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4: METAFISICA DEL BELLO: LUMINOSITÀ E SIMMETRIA
abbiamo lasciato le arti senza amor una nozione un’isteria delle “arti belle”.
il bello è un argomento della metafisica, cioè della teoria dell’essere in generale. bello è l’essere,
quindi le idee.
il concetto di bellezza elaborato nel pensiero antico si trasmetterà in modo determinante all’estetica
moderna.
la bellezza greca ha due caratteri:
1. si identifica con lo splendore e la luminosità
si occuperanno omero e Odino di trasmettere questa idea al pensiero medievale entro il quale nasce
un’importante corrente detta estetica della luce
2. si identifica con la simmetria e la proporzione
si rifà alla teoria pitagorica che identificava l’essere vero delle cose con rapporti numerici.
contemplare la simmetria favorisce il ristabilimento del giusto equilibrio dell’anima.
nel classicismo rinascimentale e in quello ‘700esco saranno addirittura riconosciuti come carestie
quasi esclusivi delle opere d’arte classiche, influenzando in modo determinante l’arte moderna.
5: ARTE E STRUTTURA
gran parte delle tematiche espresse nell’estetica greca, si possono ritrovare in aristotele.
Aristotele è responsabile delle definizione di ogni arte in termini di imitazione della natura: “l’arte imita
la natura in quanto produce ordinatamente in vista di fini”.
prosegue aggiungendo che certe arti sono in grado di portare a termine ciò che la natura non riesce a
fare o non farebbe.
la connessione tra il senso stretto di imitazione come rappresentazione e il senso generale di
imitazione della natura ha un significato determinante per capire la posizione nuova di aristotele.
“POETICA”, Aristotele
l’autore riscatta l’appartenenza artistica da entrambe le accuse che sosteneva Platone:
● l’apparenza artistica non allontana dal vero (la copia della copia)
● l’apparenza artistica non turba l’equilibrio dei rapporti tra intelligenza e affetti nell’anima
dell’individuo.
Aristotele esemplifica la sua posizione con la tragedia
la tragedia viene paragonata a un organismo vivente nel quale si vede l’origine della nozione di opera
d’arte come organismo.
lo scopo della tragedia è quello di suscitare nell’animo dello spettatore il sentimento di pietà e terrore,
successivamente la catarsi da queste passioni. per farlo è necessario che ai personaggi che non lo
meritano, capitino brutte esperienze. a questo punto la catarsi è prodotta dalla tragedia soltanto in
quanto gli eventi terribili sono inseriti in uno svolgimento logico (se fosse tutto un caos non si
otterrebbe quell’effetto).
questo per dimostrare che l’arte non deve necessariamente escludere un rapporto con l’intelligenza e
gli affetti del suo spettatore, ma anzi può esserne un mezzo catartico.
dopo questo esempio aristotele si dilungherà per spiegare minuziosamente le regole di costruzione
dell’intreccio tragico. secondo lui devono interagire con il lavoro del poeta i due sensi principali:
● senso ristretto dell’imitazione
● senso generale dell’imitazione
6: ARTE ED ESPERIENZA RELIGIOSA
Aristotele, nonostante la portata delle sue idee, ebbe poco seguito nella cultura ellenistico-romana,
che invece preferisce le considerazioni di Platone.
nella trasmissione del pensiero prediletto platonico al pensiero cristiano, è importantissimo ricordare il
nome di
PLOTINO
afferma che il bello non possa scaturire dall’ordine e dalle composizioni di parti che non siano già
belle. nell’affermare questa posizione accentua i concetti di luminosità e splendore: la bellezza è la
luminosità dell’essere, dell’uno, di dio. l’arte in quanto produce il bello ha una funzione di rivelazione
dell’essere perciò la contemplazione del bello è un modo positivo per entrare in rapporto con l’essere
stesso.
(in questo ragionamento è molto simile alla concezione moderna dell’arte come modo di approccio
alla realtà profonda dell’essere).
ad ogni modo questo pensiero agisce sul pensiero medievale e cristiano
nel pensiero cristiano la difficoltà di individuare un’estetica esplicita è legata specialmente al fatto che
persino la filosofia stessa fatica a liberarsi dalla teologia.
per la maturazione della filosofia come disciplina bisognerà attendere la fine del periodo caratterizzato
da un iniziale rifiuto globale di tutta la cultura pagana (quindi dei filosofi), per arrivare al momento in
cui la filosofia si vede assegnato un posto definito.
qualcosa di simile accade tra bello e arte: per un lungo periodo tutto è oppresso dall’iconografia
sacra, mentre però si stanno preparando strumenti e tecniche che costruiscono la base dell’arte nella
sua forma autonoma moderna.
tra tutti gli stimoli, due sono i principali:
entrambi sono legati al nuovo modo in cui il pensiero cristiano considera il mondo (la creazione), in
una prospettiva generale in cui la natura è concepita sotto il segno della circolarità.
