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Disoccupazione e salario di equilibrio
La disoccupazione si crea quando il salario presente sul mercato è più elevato del salario di equilibrio (w' > w*). Questo accade quando l'offerta di lavoro da parte dei lavoratori è superiore alla domanda di lavoro.
L'offerta di lavoro è una funzione crescente del salario: gli individui sono disposti a lavorare di più con un salario più elevato. Questo perché lavorare di più consente di guadagnare e consumare di più, anche se comporta una riduzione del tempo libero a disposizione. Quindi, aumenti del salario compensano la sostituzione del tempo libero con il lavoro.
Al contrario, la domanda di lavoro da parte delle imprese è una funzione decrescente dei salari: più sono i salari, meno le imprese sono disposte ad assumere lavoratori.
Costosi i lavoratori, meno le imprese tenderanno ad assumere. Quindi, di fronte ad un salario più elevato rispetto a quello d'equilibrio, si determina un divario tra l'offerta e la domanda di lavoro: quel divario rappresenta, esattamente, la disoccupazione creatasi.
Posto che un salario più elevato crea disoccupazione, sorge un'altra domanda: perché il salario è più elevato? Individuiamo tre possibilità:
- Salario minimo: le istituzioni possono fissare un salario minimo più elevato del salario di equilibrio.
- Salari d'efficienza: per le imprese non sempre è un buon affare pagare poco i lavoratori; salari bassi, infatti, potrebbero determinare un calo di produttività. Dunque, le imprese potrebbero fissare salari più elevati per indurre un maggior "effort" nei lavoratori e, di conseguenza, aumentare la produttività.
- Modelli insider/outsider: Gli insider sono coloro che hanno
CLASSIFICAZIONE DELLA DISOCCUPAZIONE
Disoccupazione di piena occupazione: tutti gli attivi, ovvero tutti coloro che sono disposti a lavorare, lavorano. Anche in questa circostanza,
Però, la disoccupazione non può mai scendere a zero a causa della cosiddetta "disoccupazione frizionale": si tratta di una disoccupazione fisiologica derivante dal necessario lasso temporale che intercorre tra la fine e l'inizio di un nuovo lavoro. Dal momento in cui si inizia a cercare lavoro a quando lo si trova, c'è bisogno di tempo; tempo durante il quale le persone risultano, inevitabilmente, disoccupate. Tutto ciò è fisiologico, normale, per cui non richiede alcun intervento di politica economica (in genere, si considerano, quali fisiologici, tassi di disoccupazione del 3-5%).
2. Disoccupazione d'equilibrio: Disoccupazione in corrispondenza di un equilibrio macroeconomico. Dipende dalla struttura del funzionamento del mercato del lavoro.
3. Disoccupazione keynesiana: Disoccupazione derivante da una carenza di domanda aggregata e prezzi rigidi. Prezzi rigidi e domanda insufficiente, infatti, fanno sì che le imprese non assumano.
generando disoccupazione.
4. Disoccupazione classica: Disoccupazione derivante da una carenza di offerta aggregata. Uno shock d'offerta negativo porta ad un aumento dei prezzi. Se i prezzi aumentano, il salario reale diminuisce e per le imprese diviene più conveniente assumere per cui la domanda di lavoro aumenta. La disoccupazione classica si crea quando questo meccanismo di aggiustamento non funziona. Ciò avviene in presenza di meccanismi automatici come l'indicizzazione dei salari nominali per cui all'aumentare dei prezzi, aumentano anche i salari nominali e, quindi, i salari reali restano immutati. Lo stesso, però, può avvenire anche in assenza di meccanismi automatici, per effetto dei sindacati e delle loro negoziazioni di aumenti salariali.
Gli interventi di politica economica nei quattro scenari sono differenti:
1. Per quanto concerne la disoccupazione di piena occupazione, si è detto che essa è fisiologica per cui non richiede
1. La disoccupazione può essere ridotta mediante politiche dell'offerta, migliorando il potenziale produttivo senza alcun intervento.
2. La disoccupazione d'equilibrio può essere ridotta migliorando il potenziale produttivo e, quindi, in generale, mediante politiche dell'offerta.
3. In caso di disoccupazione keynesiana, la soluzione migliore è attuare politiche keynesiane: se il problema è una domanda aggregata insufficiente, la soluzione è uno stimolo della stessa mediante politiche fiscali o monetarie espansive.
