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LEZ 4: DALL’ICF NELLA SCUOLA AL PEI
Ci soffermiamo sulla III parte ovvero “dimensione inclusiva della scuola”:
1. Ruolo del dirigente scolastico
2. Corresponsabilità educativa e formativa dei docenti*
- Clima della classe (favorire comportamenti non discriminatori)
- Strategie didattiche (volte all’inclusione, metodologie come
apprendimento cooperativo, apprendimento per scoperta, nuove
tecnologie)
- Apprendimento e insegnamento (alunno protagonista con capacità,
potenzialità e limiti)
- Valutazione (va rapportata al PEI, ovvero in base agli obiettivi posti si
esegue una valutazione dei processi e non una valutazione della
performance)
- Docente di sostegno (l’intera comunità scolastica favorisce il processo di
integrazione, collabora con l’insegnante curricolare e con il Consiglio di
Classe attraverso una programmazione integrata)
3. Personale ATA e assistenza di base
4. Collaborazione con le famiglie (partecipa alla formulazione PEI e PDF)
In riferimento alla legge del 1994 DPR 24 febbraio “Atto d’indirizzo e
coordinamento relativo ai compiti delle unità sanitarie locali in materia di alunni
portatori di handicap" vi deve essere la compilazione di:
1) Diagnosi Funzionale
2) Profilo Dinamico Funzionale
3) PEI (Piano Educativo Individualizzato) per assicurare il diritto all’educazione
(art.12-13 Legge 104/92).
Vediamo ogni punto:
1) Deve essere stilata da un team multidisciplinare: medico specialista nella
patologia, il neuropsichiatra infantile, il fisioterapista. Acquisizione di
elementi clinici (visita medica) e psico-sociali (dati anagrafici,
caratteristiche del nucleo familiare: stato di salute dei membri, tipo di
lavoro svolto, contesto ambientale...). Aspetti specifici come il livello:
A) Cognitivo (livello di sviluppo raggiunto e capacità di integrazione delle
competenze)
B) Affettivo-relazionale (livello di autostima e rapporto con gli altri)
C) Linguistico (comprensione, produzione e linguaggi alternativi)
D) Sensoriale (vista, udito, tatto)
E) Motorio-prassico (motricità globale e fine)
F) Neuropsicologico (memoria, attenzione, organizzazione
spaziotemporale)
G) Autonomia personale e sociale
2) In questa fase sono necessarie molte figure, come indicato a pocanzi, ma
oltre alle figure mediche si inglobano anche psicologo, terapista,
operatore sociale, docenti curriculari e docente di sostegno, partecipano i
familiari. Dopo un periodo di inserimento a scuola si valuta il livello di
sviluppo che l’alunno dimostra di possedere in tempi brevi (6 mesi) e
medi (2 anni). Ecco che il PDF è lo strumento di raccordo tra le
conoscenze sanitarie, educativo didattiche e familiari per individuare
modalità su cui articolare il PEI.
3) Erroneamente si pensa che il PEI sia di esclusiva competenza
dell’insegnante di sostegno, invece deve partecipare l’intero corpo di
classe e poi deve essere firmato dai tutori dell’alunno/a.
- Il PEI tiene presenti progetti didattici-educativi, riabilitativi, e di
socializzazione individualizzati nonché forme di integrazione tra le attività
scolastiche ed extrascolastiche (art 13 legge 104/92).
- Ciascuno per la propria esperienza (medico-scientifica e pedagogica)
sulla base della D.F. e del P.D.F interventi finalizzati alla piena
realizzazione del diritto allo studio, all’istruzione e all’integrazione
scolastica.
- Verifiche sono correlate progettate nel rispetto delle potenzialità
dell’alunno e devono confluire nel PEI.
La verifica e la valutazione sono un “termometro” dell’attività didattica: quando
i risultati non sono positivi non devono essere per forza indice di un cattivo
rendimento, ma un indice per rivalutare l’attività e riprogrammarla.
La valutazione degli alunni con Disabilità di Flavio Fogarolo
Tre principi chiave
1) La valutazione degli alunni con disabilità è un diritto (garantito dalla
legge 104)
2) La valutazione degli alunni con disabilità è riferita al PEI
3) La valutazione degli alunni con disabilità è compito di tutti gli
insegnanti
Differenza tra INTEGRAZIONE ed INCLUSIONE
Prima si interviene sul contesto per favorire l’inclusione, lavorando sugli
elementi facilitatori per diminuire la disabilità, per ognuno bisogna individuare i
bisogni educativi speciali e attuare una progettazione didattica.
Rivediamo i passaggi per la progettazione didattica:
programmazione didattica
La predispone esperienze ed ambienti che
promuovono l’apprendimento di conoscenze ed abilità.
tecniche di insegnamento
Per si intende la sequenza delle operazioni che il
docente svolge per facilitare l’apprendimento di un compito agli allievi e le
tecniche sono ben codificate, sono sempre le stesse, le soluzioni sono chiuse e
prescrittive.
strategia d’insegnamento
La è costituita da un insieme di tecniche, definite e
stabilite in relazione alla situazione specifica sulla quale si vuole intervenire. Le
strategie sono infinte perché infinite sono le situazioni che si possono
verificare… La “strategia didattica” può essere definita come una serie di
“tecniche di insegnamento organizzate” al fine di raggiungere uno o più
obiettivi.
