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Storia dell’Ottocento e del Novecento L’Ottocento Appunti di Alessandro Vercelli
Formazione e sviluppo delle colonie americane
La rivoluzione americana, che noi cronologicamente collochiamo tra il 1774 e il 1783, ha portato all’indipen-
denza e alla nascita di una grande nazione. È sempre stata trattata dagli storici come una vicenda esclusiva-
mente interna, esclusivamente americana; un evento quindi importante e fondante di questo stato nazione, un
tema che riguardava esclusivamente la storia americana.
Solo in tempo più recenti gli storici si sono impegnati a delineare il grande impatto sociale, culturale ideologi-
co che la rivoluzione ha avuto su tutto il mondo intero, dimostrandosi un avvenimento decisivo per la defini-
zione della modernità democratica. Tutte le rivoluzioni, compresa quella francese, sono state influenzate da
quella americana che ebbe dunque un impatto a livello mondiale.
Le 13 colonie che si resero indipendenti dalla Gran Bretagna, in quel momento la più grande potenza al mon-
do, scalzarono il principio monarchico da un vasto territorio mettendo in discussione i tre pilastri fondamentali
della società europea d’ancien regime: la monarchia, l’aristocrazia e l’autorità religiosa.
La rivoluzione americana alterò, non senza sollevare una grossa resistenza, il carattere dell’autorità religiosa e
l’influenza ecclesiastica sulla politica, sul diritto e sulle istituzioni e indebolì alle fondamenta, pur senza ab-
batterlo del tutto, il principio aristocratico.
Le sue innovazioni politiche istituzionali gettarono le fondamenta di una repubblica completamente nuova che
incarnava una visione sociale diametralmente opposta a quella preesistente, basata soprattutto sulla libertà in-
dividuale e sull’uguaglianza dei diritti civili.
Con la rivoluzione americana incominciò almeno a livello teorico, almeno a livello dei principi, lo smantella-
mento dell’ordine gerarchico su cui si basava la prima modernità, fatto di sovrani aristocrazia, servitù, schiavi-
tù, imperi coloniali e mercantili, ed ebbe inizio di quel lento complesso rimodernamento che avrebbe prodotto
la modernità come noi oggi la conosciamo.
La rivoluzione non pose fine al potere delle elites, né mutò il carattere gerarchico della società americana; cer-
tamente stimolò un processo interno di democratizzazione ed emancipazione, che fu decisivo per tutto il mon-
do.
Naturalmente noi dobbiamo distinguere tra un piano dei principi (teorico), la cui influenza fu davvero profon-
da su tutto il pensiero politico successivo, dall’applicazione concreta di quei principi. Se noi pensiamo alla
guerra di secessione americana, di poco meno di un secolo dopo (metà dell’Ottocento), o se pensiamo alla
società segregazionista americana del XX secolo noi capiamo poi quali furono i limiti dell’applicazione prati-
ca di questi principi; nondimeno, però, la rivoluzione americana segna una profonda cesura in tutta la società
dell’Occidente.
Questa rivoluzione che porta le colonie del nord America a formare un unione di stati indipendenti, e che è
uno degli eventi di spicco della storia del XVIII secolo, avviene non per caso nelle colonie inglesi nordameri-
cane. Dobbiamo anche dare rilievo alla diversità dei vari insediamenti coloniali e alle loro diverse forme di
autogoverno istituite dalle differenti madrepatria. Nulla di simile era infatti accaduto negli insediamenti spa-
gnoli e portoghesi.
Nel caso delle colonie inglesi il governo di Londra si ispirava ad una serie di orientamenti. Il primo era che
colonie colonie dovessero esclusivamente contribuire alla prosperità della madrepatria, quindi erano colonie
vere e proprie, a tutti gli effetti. Il secondo è che i coloni erano vincolati nella loro vita economica da restri-
zioni protezionistiche. Erano inoltre sudditi di seconda classe: sì, sudditi della corona inglese, ma di serie B. Il
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Storia dell’Ottocento e del Novecento L’Ottocento Appunti di Alessandro Vercelli
terzo era che i coloni inglesi potevano ottenere diritti, carte dalla madrepatria britannica, a tutela dell’autono-
mia e dell’organizzazione interna ma queste carte costituivano un privilegio, una graziosa concessione, dal-
l’alto, quindi, e non fondavano alcun diritto permanente. Il quarto è che i coloni erano tenuti a contribuire alle
azioni belliche. Ciò avvenne a più riprese proprio durante il XVIII secolo nei conflitti che, anche in terra ame-
ricana, opposero inglesi e francesi.
Ecco che si capiscono le ragioni che fecero attecchire in un certo momento proprio nelle colonie inglesi l’aspi-
razione all’indipendenza. Le colonie constatavano che le leggi mercantilistiche della madrepatria, alla cui
formazione e votazione esse non avevano avuto parte alcuna, non avendo una loro propria rappresentanza a
Londra, erano d’impaccio alla loro economia, all’economia delle colonie, e realizzarono di aver forze suffi-
cienti anche militari per garantirsi da sole il proprio territorio e le eventuali espansioni. Oltretutto in Inghilter-
ra non si pensava assolutamente di conceder loro una rappresentanza in parlamento.
