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DERIVAZIONE E FORMAZIONE DELLE PAROLE
I morfemi derivazionali mutano il significato della base cui si applicano, aggiungendo nuova informazione rilevante, integrandola, modificando la classe di appartenenza della parola e la sua funzione semantica. I morfemi derivazionali svolgono una funzione importante, quella di permettere attraverso processi soprattutto di suffissazione, la formazione di un numero infinito di parole a partire da una certa base lessicale. In ogni lingua esiste una lista finita di moduli di derivazione che danno luogo a 'famiglie di parole' (es. parole costruite con la base 'socio' es. conSOCIare). Nella grande maggioranza delle forme verbali e deverbali si pone in italiano il problema della cosiddetta 'vocale tematica', la vocale iniziale della desinenza dell'infinito dei verbi ovvero 'mangiAre, vedEre, partIre', poiché si può ritenere che la vocale tematica abbia un suo significato in quanto indica.l'appartenenza della forma ad una determinata classe di forme della lingua. Anche nella parola 'sociologia' ci sono due morfemi lessicali, essa significa 'studio della società', esso viene chiamato prefissoide. Esistono anche suffissoidi, cioè morfemi con significato lessicale che si comportano come suffissi nella formazione delle parole. Prefissoidi e suffissoidi funzionano in sincronia come affissi, morfemi derivazionali marecano il significato tipico dei morfemi lessicali ereditato dalle parole complesse. Un caso di prefissoide è la parola 'auto' da cui derivano poi 'autocritica, autolavaggio'; parole con uno statuto diverso dall'auto. Nella parola 'nazionalsocialismo', invece, esistono casi che sembrano assai simili alla parola sociologia in cui però, le radici lessicali che coesistono nella stessa parola mantengono entrambe il valore che avrebbero se utilizzate come autonome. Questa parolaè una parola composta come ad esempio 'portacenere' o 'asciugamano'. L'italiano segue nella composizione delle parole un ordine ovvero la seconda parola modifica la prima, che funziona da 'testa sintattica' es. portacenere non è 'cenere che porta qualcosa' ma 'qualcosa che porta la cenere'. Non vanno confuse con le parole composte le unità lessicali plurilessemiche, costituite da sintagmi fissi che rappresentano un'unica entità di significato, non corrispondente alla semplice somma dei significati delle parole componenti, comportandosi come se fossero un'unica parola. Le unità lessicali plurilessematiche costituiscono una categoria molto ampia che può comprendere classi diverse di elementi fra cui anche i cosiddetti verbi sintagmatici (es. sale e pepe, anima e corpo). LE PAROLE COMPOSTE IN ITALIANO Come la derivazione, così la composizione permette la formazione di parole nuove.Partire da una certa radice lessicale, una parola composta contiene più radici lessicali ciascuna delle quali suscettibile di comparire come parola autonoma. Nella gran parte dei casi, la composizione di due parole di qualsiasi pesce spada, classe che possa partecipare alla composizione dà un nome es. camera oscura. Composti che presentano una testa vengono chiamati endocentrici, composti senza testa esocentrici. Esistono anche composti detti 'coppia' formati da due costituenti che sono entrambi teste, sia categoriali sia semantiche. Se consideriamo poi il rapporto interno tra i costituenti, i composti si possono classificare in subordinativi e coordinativi. Si definiscono subordinativi quei composti i cui costituenti sono legati tra di loro da una relazione di tipo pesce spada, spada modificato/modificatore es. il composto rappresenta l'elemento modificatore. Altri meccanismi più marginali che formano parole e che hanno aspetti in comune con la composizione.
Sono la lessicalizzazione delle sigle e l'unione di parole diverse che si fondono con accorciamento degli elementi costitutivi. Le sigle sono formate in genere dalle lettere iniziali delle parole piene che costituiscono un'unità plurilessematica, la cui pronuncia completa è promossa a parola autonoma. L'unione con accorciamento dà luogo a quelle che sono chiamate 'parole macedonia', ad esempio ristobar (ristorante+bar).
Il più importante e produttivo dei procedimenti di formazione di parola è la suffissazione. Si noti che spesso i suffissi derivazionali vengono designati comprendendo anche la desinenza e tralasciando la vocale tematica. È peraltro in italiano anche assai produttiva la prefissazione (aggiungendo un suffisso ad un nome, ad esempio -os a noia, ottengo noioso ovvero un aggettivo).
