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AGENTI ALCHILANTI
Classe di farmaci antitumorali che ha come bersaglio il DNA, in particolare esercita un’azione
citotossica tramite alchilazione sul DNA.
Sono farmaci antitumorali non ciclo e non fase specifici ossia non esercitano la loro azione tossica
solo sulle cellule che si trovano nel ciclo cellulare e solo in una particolare fase del ciclo cellulare
ma su tutte le cellule indistintamente. Dal punto di vista dell’effetto sul tumore ciò è un vantaggio
perché tutte le cellule sono potenziali bersagli; dal punto di vista della tossicità, è uno svantaggio
perché sono farmaci molto tossici in quanto esplicano la loro azione citotossica anche sulle cellule
in quiescenza proliferativa.
Un’alchilazione è una qualsiasi reazione che porta all’addizione di un gruppo alchilico (-CH ,
2
-CH CH …) ad una molecola.
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I punti più frequenti di alchilazione sono l’N in posizione 7 della guanina e l’O in posizione 6 della
guanina, in quanto sono addotti fortemente stabili in grado di attivare nella cellula il pathway
apoptotico.
Gli agenti alchilanti possono essere suddivisi dal punto di vista farmacologico in 2:
_ Monofunzionali: 1 gruppo in grado di mediare i processi di alchilazione sul DNA (in genere
non sono in grado di dare addotti in termini di numero e di stabilità sufficienti per attivare nelle cellule
tumorali il pathway apoptotico e sono anche facilmente riparabili dai sistemi di riparazione della
cellula)
_ Bifunzionali: 2 gruppi in grado di mediare i processi di alchilazione sul DNA
I possibili esiti dell’alchilazione sono: formazione di legami crociati nel DNA, scissione dell’anello,
appaiamento anomalo delle basi (guanina alchilata unita da legami idrogeno alla timina), distacco
della base alchilata dal DNA.
Per ogni danno indotto, esiste un sistema privilegiato di riparazione del danno stesso, e molto
spesso i tumori esposti al trattamento con agenti alchilanti divengono in corso di trattamento
resistenti perché upregolano tra i sistemi di riparazione quelli specifici per riparare il danno da
alchilazione indotto da quello specifico agente alchilante con cui sono trattati.
L’effetto terapeutico degli agenti alchilanti dipende dal grado di alchilazione subìto dal DNA
delle cellule tumorali e dalla velocità di riparazione delle cellule tumorali.
Un tumore a crescita lenta, a parità di grado di alchilazione indotto dall’agente alchilante, ha una >
probabilità di riparare il danno indotto rispetto a un tumore a crescita rapida perché le cellule
tumorali hanno tempo per riparare il danno e quindi sono meno responsivi al trattamento con
l’agente alchilante; viceversa, un tumore a crescita rapida, a parità di grado di alchilazione indotto
dall’agente alchilante, ha una < probabilità di riparare il danno indotto rispetto a un tumore a
crescita lenta perché le cellule tumorali non hanno tempo per riparare il danno e quindi sono
maggiormente responsivi al trattamento.
Per avere una cura efficace, si deve utilizzare un agente alchilante che causi un danno al
DNA molto importante in grado di innescare nelle cellule tumorali l’attivazione del pathway
apoptotico e su tumori con un rate proliferativo molto elevato.
Tumori di questo tipo sono in realtà curati con farmaci ciclo-specifici. L’uso degli agenti alchilanti
diviene importante quando i tumori diventano resistenti ai farmaci ciclo-specifici.
TOSSICITA’
Il problema della tossicità degli agenti alchilanti nei confronti delle cellule dell’intero organismo, può
essere bypassato in 3 modi:
1. Evitare una somministrazione sistemica dell’agente alchilante utilizzando la
somministrazione locale ove sia possibile raggiungere la massa tumorale.
X es. trattamento del tumore alla vescica (utilizzando un catetere), del glioblastoma: dopo
la rimozione del glioblastoma, nell’area dove è stato asportato vengono inseriti dei wafer
imbevuti di agente alchilante che andranno ad uccidere le eventuali cellule tumorali rimaste
evitando la recidiva (in questo caso la carmustina). Ciò fa sì che la dose venga rilasciata
localmente.
2. Coniugazione dell’agente alchilante con una molecola che ne permette il
direzionamento selettivo verso le cellule tumorali.
X es. Estramustina: agente alchilante coniugato all’estrogeno. Questa coniugazione
permette all’agente alchilante, dopo somministrazione sistemica, di arrivare in maniera
selettiva alle cellule tumorali caratterizzate dall’overespressione dei recettori per gli
estrogeni.
Viene utilizza per la cura del cancro al seno ormone-dipendente.
X es. Melphalan: agente alchilante coniugato alla fenilalanina. Questa coniugazione
permette all’agente alchilante, dopo somministrazione sistemica, di accumularsi
preferenzialmente all’interno delle cellule di melanoma caratterizzate da un sistema di
trasporto per la fenilalanina molto attivo. Viene utilizzato per la cura del melanoma.
3. Somministrazione dell’agente alchilante come profarmaco : es. ciclofosfamide e
temozolomide.
La ciclofosfamide è un profarmaco che, una volta somministrato, viene biotrasformato dal
sistema del citocromo P450 epatico in due metaboliti attivi: la 4-idrossiciclofosfamide e
l’aldofosfamide.
