vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Curve di sopravvivenza cellulare dopo irradiazione in vitro; consentono anche di valutare gli effetti su
organi, sistemi ed apparati (surviving fraction SF2Gy). Un campo di studio della radiobiologia è la
quantificazione della relazione tra dose assorbita e percentuale di cellule uccise. Tale studio viene
effettuato mediante la determinazione delle curve di sopravvivenza. In pratica le cellule irradiate
vengono seminate in appositi terreni di coltura e dopo un tempo adeguato si conta quante colonie
visibili si sono formate. Confrontando il numero di colonie che si formano per diversi livelli di dose si
costruiscono le curve mostrate. Come si può osservare nelle figure la curva dose risposta è non lineare.
In altre parole il doppio della dose produce un effetto maggiore del doppio. Somministrare la stessa
dose in un’unica frazione produce un effetto molto maggiore che somministrarla in tante frazioni più
piccole.
Analisi degli effetti clinici negli individui o nelle popolazioni sottoposte ad esposizione per: cause
professionali, Radioterapia, bombardamenti nucleari: Hiroshima e Nagasaki, 1945, esperimenti nucleari:
Isole Marshall, 1954, esplosione di centrali nucleari: es. Chernobyl, 1984; Fukushima 2011. Lo studio dei
danni a livello molecolare ed a livello cellulare viene integrato con lo studio dei danni a livelli superiori
mediante esposizione sperimentale di animali e mediante lo studio retrospettivo degli effetti di
esposizioni umane dovute ad incidenti.
Sequenza degli eventi di interesse radiobiologico: emissione di energia da parte di una sorgente
naturale o artificiale. Trasferimento di energia attraverso lo spazio in forma di fascio di radiazioni.
Assorbimento di energia da parte degli atomi della materia. Rottura di legami nelle catene principali e/o
collaterali delle molecole. Formazione di ponti intra- e inter-molecolari. Modificazione strutturale delle
molecole biologiche. La specificità della radiobiologia è limitata alle prime tre fasi mostrate in figura. Gli
effetti prodotti dalle rotture dei legami chimici sono in larga misura indipendenti dalla causa che ha
provocato tali rotture; in particolare gli effetti delle radiazioni sono in gran parte sovrapponibili agli
effetti dei danni da radicali liberi. La durata della fase fisica dell’interazione tra radiazione e materia e
dell’ordine delle frazioni di secondo, gli effetti biologici si manifestano in tempi molto più lunghi. Si ha
una radiazione ionizzante dal sole ma abbiamo un sistema di difesa. Il danno cambia in base alla durata
dell’indagine diagnostica per maggiori radiazioni rispetto al sole.
Interazione radiazione-tessuti: Fase fisica = interazione tra fotoni ed elettroni orbitali degli atomi. Fase
chimica:= rapide reazioni chimiche immediatamente successive all’irradiazione. Fase biologica: =
processi, per la maggior parte geneticamente controllati, relativi alle manifestazioni biologiche del
danno.
Fase fisica: Eccitazione: spostamento di un elettrone ad un livello energetico superiore, con emissione
fotonica secondaria e innesco di eventuali ionizzazioni a cascata. Ionizzazione: espulsione di un
elettrone da un atomo e creazione di una coppia di ioni. Alla dose somministrata di 1 Gy, con radiazioni
a basso LET, avvengono circa 105 ionizzazioni nel volume del diametro 10 micron.
Fase chimica: Gli elettroni prodotti dalle ionizzazioni inducono la rottura di legami atomici e molecolari,
con la conseguente formazione di radicali liberi ad alta reattività. Interazioni con il DNA. Azione diretta:
rottura di legami all’interno della molecola di DNA. Azione indiretta: danneggiamento del DNA da parte
di radicali liberi. L’azione indiretta, attraverso radicali liberi, è di gran lunga la prevalente nella
determinazione degli effetti biologici. Nell’azione diretta la radiazione provoca la rottura di un legame
chimico della molecola di DNA; nell’azione indiretta la radiazione produce un radicale libero che poi
danneggia il DNA. Circa un terzo degli effetti biologici dei raggi X sono dovuti all’azione diretta delle
radiazioni sul DNA. Circa i due terzi degli effetti biologici dei raggi X sono dovuti all’azione indiretta
mediata dai radicali liberi.
Azione indiretta: La maggior parte delle ionizzazioni avviene in molecole di H2O.Circa 10-10 secondi
dopo l’irradiazione, sono presenti 3 prodotti della radiolisi dell’acqua. Radicali liberi = molecole instabili
(mancano di un e-). Cercano di appropriarsi di e- di altre molecole (meccanismo a catena). R° + O2 >
RO°2 = fissazione (fixation) del danno da parte dell’ossigeno molecolare. La presenza di ossigeno
stabilizza leggermente i radicali liberi > maggiore diffusibilità = L’ossigeno amplifica i danni indiretti. La
presenza di ossigeno stabilizza leggermente i radicali liberi prodotti dalle radiazioni e quindi permette
loro di diffondere a maggiore distanza. In definitiva la presenza di ossigeno amplifica gli effetti indiretti
delle radiazioni.