1. la nozione di opera
in questa prospettiva non si può immaginare possibile l’enfasi che il pensiero moderno porrà sul
significato e la portata metafisica dell’opera d’arte. ora non si tratta più di eterna ripetizione, ma vede
tutto come il prodotto di dio; perciò un inizio che implica anche una fine.
ora la bellezza è una qualità visibile di dio nonostante però non si parli ancora chiaramente di
estetica.
lo stesso vale per le estetiche della luce, che si trovano in pensatori come san Bonaventura.
ciò che è esplicito nel pensiero medievale è che tutte queste speculazioni sul bello non sono più
oggetto esclusivo della metafisica, bensì anche di trattazioni tecniche: i problemi del colore, le forme
visive etc.
2. la nozione di simbolo
la base simbolista dell’universo è ancora una volta nella dottrina della creazione.
il mondo come opera di dio ne porta i segni, le tracce i messaggi. da questo momento tutto l’universo
delle cose visibili ha con dio un ulteriore rapporto di rimando: tutto è figura di dio.
(per la sacra scrittura, per la poesia etc).
Dante contribuì molto in questo, rimanendo un punto essenziale non solo per l’estetica ma per la
critica letteraria e artistica.
7: POESIA E ARTE TRA FILOLOGIA E SCIENZA
L’età moderna, che si apre con l’umanesimo, rappresenta un momento decisivo per la costituzione
dell’estetica. in questo contesto vanno tenute in considerazione anche le trasformazioni sociali che
toccano in primo luogo l’artista.
diventano rilevanti soprattutto due elementi, su cui nascerà il dibattito sull’arte del XV e XVI secolo:
● il rapporto tra poesia e filologia nella figura del poeta-letterato
all’inizio dell’età moderna molti poeti e scrittori sono studiosi di filologia che si dedicano
all’insegnamento di antichi testi di letteratura greca e latina. inoltre, queste persone erano spesso
anche funzionari pubblici.
Boccaccio infatti parla di poesia come mezzo per consolidare l’autorità dei principi, diventando una
sorta di connettivo storico-sociale.
a tutto ciò bisogna anche collegare l’importanza che viene attribuita alla perfezione formale della
lingua e della composizione poetica (non bisogna rischiar però di credere che le regole siano in
contrasto con gli elementi irrazionali). questo contrasto sarà sentito invece durante il periodo
romantico.
durante l’umanesimo, invece, la visione neoplatonica riteneva che il furore poetico era solo un modo
di innalzarsi nella conoscenza e nella contemplazione dell’ordine universale.
● il rapporto dell’arte con la scienza
su questo rapporto si fonda il riconoscimento delle arti visive, considerate come arti belle, non più
sminuite con l’appellativo di “arti servili”. (come già dimostra Leon Battista Alberti).
se il carattere scientifico dell’architettura risulta evidente nell’esigenza di applicare alla costruzione
una serie di principi fisici, anche pittura e scultura hanno una loro scientificità (in quanto devono
imitare in modo razionale la natura).
quest’idea di imitazione razionale della natura dà un nuovo contenuto alla antica dottrina dell’arte
come imitazione: con questo nuovo rapporto arte-scienza abbiamo la possibilità di pensare un
sistema delle arti belle.
le premesse di questo progetto nascono nel confronto tra pittura e poesia. Leonardo, ad esempio,
dice che non vale più dire che la pittura è arte meccanica (servile) perché come la poesia viene
praticata disegnando parole con la penna, l’arte non è da meno. ci sono ancora però uomini che
credono nella superiorità della poesia sulle arti figurative, anche se ormai si trovano costrette ad
ammettere una sostanziale unità fra le arti.
queste sono le premesse di un processo che prenderà il massimo sviluppo nel ‘700 con la
costruzione delle “belle arti”, grazie alle teorie filosofiche di Hegel.
sempre appartenente a questo periodo però, nel rapporto tra arte e scienza, è importante citare
anche la discussione che si instaura intorno alla poetica di aristotele.
ora la scienza sta perdendo quel suo irraggiungibile primato della scienza mistica, per lasciare
emergere il “giudizio dell’occhio”, che vasari cita nelle vite parlando di Michelangelo; si preferisce
l’armonia e il piacere dell’occhio piuttosto che la misura calcolata scientificamente.
questo è un punto importante in quanto si verifica una sempre maggior separazione dell’arte, come
disciplina riconosciuta e autonoma, estremamente rilevante nel manierismo e nel barocco.
8: LA SEPARAZIONE TRA ARTE E SCIENZA. BAROCCO, EMPIRISMO, CLASSICISMO
il definirsi teorico dell’arte passa attraverso la separazione della scienza.
FRANCESCO BACONE
è uno dei più importanti nomi che contribuì all’inizio dello sviluppo dell’estetica; oltre che fondatore
della metodologia scientifica moderna.
“IL PROGRESSO DEL SAPERE”
Bacone inaugura l’estetica barocca, separando nettamente la poesia dalla storia e dalla scienza, per
via della loro natura completamente diversa:
● scienza si fonda sulla ragione
● storia si fonda sulla memoria
● poesia si fonda sulla fantasia
essendo fondata sulla fantasia, la poesia è in grado di connettere ciò che in natura è disgiunto e
viceversa, in modo da soddisfare dei bisogni dell’animo umano, in quanto ha proporzioni più vaste
rispetto alla natura (ora la natura è considerato qualcosa di