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APPARATO DI GOLGI
L’apparato di Golgi è un organulo che fa parte del sistema endomembranoso, quindi
anch'esso è costituito da membrane che delimitano dei compartimenti, con una morfologia
ben definita. È stato scoperto intorno alla fine del 1800 dall'istologo italiano Camillo Golgi,
che usava le colorazioni istologiche per studiare le cellule nervose. Golgi aveva utilizzato
una particolare colorazione a base di acido osmico e nitrato d'argento che evidenziava il
reticolo, situato intorno al nucleo e gli diede il nome di apparato reticolare interno. Nel 1906
ricevette il Nobel per la medicina, per avere messo in evidenza questo particolare apparato
nelle cellule nervose. Molti ricercatori erano dubbiosi sull'esistenza reale di questo organulo
tanto che la conferma della sua esistenza si realizzò solo con l'invenzione del microscopio
elettronico e con la Freeze Fracture.
Morfologia
La sua struttura consiste di una serie di cisterne di forma
discoidale, molto più piccole di quelle dell'apparato del RER e che
presentano una superficie concava dai bordi bombati. Queste
cisterne appiattite sono impilate una sull'altra molto vicine tra loro,
ma sono fisicamente separate (al contrario di quelle del RER che
sono comunicanti) e le pile vengono anche chiamate dittiosomi.
A lato delle pile vi sono alcune vescicole e si ritiene che vi siano
anche delle proteine, chiamate golgine, a formare una matrice
proteica che tiene legate insieme le cisterne e le ancora al
citoscheletro.
Il numero di cisterne nelle pile è variabile, in base al tipo di cellula
(da 3 a circa 20), così come il numero di pile nelle cellule, a seconda delle funzioni.
Si ipotizza che i vari dittiosomi siano comunicanti tra loro, connessi da compartimenti
tubolari. Le pile sono localizzate abbastanza centralmente, vicino al nucleo, ovvero in una
zona perinucleare e spesso nelle cellule eucariotiche animali si trovano vicino ad un
organulo, in cui sono contenuti i centrioli, il centrosoma.
Il Golgi presenta polarità strutturale, infatti ogni pila
dell'apparato ha due lati ben distinti:
● uno definito cis (o di formazione), che è disposto
verso il RER, dal quale riceve vescicole che
trasportano proteine e lipidi. Da questo lato c'è
un compartimento abbastanza irregolare, che è
costituito da una rete di tubuli e vescicole,
denominata rete del CIS Golgi o CGN (CIS
Golgi Network). La sua presenza dimostra la
dinamicità del Golgi poiché le vescicole che
arrivano si fondono con questa zona
● esistono poi delle cisterne più regolari, denominate cisterne mediali
● infine l’altro lato della pila è definito trans (o di maturazione), rivolto verso la
membrana plasmatica. Da questo lato gemmano continuamente vescicole che
portano i lipidi e le proteine a specifiche destinazioni e anche in questo lato è
presente una rete, detta rete del trans Golgi o TGN (Trans Golgi Network)
Funzioni
A livello del Golgi avvengono le modificazioni post
traduzionali delle proteine provenienti dal RER,
dopodiché queste vengono impacchettate
nuovamente in vescicole e smistate verso diverse
destinazioni: ai lisosomi, fuori dalla cellula (destino
secretorio) o alla membrana plasmatica.
Le zone del RER dove si originano le vescicole di
transizione o di trasporto sono chiamate ERES
(Endoplasmic Reticulum Exit Site), dette anche VTC (Vescicular Tubular Cluster).
Il complesso delle vescicole di transizione o di trasporto che si spostano dal reticolo al Golgi
è un compartimento intermedio e viene chiamato ERGIC (Endoplasmic Reticulum Golgi
Intermediate Compartment). Una volta che questi materiali sono stati rilasciati a livello del
Cis Golgi Network compiono un viaggio verso il lato trans.
Non è ancora ben chiaro come le proteine si spostino all’interno dell’apparato di Golgi, ma
sono stati svolti degli esperimenti utilizzando delle proteine marcate ed è stato visto che,
fornendo degli amminoacidi radioattivi a cellule in coltura con un’elevata attività secretoria, le
proteine radioattive che si formano dopo incubazione passano dal RER al cis Golgi, per poi
proseguire ai compartimenti mediali ed infine arrivare al lato trans; l’esperimento quindi
evidenzia il movimento dei materiali attraverso le cisterne del Golgi, con quella determinata
direzionalità, anche se il modo in cui vengono trasferiti da una cisterna all'altra non è
totalmente spiegato.
Il Golgi è quindi una stazione di transito e di modificazione post traduzionale delle proteine.
