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LE CELLULE E I MECCANISMI DI
TRASPORTO
In genere, per sopravvivere e funzionare
correttamente le cellule devono
mantenere un ambiente interno costante
molto diverso dall’ambiente
extracellulare, un processo detto
omeostasi. La corretta regolazione del
trasporto cellulare è essenziale per
garantire l’omeostasi e l’appropriato
funzionamento della cellula.
La maggior parte delle sostanze che si
muovono attraverso le membrane sono
gas, ioni e piccole molecole organiche: in
soluti.
altre parole, i I gas includono
ossigeno (O ), anidride carbonica (CO ) e
2 2
azoto (N ). Alcuni degli ioni più comuni
2
che vengono trasportati attraverso le
+
membrane sono il sodio (Na ), il potassio 2
+ 2+ - +
(K ), il calcio (Ca ), il cloruro (Cl ) e l’idrogeno (H ). La maggior parte delle piccole
metaboliti:
molecole organiche è rappresentata da substrati, composti intermedi e
prodotti delle varie vie metaboliche che operano nelle cellule o in specifici organelli.
Il trasporto, quindi, rappresenta un aspetto fondamentale delle funzioni cellulari: è la
capacità di ioni e di molecole organiche di spostarsi attraverso le membrane in
maniera selettiva.
I soluti attraversano le membrane per diffusione
semplice, per diffusione facilitata, per trasporto
attivo e per trasporto passivo
1. Diffusione semplice: un movimento diretto, spontaneo, di molecole di soluto
attraverso il doppio strato lipidico nella direzione imposta dalla differenza di
concentrazione del soluto ai due lati della membrana.
Per la maggior parte dei soluti, tuttavia, il movimento attraverso le membrane a
una velocità efficiente è possibile soltanto grazie alla presenza di proteine di
trasporto: proteine integrali di membrana in grado di riconoscere le sostanze
in maniera altamente specifica e facilitare il loro spostamento attraverso la
membrana.
2. In alcuni casi, le proteine di trasporto trasferiscono soluti lungo il loro gradiente
di energia libera nella direzione dell’equilibrio termodinamico. Questo gradiente
rappresenta la differenza di carica, di concentrazione o di entrambe (carica e
concentrazione) sui lati opposti della membrana. Questo processo è noto come
trasporto passivo)
diffusione facilitata dei soluti (a volte indicato come e non
richiede apporto di energia.
3. In altri casi, le proteine di trasporto mediano il trasporto attivo dei soluti,
trasportandoli contro i loro rispettivi gradienti di energia libera, con un
meccanismo che richiede energia. Il trasporto attivo può essere sostenuto da un
processo che libera energia, come l’idrolisi dell’ATP, o dal trasporto
+
contemporaneo di un altro soluto, in genere uno ione, come per esempio H o
+
Na , secondo il suo gradiente di energia libera.
4. La diffusione di una sostanza attraverso una membrana biologica viene detta
trasporto passivo perché la cellula non richiede apporto di energia. 2
L’osmosi
Per comprendere le modalità di interazione fra due soluzioni che presentano diverse
concentrazioni di soluto, è opportuno considerare un tubo di vetro a forma di U in cui è
presente una membrana semipermeabile che separa due soluzioni di zucchero a
concentrazione diversa (Figura 7.12).
I pori di questa membrana artificiale
sono troppo piccoli per essere
attraversati dalle molecole di
zucchero, ma sono allo stesso tempo
sufficientemente grandi da
consentire il passaggio delle
molecole di acqua. Tuttavia, la
stretta associazione delle molecole
d’acqua che circondano le particelle
dei soluti idrofili impedisce ad alcune
di queste molecole di attraversare la
membrana. Di conseguenza, la
soluzione con una maggiore
concentrazione di soluto possiede
una minore concentrazione di acqua
libera. L’acqua diffonde attraverso la
membrana dalla zona con maggiore
concentrazione di acqua libera
(minore concentrazione di soluto) a 2
quella con minore concentrazione di acqua libera (maggiore concentrazione di soluto)
fino a che le concentrazioni di soluto ai due lati della membrana divengono pressoché
uguali. La diffusione di acqua libera attraverso una membrana semipermeabile,
artificiale o cellulare che sia, è chiamata osmosi.
Bilancio idrico nelle cellule senza pareti cellulari
Per spiegare il comportamento di una cellula in una soluzione dobbiamo considerare
sia la concentrazione di soluto sia la permeabilità di membrana. Il concetto di
tonicità, ossia la capacità di una soluzione circostante di determinare il guadagno o la
perdita netta di acqua da parte di una cellula, tiene conto di entrambi i fattori. La
tonicità di una soluzione dipende, in parte, dalla sua concentrazione relativa di soluti
che non possono attraversare la membrana (soluti non penetranti) rispetto all’interno
della cellula.
Quando una cellula priva di parete, come una cellula animale, viene immersa in un
iso
ambiente isotonico rispetto alla cellula ( significa “stesso”), non si avrà alcun
netto
movimento di acqua e l’acqua diffonderà attraverso la membrana citoplasmatica
con la stessa velocità in entrambe le direzioni. In un ambiente isotonico il volume di
una cellula animale rimane costante.
