Si fa poi l'analisi della condizione delle donne nella prima età moderna è interessante, con un focus
sulla loro transizione dalla fanciullezza alla maternità e sul matrimonio, che segnava i cambiamenti
più significativi nella vita di una donna.
Il testo che hai condiviso esplora la condizione del corpo femminile all'interno del corpo sociale, in
particolare nel contesto delle corporazioni e del lavoro urbano durante il passaggio dal Medioevo
all'Età moderna.
Il discorso evidenzia una progressiva esclusione delle donne dalle corporazioni di mestiere, con un
forte radicamento in vari fenomeni economici, sociali e culturali. La crescente separazione tra il
lavoro familiare e quello estrafamiliare, l'espansione del capitalismo, il cambiamento nelle mentalità
in senso patriarcale (specialmente sotto l'influenza della Riforma e della Controriforma), sono tutte
cause principali di questa esclusione. Tuttavia, la storia non è monolitica: ci sono anche esempi di
continuità, come nel settore tessile, dove le donne mantennero ruoli significativi, in particolare a
Bologna e a Firenze, seppur con periodi di marginalizzazione alternati a fasi di affermazione.
Particolarmente interessante è la questione dell’accesso delle donne alle corporazioni e alla
cittadinanza nelle diverse realtà europee. Ad esempio, in Inghilterra, le donne potevano accedere a
molte corporazioni e godere di diritti economici, ma il loro accesso alla cittadinanza, per esempio
tramite l'apprendistato, era comunque limitato e influenzato dalla loro condizione familiare. Inoltre,
anche se le donne avevano accesso ad alcune attività economiche, come nel caso delle lavoratrici
della seta a Londra nel Quattrocento, la loro partecipazione fu più limitata rispetto agli uomini.
Anche la questione dell'accesso alla cittadinanza, vista da una prospettiva più ampia, viene trattata:
nonostante la cittadinanza fosse formalmente aperta alle donne in molte città, la partecipazione
femminile alle attività economiche indipendenti era rara, sebbene in alcuni casi, come in Inghilterra,
le donne sposate potessero esercitare attività economiche senza il controllo del marito,
contrariamente ad altri contesti dove la condizione di "femme couverte" (donne sotto il controllo del
marito) limitava i diritti delle donne sposate.
Il passaggio dal Medioevo all'Età moderna, quindi, non solo ha visto una sistematica esclusione
delle donne da certi ambiti lavorativi più prestigiosi, ma anche una ridefinizione dei ruoli di genere
e delle dinamiche di potere all'interno della società. La vita femminile, così come il lavoro, era
influenzata non solo dalle leggi o dalle istituzioni, ma anche dalle condizioni familiari, economiche
e religiose, le quali contribuivano a configurare una condizione di subalternità che si modificava
solo in rari casi.
Viene Esaminato come i processi storici abbiano influito sulla costruzione delle identità di genere,
mettendo in luce i cambiamenti nei ruoli e nelle percezioni sociali, culturali e religiose.
Principali Tematiche:
1. Ruolo della Donna nell’Epoca Medievale e Moderna: Nel Medioevo, la figura della
donna era principalmente vista attraverso la lente della religione, come fonte di peccato, ma
alcune figure femminili di spicco emergevano, come sante o sovrane. Il Rinascimento porta
una maggiore visibilità alle donne, con alcune che diventarono protagoniste della politica e
della cultura. Tuttavia, con l'avanzare del Cinquecento, la posizione della donna si restringe
a causa di una forte marginalizzazione. La Chiesa e la società punivano duramente le donne,
spesso colpevolizzate per la stregoneria e per comportamenti "sospetti", contribuendo a
ridurre la loro autonomia.
2. Controriforma e Mutamento di Ruolo: La Controriforma cattolica influenzò
profondamente la condizione femminile, introducendo pratiche di disciplina e controllo
sociale che diminuirono ulteriormente gli spazi di autonomia per le donne. I paesi
protestanti, pur mantenendo forti limitazioni, vedevano la donna come una figura centrale
per l’educazione religiosa dei figli, in particolare nelle tradizioni luterane e calviniste. Al
contrario, in Olanda la cultura mercantile riconosceva un ruolo più visibile per le donne,
mentre in Inghilterra, le donne parteciparono in modo radicale alla politica durante la prima
rivoluzione.
3. Ruolo dell'Uomo e la Famiglia: La condizione maschile nell'età moderna era definita
principalmente dal matrimonio. Mentre le donne venivano giudicate sulla base della
maternità e dello stato matrimoniale, la condizione degli uomini era influenzata dallo status
sociale, dalla classe e dalla professione. La figura del padre di famiglia era centrale, ma
anche gli uomini non padri avevano un ruolo significativo. Inoltre, i giovani uomini
attraversavano una fase di ribellione e sperimentazione sociale, prima di acquisire il ruolo di
capo famiglia.
4. Cambiamenti nel Settecento: Il Settecento segna un cambiamento importante nella
percezione e nel trattamento delle donne. Le educazioni femminili si sviluppano
ulteriormente, con istituzioni dedicate all’istruzione delle donne. Il fenomeno delle donne
colte e partecipanti alla cultura pubblica emerge con maggiore visibilità, in particolare in
Francia, dove le "salons" parigine diventano centri di discussione culturale, e figure come la
pittrice Rosalba Carriera e la giornalista Elisabetta Caminer Turra emergono come esempi di
donne attive nel dibattito intellettuale.