Al suo interno avvengono:
· modificazione del core oligosaccaridico legato ad asparagina, con l'aggiunta di
zuccheri, che porta alla formazione di oligosaccaridi complessi, che consentono
alle proteine di essere riconosciute come proteine secretorie o di membrana
· fosforilazione del mannosio: le proteine indirizzate ai lisosomi, chiamate idrolasi
lisosomiali, subiscono una fosforilazione a livello dei mannosi terminali del
oligosaccaride, oltre a possibili aggiunte di gruppi solfati
· formazione di proteoglicani della matrice extracellulare: vengono aggiunti dei
GAG, cioè zuccheri molto lunghi, a catene polipeptidiche, tramite un
glicosilazione tipica del Golgi, detta O-glicosilazione
· sintesi di glicolipidi e sfingomieline
I compartimenti sono distinti dal punto di vista biochimico e funzionale poiché ogni tipologia
di cisterna possiede un set di enzimi attivi particolare per specifiche fasi di maturazione delle
proteine, la quale avviene quindi per gradi e in modo molto ordinato. Le varie cisterne hanno
funzioni diverse:
a livello del RER avviene l’N-glicosilazione
o a livello del CGN inizia la modificazione del oligosaccaride legato ad N, per le
o proteine secretorie e si verifica la fosforilazione delle proteine lisosomiali
nelle cisterne mediane si verifica la rimozione del mannosio e l’aggiunta di
o zuccheri alle proteine secretorie come il galattosio e l’acido sialico
nel trans Golgi avviene l'aggiunta del solfato ad alcune proteine
o
Un altro compito peculiare del Golgi è l’O-glicosilazione in cui gli
zuccheri vengono aggiunti anziché all’asparagina (come nel caso del
RER) ad aminoacidi come la serina o la treonina, che hanno un
gruppo ossidrile nella catena laterale (nel gruppo R). Da questa
particolare glicosilazione si formano proteine O-linked (legate ad O).
Esempio: formazione delle proteine secretorie
(non è importante ricordare le tappe specifiche del processo ma sapere solo
che avvengono aggiunte di alcuni zuccheri!)
1. Nel reticolo endoplasmatico ruvido l'oligosaccaride viene
inizialmente montato aggiungendo zuccheri verso il
citosol, si verifica poi il flipping e continua l’aggiunta di
zuccheri all'interno del lume del reticolo. Una volta
completata avviene il trasferimento in blocco dell’oligosaccaride di 14 zuccheri ad
asparagina. In seguito all’oligosaccaride vengono tolti 3 glucosi e un mannosio
2. se la proteina è correttamente ripiegata prosegue verso il Golgi, dapprima nel cis
Golgi, dove vengono rimossi i mannosi, in 2 step grazie a enzimi specifici, ovvero
le mannosidasi e viene aggiunta n-acetilglucosammina
3. la proteina passa nel Golgi intermedio, dove viene aggiunto fucosio
4. arrivata al trans le viene aggiunto acido sialico
Queste modificazioni hanno il senso di creare una sorta di etichetta per la proteina, in modo
che venga riconosciuta dalla cellula e indirizzata a vescicole dirette verso la membrana
plasmatica.
Il modo in cui le proteine percorrono il Golgi è un argomento estremamente dibattuto e non è
ancora stabilito precisamente ma esiste un modello, definito trasporto vescicolare:
sostiene che le cisterne del Golgi siano stazionarie e quindi il traffico di proteine da una
cisterna all'altra sia realizzato da vescicole, definite spola, che gemmano da una cisterna e
si fondono con la cisterna successiva, rilasciando le proteine nel compartimento mediale,
dove avvengono le modificazioni. Questo modello è sostenuto dal fatto che a lato delle pile
del Golgi sono presenti vescicole, ma viene contraddetto per il fatto che alcune componenti
che attraversano il Golgi (come i proteoglicani) sono troppo grandi per essere racchiuse in
vescicole dal piccolo diametro.
Questi materiali sono stati marcati e non sono mai stati visti all'interno delle vescicole, quindi
alcuni ricercatori, autori del modello di maturazione delle cisterne, ritengono che queste
siano compartimenti transitori, cioè che si trasformino gradualmente da cisterne del cis
Golgi, a cisterne mediali e poi a cisterne del trans Golgi. Una volta trasformate in cisterne del
trans Golgi si separano in vescicole, contenenti le proteine dirette verso specifiche
destinazioni. Questo modello ammette la presenza di vescicole ma sostiene che esse
compiano un movimento retrogrado da trans verso le cisterne mediali e verso il lato cis,
trasportando gli enzimi specifici delle determinate
cisterne precedenti.
Un ulteriore modello, detto combinato, ammette
entrambi i movimenti anterogradi e retrogradi delle
vescicole. Esiste infine un altro modello, chiamato
Kiss and go, che ritiene sia possibile un contatto
transitorio, con una fusione, tra le diverse cisterne
contigue del Golgi: ovvero che le cisterne possano
essere in contatto temporaneo formando tubuli di
comunicazione tra una cisterna e l'altra. Un altro
modello ritiene che ci sia un arricchimento di zattere lipidiche a livello delle cisterne, da cis
verso trans e che queste siano importanti per trattenere il set enzimatico tipico di quella
cisterna.
L’ipotesi più accreditata rimane quella della maturazione ma è sicuro il fatto che il trans Golgi
network effettua un sorting delle proteine, cioè uno smistamento specifico, che crea un
traffico vescicolare altamente organizzato. Le proteine lisosomiali vengono inviate agli
endosomi tardivi da cui poi si genera il lisosoma. Gli endosomi tardivi derivano da altri
compartimenti tubulo vescicolari, che prendono il nome di endosomi precoci, più spostati
verso la membrana plasmatica.
Quando una vescicola gemma da un organulo donatore (solitamente il reticolo
endoplasmatico) e si fonde con un organulo accettore, la specificità del suo scalo di
destinazione dipende dal corredo proteico presente a livello della sua membrana, in
particolare dalle proteine chiamate SNARE e Rab GTPasi. Infatti, la vescicola che gemma è
dotata di proteine transmembrana con un dominio citosolico che sporge, chiamate v-SNARE
e queste hanno il ruolo di identificare l'origine
della vescicola e il suo contenuto.
L’organulo bersaglio è caratterizzato da proteine
transmembrana definite t-SNARE (target), che
sono complementari e hanno un'elevata affinit&agr