Nella grande categoria della derivazione suffissale può essere fatto rientrare un altro procedimento.
molto produttivo in italiano che contraddistingue per la sua rilevanza la formazione delle parole dell'italiano rispetto alle altre lingue, ed è l'alterazione. Con i suffissi alterativi si creano parole che aggiungono al significato della base lessicale un valore valutativo che può essere 'diminutivo' o 'accrescitivo' o 'peggiorativo'. Le parole derivate si possono definire in maniera da tener conto a) del procedimento di derivazione b) della classe lessicale della base da cui derivano c) della classe lessicale a cui appartiene il risultato. Nei meccanismi della formazione di parola rientra anche il fenomeno della conversione ovvero la presenza di coppie di parole, verbi o aggettivi aventi la stessa radice lessicale ed entrambi privi di suffisso, fra i quali non è possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quale la parola derivata. Quando la coppia è costituita da un verbo e da un nome è spesso da
Assumere che la base sia il verbo, in quanto il nome designa l'atto indicato dal verbo; di qui la definizione di derivazione zero. Invece quando la coppia è costituita da un verbo e da un aggettivo si può intendere che il termine primitivo sia l'aggettivo in quanto il verbo indica l'azione di assumere lo stato o la qualità dell'aggettivo. Dal punto di vista dei processi di derivazione operanti nella formazione della parola, si danno i seguenti tipi morfologici di parole: - parole basiche o primitive es. mano; - parole alterate es. manona; - parole derivate es. maniglia; - parole composte es. corrimano.
FLESSIONE E CATEGORIE GRAMMATICALI
I morfemi flessionali non modificano il significato della radice lessicale su cui operano: attualizzano nel contesto di enunciazione, specificandone la concretizzazione in quel particolare contesto. Il genere di significato veicolato dai morfemi flessionali danno luogo alle diverse forme in cui una parola può presentarsi.
il caso e il grado. Il genere indica la distinzione tra maschile e femminile, mentre il numero indica la distinzione tra singolare e plurale. Il caso indica la funzione grammaticale di una parola all'interno di una frase, mentre il grado indica il livello di intensità di un aggettivo o un avverbio. La morfologia verbale ha come categorie fondamentali il tempo, il modo, l'aspetto e la persona. Il tempo indica il momento in cui avviene l'azione del verbo, il modo indica il modo in cui avviene l'azione (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo), l'aspetto indica la durata o la completezza dell'azione, mentre la persona indica il soggetto dell'azione. Le categorie flessionali sono quindi fondamentali per la struttura grammaticale di una lingua e permettono di esprimere in modo preciso e specifico le relazioni tra le parole all'interno di una frase.quella del numero è marcata dal singolare e plurale. Un'altra categoria flessionale molto rilevante per i nominali è il caso che svolge l'importante funzione di mettere in relazione la forma della parola con la funzione sintattica che essa ricopre nella frase. Il processo attraverso il quale un verbo determina in quale caso debbano declinarsi gli elementi nominali che costituiscono i complementi viene chiamato REGGENZA; essa si applica per estensione anche al rapporto fra verbi e preposizioni, quando appunto vi sono verbi che richiedono determinate preposizioni. In molte lingue gli aggettivi possono poi essere marcati per grado (l'italiano però utilizza solo il superlativo). Altre lingue invece marcano poi con morfemi appositi sui nomi la definitezza o possesso che vanno considerate anch'esse categorie grammaticali. La morfologia verbale ha sei categorie flessionali principali: - Modo: il quale esprime la maniera nella quale il parlante si pone neiconfronto del contenuto di quanto viene detto e della realtà della scena rappresentata nella frase
Tempo: colloca nel tempo assoluto e relativo quanto viene detto
Aspetto: riguarda la maniera in cui vengono presentati in relazione al loro svolgimento l'azione o l'evento o i processi espressi dal verbo
Azionalità: che riguarda il modo oggettivo in cui si svolge nello sviluppo temporale l'azione o l'evento del verbo: una distinzione importante in questo caso è quella fra verbi che denotano un'azione o evento dotato di un punto che ha un fine.
Diatesi: esprime il rapporto in cui viene rappresentata l'azione rispetto ai partecipanti e rispetto al soggetto
Persona: indica chi compie l'azione e collega la forma verbale al suo soggetto e si manifesta con morfemi di accordo.
TEMPO E ASPETTO
Il tempo localizza l'evento espresso dal verbo nel fluire del tempo fisico e lo colloca in una rete di relazioni temporali; fondamentale è la
relazione che si istituisce tra il momento dell'avvenimento (MA) e il momento dell'enunciazione (ME). L'aspetto considera l'evento espresso dal verbo secondo il punto di vista che il parlante assume nei riguardi dell'evento stesso, ossia rispetto al modo in cui l'evento viene osservato e presentato. I due valori principali che può assumere l'aspetto verbale sono imperfettivo e perfettivo. L'imperfettivo considera un evento da una prospettiva interna al suo svolgimento. Può avere tre accezioni:- progressiva, quando un evento iniziato precedentemente è colto in un singolo momento del suo svolgimento
- continua, quando un evento è colto nella sua durata, tipicamente rispetto a un certo periodo di tempo e si verifica in una sola occasione
- abituale, quando un evento è colto nella sua durata e si ripete con consuetudine
esterna al suo sv