Il primo viene ulteriormente biotrasformato in un metabolita inattivo (che verrà eliminato
dall’organismo), mentre il secondo può seguire due vie biotrasformative: una via
enzimatica catalizzata dall’aldeide deidrogenasi in cui l’aldofosfamide viene convertita in
un metabolita inattivo chiamato carbossifosfamide (che verrà eliminato dall’organismo) e
un’altra via non enzimatica favorita da particolari condizioni del microambiente tumorale (x
es. acidità) in cui l’aldofosfamide viene convertita in due metaboliti tossici ossia gli agenti
alchilanti, la fosfaramide mostarda e acroleina.
La differenza sostanziale tra la ciclofosfamide e la temozolomide come profarmaci è che la
prima subisce biotrasformazioni enzimatiche e non, la temozolomide subisce
biotrasformazioni esclusivamente non enzimatiche.
La temozolomide ha la capacità di attraversare la barriera emato-encefalica e perciò viene utilizzata nel
trattamento del glioblastoma.
Il 67% delle lesioni indotte sul DNA dalla temozolomide va a metilare l’azoto in posizione 7 della guanina, 8%
va a metilare l’ossigeno in posizione 6 della guanina.
RESISTENZA
Distinzione tra tumori intrinsecamente resistenti e tumori estrinsecamente resistenti (> parte
dei casi).
I primi sono i tumori che, senza mai essere stati esposti ad alcun farmaco antineoplastico, non
sono sensibili a quella specifica classe di farmaci.
Questi tumori vengono genericamente determinati all’inizio del trattamento farmacologico e perciò il paziente viene
sottoposto solo al trattamento con i farmaci verso cui il tumore risulta sensibile.
I secondi sono tumori che, all’inizio del trattamento erano sensibili all’azione del farmaco
antineoplastico somministrato, e che poi, sotto pressione selettiva del trattamento farmacologico,
sono diventati resistenti all’azione di quel farmaco, in quanto delle cellule tumorali che
casualmente avevano messo in atto delle mutazioni che conferivano loro un fenotipo resistente,
hanno preso il sopravvento e sono andate avanti a proliferare.
I meccanismi molecolari di resistenza messi in atto dalle cellule tumorali sono 4:
1. Upregolazione dell’espressione dell’aldeide deidrogenasi.
Una maggior quantità di aldofosfamide sarà inattivata dall’aldeide deidrogenasi e solo una
minor quantità di aldosfamide sarà biotrasformata in metaboliti alchilanti.
È quindi un meccanismo di resistenza nei confronti della ciclofosfamide.
Strategie farmacologiche per bypassare questo meccanismo di resistenza:
- Somministrare un inibitore selettivo dell’aldeide deidrogenasi nelle cellule tumorali
(decrementare l’attività dell’aldeide deidrogenasi a livello fisiologico, soprattutto a livello epatico,
significherebbe dare origine a fermenti tossici nella via di conversione degli alcoli). Questo tipo
di inibitori selettivi non è ancora stato trovato.
- Somministrare una dose maggiore di ciclofosfamide in modo da avere più aldofosfamide e
quindi una maggiore quantità di metaboliti tossici.
2. Incremento dei meccanismi di detossificazione basati su molecole nucleofile come x es.
il glutatione. In questo caso, la cellula tumorale upregola l’espressione della glutatione s-
transferasi, che catalizza la coniugazione del glutatione con gli agenti alchilanti.
Una buona quantità dell’agente alchilante viene inattivato e quindi reso indisponibile all’effetto di
danno sul DNA.
Strategie farmacologiche per bypassare questo meccanismo di resistenza:
- Somministrazione di acido etacrinico: inibisce la glutatione s-transferasi, che coniuga il
glutatione con gli agenti alchilanti.
Con questa strategia impattiamo non solo sulle cellule tumorali ma anche sulla attività
fisiologica epatica, perché la glutatione s-transferasi è un enzima coniugativo di fase II
importante per la detossificazione da xenobiotici. ƴ
- Somministrazione di L-butionina sulfoximina: inibisce la -glutammina sintetasi, il primo
enzima della via di sintesi del glutatione.
3. Diminuzione della permeabilità della cellula tumorale nei confronti dell’agente alchilante
dovuta a mutazioni nei geni che codificano per trasportatori che mediano l’ingresso del
farmaco nella cellula / La cellula tumorale può esprimere de novo delle proteine di
membrana che mediano un efflusso attivo del farmaco.
Nella cellula non c’è un accumulo sufficiente di farmaco che causa un danno al DNA molto
importante in grado di innescare nelle cellule tumorali l’attivazione del pathway apoptotico.
4. Incremento dei sistemi di riparazione del DNA deputati a riparare uno specifico danno
indotto da uno specifico agente alchilante.
È un meccanismo di resistenza che viene più comunemente messo in atto nei glioblastomi umani
di pazienti sotto trattamento con temozolomide: la cellula tumorale overesprime la metil-guanina-
metil-transferasi (MGMT) ossia l’enzima che catalizza la rimozione dei gruppi metili dalla guanina
vanificando l’effetto della temozolomide .
(la temozolomide induce la metilazione della guanina)
Questo esempio specifico vale per tutti i sistemi di riparazione endogeni deputati alla riparazione di uno specifico danno
indotto da uno specifico agente alchilante.
Strategia farmacologica per bypassare questo meccanismo di resistenza: O -benzil guanina, è un
6
inibitore selettivo della MGMT e agisce da pseudosubstrato legando MGMT e trasferendo
covalentemente il suo gruppo benzilico