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La manipolazione dei prodotti alimentari
Consisteva, per esempio, nell'allungare il latte o il whisky con l'acqua, o nell'utilizzare materie prime a buonmercato o di cattiva qualità. Con il duplice vantaggio di ridurre i costi e di accelerare il consumo: abbassare la qualità per guadagnare di più e far consumare di più. I primi socialisti trassero da questo fatto un argomento contro il modo di produzione capitalistico. "Si sostiene - scriveva Charles Fourier - che gli uomini non sono più falsi di un tempo; e tuttavia, mezzo secolo fa ci si poteva procurare con poca spesa stoffe ben tinte e cibi naturali; oggi l'adulterazione e la furberia dominano dovunque. Il coltivatore è diventato imbroglione come il commerciante di un tempo. Latticini, olio, vino, acquavite, zucchero, caffè, farina, tutto è spudoratamente adulterato. La moltitudine dei poveri non può più procurarsi cibi naturali; le si vendono veleni lenti, tanto lo.
"spirito del commercio ha fatto progressi fin nell’ultimo villaggio». «Così comesi definiscono alcuni periodi della storia l’età della conoscenza, l’età della cavalleria, l’età della fede ecc., sipotrebbe battezzare la nostra epoca come l’età dell’ersatz», sostenne l’utopista William Morris nellaconferenza del 18 novembre 1894 intitolata per l’appunto L’età dell’ersatz.
«L’onnipresenza degli ersatz e,temo, il fatto di adeguarvisi, costituiscono l’essenza di quella che chiamiamo civiltà»,6 continuava Morris,denunciando «la depravazione indiretta delle scienze; per esempio, il progresso della chimica, che serve soloa vessare i poveri, fornisce al commercio i mezzi per snaturare tutti gli alimenti: pane di patate, vino di legnod’India, falso aceto, falso olio, falso caffè, falso zucchero, falso indaco. Nei cibi e nei
prodotti è tutta una contraffazione, e sono i poveri a servirsi nella bettola chimica: sono loro le uniche vittime di tutte queste invenzioni commerciali, che potrebbero avere un'utilità in un regime di relazioni oneste, ma che saranno sempre più nocive e porteranno all'estinzione della civiltà".7 "L'ideale del mugnaio moderno (importato, immagino, dagli Stati Uniti, patria dell'ersatz) – osserva ancora Morris – sembra essere quello di ridurre gonfi chicchi di grano in una polvere bianca la cui particolarità è di assomigliare al gesso, in quanto egli punta innanzi tutto alla leggerezza e al candore, a spese del gusto".8 Kropotkin, il principe degli anarchici, denuncia da parte sua lo spreco capitalistico finalizzato a "costringere il consumatore a comprare quello di cui non ha bisogno, o a imporgli con la réclame un articolo di cattiva qualità".9 La frode sullaqualità delle materie prime utilizzate per aumentare i profitti, se è più difficile da realizzare a causa delle norme e dei controlli vigenti, e meno conveniente rispetto al rinnovo sistematico dei modelli in una situazione di produzione di massa, tuttavia è ben lungi dall'essere scomparsa. Si ritrova in alcune nicchie particolari. Nell'indimenticabile film di Carol Reed, Il terzo uomo, tratto dal romanzo di Graham Greene, Orson Welles interpreta un delinquente, Harry Lime, responsabile del dramma di bambini curati con penicillina annacquata. In Francia, lo scandalo delle protesi mammarie difettose che hanno messo in pericolo la vita di 30000 donne ha riproposto la questione. In pieno XXI secolo, la PIP (Poly Implant Prothèse), di fronte a una diminuzione delle vendite dovuta alla concorrenza, decide di utilizzare un gel al silicone industriale dieci volte meno costoso del gel di qualità impiegato in precedenza, chiaramente senza.cambiarenulla nella pubblicità né nella descrizione del prodotto. Questa pratica, che ha permesso all'azienda di realizzare un surplus di profitto di circa 1 milione di euro all'anno, ha avuto e rischia di avere ancora a lungo conseguenze drammatiche per le donne che hanno fatto ricorso alla protesi PIP. D'altra parte, l'affare cosiddetto del "sangue contaminato", nel quale è emerso che vari ospedali continuavano a somministrare sangue potenzialmente portatore di retrovirus dell'AIDS, aveva già mostrato che neppure il servizio pubblico è al riparo da simili derive commerciali. Più recentemente, un caso di traffico, durato diversi anni, di oli sofisticati con policlorobiofenili ha portato in giudizio la società Chimirec. 10_Mentre William Morris denunciava la contraffazione, senza però vederne il lato positivo per l'occupazione, Paul Lafargue, il genero di Marx, aveva già intuito la.contraddizione tra il fatto di produrre sempre di più e la durata dei beni: "a Lione, invece di lasciar alla fibra serica la sua semplicità e la sua naturale morbidezza, la si sovraccarica di sali minerali che, aumentandone il peso, la rendono fragile e di poca durata. Tutti i nostri prodotti sono adulterati per facilitarne lo smercio e abbreviarne la durata. La nostra epoca sarà chiamata l'età della falsificazione, così come le prime epoche dell'umanità sono state chiamate età della pietra, età del bronzo, dal carattere della loro produzione". Non senza malizia, Lafargue aggiunge: "Degli ignoranti accusano di frode i nostri pii industriali, mentre in realtà l'intento che li anima è di fornire lavoro agli operai, che non sanno rassegnarsi a vivere con le braccia conserte". Lafargue prosegue poi, con un umorismo graffiante, anticipando quella che sarà la tesi diBernard London durante la Grande Depressione:Queste adulterazioni che hanno come unico movente un sentimento umanitario, ma che danno profitti superlativi ai fabbricanti che le mettono in atto, se sono disastrose per la qualità delle merci, se sono un'inesauribile fonte di spreco di lavoro umano, testimoniano della filantropica ingegnosità dei borghesi e dell'orribile perversione degli operai che, per appagare il loro vizio del lavoro, costringono gli industriali a soffocare le proteste della loro coscienza e a violare addirittura le leggi dell'onestà commerciale.
