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PALLIDO.
Bisogna diluirlo perché, altrimenti, parte del permanganato non si
ridurrebbe a solfato di manganese e sarebbe sempre visibile la
colorazione violetta. Facendo sì che il reattivo sia in netto difetto, è
più facile osservare la DECOLORAZIONE conseguente al passaggio di
tutto il permanganato di Potassio a solfato di Manganese, dovuta a
sua volta all’ossidazione dell’ossalato ad anidride carbonica.
OSSALATI (2)
: Si sfrutta la proprietà degli ossalati di ossidarsi a CO ,
2
provocando effervescenza. Aggiungere BIOSSIDO DI MANGANESE
+
MnO , in soluzione acida da H SO DILUITO e A CALDO. H serve a
2 2 4
formare ACIDO OSSALICO e ad eliminare CO dei carbonati, inoltre
2
l’acido solforico a caldo tende a comportarsi da ossidante, perciò
provocherà l’ossidazione del biossido di Manganese (nero) a Mn (II),
dal colore rosa pallido.
TARTRATI : Sono gli anioni dell’ACIDO TARTARICO, essendo la base
di un acido bicarbossilico ha una spiccata tendenza ad ossidarsi in
anidride carbonica. Anche qui valgono le considerazioni precedenti, a
causa delle quali si sceglie ancora ACIDO ACETICO CONCENTRATO. Il
reattivo è NITRATO D’ARGENTO AgNO , che con il tartrato formerà
3
TARTRATO DI ARGENTO, bianco.
Saggio di conferma: Ricordare che l’Argento, in NH diluita forma
3
amminocomplessi solubili.
BORATI
: Sono anioni derivanti dall’ACIDO ORTOBORICO H BO .
3 3
Esso è talmente poco acido, ovvero la k è così bassa che in acqua
a1
non si dissocia molto, che non è possibile titolarlo direttamente.
L’altro problema è che qualsiasi tipo di borato, in acqua, si trasforma
in acido ortoborico (soprattutto in soluzione acida), pertanto non è
2-
facile sapere quale specie si possedesse all’inizio (es.: metaborati BO
o tetraborati B O ). Ecco di seguito alcuni SAGGI PER I BORATI:
4 7
1) H SO CONCENTRATO e ALCOL METILICO/ETILICO: Questa
2 4
reazione si basa sulla formazione dell’ESTERE BORICO Me BO .
3 3
Me
H SO
2 4
+ ( ) ⇄ ( ) + 3
3 3 3 3 2
Per far avvenire questa reazione è necessario un
CATALIZZATORE ACIDO, in questo caso l’acido solforico
concentrato: dal momento che esso ha una elevata
propensione ad idratarsi, funge da forte disidratante
sequestrando l’acqua fra i prodotti, evitando che l’estere
ortoborico si dissoci nuovamente nell’acqua.
Si pone la miscela incognita in una capsula. L’acido solforico
servirà quindi per tre ragioni: ACIDIFICARE la soluzione per
formare H BO dai borati, CATALIZZARE la reazione
3 3
precedente e DISIDRATARE l’ambiente.
L’ALCOL necessario deve essere aggiunto in eccesso per
spostare l’equilibrio verso destra, inoltre deve essere
CONCENTRATO perché, se fosse diluito, la quantità di acqua
aumenterebbe.
L’estere borico che si forma è molto VOLATILE, questa
caratteristica lo rende adatto per i SAGGI D’EMISSIONE ALLA
FIAMMA:
Fornendo energia all’elettrone, esso passa allo stato eccitato e,
tornando a quello fondamentale, emette l’energia fornita. Con
buona fortuna, essa viene emessa come ENERGIA RADIANTE,
sottoforma di RADIAZIONE LUMINOSA nel visibile.
