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Lezione 10 – 22 marzo 2022
Montesquieu pensa che la libertà sia assicurata da un particolare
tipo di Costituzione e dall’altro attraverso le leggi penali. A seconda
della classe a cui appartiene il reato dipende la proporzionalità della
pena.
- Reato contro la religione. La pena per l’offesa a Dio è
comminata direttamente da Dio. è una pena religiosa e
contempla la privazione dei privilegi di appartenere alla
comunità religiosa: si viene scomunicati.
- Reati contro i costumi, sono puniti con pene che relegano
dalla comunità, riguardano il confino o il mancato
riconoscimento di qualsiasi attività civile.
- Crimini contro la tranquillità e contro la sicurezza dei
cittadini sono quelli che sottostanno alla repressione penale
da parte dello Stato. Le pene naturali per i crimini della terza
classe erano la prigione e l’esilio; le pene per i crimini della
quarta classe erano i supplizi come la berlina, la fustigazione,
pene corporali in genere.
Montesquieu fa rientrare nei crimini punibili dallo Stato anche quelli
di lesa maestà divina, la magia e l’eresia, puniti dallo Stato perché
sono crimini che turbano la tranquillità pubblica. Questo
atteggiamento è contrario alla dottrina dei giuristi tedeschi, che
dividevano i peccati dai reati. I crimini di lesa maestà umana,
l’autore è critico verso il diritto allora vigente e limita le fattispecie
comprese nel genere perché vuole limitare l’invadenza del monarca
e del potere centrale per quegli atteggiamenti secondo lui troppo
accentrati. L’autore è spesso contraddittorio e confuso, ma porta
avanti idee innovative, soprattutto è tra i primi a porsi il problema
penale come diritto di punire. Quand’è che lo Stato ha il diritto di
punire e quando deve retrocedere? È il primo, in Francia, ad
esaminare il problema penale come rapporto tra pena e crimine, la
pena deve essere proporzionata al crimine. È piuttosto contrario
all’accentramento del potere nelle mani del sovrano, appoggia i
privilegi cetuali e pone in risalto il principio di legalità, ossia la
necessità che esistano leggi fisse e stabili in vigore prima di
nulla poena sine lege
emettere il giudizio: . Non solo, mette in risalto
che le leggi devono essere fatte da un organo diverso da quello che
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giudica, è una separazione del potere legislativo da quello
giudiziario. Ci sono poi punti fermi e di innovazione.
JEAN-JACQUES ROUSSEAU
Nasce nel 1712 e muore nel 1778, siamo piuttosto avanti nel XVIII
secolo. Rousseau è uno dei principali oppositori a quello che era il
sistema vigente dell’assolutismo illuminato: i sovrani pensano al
benessere dei sudditi, ma è il secolo in cui si afferma con maggior
decisione l’accentramento del potere nelle mani del sovrano. Il
pensiero di Rousseau è stato tirato per il collo da tutti gli
schieramenti politici: ha influenzato le correnti più svariate, lo
hanno interpretato in modi opposti tra loro. Rousseau sostenne che
alla base di ogni società c’è un contratto sociale. Appoggia le teorie
contrattualistiche inglesi, anche se erano sboccate in pensieri
nettamente opposti con Hobbes e Locke. Rousseau concepisce la
nascita della società civile attraverso un contratto sociale che è
però molto diverso da quello di Locke e di Hobbes. Con questo
contratto sociale gli uomini dovevano alienare tutti i loro diritti
naturali in modo definitivo, non potevano più tornare indietro e qui
si avvicina al pensiero di Hobbes, il quale sosteneva che una volta
scelto il proprio Re, il popolo non poteva tornare indietro nel caso in
cui egli non adempiesse al suo compito e non era colpa sua perché
esterno; al contrario di Hobbes, però, gli uomini avrebbero dovuto
ricevere i diritti naturali alienati dalla società e dallo Stato e li
ricevono come diritti individuali e garantiti. È lo Stato – e non più la
natura – che riconosce ai singoli individui diritti come la proprietà, la
libertà e l’uguaglianza. In questa sua teoria l’elemento che viene
messo in primo piano è l’individuo ed è per questo che il pensiero di
Rousseau viene usato in chiave liberale, associandolo alla corrente.
Nella dottrina di Rousseau ci sono però elementi che vanno contro
questa corrente: la sua dottrina faceva dipendere tutto dalla volontà
generale e questa volontà generale viene interpretata come
espressione del volere popolare, ed è per questo che la sua dottrina
viene da subito strumentalizzata dai giacobini e dalle dottrine del
totalitarismo comunitario. Alcune delle idee di fondo però affiorano
Dichiarazione
durante la Rivoluzione Francese e riprodotte nella
dei Diritti e del Cittadino del 1789: il concetto di sovranità
popolare, il principio di eguaglianza, il primato della legge
espressione della volontà generale e l’idea che tutta la società del
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tempo debba essere ricostruita dalla base. La sua opera principale è
Contratto Sociale
il , pubblicato nel 1762. Secondo Rousseau, che
espone le sue teorie contrattualistiche in quest’opera, l’uomo è nato
libero e dovunque è in catene. L’uomo nato libero, quando si trova
su questa terra, ovunque si trovi è vittima di un ordine sociale
basato sulla diseguaglianza ed è un fatto vero per l’epoca. In natura
Discorso
di fatto gli uomini erano liberi e uguali; nel 1754 scrive il
sull’origine dell’ineguaglianza fra gli uomini e qui esamina i
momenti e i motivi che crearono la diseguaglianza sulla terra.
