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IRRORAZIONE ARTERIOSA
L’arteria laringea superiore, ramo della tiroidea superiore sfrutta l’orifizio presente lateralmente nella
membrana iotiroidea. Un altro ramo che si porta più in basso è l’arteria cricotiroidea, ramo dell’arteria
tiroidea superiore, che è uno dei tre rami collaterali anteriori della carotide esterna. Terzo ramo arterioso
che vascolarizza la laringe è l’arteria laringea inferiore, che perfora la membrana cricotracheale per portarsi
internamente alla mucosa; è un ramo della tiroidea inferiore, ramo del tronco tireocervicale, ramo della
succlavia.
DRENAGGIO VENOSO
Il drenaggio venoso spetta per la parte sopraglottica alla vena laringea superiore tributaria della tiroidea
superiore e quindi della giugulare interna. In basso, la vena laringea inferiore drena il sangue dalla parte
sottoglottide, tributaria della vena tiroidea media, tributaria della giugulare interna. Un’altra vena è la vena
laringea posteriore, tributaria della vena tiroidea inferiore, a sua volta tributaria della brachiocefalica o
anonima di sinistra.
INNERVAZIONE
È innervata da due rami del nervo vago, il laringeo superiore e inferiore. Il nervo laringeo superiore si divide
in un ramo interno e uno esterno: il ramo esterno si porta in basso al muscolo cricotiroideo, ha quindi
destino motorio, muscolare; il ramo interno sfrutta l’orifizio della membrana iotiroidea per portarsi alla
mucosa della superficie interna della laringe quindi è un ramo sensitivo. Il nervo laringeo inferiore si chiama
anche ricorrente (perché risale dal basso; a destra il nervo vago piega intorno all’arteria succlavia di destra,
mentre a sinistra risale ponendosi nello spazio tra esofago, trachea e lobo sinistro della ghiandola tiroide),
penetra nella mucosa della laringe perforando la membrana cricotracheale e si divide in più rami, anteriori
(motori) destinati ai muscoli della laringe ad eccezione del cricotiroideo e in un unico ramo sensitivo
posteriore, che va ad anastomizzarsi coi rami sensitivi del ramo interno del nervo laringeo superiore,
formando l’anastomosi di Galeno. Anatomia I – Prof.ssa Soldani
DRENAGGIO LINFRATICO
I vasi linfatici sono distinti in due plessi: i vasi della porzione sopraglottica fanno capo ai linfonodi cervicali
profondi, mentre i vasi della porzione sottoglottica fanno capo ai linfonodi prelaringei, linfonodi
pretracheali e linfonodi paratracheali che nell’insieme formano i linfonodi cervicali anteriori; la linfa viene
poi drenata ai linfonodi cervicali profondi. TRACHEA
È un condotto impari e mediano, con parete costituita da cartilagini. Ha una lunghezza di 12cm e diametro
di 18mm. Si origina nel collo all’altezza di C6, si porta in cavità toracica dove termina all’altezza di T4.
Distinguiamo quindi una parte cervicale e una parte toracica. Nella parte cervicale mantiene la sua
posizione nella loggia anteriore del collo, mentre nella parte toracica si sposta più in profondità e verso
destra. Alla sua origine è piuttosto mobile perché segue i movimenti della laringe al momento della
deglutizione e della respirazione mentre nella sua parte terminale è più fissa perché la biforcazione
tracheale è mantenuta in situ da un legamento fibroso che la fissa al centro frenico del diaframma al lato
dell’orifizio della vena cava. La trachea è rivestita da 16 a 20 semianelli cartilaginei, incompleti
posteriormente. Questi anelli a forma di ferro di cavallo o di C e si applicano sulla parte anteriore e laterale
della trachea; la parte posteriore della trachea (quinto posteriore) risulta appiattita e molle ed è stata
chiamata parte membranacea; ciò permette all’esofago di espandersi al passaggio del bolo alimentare. I
semianelli sono disposti parallelamente, non in contatto ma intervallati da tessuto fibroelastico che
costituisce i cosiddetti legamenti anulari. Ciò determina flessibilità della trachea, infatti questa segue i
movimenti della colonna cervicale.
RAPPORTI
Parte cervicale: i rapporti posteriori sono con l’esofago, con cui il contatto è stabilito da legamenti
fibroelastici che nell’insieme costituiscono il muscolo tracheoesofageo. La trachea mantiene nel collo
posizione superficiale. Al davanti della trachea (primi tre semianelli) troviamo l’istmo o ponte trasverso
della ghiandola tiroide. Più in basso, troveremo abbondante tessuto adiposo in cui decorrono le vene
tiroidee inferiori, tributarie della vena anonima di sinistra. Troveremo anche i linfonodi pretracheali e
più in superficie i muscoli sottoiodei che lasciano al centro un interstizio muscolare; troveremo la fascia
cervicale superficiale, giugulari, sottocutaneo e cute. Lateralmente troviamo i lobi laterali della
ghiandola tiroidea e più a distanza il fascio vascolonervoso del collo.