L’estere borico brucia con una fiamma VERDE, tipica
dell’emissione del Boro. Tuttavia, non è solo il Boro ad
emettere una colorazione verde: assieme a lui, ci sono anche
BARIO (II) e RAME (II). Come si fa ad avere la certezza che si
tratti di Boro? Si sfrutta la spiccata volatilità di quest’ultimo
rispetto a quella di Bario e Rame: anziché usare una capsula,
verrà usata una provetta, perché la combustione necessita di
Ossigeno che nella provetta scarseggia. Se si tratta di Boro
(volatile) la combustione del gas avverrà appena fuori dalla
provetta, mentre Rame e Bario non sono abbastanza volatili da
uscire da essa.
2) MISCELA DI TURNER: Anche questo metodo si basa sulla
formazione di un altro composto volatile del Boro, BF . Si parte
3
mescolando BISOLFATO DI POTASSION KHSO e FLUORURO DI
4
CALCIO CaF in rapporti 4:1 (eccesso di bisolfato). Si mescola
2
triturando l’incognita nella capsula con la miscela precedente,
sotto fiamma. ∆
2 ⇄ +
4 2 2 7 2
Avviene quindi la disidratazione a PIROSOLFATO, in ambiente
acquoso. Proseguendo con il riscaldamento (decomposizione):
⇄ +
2 2 7 2 4
Si avrà la formazione di ANIDRIDE SOLFORICA e, in quanto
anidride, tende ad idratarsi formando ACIDO SOLFORICO
PURO (100%). Il fluoruro di Calcio, in acido solforico puro, darà
origine all’ACIDO FLUORIDRICO:
+ ⇄ +
2 4 2 4
L’acido borico, a sua volta, sotto riscaldamento formerà
ANIDRIDE BORICA B O . L’anidride borica reagirà con l’acido
2 3
fluoridrico a dare TRIFLUORURO DI BORO BF , volatile e molto
3
tossico. Anche in questo caso, un saggio alla fiamma darà
conferma della presenza del Boro, anche perché è un saggio
specifico.
CLORURI: In realtà è un saggio speciale, ma lo scrivo qui perché è di
difficile attuazione e quasi mai utilizzato. Di seguito il saggio:
1) CLORURO DI CROMILE: Come dice il nome, si sfrutta la
formazione di cloruro di cromile in presenza di cloruri.
Quest’ultimo è il Cloruro dell’Acido Cromico, in chimica
organica si ottiene sostituendo Cl ad OH dell’acido carbossilico.
La reazione che sussiste si può scrivere in due modi:
2−
− +
4 + 6 + ⇄ 2 + 3
2 7 2
Più nel dettaglio, K Cr O con acido solforico dà luogo alla
2 2 7
formazione di ACIDO DICROMICO H Cr O (e solfato di
2 2 7
potassio); l’acido dicromico a sua volta decompone in
ANIDRIDE CROMICA CrO .
3
D’altro canto, anche i cloruri eventualmente presenti
reagiscono con acido solforico, formando ACIDO CLORIDRICO.
L’anidride cromica e l’acido cloridrico reagiscono a dare il
cloruro di cromile, capace di dare idrolisi in ACQUA o in
soluzioni ALCALINE. Questa sostanza è molto volatile e si
presenta sottoforma di vapori rosso-brunastri.
- -
Il problema è che se fossero presenti Br e I , in presenza di un
forte ossidante anch’essi darebbero origine a vapori bruni,
dovuti a Br e I . Per riconoscere i cloruri, ci si serve della
2 2
doppia squadra, facendo gorgogliare i vapori brunastri in una
soluzione di SODA NaOH CONCENTRATA. Quest’ultima fa
regredire l’equilibrio, con formazione di IONE CROMATO, che
avrà colorazione gialla.
Se si fosse trattato, per esempio, di Br , la soluzione di soda
2
sarebbe rimasta incolore. Questo perché il Bromo elementare,
in ambiente alcalino, come tutti gli alogeni dismuta formando
l’ALOGENURO e l’IPOALOGENITO corrispondenti.
