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MECCANISMO.
- Meccanismo a catena chiusa: idealmente possiamo percorrere il
meccanismo e ritornare al punto di partenza, ciclicamente.
- Meccanismo a catena aperta
- Meccanismo a catena aperta ramificata: se poggia un piede
I gradi di libertà (dof) sono il numero di parametri necessari a descrivere la
configurazione di un copro rigido o di un meccanismo.
Regola di Grubler => l = 3(m-1) – 2C1 -C2
Teoria capitolo 3 – Analisi cinematica di meccanismi piani
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Convenzione per le velocità: ruotate di 90° e e scalate di un fattore |Ω| (Ω
costante) 2
Convenzione per le accelerazioni: scalate di ma non ruotate.
Ω ,
Teoria capitolo 4 – Rendimento delle macchine
FORZE MOTRICI: compiono lavoro positivo
FORZE RESISTENTI: compiono lavoro negativo, e si classificano in utili e passive
FORZE A COPPIE ESTERNE: esercitate sull’ macchina dall’ambiente circostante
FORZE A COPPIE INTERNE: quelle scambiate tra i membri della macchina in
corrispondenza delle coppie cinematiche
Lavoro:
- Lm: lavoro motore
- Lr: lavoro resistente utile
- Lp: lavoro resistente passivo (=perso)
Teorema delle forze vive: supponiamo di avere tutti corpi rigidi (quindi non
immagazzinano energia elastica), in un intervallo infinitesimo dt vale:
dLm – dLr – dLp = dT
Dove T è l’energia cinetica del meccanismo. Integrando ottengo: Lm – Lr – Lp =
ΔT, ovvero in un intervallo di tempo Δt, la differenza tra il lavoro delle forze e
coppie motrici ed il lavoro resistente (utile e passivo) va ad
incrementare/decrementare l’energia cinetica della macchina.
Regime assoluto: se durante tutto il funzionamento della macchina ho ΔT=0
Regime periodico: se ΔT=0 solo in certi instanti
In tutte le situazioni a regime vale: Lm=Lr + Lp
In una macchina ideale, Lp è nullo, allora avrò: Lm=Lr
Il rendimento η è un modo per valutare l’efficienza di una macchina che
funziona in condizioni di regime.
η = Lr/ Lm = (Lm – Lp)/ Lm = 1 – Lp/Lm
Definisco la perdita di rendimento: 1 – η = Lp/Lm.
Posso anche calcolarlo così: η = Po/ P, dove Po è la forza motrice nel caso
ideale, mentre P è la forza motrice nel caso reale.
- Rendimento delle macchine in serie
2 Il rendimento totale sarà dato dal prodotto dei singoli rendimenti. Ciò
comporta che il rendimento finale sarà minore dei rendimenti singoli.
- Rendimento delle macchine in parallelo
Il rendimento totale sarà la somma dei lavori resistenti diviso la somma
dei lavori motore.
- Rendimento moto retrogrado
Nel moto retrogrado la forza motrice P e la forza resistente Q invertono i
ruoli: P diventa resistente e Q diventa motrice.
Se η >= 0.5 è possibile il moto retrogrado, altrimenti, se η<0.5, avrò un
arresto spontaneo.
Un meccanismo di trasmissione che ammette moto retrogrado si dice
REVERSIBILE.
Teoria capitolo 5 – Attrito e leggi di Coulomb
Leggi di Coulomb:
1- f è indipendente dal carico
2- f è indipendente dall’area di contatto
3- f è indipendente dalla velocità di strisciamento
Teoria capitolo 6 – Statica
La statica è una scienza che studia i corpi in equilibrio, oppure ancor meglio,
l’equilibrio dei corpi.
Teoria capitolo 7 – Coppie cinematiche e meccanismi di attrito
Ipotesi di Reye: il volume di materiale consumato per attrito è proporzionale al
lavoro delle forze di attrito
Teoria capitolo 8 – Meccanismi con sagome e
camme
1- Meccanismo sagoma punteria
3 La sagoma 1 trasla orizzontalmente imponendo alla punteria 2 un moto
di traslazione verticale. Quest’ultima è tenuta a contatto con la sagoma
da una forza di accostamento F generata, ad esempio, da una molla.
