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Rinascimento iniziò con la riscoperta di testi greci e latini conservati nell'Impero Bizantino e nei
principali monasteri europei, testi che, una volta scoperti, incoraggiarono tutta una serie di nuovi
studi ed invenzioni nel secolo successivo. Il rinascimento vide l'affermarsi di un nuovo ideale di vita
e il rifiorire degli studi umanistici e delle belle arti, con la fine di una società frammentata di tipo
feudale basata soprattutto sull'economia agricola e su una vita intellettuale e culturale ispirata al
pensiero religioso. Tale struttura politica decentralizzata si trasformò in una società fominata da
istituzioni politiche controllate da una capitale, che privilegiavano un'economia di tipo urbano ed il
patrocinio laico nell'arte e nella letteratura.
Il Rinascimento italiano fu essenzialmente un fenomeno urbano, un prodotto delle più ricche città
italiane, quali Firenze, Roma, Napoli, Ferrara, Milano e Venezia. Fu proprio la ricchezza di queste
città dovuta al periodo di grande espansione economica del XII e del XIII secolo, a rendere possibili
le conquiste culturali di quest'epoca. I mercanti che operavano in tali città controllavano i flussi
commerciali e finanziari di tutta Europa e ne favorirono perciò la fioritura. A questa società
mercantile faceva da contrasto quella rurale ancora legata alle tradizioni dell'Europa medioevale
L’originalità del Rinascimento si rifà ai concetti di realismo e di individualismo. Nelle opere d’arte
medievali notiamo che è il particolare ad essere realistico, ma non la concezione dell’insieme,
poiché per l’uomo medievale i destini degli uomini furono sempre determinati dalla volontà di Dio
e, conseguentemente, l’artista operava per la gloria di Dio e mirava ad infondere nella propria
opera un contenuto morale, mentre, l’artista del '400, convinto che, nei limiti dell’umanamente
possibile, sia l’uomo stesso a forgiare il proprio destino, mirava a creare, per la propria gloria
personale, un’opera bella ed immortale, basandosi su precise conoscenze. Il realismo del
Rinascimento nell’arte, nelle lettere, nella scienza, nella teoria politica e nella storiografia, affermò
il valore autonomo, indipendente da premesse e fini trascendenti dell’opera d’arte, dell’azione
politica, della scienza e della storia
Tale nuova visione del mondo affermò il senso dell’individualità, della libertà di giudizio, della
creatività, del laicismo della cultura e, conseguentemente, portò al disgregarsi della concezione
medievale, nella quale, almeno in teoria, nessuna attività umana poteva essere considerata avulsa
dalla dimensione metafisica e dalla volontà di riforma universale
L'arte del rinascimento vede lo studio e la riscoperta dei modelli antichi, sia in architettura che in
scultura. La prima fase dell'arte rinascimentale è concentrata a Firenze. In seguito, nel passaggio fra
Quattrocento e Cinquecento, Roma diventerà il centro indiscusso dell'arte, che acquisterà un
linguaggio maturo grazie particolarmente a Michelangelo e Raffaello. Nell'Italia del nord la
frammentazione politica e la presenza di numerose corti sarà uno sprone per la promozione
dell'arte, in Lombardia, Emilia e nel Veneto. Il Rinascimento fu un periodo di fermento intellettuale,
che aprì nuove vie ai pensatori e gli scienziati del secolo successivo. L'idea rinascimentale secondo
la quale l'uomo domina la natura accrebbe la fiducia nella scienza e nella tecnologie moderne, che
fecero ora i primi grandi progressi. Le nozioni di repubblica e libertà preservate e difese dai
pensatori come Machiavelli sul modello degli statuti delle città stato greche di Roma antica, ebbero
un impatto indelebile sul corso della teoria costituzionale dello stato moderno. Infine, il
Rinascimento ha lasciato in eredità capolavori d'arte e monumenti destinati ad incarnare l'identità
stessa della cultura occidentale.
IL RINASCIMENTO: INQUADRAMENTO STORICO
Le vicende del Quattrocento si inquadrano in un ampio teatro internazionale che vede lotte
per lo stabilizzarsi delle monarchie europee per le vicissitudini del papato e si ha la fine
dell'impero romano d'Oriente. La Guerra dei Cent'anni, combattuta fra il 1337 e il 1453 tra
Francia e Inghilterra, ebbe come risultato l'abbandono delle terre francesi da parte degli
Inglesi. Quanto alla Chiesa, nel 1377 papa Gregorio XI (1370-1378) aveva riportato
definitivamente la sede apostolica a Roma dopo i quasi 70 anni di cattività avignonese (
viene così chiamato il periodo in cui i pontefici subirono l’influenza del re di Francia. Nel
1309 Clemente V, eletto Papa a Perugia e incoronato a Lione, aveva trasferito, infatti, la
sede pontificia da Roma ad Avignone).
