei, importanti per i movimenti di scrittura.
ARTO INFERIORE
FEMORE: è un osso lungo, con una diafisi e due epifisi, che presenta a livello
dell'epifisi superiore un collo che si inserisce sulla diafisi con un angolo cervico-
diafisario (120°). La diafisi è leggermente convessa anteriormente, e si presenta liscia e
tondeggiante sulla superficie anteriore; posteriormente, la diafisi presenta una linea
rilevata, chiamata linea aspra, che si apre in basso formando la regione poplitea;
superiormente la linea aspra si divide in tre linee, una che termina in alto con la
tuberosità glutea (inserzione del muscolo grande gluteo), una (mediale) è la cresta del
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vasto mediale (inserzione di un capo del quadricipite chiamato vasto mediale), mentre tra le due
abbiamo l'ultima linea chiamata pettinea, su cui si inserisce il muscolo pettineo.
L'epifisi prossimale presenta un collo che determina l'angolo
cervico-diafisario, che delimita la testa del femore con una
superficie sferica, rivestita da cartilagine per l'articolazione
coxo-femorale (con l'acetabolo dell'osso dell'anca). Un punto
rimane però scoperto, per inserire il legamento rotondo della
testa del femore.
Sono presenti due rilievi sul collo anatomico, ovvero il piccolo e il grande trocantere; i due
trocanteri sono uniti anteriormente dalla linea intertrocanterica, che si fa più rilevata posteriormente,
e prende il nome di cresta trocanterica; assieme al collo, la cresta delimita la fossa intertrocanterica.
Tra i due trocanteri, a livello della linea, è presente il tubercolo quadrato.
Analogamente all'omero, oltre al collo e alla testa, il femore presenta un collo chirurgico, in cui si
può amputare l'arto risparmiando i muscoli glutei. La vascolarizzazione della testa è particolare, e in
caso di fratture del collo c'è il rischio di necrosi della testa. Ci possono essere delle fratture tra i due
trocanteri e nella diafisi (più rare).
L'epifisi distale ha una forma dilatata, e presenta due condili che si
appoggiano sui piatti tibiali. L'articolazione tra il femore e la tibia è
un ginglimo angolare, ma essendoci due condili può essere anche
definita una condiloidea doppia. Sopra ai condili l'osso si
irrobustisce, formando gli epicondili mediale e laterale; i due condili
sono separati dalla fossa intercondiloidea. La sueprficie anteriore
presenta una faccetta articolare rivestita di cartilagine, su cui si
articola la rotula (o patella).
← Gamba destra, visione anteriore (tibia mediale, fibula o perone laterale); come
radio e ulna si articolano distalmente e prossimalmente, ma sono articolazioni poco
mobili (no movimenti di pronosupinazione).
ROTULA: detta anche patella, è il maggior osso sesamoide, e si trova nello spessore
del tendine del quadricipite; ha una forma triangolare, con l'apice verso il basso. La
superficie anteriore è rugosa per l'inserzione del tendine del quadricipite, mentre
quella posteriore è rivestita da cartilagine, e si articola con la faccia anteriore
dell'epifisi distale del femore. 118
L'articolazione del ginocchio è quindi costituita da femore, rotula e tibia (no perone!).
TIBIA: è un osso lungo, con una diafisi prismatica triangolare, con tre facce
mediale, laterale e posteriore (con i rispettivi margini). Il margine anteriore è
particolarmente tagliente (o acuto) e sia il margine anteriore che la superficie
mediale hanno un periostio molto superficiale, particolarmente sensibili a
traumi e dolore; il margine laterale (o interosseo) dà inserzione alla membrana
interossea, mentre la faccia posteriore ha una forma triangolare verso l'alto, e
presenta una linea rilevata chiamata linea del soleo, perchè si inserisce il
muscolo soleo.
L'epifisi prossimale è molto dilatata, e presenta due superfici piatte (piatti
tibiali o condili mediale e laterale), che formano una leggera cavità glenoidea,
su cui poggiano i condili del femore. Le due superfici non sono concordanti, per cui sono presenti
dei menischi che si interpongono per far combaciare le estremità articolari. Tra i due piatti tibiali c'è
l'eminenza intercondiloidea, una zona rilevata sdoppiata che presenta due tubercoli (anteriore e
posteriore) su cui si inseris