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REDDITUALE.
I 600.000€ di contributo vanno divisi per gli anni di vita utile economica dell’impianto in applicazione del
principio di competenza economica. I contributi pubblici sono una categoria a parte perché non sono
un’attività di gestione dell’azienda, è un qualcosa che viene dato a parte per un progetto di investimento. Il
principio di competenza si collega con il costo, quindi se il costo si ripartisce in 5 anni, il ricavo si ripartirà in
5 anni. Per i costi di R&S (ci sono dei contributi dedicati ai costi di R&S) si inizia il progetto e si finisce
dopo due anni, il processo di imputazione del ricavo si sospende, si aspettano i due anni e poi si segue il
processo di imputazione del costo. Il costo decide come va il ricavo!
A questo punto ci sono due possibili interpretazioni, invece per i contributi in conto capitale ce n’è solo una
perché sono per un progetto specifico, avviene che si iniziano a sostenere i costi di R&S e man mano che si
arriva a determinati punti, si presentano i documenti allo Stato che forniranno i contributi, però non sono
ricavi e costi di competenza perché il progetto non è terminato, ammesso che il costo di R&S abbia le
caratteristiche per essere capitalizzabile. Il contributo in conto capitale non fa riferimento ad uno specifico
impianto, ma ad un progetto complessivo, di conseguenza si fa ammortamento sull’intero importo,ad
esempio 100, in 5 anni, quindi si avranno 100,80,60,40,20,0; 60, che è il contributo, si divide per 5 e si mette
tra i ricavi (12 il primo anno, 12 il secondo, 12 il terzo, 12 il quarto e 12 il quinto).
Tecnica contabile: si ha un ricavo per 60, e 12 di competenza per ogni esercizio. Si procederà facendo un
risconto 60 il primo e 12 di competenza, 48 non è di competenza si fa una rettifica di un ricavo che si
chiama risconto e siccome si sta rettificando un ricavo è un risconto passivo. Il secondo anno ci saranno 48
nei risconti passivi, ma di competenza dell’anno sono solo 12, quindi 36 saranno risconti passivi che si
troveranno in bilancio nell’esercizio successivo. Quindi 12 vanno come ricavo e la restante parte come
risconto.
NB: il risconto passivo è la quota di ricavo che non è di competenza dell’esercizio ma ha già avuto misurazione
.
finanziaria
Ma si può procedere anche diversamente seguendo la logica dei contributi in conto impianti puro, iscrivendo
direttamente a SP (100 – 60) 40 e si fa l’ammortamento su 40 e il risultato non cambia: 20 quota di
ammortamento, 12 di ricavo, l’effetto netto sul reddito è 8 (pari alla quota di ammortamento di 40/5 anni).
IAS 20 e OIC 16 ammettono entrambe le metodologie.
Esercizio con rif. tabella 1.16 OIC 16
La società Bilancio II partecipa al progetto MIUR e consegue un contributo di 100.000€ per lo svolgimento
del progetto KK. È così suddiviso:
80.000€ acquisto macchinario del costo di € 150.000 (ammortamento in 5 anni).
20.000€ formazione dipendenti.
Seguire le due alternative proposte dall’OIC 16.
I ipotesi: l’azienda prende un contributo di 100.000 diviso tra l’impianto e la formazione. La formazione è un
costo d’esercizio, l’impianto è un FFR. Conseguenza i costi d’esercizio saranno almeno 20.000 e stanno tutti
in salari e stipendi, è un valore che si mette nei contributi in conto esercizio nella voce a.5 altri ricavi e
proventi. Per i contributi in conto esercizio l’importo è 20.000 (va tutto nell’anno perché è un contributo che
30
serve a coprire i costi dei dipendenti nell’esercizio).
Contributi in conto impianti: costo macchinario 150.000, l’azienda ne prende 80.000 2 possibilità:
-Si è acquistato un impianto di 150.000 (B.II.1 150.000). Contributi ricevuti per 80.000 nella voce E. risconti
passivi.
I ipotesi: si fa l’ammortamento su 150.000: 150.000/5. In B.II.1 verrà iscritto il valore contabile netto pari a
120.000 e in b.10.b l’ammortamento per 30.000. Il contributo segue la regola del costo, quindi è l’unico caso
in cui il ricavo segue il costo; il ricavo è 80.000 se il costo si ammortizza in 5 anni, il ricavo si ripartisce in 5
anni, quindi ogni anno è 16.000, conseguenza vuol dire che bisogna riscontare 80.000 – 16.000, quindi il
risconto passivo è di 64.000 voce E. dello SP, che viene rinviato ai futuri esercizi e a carico dell’esercizio
restano 16.000 voce a.5 del CE . L’articolo di pd è contributi 64.000 a risconto passivo 64.000. L’anno dopo
non ci sono più contributi in conto esercizio, ma continuano i contributi in conto capitale e l’ammortamento.
In B.II.1 si iscriveranno 90.000, in a.5 altri 16.000 e nella voce E. risconti passivi 48.000.
L’ammortamento in b.10.b sarà sempre per 30.000 fino al 5° anno e i valori saranno dal 3 anno: 30.000,
30.000 e 30.000; in B.II.1 dopo l’ammortamento i valori dal 3 anno saranno: 60.000, 30.000 e 0. Per i
contributi in conto capitale, nella voce a.5, dal 3° al 5° anno ci saranno 16.000, 16.000 e 16.000 e nella voce
E. risconti passivi, dello SP, ci saranno dal 3° anno: 32.000, 16.000 e 0.
Ogni anno, l’effetto netto dell’operazione è pari a 14.000 (30.000 costo – 16.000 ricavo). Questo continua
fino al 5° anno. Accade che l’anno dopo è sempre 30.000 – 16.000 (non c’è nessuna plusvalenza) e
naturalmente 32.000 – 16.000 diventa 16.000. L’ultimo anno ci sono sempre 30.000 di quota di
ammortamento, 16.000 gli altri ricavi e proventi e il risconto passivo diventa 0. Quindi non si è fatto altro
che splittare il risconto passivo nei 5 anni (risconto passivo pluriennale).