Il trasferimento della stessa cellula in una soluzione ipertonica rispetto alla cellula
(iper significa “più”, in questo caso riferito ai soluti non penetranti) porterà a una
perdita di acqua verso l’ambiente, e la cellula andrà incontro a raggrinzimento e
probabilmente morirà.
L’assunzione di quantità elevate di acqua da parte di una cellula animale è tuttavia
pericolosa quanto la perdita di acqua. Se si immerge una cellula in una soluzione
(ipo
ipotonica significa “meno”), l’acqua penetra nella cellula più velocemente di
quanto fuoriesca, la cellula si rigonfierà e andrà incontro a lisi (rottura): scoppierà
come un palloncino troppo gonfio. 2
Una cellula priva di pareti rigide non è in grado di tollerare né un’eccessiva assunzione
né un’eccessiva perdita di acqua
L’acqua di mare è isotonica per diversi invertebrati marini; le cellule che costituiscono
la maggior parte degli
animali terrestri sono
bagnate da un liquido
extracellulare che è
isotonico rispetto a
queste cellule. In
ambienti ipertonici o
ipotonici, però, gli
organismi privi di pareti
cellulari rigide devono
possedere altri sistemi di
adattamento per
l’osmoregolazione,
ossia per il controllo
delle concentrazioni di
soluto e del bilancio idrico.
Diffusione facilitata e sue proteine di trasporto
Come affermato in precedenza, numerose molecole polari e ioni non sono in grado di
attraversare liberamente il doppio strato lipidico e diffondono passivamente grazie
all’aiuto di proteine di trasporto inserite nella membrana. Questo fenomeno è noto
come diffusione facilitata.
Come accennato in precedenza, le
proteine di trasporto possono essere di
due tipi: le proteine canale e i
trasportatori. Le prime forniscono
semplicemente dei corridoi idrofili che
permettono a specifiche molecole o ioni
di attraversare molto rapidamente la
membrana da una parte all’altra.
Le proteine canale che trasportano gli
ioni sono chiamate canali ionici. Molti
canali ionici funzionano come canali ad
accesso regolato che si aprono o si
chiudono in risposta a uno stimolo. 2
LA DIFFUSIONE FACILITATA: MOVIMENTO
SECONDO GRADIENTE MEDIATO DA
PROTEINE trasportatori permeasi)
Le proteine carrier (dette anche o si legano a una o più
molecole di soluto su un lato della membrana e poi subiscono un cambiamento
conformazionale che determina il trasferimento del soluto sul lato opposto della
membrana. Agendo in questa maniera, una proteina carrier presumibilmente si lega
alle molecole del soluto in modo tale da proteggerne i gruppi polari o provvisti di
carica dalla parte interna apolare della membrana.
Le proteine carrier trasportano uno o due soluti
Sebbene le proteine carrier si assomiglino per le loro cinetiche e per il loro presunto
meccanismo di azione che implica conformazioni alternative, esse possono differire
anche in maniera significativa. La differenza più importante riguarda il numero dei
soluti trasportati e la direzione in cui questi si spostano
Quando una proteina carrier trasporta attraverso la membrana un singolo soluto, il
processo viene chiamato uniporto. La proteina carrier per il glucosio è un
trasportatore uniporto. Quando due
soluti vengono trasportati
contemporaneamente, e il loro
trasporto è accoppiato in modo tale
che il trasporto dell’uno si interrompe
se l’altro è assente, il processo viene
definito trasporto accoppiato. Nel
trasporto accoppiato, il processo viene
chiamato simporto (o cotrasporto)
se i due soluti si spostano nella stessa
direzione, o antiporto (o
controtrasporto) se i due soluti si 2
spostano in direzioni opposte. Le proteine di trasporto che mediano questi processi
vengono chiamate rispettivamente, simportatori e antiportatori.
Il trasportatore del glucosio e la proteina
scambiatrice di anioni dell’eritrocita sono esempi di
proteine carrier
Trasportatore del glucosio: un carrier uniporto
Come abbiamo visto, il passaggio del glucosio all’interno di un eritrocita è un
esempio di diffusione facilitata attraverso la membrana plasmatica, mediato da
una proteina carrier uniporto. L’eritrocita (come quasi tutte le cellule in contatto
con il sangue) è capace di assorbire glucosio mediante diffusione facilitata
grazie alla sua bassa concentrazione intracellulare di glucosio e alla presenza
nella sua membrana plasmatica di una proteina carrier per il glucosio, o
trasportatore del glucosio (GLUT). Il trasporto del glucosio mediato da
GLUT1 mostra di avere tutte le caratteristiche tipiche della diffusione facilitata:
è specifico per il glucosio (e per pochi zuccheri correlati, come il galattosio e il
mannosio), procede secondo il gradiente di concentrazione senza apporto di
energia, mostra una cinetica di saturazione ed è sensibile all’inibizione
competitiva da parte dei monosaccaridi correlati.
La proteina scambiatrice di anioni dell’eritrocita: una proteina carrier
antiporto Un altro esempio molto studiato di diffusione facilitata è la
proteina scambiatrice di anioni (proteina a scambio anionico) presente nella
membrana plasmatica degli eritrociti. Questa proteina antiporto, chiamata
scambiatore cloruro-bicarbonato,
anche facilita lo scambio reciproco degli ioni
- 3-
cloruro (Cl ) e degli ioni bicarbonato (HCO ) in direzione opposta