Fenomeni di scavenging/fixation: Nel primo millisecondo dall’irradiazione si instaura una
“competizione” tra reazioni di fissazione del danno fixation = l’ossigeno è forse il più importante
fattore sensibilizzante (radiosensibilizzanti) e reazioni di annullamento dei radicali liberi, scavenging,
mediante composti con gruppi tiolici (-SH). Esempi di scavengers: glutatione, cisteina, cisteamina
(radioprotettori) [to scavenge = spazzare]. Se da un lato la presenza di ossigeno aumenta il danno da
radiazioni vi sono al contrario composti con effetto opposto. I cosiddetti scavenger come il glutatione
ed altre molecole, infatti contribuiscono a neutralizzare i radicali liberi prodotti dalle radiazioni e quindi
a diminuire l’effetto delle stesse. L’efficacia dell’ossigeno come radio-sensibilizzante è in genere molto
maggiore di quella degli scavenger come radioprotettori.
Fase biologica: Dopo che il danno indotto da radiazioni si è prodotto, si innescano una serie di fenomeni
che coinvolgono i meccanismi enzimatici e di riparazione dei danni al DNA. L’esito può essere triplice: la
cellula può riparare completamente il danno e sopravvivere immutata; il danno può portare la cellula a
morte; il dano può essere riparato ma in maniera non corretta e la cellula può quindi sopravvivere con
una mutazione del suo patrimonio genetico. Danneggiamento di una singola base. Rottura di un
filamento (Single Strand Break - SSD). Rottura di entrambi i filamenti (double strand break, DSB). DNA-
DNA crosslinks. I danni al DNA si possono classificare in diverse tipologie: Le rotture a catena singola
(single strand break) i danni di una base azotata, i danni agli zuccheri che fungono da “impalcatura“
sono più facilmente riparabili in quanto danneggiano solo una delle due metà della doppia elica e
quindi la metà sana può funzionare da “stampo”. Le rotture a catena doppia (double strand break o
DBS) ed i cross-link tra le due catene o tra DNA e proteine sono invece molto più difficilmente riparabili
e quindi portano spesso a morte la cellula. In particolare il tipo di danno letale più frequente è il double
strand break.
DNA damage: L’irradiazione a dosi terapeutiche provoca danni di entità notevole al DNA, la maggior
parte dei quali viene riparata con successo da processi cellulari specifici. Riparo cellula normale >>
cellula tumorale . Evidenze sperimentali indicano che la quota di cell-killing è legata sostanzialmente al
numero delle Double Strand Breaks radioindotte, che sono considerate le lesioni critiche. La possibilità
di utilizzare le radiazioni con finalità terapeutiche nella cura dei tumori è in gran parte legata alla
capacità delle cellule sane di riparare i danni al DNA prima e meglio rispetto alle cellule tumorali.
Danno cellulare da radiazioni: La cellula irradiata può andare incontro a morte secondo tre modalità:
Morte litica (immediata per alte dosi), Morte apoptotica («ordinata»), Morte riproduttiva (perdita della
capacità riproduttiva). Cellule proliferanti indifferenziate hanno maggiore radiosensibilità rispetto alle
cellule differenziate mature. La morte litica avviene quando la cellula non è più in grado di svolgere le
attività necessarie per mantenersi in vita. La cellula si rompe e rilascia il suo contenuto all’esterno.
Questa tipologia di morte cellulare provoca infiammazione. La morte in interfase o morte programmata
o apoptosi è una sorta di ‘suicidio’ in cui un danno di per se non letale innesca dei meccanismi attivi
per cui la cellula muore senza rilasciare il suo contenuto ma ‘impacchettandolo’ in modo da non
causare infiammazione. La morte riproduttiva avviene quando la cellula è in grado di mantenersi in
vita ma non di riprodursi. Questo si misura non osservando la cellula singola ma studiando la sua
capacità di crescere nel terreno di coltura.
Curva dose-risposta. Sono impiegate in radiobiologia clinica per correlare la dose somministrata con gli
eventi biologici prodotti. Esempi: curve dose/controllo locale (TCP); curve dose/complicazioni tessuti
sani (NTCP). Posizione e pendenza delle curve forniscono informazioni sulla radiosensibilità di tumore e
tessuti sani. Se da un lato è semplice misurare la sopravvivenza delle cellule in coltura è molto meno
facile misurare gli effetti nei pazienti. Esistono comunque diversi modelli per stimare gli effetti
terapeutici e gli effetti tossici delle diverse dosi di radiazioni. Tali modelli sono basati sia sulla
misurazione degli effetti clinici nei pazienti reali sia su una modellizzazione matematica. Uno dei
contributi fondamentali della radiobiologia può essere quello di stimare correttamente la finestra
terapeutica, ossi ala dose che dà il massimo di probabilità di cura con il minimo di rischio di effetti
collaterali. Con radioterapia si attende un tempo per far riprendere dal danno le cellule danneggiate.
Finestra terapeutica: Le posizione relativa delle curve dose-risposta per il controllo del tumore e per la
comparsa degli effetti radioindotti forniscono una stima della cosiddetta “finestra terapeutica”
(possibilità di somministrare una dose sufficiente con un livello accettabile di effetti acuti e tardivi).
Nel caso ideale (curve B in basso a sinistra) i tessuti sani sono molto più resistenti del tumore (ad
esempio nei tumori seminali del testicolo): è allora facile ottenere una buona possibilità di cura con una
bassa tossicità. Se invece le due curve sono vicine (curve A ,in alto a sinistra) è molto difficile ottenere
sia una buona probabilità di cura che un basso rischio di tossicità. Esiste la possibilità teorica di
utilizzare farmaci radio-sensibilizzanti o radioprotettori per allargare la finestra terapeutica (curve C e
D) purtroppo tale possibilità è difficilmente attuabile in pratica