− − −
+ ⇄ + +
2 2
Sia l’alogenuro che l’ipoalogenito sono incolori, perciò se la
soluzione non si colora, i Cloruri non sono presenti. Se si
accerta preventivamente la presenza di Br e I, si può evitare di
sprecare soda e utilizzare semplicemente un gorgogliamento in
acqua.
CROMO: Si basa sulla caratteristica di alcuni ossidanti, in ambiente
alcalino, di formare IONE CROMATO. Di seguito i più utilizzati:
I due più utilizzati sono PEROSSIDO DI IDROGENO e BIOSSIDO DI
PIOMBO. Trattare la miscela incognita con NaOH (meglio
concentrata) a caldo, dopodichè si lascia raffreddare e si aggiunge
acqua ossigenata al 3% oppure qualche spatolata di biossido di
Piombo; lasciare a caldo fino a ebollizione. La colorazione gialla della
soluzione conferma la presenza di Cromo.
SAGGI ALLA FIAMMA
Si tratta perlopiù di saggi preliminari volti a valutare il colore della fiamma
con cui una sostanza incognita brucia. Alcune sostanze, al calore, diventano
quasi deliquescenti in seguito alla perdita di acqua (ad esempio, acqua di
cristallizzazione). I parametri più importanti in questo tipo di saggi sono
COLORE e ODORE (perlopiù colore).
COLORE: In soluzione acquosa o allo stato solido, alcune delle più
importanti specie cationiche hanno le seguenti colorazioni:
Se una di queste specie cationiche in soluzione acquosa viene posta su
fiamma, la soluzione andrà incontro a DESOLVATAZIONE (evaporazione
del solvente). Continuando a scaldare alle alte temperature del Bunsen, si
formeranno dei vapori dovuti alla SCISSIONE OMOLITICA della molecola
eventualmente presente. Per l’attribuzione della colorazione a un atomo
piuttosto che a un altro, bisogna fare delle considerazioni su chi ha più
tendenza a PERDERE ELETTRONI e chi ad ACQUISIRLI. + -
Per esempio, consideriamo le specie ioniche in soluzione acquosa Na /Cl .
Ponendo la soluzione sul bunsen, il solvente evaporerà, portando alla
formazione di cristalli ionici di NaCl. Continuando a scaldare con il bunsen,
la scissione omolitica della molecola comporterà l’attribuzione ad
entrambe le specie di uno dei due elettroni di legame, con formazione di
Na e Cl. Considerando le configurazioni elettroniche e le elettronegatività
dei due elementi, il Sodio avrà più tendenza a perdere l’unico elettrone di
+ -
valenza (quindi Na + e ) mentre il Cloro avrà più tendenza ad acquisirlo per
raggiungere l’ottetto. Perciò la colorazione sarà dovuta all’elettrone del
Sodio che viene eccitato più facilmente, per poi tornare allo stato
fondamentale con EMISSIONE DI ENERGIA, in questo caso ENERGIA
RADIANTE LUMINOSA NEL CAMPO DEL VISIBILE.
I saggi di emissione alla fiamma sono utili nei casi non contemplati
precedentemente, ovvero nel caso di cationi che in soluzione acquosa non
danno colorazioni particolari, per esempio:
Na: GIALLO, K: VIOLETTO, Li: ROSSO ARANCIO,
Cu: VERDE SCURO, Ba: VERDE CHIARO,
Ca: GIALLO ARANCIO intermittente e poco duraturo, Sr: ROSSO
Quando si effettuano questi saggi, bisogna sempre considerare che fiamme
di diverse sostanze potrebbero avere la stessa colorazione: ad esempio, la
fiamma di SOLFATO DI ALLUMINIO EPTAIDRATO ha una colorazione molto
simile a quella del CALCIO; oppure, la fiamma di alcuni SALI D’AMMONIO
ha la stessa colorazione di quella del POTASSIO. Si può procedere per
esclusione, analizzando la presenza o meno di queste sostanze che
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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