Secondo Rousseau la diseguaglianza nasce con l’usurpazione della
terra e con la nascita della proprietà privata, è un pensiero ripreso
successivamente dai comunisti. Nasce la proprietà privata e la
divisione del lavoro con lo sviluppo delle prime fabbriche, ma qui
nascono le prime diseguaglianza tra gli individui e di conseguenza
per poter far fronte a questo problema si sente la necessità di
creare un potere statuale che porti nuovamente ordine. Nel
contratto sociale, quando parla di questi temi, Rousseau non
esamina i fatti storici, non fa un’analisi storica perché a lui interessa
cercare il diritto e la ragione. Rousseau vuole delineare un modello
giuridico teorico, vuole identificare un contratto ideale, perfetto per
definizione, non gli interessa l’essere, ma il dover essere: si sente
l’influenza delle correnti idealiste. Nel contratto sociale Rousseau
presenta un’ideale ricostruzione della storia per salvaguardare la
libertà e l’eguaglianza degli uomini. Spiega che nello stato di natura
ad un certo punto la libertà naturale dell’uomo non è più garantita,
e quindi bisogna trovare una nuova forma di associazione che
difenda e protegga con la forza comune sia la persona sia i beni di
ciascun associato. In quale forma deve agire questa forza comune?
In modo che ciascuno che si identifica nella comunità intera sia
libero come prima. Qual è la clausola principale del contratto che
Rousseau identifica? La alienazione totale di ciascun associato con
tutti i suoi diritti e questa alienazione deve essere fatta a tutta la
comunità. Solo in questo modo ogni associato ottiene la libertà
civile. La libertà civile viene ottenuta dall’associato in cambio della
propria libertà naturale: viene ceduta alla comunità, scaturisce così
la libertà civile tutelata dal contratto. Una volta firmato il contratto,
ogni potere individuale cade sotto la direzione suprema della
volontà generale e che non identifica se non come una sorta di
volontà soprannaturale. Con questa volontà generale nasce una
morale composta da tutti i membri della comunità. La volontà del
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popolo è unitaria e sovrana. Rousseau identifica sovrano e sudditi,
identifica governanti e governati. Perché ci sono queste
identificazioni e questa unione? In una società del genere i sudditi
diventano cittadini, i cittadini formano il popolo e il popolo è il
nuovo sovrano. In questo contratto sociale quale sarà il fine del
nuovo Stato? Il bene comune. Secondo il contratto sociale, la legge
diventa espressione della volontà generale. Troviamo questa idea
Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del
nell’articolo 6 della
Cittadino del 1789. Perché la volontà è generale? Perché promana
da tutti ed è diretta a tutti. Il popolo che è soggetto alle leggi è
anche colui che fa le leggi, ne consegue una serie di fatti: la legge è
sempre giusta per definizione, perché nessuno può essere ingiusto
nei confronti di sé stesso. La legge diventa garanzia di libertà,
perché obbedire al sovrano – che rappresenta il popolo – equivale
ad obbedire a sé stessi. La legge è anche garanzia di eguaglianza,
perché tutto il popolo è sottomesso alla legge e ciascuno vi si
sottomette alle stesse condizioni di tutti gli altri. Tutti questi
ragionamenti sono volti a coniugare la libertà con l’uguaglianza.
Considerazioni
Questa idea traspare già nel 1772 quando scrive le
sul Governo della Polonia : qual è l’elemento che gli permette
questa coniugazione tra libertà ed uguaglianza? Una forma di
governo che ponga la legge al di sopra dell’uomo, proclama il
primato della legge: è un’anticipazione dello stato di diritto, che
nasce con le Costituzioni moderne. Viene elaborata l’idea che si può
essere liberi solo obbedendo alla legge, perché la legge vista da
Rousseau deriva dalla volontà pubblica e quindi è come se ogni
uomo obbedisse alla propria volontà. Se la libertà corrisponde
all’obbedienza alla legge, è la legge che permette la libertà e la
comanda. Cosa succede se un individuo si rifiuta di obbedire alla
volontà generale, ossia a sé stesso? Sarà costretto da tutto il corpo
politico, perché le decisioni della maggioranza obbligano gli
oppositori. Affronta poi il problema della rappresentanza e vediamo
che mostra una grande ostilità nei confronti della rappresentanza.
Non accetta la nozione di rappresentanza perché la sovranità
quando è piena non può essere rappresentata, nega la possibilità di
nominare dei rappresentanti che decidono per la comunità. Non può
essere alienata perché corrisponde alla volontà generale, che non si
può rappresentare e alienare. Nel