RICORDA NELL’UNITA’ DIDATTICA:
LEZ 5: VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL BAMBINO CON DISABILITA’
Carta dei diritti dei bambini nello sport del 1992: da rileggere ogni tanto!
COSA VALUTARE NEL BAMBINO CON DISABILITA’? Secondo Ianes e Camerotti,
2009. 1) AMBITO MOTORIO
2) AMBITO LINGUISTICO-COMUNICAZIONE
3) AMBITO AFFETTIVO-RELAZIONALE
4) AMBITO NEUROPSICOLOGICO-COGNITIVO
5) AMBITO SENSORIALE
Vedi tabelle nelle slides.
LEZ 6: TEORIE E METODI
Autori: Itard, Séguin, Montessori, Gardner
- ITARD E LA PEDAGOGIA SPECIALE: i 5 obiettivi
1. Contesto
2. Stimolazione sensoriale (esplorazione)
3. Transfer di apprendimento
4. Comunicazione verbale
5. Istruzione
Egli è il fondatore della pedagogia speciale e ad oggi il suo lavoro rimane tra i
più illustri.
SEGUIN E LA PEDAGOGIA BASATA SUL GIOCO
- “scuola per l’educazione integrale per gli idioti”.
Egli fonda una
Il programma educativo di Séguin è rivolto allo sviluppo delle funzioni
sensoriali: la “nozione” dipende dalla “percezione” e l’insegnante opera
attraverso esercizi variati e graduati, dal semplice al complesso.
L’educazione del bambino handicappato diventa efficace se realizzata nel
contesto ludico, nella natura viva, non in classe sui libri, attraverso 3
tempi: 1. Fissazione: la ripetizione variata per prove ed errori fa
assimilare il nuovo elemento = transfer positivo
2. Riconoscimento: ripresentando la risposta appena appresa,
con altre possibili, ma profondamente diverse da essa,
serve a sollecitare la “decodificazione”, cioè la possibilità di
discriminazione dell’allievo.
3. Evocazione: per l’handicappato mentale è la fase di
apprendimento più difficile: evocare in assenza di stimolo.
Séguin consiglia di tenere un “Journal”, ovvero un diario dove annotare
l’attività educativa giorno per giorno e quindi strutturare di continuo la
situazione e fornire feed-back positivi.
Infine anche l’organizzazione dell’ambiente è importante perché serve al
ragazzo/a ad organizzare mentalmente il lavoro.
MARIA MONTESSORI
- “Metodo speciale” dove al bambino non viene imposto nulla se non una
moltitudine di stimoli, in modo che il bambino imparerà a scegliere in
autonomia ciò di cui ha bisogno.
Egli non avrà poi bisogno di altro che di esperienze ripetute, le quali, nel
processo di acquisizione, saranno sempre più determinate da interesse e
attenzione. Ciò non significa non avere un metodo, bisogna in ogni caso
organizzarne uno, in questo caso lei si baserà sull’ambiente, infatti: uno
“preparazione
dei più noti principi del Metodo Montessori è la
dell’ambiente”: l’ambiente offre la chiave per la vera coltivazione
dell’individuo fin dalla nascita.
GARDNER: intelligenze multiple ed apprendimento
- “non esiste una sola forma di intelligenza di cui un individuo è stato
dotato alla nascita. Presumibilmente le persone hanno potenzialità
differenti in ciascuna di queste intelligenze:
1. Linguistica
2. logico-matematica
3. spaziale
4. musicale
5. cinestetico - corporea
6. interpersonale
7. intrapersonale
8. naturale
9. Esistenziale”
Queste intelligenze possono combinarsi: i profili intellettivi delle persone
sviluppano nel corso della vita e la quasi totalità delle persone operano
con le “intelligenze multiple” in “concerto” nella soluzione dei problemi e
nella creazione dei prodotti culturali.
Ogni intelligenza è una potenzialità biologica e psicologica:
Compito degli insegnanti sarà proprio quello di individuare
o precocemente il potenziale intellettivo “grezzo” di ogni alunno e di
favorirne la propria espressione
La valutazione del “profilo intellettivo” individuale, dovrebbe essere
o considerata informativa e non limitante.
“I genitori e gli educatori hanno la possibilità di sviluppare i punti di forza
del bambino e di integrare i punti di debolezza. L’intelligenza è sempre
un’interazione fra una serie di potenzialità e le opportunità create da una
cultura” (Gardner).
La professione dell’insegnante-allenatore dell’attività motoria adattata,
ad allievi con disabilità, non focalizza l’attenzione solo sull’aspetto
tecnico della disciplina sportiva e quindi sullo sviluppo fisico e motorio
ma, propone un obiettivo formativo di più ampio respiro: promuove la
salute e tutte quelle abilità sociali utili allo sviluppo positivo della
percezione di sé (sollecitando positivamente prima l’autoefficacia e poi
l’autostima), creando ambienti formativi e d’apprendimento predisposti a
seguito dello studio di teorie e metodologie didattiche, pedagogiche e
psicologiche.
LEZ 7: L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO (1)
L’Apprendimento Cooperativo, molto diffuso negli Stati Uniti, nel nord Europa e
in Israele, viene da alcuni anni ASCD Resarch Information Service (1981),
Highlights from Research on Cooperative Learning.
In: Educational Leadership (May) 1981.Adams R.C., et altri, Giochi, Sport ed
esercizi per disabili fisici, Piccin Editore, Padova, 1988 sperimentato anche in
Italia (Comoglio, 1999; Ellerani, Gentile e Pa