Il contributo fondamentale di Franz Boas e del suo circolo fu quello di dimostrare che la
"cultura comune dell’umanità" (al singolare) può essere compresa solo attraverso lo studio
delle "culture concretamente osservabili" (al plurale). Hanno spostato l'attenzione dalle
grandi teorie evolutive all'osservazione empatica e dettagliata della vita reale delle persone.
La loro eredità non è solo teorica. Il loro lavoro ha fornito le basi intellettuali per la
tolleranza, la critica scientifica al razzismo e una comprensione più profonda e sfumata
delle società umane. Se oggi è normale che una coppia gay si saluti con un bacio in
pubblico o che il razzismo sia considerato moralmente corrotto, lo dobbiamo in gran parte
alle idee difese dal circolo di Boas. Ci hanno insegnato che nessuna cultura è il punto di
arrivo dell'evoluzione e che la storia non procede per linee rette, ma in modi imprevedibili e
diversi.
L'atteggiamento antropologico che hanno promosso è forse riassunto al meglio nelle parole
dello stesso Boas, che sottolineava la necessità di: ...avere una maggiore tolleranza [...] e [la
consapevolezza] che la civiltà non è qualcosa di assoluto, ma è relativa, e le nostre idee e i
nostri concetti sono veri solo entro i confini della nostra civiltà.
Franz Boas
Introduzione: L'Uomo che Reinventò l'Umanità
Nel 1925, una giovane antropologa di nome Margaret Mead sbarcò sull'isola di Tutuila, nelle
Samoa Americane. Dopo aver lasciato un marito a New York e un amante a Chicago, aveva
attraversato il continente in treno tra le braccia di una donna. Portava con sé una fotografia
del suo mentore, un uomo dal volto segnato dalle cicatrici di duelli giovanili che i suoi
studenti chiamavano affettuosamente "Papà Franz". Quell'uomo era Franz Boas, una figura
rivoluzionaria che stava conducendo una battaglia morale e intellettuale per scardinare le
certezze scientifiche del suo tempo su razza, cultura e società. La ricerca di Mead, volta a
scoprire se i turbamenti dell'adolescenza fossero un prodotto della biologia o della cultura,
era l'incarnazione vivente delle idee del suo maestro. Boas non fu solo un accademico, ma
un pioniere che sfidò le gerarchie razziali e l'evoluzionismo sociale che dominavano il
pensiero del XX secolo. Questo documento traccerà il suo straordinario percorso, dalla fisica
alla fondazione dell'antropologia culturale, per svelare come le sue scoperte abbiano gettato
le fondamenta della nostra moderna concezione di umanità.
1. Le Origini di una Mente Scientifica: Dalla Fisica alla Natura Umana
Franz Boas nacque a Minden, in Vestfalia, nel 1858, in una famiglia di ebrei assimilati. Il suo
contesto era quello di un'Europa post-rivoluzionaria, segnata dalle speranze della
"primavera dei popoli" del 1848, che aveva visto intellettuali e cittadini invocare riforme e
libertà. Questa atmosfera di cambiamento plasmò la sua mente critica e indipendente.
Il suo percorso accademico fu eclettico e rigoroso. Seguendo la prassi degli studenti
tedeschi dell'epoca, si spostò tra diverse università prestigiose: Heidelberg, Bonn e infine
Kiel, dove si specializzò in fisica e matematica. Durante la sua formazione, lesse Kant,
Herder e Alexander von Humboldt, assorbendo l'idea fondamentale secondo cui la natura
dovesse essere considerata come un unico sistema interconnesso.
La sua tesi di dottorato, completata nel 1881, si concentrava sul colore dell'acqua. Sebbene
un argomento di fisica pura, questa ricerca rivelava già due tratti distintivi del suo pensiero: il
rigore empirico e un profondo interesse per il modo in cui la percezione umana interpreta il
mondo fisico.
Tuttavia, dopo il dottorato, Boas sentì che la fisica non poteva rispondere alle domande che
più lo assillavano. Radicato nella visione olistica della scienza che collegava il mondo fisico
a quello umano, era sempre più affascinato dal capire "come persone molto diverse da noi
vedono le cose". Questo desiderio lo portò a una decisione radicale: abbandonare la fisica
per intraprendere una spedizione geografica sull'Isola di Baffin.
Questo viaggio nell'Artico si sarebbe rivelato molto più di una semplice ricerca geografica; fu
l'inizio di una rivoluzione intellettuale che avrebbe trasformato per sempre la sua visione
scientifica e personale.
2.L'Epifania nell'Artico: La Scoperta della Cultura sull'Isola di Baffin
La spedizione di Franz Boas sull'Isola di Baffin (1883-1884) fu il punto di svolta della sua
carriera. Partì con l'obiettivo di studiare gli schemi migratori degli Inuit da un punto di vista
puramente geografico, mappando i movimenti dei banchi di ghiaccio e delle popolazioni
locali.
Le dure condizioni dell'Artico lo costrinsero ad abbandonare il suo ruolo di osservatore
distaccato. Per sopravvivere, dovette dipendere interamente dalla conoscenza e
dall'ospitalità della popolazione Inuit. La sua trasformazione, tuttavia, non fu un'immersione
passiva, ma una lezione appresa attraverso il conflitto e la negoziazione. Un'epidemia
scoppiata dopo il suo arrivo rese gli Inuit sospettosi, accusandolo di essere un "falso
medico" o il responsabile delle morti. Un guaritore locale, Napekin, ordinò alla sua gente di
non aiutarlo. Boas fu costretto a usare il suo controllo sulle munizioni, bene prezioso per la
caccia, per riguadagnare la loro collaborazione, imparando sulla propria pelle che la
relazione tra osservatore e osservato era complessa e basata su un fragile equilibrio di
potere e dipendenza.
