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S).
Queste sequenze possono funzionare come trasposoni ed assemblare le
varie unità secondo quattro strutture isomeriche diverse. Le TR servono
per la circolarizzazione del genoma durante la duplicazione: nel capside il genoma è dsDNA
lineare, ma all’interno della cellula appunto circolarizza; aumentando la complessità e le
dimensioni della particella virale, questi virus hanno 3 ondate trascrizionali, ed infatti si parla di:
- Geni α o proteine PRECOCISSIME (IE = Immediate Early)
- Geni β o proteine PRECOCI (E)
- Geni γ o proteine TARDIVE (L)
Il sistema è finemente regolato. Gli Adenovirus, entrando nella cellula, necessitano di fattori
cellulari per attivare gli enhancer di E1A, mentre gli Herpesvirus non necessitano nemmeno di
questo, ed infatti hanno una replicazione nucleare; tra le proteine del tegumento, una, la VP16,
detta anche αTIF (fattore della trascrizione α) promuove la trascrizione dei 5 geni α appunto,
responsabili di diverse funzioni tra cui quella di interagire con fattori trascrizionali cellulari e
promuovere la trascrizione dei geni virali con il solito meccanismo: all’inizio, essendoci basse
concentrazioni di geni α attuano un meccanismo a feedback positivo aumentando la propria
trascrizione, mentre quando raggiungono una concentrazione sufficiente prevale l’attività di
feedback negativo. Le proteine α sono responsabili anche del tropismo del virus ed hanno attività
neurotossica; i vettori viali costruiti a partire da HSV1 hanno i geni α deleti. Le proteine α sono
inoltre importanti nel processamento degli antigeni, per ridurre l’esposizione degli antigeni virali da
parte delle cellule infettate; uno dei prodotti α è indispensabile per la replicazione virale. Le
proteine α regolano positivamente la sintesi dei geni β, i quali sono proteine coinvolte nella
replicazione del DNA virale e sono molte di più rispetto a quelle degli Adenovirus, che necessita
l’induzione della fase S della cellula per sfruttare una serie di enzimi, che sono invece codificati dai
geni β di HSV, tra cui la DNA polimerasi, la timidina chinasi (importante per la manipolazione del
genoma e perché è un bersaglio per il trattamento farmacologico), elicasi, ribonucleotide riduttasi,
etc, tutti enzimi che consentono ai virus di replicarsi anche in cellule quiescenti (come anche i
neuroni appunto). Tra le proteine precoci ci sono anche quelle che intervengono nelle fasi più
tardive del ciclo replicativo, ovvero le proteine di scaffold che servono per la costruzione del
capside. La replicazione del DNA avviene mediante un meccanismo definito “ROLLING CIRCLE”,
in quanto un enzima virale determina il taglio di uno dei due filamenti permettendo alla DNA
polimerasi virale di girare attorno al filamento non tagliato, garantendo la sintesi del filamento ad
esso complementare. Così facendo si allunga il primo filamento, e contemporaneamente l’altro si
stacca, linearizzando (srotolandosi dallo stampo circolare), e viene sfruttato per formare i
frammenti di Okazaki. Via via che il filamento si stacca e la polimerasi continua a girare, il secondo
filamento si allunga sempre di più formando un concatamero che viene poi tagliato da una DNAsi
virale. A questo punto, sullo stampo dei nuovi genomi, inizia la trascrizione dei geni γ, promossa
dai geni β ed α; a loro volta, i geni γ inibiscono la trascrizione degli altri in quanto non servono più.
Le proteine di envelope e matrice non glicosilate tornano nel nucleo, mentre quelle glicosilate
diventeranno proteine dell’envelope, e questa enorme varietà permette al virus di avere numerosi
antirecettori diversi e di avere un ampio tropismo.
Quello descritto finora prende il nome di CICLO LITICO, che è un ciclo produttivo in quanto
determina la produzione di una progenie virale che si libera ed infetta altre cellule permissive; si
distinguono cellule permissive e sensibili: le cellule sensibili sono quelle che possiedono i recettori
per un dato virus, ai quali questo si lega, entra nelle cellule, ma non è detto che in esse si replichi
(una cellula sensibile non è sempre permissiva), mentre le cellule permissive sono quelle in cui il
virus si può replicare e produrre progenie. Quando il virus entra in una cellula ma non riesce a
portare a termine il suo ciclo replicativo si parla di INFEZIONE ABORTIVA, un ciclo non produttivo
in cellule non permissive, nelle quali non si forma né progenie né genoma virale, perché il virus
non trova nella cellula gli enzimi necessari; l’infezione abortiva può anche causare danni alla
cellula, perché i componenti virali possono avere un’azione tossica per la stessa, oppure le
proteine cellulari, a contatto con il virus, determinano una risposta immunitaria.