Comunque sia, se le contraffazioni possono prosperare nella produzione artigianale o in una gamma ristretta di prodotti di consumo corrente, le cose stanno diversamente quando la produzione industriale riguarda dei beni durevoli, fabbricati su grande scala e la cui adulterazione, per di più, può avere conseguenze drammatiche, come nei casi degli scandali.
sanitari appena citati. Il difetto di fabbricazione di armi, mezzi di locomozione o prodotti farmaceutici è un reato, se non addirittura un crimine. In questo tipo di contesto, il rinnovo della domanda dipende dunque dalla riduzione della durata. Nel suo libro del 1925, The Tragedy of Waste, Stuart Chase descrive l'adulterazione, ma ne parla già, a proposito dei vestiti o degli pneumatici, in termini di obsolescenza programmata, cioè di "impiego di materiali che abbiano la durata più breve possibile".
La trasformazione della mentalità: Il rispetto per i prodotti di qualità e quella che può essere definita l'etica del durevole regnano ancora fino agli anni trenta, Stati Uniti compresi, sia nell'universo della produzione sia nelle abitudini delle famiglie. I produttori con mentalità imprenditoriale vogliono continuare a produrre oggetti robusti di cui possano andare fieri. L'esempio classico è
quello della Ford modello T, ma il record di longevità dei prodotti fabbricati in serie è sicuramente detenuto dalle lampadine a filamento di carbonio, di cui si è già parlato. Dato che per gli ingegneri era un punto d'onore concepire apparecchi solidi capaci di sfidare il tempo, convincerli a creare prodotti fragili, di scarsa durata, non fu affare da poco. Tuttavia, nelle grandi imprese, il ruolo sempre più importante assegnato ai "commerciali" e la trasformazione progressiva degli ingegneri in designer finì per avere la meglio su ogni resistenza. In fin dei conti, il business non consiste prima di tutto nel fare profitti? Ci è voluto ancor più tempo per trasformare le mentalità dei consumatori, per ottenere che disdegnassero sempre più alla svelta i beni durevoli e per imporre loro lo spreco come imperativo categorico. Tuttavia, anche se soffocato dalla pubblicità e dalla propaganda consumistica.Lo spirito del risparmio e dell'economia continua a esistere allo stato latente, e riappare in periodi di penuria, durante le guerre o le crisi. Esistono molte testimonianze sulla situazione delle colonie tagliate fuori dagli approvvigionamenti delle metropoli durante le due guerre mondiali: si era costretti non soltanto a usare il vecchio fino all'usura completa, ma anche a escogitare, con ciò che si aveva a disposizione, prodotti equivalenti a quelli che mancavano. In fin dei conti, le cose sono andate abbastanza bene. L'esperienza dell'autarchia italiana, sotto Mussolini, è un esempio ancor più tipico. La mancanza di materie prime ha costretto lo Stato e l'industria a fare del riciclaggio sistematico e dell'allungamento della durata degli oggetti un dovere patriottico. La penuria dell'economia di guerra ha permesso agli ingegneri di prendersi la rivincita sui commerciali, dal momento che non era più questione di sbocchi.
Soltanto con il ritorno della prosperità, e con la minaccia della sovrapproduzione, il marketing ha ripreso il sopravvento.Negli Stati Uniti la situazione è diversa e più complessa. Tra i tratti puritani di cui è stato necessario avereragione per sviluppare la società dei consumi c'è stata la resistenza alle arti decorative che si sono sviluppate in Europa negli anni folli e che sono all'origine del design. Ma al tempo stesso l'abbondanza naturale spingeva allo spreco, e dunque al sovraconsumo. "All'inizio della loro storia e nel corso del XIX secolo - osserva Louis Jones, direttore della New York State Historical Association - gli americani si sono mostrati estremamente prodighi riguardo alle risorse naturali, in particolare i bisonti e gli alberi, che all'epoca abbondavano. Credo che, a partire dalla Rivoluzione, la prodigalità sia costantemente presente nella storia del nostro popolo, come.
Un filo di colore vivace nella trama di un tessuto».13 Tuttavia, si può dire anche che, nella tradizione puritana di Benjamin Franklin, gli americani si sono sempre compiaciuti di ritenersi un popolo economo, lavoratore, timoroso di Dio e pronto a fare sacrifici per il futuro.14 Secondo Ernest Dichter, dell’Institute for Mo