La sua scoperta più importante non fu geografica, ma profondamente umana. Si rese conto
della straordinaria complessità, intelligenza e ricchezza della società Inuit, un'umanità che
sfidava ogni pregiudizio europeo sui "selvaggi". Questo cambiamento di prospettiva è
catturato magnificamente nelle sue stesse parole:
"Spesso mi chiedo quali vantaggi abbia la nostra «buona società» rispetto a quella dei
«selvaggi», e piú osservo i loro costumi piú mi rendo conto che non ho alcun diritto di
considerarli con disprezzo, dall’alto in basso... Non dovremmo giudicarli per i loro usi e le
loro superstizioni, dato che noi, con la nostra «istruzione superiore», siamo relativamente
assai peggio di loro."
L'esperienza sull'Isola di Baffin gli insegnò la lezione cruciale che avrebbe definito tutta la
sua opera futura: il concetto della relatività di ogni cultura. Comprese che nessuna
società poteva essere giudicata superiore o inferiore, ma doveva essere compresa secondo
la propria logica interna e la propria storia unica.
Il suo successivo arrivo negli Stati Uniti lo proiettò in un'arena intellettuale dominata da idee
diametralmente opposte a quelle maturate tra i ghiacci dell'Artico.
3.Un Nuovo Mondo, una Vecchia Scienza: Lo Scontro con l'Evoluzionismo
Quando Boas giunse negli Stati Uniti, il campo dell'etnologia era dominato dalla figura
monumentale di John Wesley Powell, eroe della Guerra Civile, esploratore del Grand
Canyon e "il più eminente naturalista e avventuriero del paese". Direttore del Bureau of
Ethnology, Powell incarnava l'ortodossia scientifica dell'epoca: l'evoluzionismo sociale,
basato sul modello teorico di Lewis Henry Morgan. Questa teoria postulava che tutte le
società umane progredissero attraverso una serie di stadi fissi e universali.
Lo scontro tra la visione di Boas, un giovane immigrato armato solo della sua esperienza sul
campo, e quella di Powell, un'icona nazionale, fu inevitabile e intellettualmente coraggioso.
La seguente tabella illustra le loro posizioni contrapposte.
L'Approccio di Powell (Evoluzionista) L'Approccio di Boas (Storico/Relativista)
Stadi Culturali Fissi: Le società evolvono Pluralità delle Culture: Esistono "culture"
linearmente attraverso tre stadi: selvaggio, al plurale, ognuna con una propria storia
barbaro e civile. unica e una propria traiettoria di sviluppo.
Ragionamento Deduttivo: Si parte da una Metodo Induttivo: Si raccolgono
teoria generale (l'evoluzione culturale) e si meticolosamente i dati sul campo prima di
cercano prove per confermarla. formulare qualsiasi teoria. "In etnologia tutto
è individualità".
"Cultura" al Singolare: Esiste una sola Studio della Diffusione: Le somiglianze
"Cultura" umana universale, di cui le tra culture sono spesso il risultato di contatti
diverse società rappresentano stadi più o storici e prestiti ("diffusione"), non di leggi
meno avanzati. evolutive.
Questo conflitto teorico ebbe conseguenze pratiche immediate. Nel suo scontro con Otis
Mason dello Smithsonian, Boas criticò la pratica di disporre gli artefatti museali per tipo (ad
esempio, tutte le asce insieme, dalle più "primitive" alle più "evolute"), sostenendo invece
che dovessero essere raggruppati per gruppo culturale di provenienza. Solo così, affermava,
un visitatore avrebbe potuto comprendere il contesto e il significato di un oggetto all'interno
della sua specifica cultura.
Il suo lavoro successivo divenne un tentativo sistematico di demolire le grandi teorie
evoluzioniste, non con la speculazione, ma con il peso schiacciante delle prove empiriche.
4.La Battaglia per una Nuova Antropologia: Scienza contro Pregiudizio
La rivoluzione intellettuale di Boas si fondava su due pilastri: la decostruzione scientifica del
concetto di razza e la ridefinizione del concetto di cultura.
Smascherare la Razza: Lo Studio sugli Immigrati
All'inizio del XX secolo, il razzismo scientifico era considerato una verità assodata.
Basandosi sulla classificazione in cinque razze di Johann Blumenbach e su un lungo
dibattito tra monogenisti e poligenisti, la scienza dell'epoca sosteneva che i tratti razziali
fossero biologicamente fissi. L'eugenetica e l'antropometria dominavano il dibattito, con
intellettuali come Madison Grant, nel suo influente libro The Passing of the Great Race, che
affermavano che l'indice cefalico (la misurazione della forma della testa) fosse la prova
oggettiva della superiorità o inferiorità di una "razza".
Boas decise di mettere alla prova queste affermazioni. Tra il 1908 e il 1911, per conto della
Commissione Dillingham del Congresso, condusse una ricerca su larga scala, misurando
17.821 immigrati e i loro figli nati in America. La sua scoperta fu esplosiva.
● La Scoperta Chiave: I figli di immigrati (come ebrei dell'Europa orientale e siciliani)
mostravano cambiamenti significativi nella forma della testa rispetto ai loro genitori.
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