In sintesi, il testo traccia un panorama della condizione di genere nel periodo moderno,
evidenziando come la storia abbia modellato i ruoli e le identità sessuate in modo complesso e
variabile, influenzato da fattori religiosi, culturali e sociali.
Modernità ed economia globale
Diversi aspetti vengono trattati, come la colonizzazione, l’espansione marittima e l'emergere di un
sistema economico mondiale dominato dall'Europa. Ecco alcuni punti chiave che emergono dal
testo:
1. Il Lungo Cinquecento: Fernand Braudel definisce il XVI secolo come il "lungo
Cinquecento", un periodo che segna l’inizio di un processo di unificazione globale, favorito
dalle rotte marittime. L'Europa, in particolare l'area atlantica e insulare, ha giocato un ruolo
centrale in questo processo. La visione di un mondo globale si è sviluppata anche attraverso
la diffusione di atlanti e mappe, che mostrano una crescente coscienza politica ed economica
planetaria.
2. Le forme di colonizzazione: Il testo discute delle diverse forme di colonizzazione praticate
dalle potenze europee, come quella portoghese (basata sul controllo commerciale) e quella
spagnola (focalizzata sulla conquista territoriale e lo sfruttamento delle risorse). Altre forme
di colonizzazione coinvolgono le compagnie mercantili, che hanno avuto un ruolo decisivo
nella gestione del commercio e nelle operazioni economiche coloniali, e la colonizzazione di
insediamento, come quella realizzata dall'Inghilterra in Nord America.
3. L’economia-mondo: Con l'espressione "economia-mondo", si intende un sistema in cui
esistono aree geografiche interconnesse da scambi commerciali, con un centro dominante
(l'Europa) e una periferia subordinata. Il trasferimento di ricchezze dalle colonie verso
l’Europa ha contribuito a un’espansione economica che ha marginalizzato altre potenze,
come il mondo islamico. Il testo sottolinea anche l'integrazione culturale e ecologica che ha
accompagnato la colonizzazione, come la diffusione di piante e abitudini alimentari (ad
esempio la patata, il mais, il cacao).
4. Il ruolo delle compagnie mercantili: Le compagnie mercantili sono state protagoniste
cruciali di questa espansione commerciale globale. Oltre a essere attori economici, queste
compagnie hanno assunto un ruolo politico, esercitando un'auto-amministrazione delle
colonie e consolidando il dominio europeo su vaste aree del mondo.
5. Capitalismo: Il testo conclude trattando del capitalismo, che è visto come un sistema
economico finalizzato all'accumulazione di ricchezza. Sebbene il capitalismo come lo
conosciamo oggi non fosse ancora pienamente sviluppato, l’economia del periodo si
fondava su principi mercantili e protocapitalisti. L’economia mercantile, che mira a
comprare per vendere e rifornire vari angoli del mondo, è stata una delle forze motrici di
questa espansione.
Il periodo descritto ha dunque segnato l’inizio di un sistema economico e politico che ha messo le
basi per il capitalismo globale moderno e la condivisione del mondo in un'unica rete di scambi e
interazioni tra Europa, Americhe, Africa e Asia.
Questo processo ha trasformato l'Europa in un centro economico globale, con città come Venezia,
Amsterdam e Londra che diventano poli di scambio e innovazione finanziaria.
La riflessione si estende poi sull'idea di "economia-mondo", un concetto che suggerisce una rete
economica interconnessa, capace di creare un'unità funzionale, pur mantenendo profonde
disuguaglianze. Le economie mondiali, infatti, tendono a generare sia aree di grande prosperità che
di miseria, separando i "paesi ricchi" da quelli più poveri.
L'economia-mondo non si limita a un solo spazio geografico, ma può essere vista come una rete che
trascende i confini politici, come nel caso del Mediterraneo nel XVI secolo, dove le attività
economiche e le guerre tra diverse civiltà coesistevano, ma anche si intrecciavano.
La tratta degli schiavi
Si Evidenzia come la schiavitù divenne una componente fondamentale per l'espansione e la
prosperità delle potenze coloniali, in particolare quelle europee, nell'America Latina e nelle Indie
Occidentali. La tratta degli schiavi, che iniziò con l'importazione degli africani nelle colonie, si
inserisce in un quadro di sfruttamento delle risorse e delle popolazioni indigene per promuovere
l'agricoltura, le miniere e altre attività economiche.
La schiavitù, purtroppo, divenne una delle principali forze trainanti dietro la crescita economica di
queste colonie, alimentando il traffico transatlantico degli schiavi, un settore che prosperò grazie
all'enorme richiesta di manodopera per le piantagioni di zucchero, tabacco e altri prodotti. Il testo
menziona anche la resistenza e le voci dissidenti, come quella di Bartolomé de Las Casas, che si
opposero al trattamento brutale degli indigeni e degli schiavi. Inoltre, si analizzano le ragioni
economiche e sociali per cui la schiavitù divenne sempre meno sostenibile nel lungo periodo, e
come il capitalismo e le sue logiche di lavoro libero e salariato si presentarono come una alternativa
più efficiente.
Il processo di abolizione della schiavitù, sebbene non lineare e spesso lu
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