Gli Herpesvirus presentano inoltre il fenomeno della LATENZA, un ciclo non produttivo in cellule
permissive, che si verifica con tutti i virus a DNA e, tra quelli a RNA, solo nei Retrovirus; per
latenza si intende che il virus infetta l’ospite, il sistema immunitario riesce a controllare l’infezione e
contenerla, ed il virus smette di replicarsi ma, a differenza di quanto avviene con i virus ad RNA,
dove la risposta immunitaria porta a completa eradicazione del virus dall’ospite, con i virus a DNA
questo non succede in quanto durante il ciclo litico una certa quantità di virus raggiunge le cellule
della latenza, diverse da quelle in cui si replica, dove stabilisce un rapporto di latenza, ovvero non
si replica e non forma la progenie virale o il DNA. In alcuni casi il virus è completamente silente,
mentre altre volte (Herpes Simplex) si ha la trascrizione di alcuni RNA che non vengono però
tradotti, ed altre volte ancora si formano degli mRNA che vengono poi tradotti a formare le proteine
della latenza, le quali non portano però alla duplicazione del genoma. La latenza è una fase in cui
il virus è completamente o parzialmente silente, ma è presente nelle cellule, ed infatti possiamo
documentarlo con la PCR, e sotto determinati stimoli il DNA può riattivarsi dando un ciclo litico e
determinando le infezioni ricorrenti, che possono essere sintomatiche o, nella maggior parte dei
casi, asintomatiche. Terminata la riattivazione, il virus ritorna in latenza, ed infatti il rapporto di
latenza dura per tutta la vita. Quali sono i meccanismi che determinano una riattivazione del virus
dalla latenza? Il principale è sicuramente un calo delle difese immunitarie, che può voler dire sia
immunosoppressione, ed in questo caso i virus si comportano come opportunisti, mentre negli
immunodepressi causano malattie molto gravi e spesso mortali (HSV1 è la causa più frequente di
encefalite sia negli immunocompetenti che negli immunodepressi), ma anche essere associata a
stress psicofisico, situazioni ormonali, esposizione ai raggi UV, traumi meccanici (rari nell’uomo),
gravidanza (la riattivazione di HSV2 -herpes genitale- durante la gravidanza può infettare il
neonato al momento del parto ed essere anche fatale). Alcuni virus si riattivano più facilmente di
altri, ad esempio l’herpes labiale, mentre il virus della varicella Zoster, nei bambini dà questa
malattia esantematica, mentre nell’adulto dà Zoster o “fuoco di Sant’Antonio”, che però è piuttosto
raro. 24 h dopo l’infezione nelle cellule epiteliali periferiche, il virus risale le terminazioni nervose
sensitive della faccia e si localizza in latenza nei neuroni del ganglio del trigemino, da cui si può
riattivare andando in senso inverso e causando infezioni labiali o gengivali.
Cosa succede quando il virus raggiunge i gangli? Si possono verificare due fenomeni che si
escludono reciprocamente: se vengono espresse le 4 proteine α si attiva la cascata replicativa e si
formeranno le proteine β e γ, mentre se vengono trascritte le tre regioni LAT (trascritti associati alla
latenza), che si trovano nella stessa regione della proteina α0 ma vengono trascritte in senso
opposto, non parte il ciclo litico ed il virus stabilisce la latenza, sebbene la funzione di questi
trascritti, che possiedono due promotori (LAP1 e 2), non sia implicata nel mantenimento della
latenza (virus deleti per questi geni instaurano comunque la latenza), ma sono sicuramente
coinvolti nella riattivazione dalla latenza; mutanti per LAT non sono in grado di riattivarsi dalla
latenza. I LAT sono geni importanti per la costruzione dei vettori perché essendo espressi in fase
di latenza, si possono costruire dei vettori per l’espressione del transgene anche nei neuroni, in
quanto raggiungono queste cellule con estrema facilità. Che vantaggio ha mettere un transgene al
posto di LAT? I primotori funzionano durante la latenza e questo fa sì che il virus non si replichi ma
esprima comunque il gene d’interesse senza riattivarsi.
I Poxvirus sono dotati di un genoma molto grosso, con simmetria complessa e dimensioni elevate;
la simmetria complessa è data da una membrana lipidica con sopra fibrille, due corpi proteici
laterali che schiacciano il core, la membrana a palizzata lipidica ed il DNA a doppio filamento (250
geni, molti dei quali non essenziali per la replicazione, quindi anche questi possono essere usati
per la costruzione di vettori).
All’interno della cellula si formano due tipi di particelle virali, IMV (Intracellular Mature Virus) ed
EEV (Extracellular Enveloped Virus), che hanno funzioni diverse e si distinguono per il fatto che
EEV ha un’ulteriore membrana fosfolipidica all’esterno. L’enorme quantità di geni codificati dal
virus dà luogo a numerose proteine dei rivestimenti e proteine enzimatiche, ed inoltre non ci sono
sequenze introniche e non avvengono fenomeni di splicing. Anche nei Poxvirus si hanno tre
ondate trascrizionali:
- Trascrizione precoce
- Trascrizione intermedia
- Trascrizione tardiva
È una famiglia che comprende numerose sottofamiglie e generi, tra cui i Cordopoxvirinae, che
comprende gli Ortopoxvirus che infettano anche l’uomo (Variola e Vaccinia) e gli Avipoxvirus che
infettano gli uccelli; il Variola è l’agente eziologico del vaiolo, ed infetta solo l’uomo, mentre il virus
del mollusco contagioso causa una malattia esantematica piuttosto rara, ed il Vaccinia è il virus
che veniva utilizzato epr i primi vaccini, ma la cui origine (sicuramente animale) si è persa nel
tempo, sebbene si pensava derivasse dal Cowpox. Il Variola era causa del VAIOLO, una pandemia
che ha condizionato fortemente l’andamento della storia: gli Spagnoli sconfissero gli Inca
spargendo il vaiolo (a Cuba ci sono solo persone nere perché i nativi sono stati sterminati dagli
spagnoli); alcuni stipiti particolari avevano una mortalità del 70%. È un virus estremamente
resistente nell’ambiente, che pu&