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Y=F(K;N;A)

(+;+;+)

O nella forma più compatta, per facilitare l’analisi: Y=F(K;AN)

Possiamo quindi pensare al progresso tecnologico in due modi equivalenti:

-​ il progresso tecnologico riduce il numero di lavoratori necessari per ottenere una data quantità di

prodotto.

-​ il progresso tecnologico aumenta il prodotto ottenibile con un dato numero di lavoratori.

Ragionando su questa via, pensiamo ad AN come all’ammontare di lavoro effettivo nell’economia.

Assumendo ragionevolmente rendimenti di scala costanti, per un dato stato della tecnologia (A), raddoppiare

sia la quantità di capitale sia la quantità di lavoro consente di ottenere una quantità doppia di prodotto:

2Y=F(2K;2AN)

In generale, per ogni numero (x): xY=F(xK;xAN)

Per ottenere la relazione tra prodotto e capitale per unità di lavoro effettivo, poniamo x=1/AN nell’equazione

precedente e scriviamo: ( )

= ;

( )

Oppure, se definiamo una funzione f = tale per cui , avremo:

; 1

( )

=

A parole: Il prodotto per unità di lavoro effettivo è una funzione del capitale per unità di lavoro effettivo.

1.2 Interazione tra produzione e capitale

Andiamo adesso a compiere un’analisi simile a quella del capitolo 11, analizzando prodotto e capitale per unità

di prodotto effettivo.

Sotto le stesse ipotesi del capitolo precedente, l’investimento è dato:

I=S=sY

e quindi, dividendo entrambi i lati per il numero di lavoratori effettivi:

( )

=

La relazione tra investimento per unità di lavoro effettivo e capitale per unità di lavoro effettiva sarà:

( )

=

Qual è livello di investimento necessario per mantenere un dato livello di capitale per unità di lavoro effettivo?

Avendo introdotto il progresso tecnologico, il numero di unità di lavoro effettivo (AN) aumenta nel tempo.

Quindi, mantenere lo stesso rapporto capitale/lavoro effettivo (K/AN) richiede un aumento dello stock di

capitale (K) proporzionale all’aumento delle unità di lavoro effettivo (AN).

Sia il tasso di deprezzamento, il tasso di progresso tecnologico e il tasso di crescita della popolazione.

Se assumiamo che il rapporto tra occupazione e popolazione totale rimanga costante, il numero dei lavoratori

(N) cresce anch’esso al tasso annuo .

Queste due ipotesi implicano che il tasso di crescita del lavoro in unità effettive (AN) sia uguale a .

+

Il livello di investimento necessario per mantenere un dato livello di capitale per unità di lavoro effettivo è dato

da: = (δ + + )

In modo più preciso, l’ammontare di investimento per unità di lavoro

= (δ + + )

La dinamica del capitale per unità di lavoro effettivo e del prodotto per unità di lavoro effettivo

1.3 Dinamica di capitale e produzione

Nella figura precedente, per (K/A ), il prodotto per unità di lavoro effettivo è pari alla distanza AB.

0

L’investimento è dato da AC. L’ammontare di investimento richiesto per mantenere quel livello di capitale per

unità di lavoro effettivo è pari ad AD. Poiché l’investimento eccede quanto richiesto, per mantenere costante il

livello di capitale per unità di lavoro effettivo K/AN aumenta.

Partendo da (K/A ), l’economia si muove verso destra, con un livello crescente di capitale per unità di lavoro

0

effettivo.

In stato stazionario, il capitale e il prodotto per unità di lavoro effettivo sono costanti e pari rispettivamente a

(K/AN)* e (Y/AN)*.

In stato stazionario, il tasso di crescita della produzione è uguale al tasso di progresso tecnologico ( ) più il

tasso di crescita della popolazione . Sia ( ) sia ( ) non dipendono dal tasso di risparmio. Di

( )

conseguenza, il tasso di crescita della produzione è indipendente dal tasso di risparmio. In stato stazionario il

prodotto per lavoratore cresce al tasso di progresso tecnologico.

1.4 Effetti del tasso di risparmio

In stato stazionario il tasso di crescita della produzione dipende soltanto dal tasso di crescita demografica e

dal tasso di progresso tecnologico. Le variazioni del tasso di risparmio non influenzano il tasso di crescita di

stato stazionario, ma il livello di prodotto per unità di lavoro effettivo. In seguito all’aumento del tasso di

risparmio, il capitale e il prodotto per unità di lavoro effettivo aumentano per qualche tempo prima di

convergere al loro nuovo livello.

Un aumento del tasso di risparmio genera una crescita più elevata fino a quando l’economia raggiunge il suo

nuovo sentiero di crescita bilanciata.

2. Le determinanti del progresso tecnologico

La maggior parte del progresso tecnologico è il risultato dell’attività di ricerca e sviluppo (R&S) svolta dalle

imprese. In molti paesi avanzati la spesa in ricerca e sviluppo ricopre tra il 2 e il 3% del Pil.

I livelli di spesa in R&S dipendono da:

-​ la fertilità del processo di ricerca;

-​ l’appropriabilità dei risultati della ricerca.