2- Meccanismo camma-punteria
La camma 1 ruota a velocità costante imponendo alla
punteria 2 un moto di traslazione verticale alterato.
3- Meccanismo camma-bilanciere
La camma 1 ruota a velocità costante imponendo al
bilanciere 2 un moto di rotazione alterato.
Riguardo alle punterie, per limitare l’usura, possono
utilizzare estremità a piattello o a rotella
Teoria capitolo 9 – Trasmissione del moto con ruote di frizione
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Il principio di funzionamento di questa tipo di funzionamento è la forza di
attrito, perché c’è bisogno che ci sia una reazione normale al contatto delle
ruote, per questo c’è sempre un organo di richiamo (tipo la molla) che fa tenere
premute le ruote.
Il rapporto di riduzione τ è una costante e fa in modo che se conosco la
velocità angolare di una ruota, io posso calcolare la velocità angolare della
seconda ruota.
τ = Ω2/ Ω1
Quindi in un riduttore di velocità, la velocità si dirige di un fattore τ, mentre la
coppia si amplifica di un fattore 1/ τ.
! τ = Ω2/ Ω1 = R1/ R2
Quindi, per ricapitolare, le ruote di frizione sono costituite da due ruote e un
elemento di richiamo.
Limitazioni:
- dipende dall’attrito (ci possono essere casi in cui l’attrito non è
abbastanza e non fa avvenire il modo)
- Il rapporto di trasmissione non è costante, nel caso reale
Teoria capitolo 10 – Ruote dentate
INVILUPPO: famiglia di infinite curve generiche che individuano, attraverso una
condizione di tangeva una curva Γ. Si dice che la famiglia di infinite curve
inviluppa Γ.
EVOLUTA: è la curva Γ (unica) inviluppata dalle rette normali ad una curva data.
EVOLVENTE: si ottiene da una curva Γ fissando un punto iniziale O
appartenente alla curva Γ e facendo srotolare una curva avvolta su Γ.
In una curva esiste una e una sola CIRCONFERENZA DI BASE O
FONDAMENTALE, che è quella che genera i profili dei denti.
In una ruota a evolvente di cerchio, la circonferenza fondamentale è l’evoluta e
il profilo del dente è l’evolvente.
Ingranaggio= 2 ruote + telaio
La ruota più piccola dell’ingranaggio si dice PIGNONE o ROCCHETTO
Ruote dentate normali
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Ogni dente è delimitato da due archi di evolvente di cerchio speculari detti
FIANCHI.
Lo spazio tra dente e dente di chiama VANO.
Il dente è delimitato superiormente dalla CIRCONFERENZA DI TESTA, e
inferiormente dalla CIRCONFERENZA DI PIEDE.
Addendum e: sporgenza radiale del dente rispetto alla circonferenza
primitiva, la parte di fianco corrispondente lo chiamerò FIANCO ADDENDUM
Dedendum i: rientranza radiale del dente rispetto alla circonferenza primitiva,
la parte di fianco corrispondente lo chiamerò FIANCO DEDENDUM
Altezza del dente h: h = e + i
Passo p: p = (2πR)/z, ovvero la lunghezza della circonferenza fratto il numero
dei denti z
Spessore del dente: misurato lungo la circonferenza primitiva e pari a metà
del passo
Posso distinguere le ruote:
- Ruote normali: ogni coppia di ruote coniugate (che possono ingranare tra
di loro) ha lo stesso addendum e stesso dedendum
- Ruote corrette
Nelle ruote normali, posso definire il modulo m (m=(2R)/z = p/π)
Posso dimostrare che: τ = z1/ z2
Affinché la trasmissione di moto tra ruote dentante avvenga senza urti e
interferenze, devono essere rispettate due condizioni:
- Condizione di continuità del moto: nel moto di ingranamento almeno due
ruote dentate devono essere sempre a contatto
- Condizione di non interferenza: nel moto di ingranamento non devono
verificarsi compenetrazioni tra i profili delle due ruote
Quindi il numero minimo di denti è 17.
Ruote cilindriche a denti elicoidali
Le ruote a denti dritti hanno l’inconveniente che, all’inizio dell’ingranamento tra
due denti, il contato inizia contemporaneamente su tutta una generatrice delle
due ruote e questo si traduce in: urti, vibrazioni e rumorosità. Ciò avviene
anche quando il contatto termina.
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