4. Infine, nel caso della disoccupazione classica, occorre rendere i salari maggiormente flessibili, ad esempio eliminando l'indicizzazione dei salari.
Lezione 28
29/11/18
MODELLO WAGE-SETTING PRICE-SETTING
È un modello di determinazione del salario reale di equilibrio e del livello di disoccupazione di equilibrio. Esso supera la logica del modello neoclassico del mercato del lavoro poiché presenta elementi diversi: contrattazione salariale tra sindacati e imprenditori; potere monopolistico delle imprese per cui il prezzo è
Un mark-up rispetto al costo marginale. Si tratta di un modello a due equazioni:
- Wage-setting: mostra il modo in cui sono fissati i salari.
- Price-setting: mostra il modo in cui sono fissati i prezzi.
La disoccupazione è la variabile chiave.
PS: a = β - βP - w μ0 1 rappresenta il salario atteso. Quindi, supponendo che vi siano solo costi legati alla forza lavoro, rappresenta il mark-up atteso delle imprese ed è funzione decrescente del livello di disoccupazione: se la disoccupazione è elevata, il margine si riduce. Ciò avviene in recessione quando la domanda aggregata è bassa e le imprese, per continuare a stare sul mercato, riducono i prezzi e, di conseguenza, il loro margine di guadagno. Al contrario, in una fase espansiva dell'economia, le imprese possono permettersi un più ampio margine.
WS: a = γ - γw - P μ0 1 rappresenta il livello atteso dei prezzi. rappresenta il salario reale a aP
w−Patteso ed è funzione decrescente del livello di disoccupazione: un livello di 158 disoccupazione più elevato equivale ad un minore potere contrattuale dei sindacati e, quindi, a salari reali più bassi.Equilibrio di lungo periodo (aspettative razionali ): gli individui non commettono errori sistematici ma, anzi, si comportano come se conoscessero perfettamente il funzionamento dell’economia; se l’economia è rappresentata da un modello, quindi, essi si comportano come se conoscessero perfettamente il modello. Dunque, le aspettative sono coerenti con il modo in cui funziona l’economia:
aP=P aw=w
Da cui: −P−w=β β μ0 1 +β γ Disoccupaz.¿ ¿ ¿ 0 0−γw−P=γ μ −β =−γ +γ =β μ μ μ0 1 0 1 0 1 di equilibrio+β γ1 1è la sensibilità del salario reale alγ 1 γlivello di disoccupazione; ,0w invece,rappresenta altri fattori che influiscono sulla contrattazione del salario reale come, ad esempio, sussidi, potere sindacale o, ancora, salario minimo. Supponiamo che vi sia un aumento del salario minimo ciò determina un aumento del salario reale atteso e attribuisce un maggiore potere contrattuale ai lavoratori, influenzando, quindi, la contrattazione. Ci sarà un aumento dei salari e, quindi, di ciò determina un aumento del livello di disoccupazione di lungo periodo come mostrato nel grafico. Lo stesso avviene laddove vi sia un aumento dei sussidi di disoccupazione si ha un aumento di , una crescita della disoccupazione e salari reali più elevati. è la sensibilità del mark-up delle imprese al livello di disoccupazione. , invece, rappresenta fattori autonomi che influenzano il margine di un'impresa (come, ad esempio, il prezzo delle materie prime). Supponiamo che aumenti il
PSP PS' WS' μ' μμ Equilibrio di breve periodo: per calcolare la soluzione di breve periodo, occorre risolvere il seguente sistema a due equazioni:
a = β - βP-w μ0 1 a = γ - γw-P μ0 1 Per facilitare la risoluzione, aggiungiamo e sottraiamo alle due equazioni, rispettivamente, il livello dei salari e il livello dei prezzi; dunque, il sistema diventa:
a a = β - - )P-w+w-w β μ P-w = β β μ-(w-w0 1 0 1 a a = γ - γ - γ )w-P+ P-P μ w-P = γ μ-(P-P0 1 0 1 Da cui: ( )a a-β = -γ +γ )β μ-(w-wμ+(P−P0) 1 0 1+γ +β β γa a a a+w−w P−P w−w P−P¿ ¿0 0 0 0poiché− − − =μ= μ=μ μ+γ +γ +γ +γ +β β β β β γ1 1 1 1 1 1 1 1 1 1160Ai fini della discussione del modello, assumiamo, per semplicità, a a=P−Pw−wP e w si muovono in modo proporzionale: variazioni di prezzo e variazioni di salario