II ipotesi (rif. tabella 1.17) : in quest’alternativa si avrà costo dell’impianto 150.000. Da questi si sottrae
direttamente il contributo, quindi il valore contabile netto in B.II.1 è 70.000 (150.000 – 80.000). Al primo
anno, il contributo in conto esercizio è uguale, il contributo in conto impianti viene sottratto al costo
dell’impianto che era 150.000. Si fa:
contributo per 80.000 a impianti per 80.000 .
Il contributo diventa 0 (80.000 in dare e 80.000 in avere), l’impianto ha 150.000 iscritto in dare e 80.000
iscritto in avere.
In altri termini quando si acquista l’impianto, in sezione impianti (dare) ci sono 150.000, si consegue il
contributo (avere) 80.000. Allora si farà contributi 80.000 a impianti 80.000. Nei contributi ci saranno
80.000 in dare e in avere quindi il conto si spegne; in impianti ci sono 150.000 addebitati in dare e 80.000
accreditati in avere, il saldo è 70.000: l’ammortamento si fa su 70.000. Di conseguenza si scrive
direttamente l’importo di 70.000. Non ci saranno risconti passivi, in quanto si avrà direttamente l’impianto
per 70.000. La quota di ammortamento di 70.000 è 14.000, che è anche 30.000 – 16.000!! Quindi dal punto
di vista dell’utile non cambia nulla. È diverso solo nel punto in cui si espone in bilancio.
IL LEASING
Il leasing è un contratto mediante il quale un’impresa, prende in locazione, da un’altra azienda, dei beni
mobili o immobili dietro pagamento di un determinato compenso periodico (canone, comprensivo della
quota capitale e quota interessi) e con la possibilità di riscattare il bene al termine della locazione in base ad
un prezzo di riscatto fissato sin dal momento della conclusione del contratto. È un contratto di locazione
atipico con maxirata iniziale e successivo pagamento di rate con IVA inclusa. È regolarizzato dalla legge
n.183/1976 ed è trattato nell’art 2426 c.c., dall’OIC 1 e dallo IAS 17
A fronte di una stessa struttura giuridica esistono due realtà economiche differenti:leasing operativo e
leasing finanziario. Mentre il primo è assimilabile ad un contratto di noleggio, il secondo rappresenta una
forma di finanziamento per l’impresa.
Il leasing operativo è fatto su beni di largo consumo, in genere, invece, i beni in leasing finanziario sono beni
specifici e spesso la società di leasing lo acquista appositamente per l’impresa che richiede quel bene. Per
capire la differenza, per esempio lo IAS 17, da dei parametri e dice che si ha leasing finanziario quando: la
vita utile del bene è circa 2 volte maggiore della durata del contratto, il prezzo di riscatto è molto basso
rispetto al costo iniziale;il bene è un bene specifico (non di massa); più o meno il valore attuale dei canoni
futuri è pari al fair value, quindi al valore attuale del bene (il valore attuale è una formula di matematica
finanziaria, con cui si prendono delle rate future e si attualizzano. Naturalmente 1.000 € oggi valgono di
meno rispetto a 1.000€ tra due anni perché se oggi si hanno 800€ con un tasso di interesse del 10%, l’anno
prossimo saranno 880 più il 10% più l’interesse sugli interessi 1.000€, quindi 1.000€ tra due anni ad un tasso
del 10% valgono 800€ oggi, naturalmente per fare questo calcolo bisogna avere un tasso di riferimento che è
31
quello della società di leasing. Allora dice lo IAS, il valore fair dell’impianto, deve essere uguale al valore
attuale di tutti i canoni che si pagheranno più il prezzo di riscatto). Se non si superano queste barriere si parla
di leasing operativo.
Il principio contabile ASC 840 da delle percentuali precisi.
Riepilogando:
Contratto di leasing giuridicamente uguale, ma in realtà nasconde due operazioni economiche: leasing
operativo e leasing finanziario. Lo IAS 17 da delle barriere. Se si superano si entra nel leasing finanziari, al
di sotto di queste barriere si è nel leasing operativo.
In Italia, è prevista una sola forma di rappresentazione. Il leasing operativo è un contratto di locazione,
quindi nei contratti di locazione si paga un fitto che è un costo d’esercizio. La somma del maxicanone va
riscontata perché è da dividere in 4 anni (durata minima). Quindi se c’è un leasing operativo si adotta il
metodo patrimoniale: che dice che il bene o l’immobile si sta fittando Canone di leasing a debiti
v/fornitori, ma ciò non toglie che se si ha un maxicanone si avrà un risconto attivo pluriennale, poi il singolo
canone può essere tutto di competenza o in parte di competenza e in parte no. Colui che fitta non iscrive il
bene in SP e non ne fa l’ammortamento, al limite nei conti d’ordine si scrive che c’è un bene che colui che
fitta utilizza, ma non è di sua proprietà. L’ammortamento lo fa la società di leasing! Rileva ogni mese Crediti
v/clienti a canone ed eventualmente si procede ad impairment etc. (In pratica è come se fosse un fitto
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