Proprio nel corso del XVIII secolo, quando più acuti si fecero i risentimenti dei coloni nei confronti della ma-
drepatria, il governo inglese prese a voler dare una coesione maggiore ai domini coloniali americani rivendi-
cando un’autorità soprattutto in materia di imposizioni fiscali, cuore di tutta la questione, che questi non erano
più disposti ad ammettere. È da qui che parte un conflitto sempre più aspro, che da una fase di discussioni co-
stituzionali passa ad una fase insurrezionale. All’inizio c’è stato un dibattito che avrebbe potuto portare a mo-
difiche solo costituzionali ma poi visti l’ostruzionismo e l’inerzia dimostrati dagli inglesi, si passa ad una fase
insurrezionale dalla parte delle colonie americane, che si conclude poi con la vittoria dei coloni, grazie anche
all’aiuto militare francese, sulle forze britanniche e poi con la proclamazione e riconoscimento dell’indipen-
denza.
Per comprendere a fondo la rivoluzione americana e i suoi sviluppi occorre prestare attenzione:
• alla progressiva affermazione dell’idea, suggerita soprattutto dalla filosofia politica di Locke, che uno sta-
to nasce e si fonda sul consenso popolare;
• al fatto che i ceti socialmente e economicamente dominanti si fecero promotori del movimento indipen-
dentista trascinando con sé i ceti subalterni, isolando ogni minoranza fedele alla madrepatria (altro punto
cruciale, l’isolare quelli che erano rimasti fedeli agli inglesi);
• I ceti subalterni (piccoli coltivatori e piccoli commercianti) furono conquistati all’idea dell’indipendenza
dalla prospettiva di una libera espansione delle terre ad Ovest: nessun calcolo di politica europea avrebbe
più potuto, a quel punto, ostacolare l’ambizione di conquistare e annettere nuovi territori. Ovviamente ai
proprietari legati di quei territori, gli indiani d’America, non pensava nessuno, su entrambe le sponde del-
l’Atlantico;
• si pensi poi al travaglio che portò le colonie, poi divenute stati uniti d’America, a darsi una forma organiz-
zativa solida, cioè dopo le fasi di insurrezione armata e di vittoria c’è una successiva fase in cui queste
devono darsi una solida forma di organizzazione. È un processo che durò una decina d’anni, un processo
travagliato che approdò alla costituzione del 1887, tutt’ora in vigore, con la quale dei legislatori di grande
talento seppero coordinare l’autonomia dei singoli stati e creare un organismo federale particolarmente
robusto ed efficiente.
Occorre dire ora qualcosa sull’insediamento coloniale, sulla formazione delle colonie americane. (Cfr. Tabella
cronologica sulla formazione delle colonie americane) 9
Storia dell’Ottocento e del Novecento L’Ottocento Appunti di Alessandro Vercelli
All’inizio del XVII secolo la Compagnia della Virginia, nata dall’associazione di mercanti londinesi, aveva
ottenuto dalla corona i privilegi per sfruttare la costa atlantica dell’America del Nord e stabilì alla foce del
fiume James, nella baia di Cheesepig, il primo insediamento stabile, James Town.
Nello stesso periodo gli esploratori francesi procedevano nella ricognizione del territorio che includeva l’inte-
ra valle del fiume Mississippi, ponendo poi le premesse per il controllo di una vasta area compresa tra la zona
dei grandi laghi ed il golfo del Messico. I coloni olandesi si stanziavano invece sulla costa fondando nel 1624
la città di Nuova Amsterdam (New York). (Immagine 1ppt)
Nel secondo decennio del XVII secolo la colonizzazione inglese venne fortemente favorita dalle migrazioni di
persone appartenenti a sette religiose, soprattutto di orientamento puritano, le quali cercavano un luogo dove
poter svolgere liberamente il loro culto e costruire una società sulla misura dei loro ideali.
Si ricorda il viaggio nel 1620 che i padri pellegrini di una congregazione calvinista fecero a bordo della May-
flower e la fondazione ad opera loro della colonia di Plimuff, nel New England, uno degli eventi fondativi
dell’identità storica degli Stati Uniti. (slide n.3 del PowerPoint; incisione seicentesca che rappresenta puritani
inglesi fuggiti in America per evitare la persecuzione religiosa cui erano stati sottoposti nella madrepatria. In
America trovarono un mondo nuovo da fondare, non condizionato dai pregiudizi europei, nel quale erano libe-
ri di fondare una società su misura per i dettami della loro fede. È qui rappresentato un gruppo di puritani sulla
sinistra e un rogo come emblema dell’intolleranza religiosa dell’Europa).
La forte impronta religiosa, la libera iniziativa di individui uniti da comuni valori etici, la forma democratica
del governo della colonia, una notevole autonomia da Londra che si concretizzava in forme di autogoverno
furono gli elementi di fondo su cui si costruì il modello coloniale nel territorio del New England.
Nel corso del Settecento si definiscono le peculiarità delle 3 grandi macroaree nordamericane in cui sono in-
sediati gli stati coloniali inglesi che salgono al numero di 13 (Slide 9).
La prima macroarea è quella meridionale (Virginia, Maryland, South e North Carolina e Georgia), nella quale
dominano i latifondi agricoli riservati alla coltivazione di riso, tabacco e cotone.
C’è poi la macroarea centrale (New York, New Jersey, Delaware, Pensilvania) in cui si integrano da un lato il
commercio navale e dall’altro la cerealicoltura.
La terza macroarea, quella settentrionale (Massachusetts, Connecticut, Road Island e New Armshire) che sono
il cuore della prima colonizzazione inglese che hanno un’economia mista, agricola e manifatturiera, ed il porto