Tale scelta non fu condivisa dal clero francese che negò l'obbedienza ai papi "romani" ed elesse un
antipapa, Clemente VII (1378-1394), antagonista di quello legittimo e che stabilì la sua sede ad
Avignone. Ebbe così inizio il cosiddetto Grande scisma o Scisma d'Occidente. Lo scisma ebbe
soluzione solo a conclusione del Concilio di Costanza (1414- 1418) che elesse un nuovo, legittimo
pontefice, Martino V Colonna (1417-1431). A lui e ai suoi successori si deve non solo la
riorganizzazione dello Stato Pontificio, ma la rinascita stessa di Roma per la protezione da essi
accordata a umanisti e artisti, nonché per aver promosso l'edificazione di nuove fabbriche
(Costruzioni architettoniche). La situazione italiana vede inizialmente l'affermarsi del libero
Comune e quindi quello delle Signorie. Dalle Signorie si passò ai Principati nei quali il
riconoscimento del potere del Signore avveniva da parte del papa o dell'imperatore. Le lotte fra le
varie Signorie italiane condussero all'eliminazione di quelle militarmente più deboli per quasi tutto
il Quattrocento e il Cinquecento continuarono a lottare, impedendo così la formazione di uno Stato
unitario. Nel 1454 la Pace di Lodi condusse a una politica di equilibrio che durò fino alla morte di
Lorenzo de' Medici (1492). Nel XV secolo i più importanti Stati italiani furono il Regno di Napoli (dal
1442 conquistato dagli Aragonesi), lo Stato Pontificio, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di
Firenze (che sin dal 1434 era ormai sottoposta ai Medici), il Ducato di Milano (tenuto dapprima dai
Visconti, quindi dagli Sforza). Anche all'interno dello Stato Pontificio, infine, si formarono piccole
entità autonome quali la Signoria dei Malatesta a Rimini e quella dei Montefeltro a Urbino,
caratterizzate entrambe da una forte tendenza al mecenatismo . Il Quattrocento, tuttavia, è
segnato, in modo particolarmente doloroso e funesto dalla fine dell'impero romano d'Oriente.
NASCITA DEL RINASCIMENTO
Già nel 1330, lo scultore Andrea Pisano (1290 ca. – 1348) è all’opera, su commissione della
città di Firenze, sulla porta meridionale del battistero per sostituire quella vecchia in legno
con una nuova, in bronzo parzialmente dorato. Nell’inverno del 1400, l’Arte dei Mercanti di
Calimala, principale corporazione commerciale fiorentina (responsabile della
manutenzione e della decorazione del battistero), decise di sostituire con un’altra porta
bronzea una delle due porte lignee rimaste, indicendo un concorso pubblico allo scopo di
individuare l’artista migliore. A ogni concorrente si richiese di consegnare, entro un
termine di dodici mesi, un rilievo bronzeo di prova sul tema del sacrificio di Isacco. L’opera
doveva soddisfare una serie di requisiti: gli scultori erano obbligati a mantenere la cornice
quadrilobata impiegata da Andrea Pisano nella porta bronzea esistente e a dimostrare la
propria abilità nella resa di questo episodio biblico, facendo ricorso a figure umane (nude o
vestite), animali, paesaggio e vegetazione. I sette scultori finalisti furono: Filippo
Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia, Simone di Colle val d’Elsa, Niccolò
Lamberti, Niccolò d’Arezzo e Francesco di Vallambrino. La decisione fu presa nell’estate del
1402. Le prove del Brunelleschi e del Ghiberti incontrarono un particolare favore, e sono le
uniche che si sono conservate. Entrambi soddisfecero i precisi requisiti pertanto i giurati
dovettero scegliere sulla base di ulteriori criteri
L’intero progetto fu vagliato anche nei suoi termini economici: il bozzetto del Ghiberti
risultò più leggero di sette chili rispetto a quello di Brunelleschi e avrebbe comportato, per
l’intera porta, un risparmio di circa un centinaio di chili di bronzo. Il rilievo del Ghiberti
prevedeva una fusione in un pezzo unico, a parte pochi elementi aggiuntivi, mentre quello
del Brunelleschi era la risultante di figure montate su un pannello sulla base di un metodo
estremamente laborioso. I diversi metodi di fusione non furono certo ininfluenti ai fini
della determinazione della qualità estetica delle due opere
Il ragazzo seduto dietro l’asino è modellato sulla figura capitolina del giovane che si estrae una
spina dal piede, mentre la figura in basso a destra, piegata a raccogliere l’acqua, è ritratta in una
posa estremamente complessa, con l’attenzione rivolta all’imminente sacrificio, che rievoca alcuni
aspetti drammatici della statuaria classica. Il riferimenti del Brunelleschi al Pisano è costituito dalla
definizione della scena secondo linee orizzontali e verticali e sembra anticipare un i, che rispetta le
direttive della conservatrice Arte di Calimala, ponendo l’atto sacrificale al centro del racconto, il
Brunelleschi un modo di vedere ch sarebbe stato codificato solo alcuni anni più tardi, con la
scoperta della prospettiva lineare.
servi di Abramo restano a una certa distanza dal luogo del sacrificio, mentre sullo spiazzo roccioso
raffigurato dal Brunelleschi nulla impedisce ai servi di assistere alla scena. La narrazione biblica,
invece, esprime chiaramente la separazione e la distanza fra i due luoghi: i servi non dovevano in
alcun modo assistere a quanto stava succedendo. Ghiberti risolve il problema collocando i servi
dietro uno sperone di roccia che funge da barriera tra loro e l’altare e si battaglia con più precisione
al testo della Genesi. Il Brunelleschi sceglie di affrontare con una certa libertà anche l’episodio del
sacrificio vero e proprio: nella Bibbia, l’angelo apostrofa Abramo, mentre nella raffigurazione
interrompe il sacrificio fermandogli il braccio. Nella versione del Ghiberti, Abramo ha il braccio
levato, pronto a colpire, e gli occhi fissi su Isacco: è l’attimo preciso in cui l’angelo interviene a
liberare Abramo dal tormentoso conflitto tra il timore di Dio e l’amore per il figlio che egli è<