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BIOCHIMICA – LEZIONE 2 – 29-04-2016
La solubilità di una molecola si traduce nella sua capacità di
interagire con l’acqua. Se ha invece la possibilità di formare
legami d’idrogeno o legami dipolo-dipolo la molecola sarà
solubile.
Le molecole anfipatiche sono caratterizzate da un’area della
molecola polare, la cosiddetta testa costituita da atomi di
idrogeno, e un’area apolare, denominata coda, costituita da
atomi di carbonio e idrogeno. Queste molecole possono
essere considerate molecole detergenti. Queste molecole
possono interagire con le molecole di grasso attraverso le
loro code lipofile disgregando l’aggregato e
successivamente le teste polari possono andare ad
interagire con l’acqua permettendo il dilavamento delle
molecole di grasso. La natura anfifilica di queste molecole
permette l’interazione sia con le cellule lipofile che con le
molecole polari di acqua.
Il termine anfotero viene utilizzato per indicare una qualità in
termini di reattività. Una sostanza anfotera è una sostanza
che oltre ad essere polare può comportarsi anche da acido
o base. Anfotero è un aggettivo più generico. Anfifilico e
anfipatico fanno riferimento alla dualità in termini di
polarità.
I passaggi di stato non sono delle trasformazioni chimiche
perché non c’è trasformazione della struttura chimica dei
componenti del sistema. Le trasformazioni chimiche
determinano invece delle alterazioni della composizione
molecolare.
Le reazioni di ossido-riduzione sono delle trasformazioni
chimiche. Infatti da alcuni reagenti(fase iniziale) otteniamo
alcuni prodotti(fase finale) che sono chimicamente diversi
dai reagenti.
Un processo endoergonico per avvenire richiede energia.
Un processo esoergonico avviene spontaneamente e
rilascia energia.
BIOCHIMICA – LEZIONE 2 – 29-04-2016
TERMODINAMICA: è quella branca della fisica e della
chimica che studia le variazioni energetiche associate alle
trasformazioni.
CINETICA: è quella branca della fisica e della chimica che
studia la velocità con cui avviene una trasformazione.
L’energia libera di Gibbs è una forma di energia utilizzata
in termodinamica.
Per si intende la variazione tra l’energia del sistema
∆G
nello stato finale e l’energia del sistema nello stato iniziale.
Nel caso di un processo esoergonico il processo favorito
è quello che va dai reagenti ai prodotti (processo diretto)
perché termodinamicamente favorito, mentre il processo
inverso è termodinamicamente sfavorito. I processi
esoergonici prevedono una = G -G < 0 . K = ([C] [D] /
∆G 2 1 eq
[A] [B] > 0.
Al contrario, i processi endoergonici che richiedono
energia affinché il processo avvenga, prevedono una =
∆G
G -G > 0. Nel caso di un processo endoergonico, il
2 1
processo favorito termodinamicamente è quello che va dai
prodotti ai reagenti (processo inverso). K = ([C] [D] / [A] [B]
eq
< 0
Accoppiamento di reazione: un processo endoergonico
utilizza l’energia liberata da un processo esoergonico.
Esiste un caso particolare di trasformazione chimica che
segue le leggi del cosiddetto equilibrio chimico. Per
trasformazioni “all’equilibrio” si intendono trasformazioni per
le quali la velocità del processo diretto è uguale alla velocità
del processo inverso. In questo caso le concentrazioni dei
reagenti e dei prodotti non cambiano. In queste reazioni ∆G
= 0.
Un esempio molto importante di trasformazione all’equilibrio
è quello che viene definito autoprotolisi dell’acqua ovvero
una trasformazione chimica in cui due molecole di acqua
interagiscono tra di loro generando due ioni: lo ione
+ -
idronio(H O ) e lo ione ossidrile(OH ). Questa reazione
3
all’equilibrio non prevede una completa trasformazione dei
BIOCHIMICA – LEZIONE 2 – 29-04-2016
reagenti, ma arriva ad un punto in cui la velocità del
processo diretto è uguale alla velocità del processo inverso,
cioè tante molecole di acqua si trasformano in idronio e
ione ossidrile quante molecole di idronio e ossidrile si
trasformano in molecole di acqua. Si arriva dunque ad uno
stato in cui non c’è più prevalenza del processo diretto o
inverso.
Il sistema quindi non conterrà solo reagenti o solo prodotti,
ma conterrà sia l’uno che l’altro.
Per questi sistemi possiamo definire la cosiddetta costante
di equilibrio , cioè l’espressione delle quantità relative di
reagenti e di prodotti nel sistema all’equilibrio.
K = [PRODOTTI] / [REAGENTI] K = ([C] [D] / [A] [B])
eq eq
Conseguentemente alle proprietà del quoziente possiamo
fare alcune considerazioni.
Se la K è molto piccola più concentrazione dei
eq
reagenti. Ovvero all’equilibrio c’è stata la prevalenza del
processo inverso, ovvero la reazione è avvenuta poco.
Se la K è molto grande minor concentrazione dei
eq
reagenti. Di conseguenza nello stato finale poiché non ci
sono più i reagenti, significa che la K tende ad infinito per
eq
quei processi che sono irreversibili.
La K = 0 non c’è stata alcuna reazione. Ovvero non c’è
eq
presenza di prodotti.
Il principio che ci permette di valutare l’effetto di alcune
variabili sull’equilibrio chimico è il principio di Le Chatelier
– Brown , che dice: il sistema all’equilibrio si oppone a
qualsiasi variazione delle proprietà chimico-fisiche del
sistema. Ciò significa che se si va ad aumentare
arbitrariamente la quantità dei prodotti, il sistema
all’equilibrio tenderà ad opporsi a questa variazione
RIPRISTINANDO l’equilibrio chimico; in questo caso
dunque prevarrà il processo inverso (mentre se si
aumentano le quantità dei reagenti prevale il processo
diretto) fino a quando non sarà generata una
concentrazione di acqua tale da soddisfare la K che non
eq