Parte toracica: posteriormente troviamo ancora l’esofago; anteriormente, circondata da abbondante
tessuto adiposo, troviamo linfonodi pre- e paratracheali, troviamo i muscoli sottoioidei in alto (con due
dei quattro muscoli); nel bambino qui giunge la parte superiore dei lobi timici; al davanti troviamo la
vena anonima di sinistra; ancora più in basso troviamo la prima parte dell’arco aortico e i primi due
(arterie brachiocefalica e carotide comune sinistra) dei tre rami dell’arco aortico. Queste arterie sono in
intimo rapporto tra loro al davanti della trachea, poi divaricano e si allontanano l’una dall’altra. Al
davanti della biforcazione tracheale troveremo il ramo destro dell’arteria polmonare. A destra la
trachea entra in rapporto con la pleura mediastinica del polmone di destra (sul polmone crea
l’impronta tracheale), con la vena azygos che a T4 piega in avanti formando un arco che abbraccia il
bronco destro per aprirsi nella vena cava superiore e infine con il nervo vago di destra. A sinistra
troviamo l’arco aortico e subito più in alto il terzo ramo dell’arco aortico, arteria succlavia di sinistra, e
inoltre troveremo il nervo ricorrente di sinistra e pleura mediastinica del polmone sinistro e faccia
mediastinica di esso. BRONCHI
All’altezza di T4, la trachea, si divide in due bronchi, che si differenziano per una diversa lunghezza, un
diverso calibro e un diverso orientamento. Il bronco destro misura in media 2 cm di lunghezza, il sinistro 5
cm. Anche il calibro è diverso: 15mm per il destro, 11mm per il sinistro. Questo perché il polmone destro è
Anatomia I – Prof.ssa Soldani
un po’ più voluminoso di un rapporto 11 a 10; il polmone di sinistra ha una fossa cardiaca molto più
rappresentata del polmone di destra, per cui il bronco destro deve portare maggiore volume di aria al
polmone di destra. Il bronco destro è più vicino al piano verticale (perché è più vicino al polmone
corrispondente), e rispetto al piano sagittale forma un angolo di 20°. Il sinistro è più vicino al piano
orizzontale e quindi forma col piano sagittale mediano un angolo di circa 50°. L’angolo di biforcazione
misura circa 70°. Infine la morfologia esterna ma anche la struttura microscopica dei bronchi è la stessa
della trachea: sono rivestiti da 4 a 6 semianelli cartilaginei nel bronco destro, da 9 a 12 semianelli nel
bronco sinistro.
RAPPORTI
Bronco destro, entra in costituzione del peduncolo polmonare, ed entra in rapporto anteriormente con
i vasi polmonari cioè ramo destro dell’arteria polmonare e vene polmonari destre; posteriormente
troveremo i vasi bronchiali, molto piccoli, vasi trofici del polmone. È scavalcato superiormente e
posteriormente dalla vena azygos.
Bronco sinistro, davanti ha i vasi polmonari, le due vene polmonari di sinistra, i vasi bronchiali di sinistra
e inoltre è circondato posteriormente e superiormente dall’arco aortico.
A circondare i bronchi destro e sinistro troveremo i linfonodi. I bronchi danno origine ad una serie di
ramificazioni che si fanno sempre più sottili e numerose: albero bronchiale. L’area leggermente incavata in
cui si immettono prende il nome di ilo del polmone. La modalità di ramificazione ricorda la botanica:
monopodica (stacca il ramo collaterale mantenendo la propria identità) nelle prime ramificazioni,
successivamente, nelle ramificazioni più distali, si fa dicotomica (si divide in due rami di uguale calibro).
PORZIONI CONDUTTIVE E RESPIRATORIE DELL’ALBERO BRONCHIALE
Le prime ramificazioni mantengono le caratteristiche delle vie precedenti, sono vie aerifere, e sono
chiamate porzioni conduttive: bronchi principali, lobari (destinati al lobo, suddivisioni macroscopiche del
polmone), segmentali (o zonali, destinati alle zone o segmenti, ulteriori suddivisioni del polmone),
interlobulari (decorrono nello stroma connettivale del polmone che forma i lobuli), lobulari (si impegna nel
lobulo), bronchioli terminali (il bronchiolo ha calibro≤1mm). Le vie aerifere intrapolmonari più distali,
chiamate porzioni respiratorie, hanno funzione respiratoria: bronchioli respiratori (parete parzialmente
estroflessa in alveoli), condotti alveolari (parete parzialmente estroflessa in alveoli), sacchi alveolari (parti a
fondo cieco), alveoli.
STRUTTURA DEI BRONCHI
I vari tratti dell’albero respiratorio possono essere raggruppati in bronchi di:
Grosso calibro: trachea e bronco extrapolmonare. La sezione non è circolare ma schiacciata
posteriormente, perché sono rivestiti da semianelli cartilaginei, incompleti a livello del quinto
posteriore. Ha una parete rigida determinata dall’impalcatura cartilaginea e lume pervio. Troviamo 3
tonache: mucosa, sottomucosa, fibroelastica. L’epitelio tracheo-bronchiale è cilindrico
pseudostratificato ciliato, formato da 6 citotipi: cellule ciliate, strette e allungate con numerosissime
ciglia, il cui battito favorisce la clearance muco-ciliare, pulizia delle vie aerifere; cellule
mucipare/caliciformi che producono muco con funzione di intrappolare sostanze estranee, e tendono a
diminuire e poi scomparire al livello del bronchiolo; cellule basali, che servono per il turnover degli altri
citotipi; cellule argentaffini o neuroendocrine o di Kulchitsky o di Feyrten, basse, tondeggianti e in
rapporto con la lamina basale, che producono principalmente serotonina, la quale stimola la
contrazione della muscolatura liscia (possono raggrupparsi a formare corpi neuroepiteliali); brush cell o
cellule con orletto, in rapporto con fibre afferenti nervose, sensibili all’ipossia o ipercapnia; cellule
sierose che presentano nel citoplasma secreto ricco di sostanze antibatteriche e IgA. Nello spessore
dell’epitelio possono giungere le terminazioni di linfociti T e plasmacellule. La tonaca propria presenta
un connettivo ricco di fibre elastiche, addensamento di tessuto linfoide e condotti escretori delle
ghiandole accolte nella tonaca sottomucosa. Anche la sottomucosa è ricca