2. La spesa in ricerca e sviluppo: evidenze

2.1 La fertilità del processo di ricerca

La fertilità della ricerca indica la misura in cui la spesa in ricerca e sviluppo si traduce in nuove idee e nuovi

prodotti. La fertilità della ricerca dipende dall’interazione tra ricerca di base e ricerca applicata. La ricerca di

base non conduce di per sé al progresso tecnologico, ma è determinante per il successo di quella applicata. Il

sistema educativo ha chiaramente un ruolo importante nello sviluppo e nel successo della ricerca di base. Le

potenzialità di una scoperta si realizzano pienamente solo dopo un certo periodo di tempo.

2.2 L’appropriabilità dei risultati della ricerca

Se le imprese non possono appropriarsi dei profitti generati dai nuovi prodotti, gli investimenti in ricerca e

sviluppo diminuiranno e il progresso tecnologico subirà un rallentamento.

L’appropriabilità dipende da:

-​ la natura del processo di ricerca

- se la scoperta di un nuovo prodotto apre la strada alla scoperta di molti altri prodotti migliori, non è

conveniente innovare per primi (difficile saperlo ex ante).

-​ il grado di protezione accordata ai nuovi prodotti dalla legislazione dei brevetti

- Una scarsa protezione porterà ad un livello insufficiente di R&S, ma una protezione eccessiva

renderà difficile per la nuova R&S basarsi sui risultati di quella passata.

2.3 Innovazione vs imitazione

Risulta rilevante compiere la distinzione tra crescita per innovazione e crescita per imitazione.

Per sostenere la crescita economica, i paesi avanzati devono innovare. I paesi più poveri possono invece

limitarsi a imitare per crescere, in quanto ancora lontani dalla frontiera tecnologica. Ciò spiega perché alcuni

paesi tecnologicamente meno avanzati abbiano una legislazione insufficiente in termini di brevetti.

3. Intuizione, progresso tecnologico e crescita

Protezione contro l’espropriazione e Pil pro capite.

La crescita economica è determinata da numerosi fattori. Tra questi, le istituzioni svolgono un ruolo chiave.

Quando gli economisti parlano di istituzioni, si riferiscono principalmente alla protezione del diritto di proprietà.

Se, per esempio, i diritti di proprietà sono fortemente tutelati, gli individui sono maggiormente incentivati a

investire in capitale e tecnologia. In concreto, “protezione dei diritti di proprietà” significa: un buon sistema

politico, un buon sistema giudiziario, leggi contro l’insider trading, leggi che proteggano i brevetti, leggi

antitrust…

Il punto principale di questo capitolo è: una crescita sostenuta richiede il progresso tecnologico. Il progresso

tecnologico dipende sia dall’innovazione sia dalle istituzioni.

Capitolo XIII - Le sfide della crescita

La crescita è un processo complesso che deve difatti affrontare molte sfide.

-​ Il progresso tecnologico aumenterà allo stesso ritmo?

-​ Il progresso tecnologico distruggerà i posti di lavoro?

-​ Beneficiamo tutti della crescita?

-​ Nel processo di crescita stiamo rispettando l’ambiente?

1. Il futuro del progresso tecnologico

Percezione del progresso tecnologico e dati della crescita non sembrano andare di pari passo.

Vi è una grande impressione di cambiamento tecnologico, affiancato da tassi di crescita della produttività

bassi. Questo perché?

Ci sono errori di valutazione?

Sottovalutiamo la crescita?

Una corrente sostiene che le grandi innovazioni di oggi riguardano le tecnologie di uso generale, e dunque

sono meno radicali, rispetto a innovazioni passate come l’elettricità e i motori a combustione.

Robert Gordon sostiene difatti che il periodo ad alto progresso tecnologico ce lo siamo lasciato alle spalle.

Altri, come Eric Brynjolfsson, sostengono che la digitalizzazione avrà

un impatto simile a quello dell’elettricità o del motore a

combustione. Chi ha ragione e chi torto?

Ad oggi, non lo sappiamo ancora

A sostegno della tesi di Eric Brynjolfsson, al giorno d’oggi, vi è

sicuramente l’implementazione nei processi produttivi

dell’intelligenza artificiale.

Grafico: potenziale tempo risparmiato con l’AI

Fonte: McKinsey, generative AI and the future of work in America

2. Progresso tecnologico e disoccupazione

I lavoratori han timore della perdita dei posti di lavoro a causa del progresso tecnologico sin dall’inizio della

rivoluzione industriale, su tutti i Luddisti in Inghilterra nel XIX secolo. Quando la disoccupazione è elevata,

riemerge il tema della disoccupazione tecnologica. Nella sua forma grossolana, l’argomento secondo cui il

progresso tecnologico debba portare a una disoccupazione maggiore è falso. Ci sono tuttavia delle

argomentazioni più sofisticate da tenere in considerazione. Ci si potrebbe aspettare, ad esempio, che poiché

l’aumento della produttività porta alcune imprese a ridurre l’occupazione, ci vorrà del tempo prima che nuovi

posti di lavoro sostituiscano i vecchi. L’evidenza suggerisce tuttavia che non è così, come possiamo osservare

nella figura nella slide successiva.

Nel seguente grafico da «Historical Statistics of the United States» si può notare la relazione tra crescita della

produttività e disoccupazione.

La robotizzazione, ad esempio, per sua stessa na

Dettagli
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A.A. 2024-2025
65 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ely_04 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Giansoldati Marco.