La Grande Depressione:
evoluzione macroeconomica 7
Lezione 12/03/2019
Se c’è una diminuzione della spesa pubblica, il reddito si riduce in maniera più che proporzionale
La “keynesian cross” moltiplicatore
a causa dell’effetto Equilibri di sotto-occupazione e politiche
La produzione di equilibrio (Y ) è determinata dalla domanda A:
0
se questa è bassa (A ) interseca la bisettrice in corrispondenza di
k
un reddito inferiore a quello di piena occupazione Y*, generando
equilibri di sotto-occupazione (con disoccupazione involonta-
ria).
Il reddito di piena occupazione Y* si ha quando tutte le risorse di-
◦ sponibili – capitale e lavoro – sono pienamente utilizzate.
Occorre quindi una politica di “controllo della domanda ag-
gregata”. Per esempio, un aumento della spesa pubblica ( G)
fa aumentare la domanda e spostare in alto la retta (in A ’), con-
k
ducendo così verso la piena occupazione (Y*).
La teoria di Keynes è veramente una teoria "generale", che ricom-
◦ prende al suo interno anche la piena occupazione come caso partico-
lare, essendo comunque la situazione più comune quella rappresen-
tata dagli equilibri di sottoccupazione.
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Dove:
A= domanda aggregata (C+I+G+Nx)
Y= produzione o consumo (perché è la domanda che determina l’offerta)
Se c’è una diminuzione del reddito, aumenta la disoccupazione.
Se falliscono le imprese crolla il sistema bancario.
L’Italia negli anni ’30 interviene con diversi interventi pubblici. Un grande intervento fu l’istituzione
dell’IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale): il governo del tempo salvò le tre banche principali
che stavano fallendo. Quando ci fu la crisi del 2008 in America, Obama attuò la stessa politica
italiana degli anni ’30.
Con la teoria keynesiana il bilancio di pareggio non è più obiettivo primario. Adesso l’obiettivo
primario è la riduzione della disoccupazione con l’aumento della spesa pubblica, anche in deficit.
Non solo per le diverse scuole economiche le politiche da attuare sono diverse, ma anche gli
obiettivi sono diversi. Ad esempio la scuola neoclassica liberista dà maggiore peso al bilancio in
pareggio, al contrasto dell’inflazione. La scuola keynesiana invece dà maggiore peso alla
riduzione della disoccupazione, come obiettivo di breve periodo.
Mentre la teoria neoclassica si basa sulla coerenza temporale e cioè sul fatto che non deve
esserci una discrezionalità nelle scelte politiche che devono essere lineari; la teoria keynesiana è
discrezionale. Nel momento in cui si verificano determinati fatti la risposta deve essere mirata al
fatto verificatosi. Ad esempio se c’è una situazione di boom attuare politiche restrittive, se invece
il Paese è in crisi, attuare politiche espansive.
Per i neoclassici non è così perché dicono che gli interventi dello Stato sono sempre in ritardo e
ciclo economico
quindi sono le politiche stesse che creano cicli economici. Un è un andamento
oscillatorio attorno a una tendenza di fondo (trend) che, nel breve periodo e cioè nell’arco di pochi
anni, caratterizza il PIL. Si distinguono due fasi del ciclo economico: una fase ascendente,
caratterizzata da ripresa ed espansione e, una decrescente, caratterizzata da recessione e
depressione.
Lezione 12/03/2019
Le politiche keynesiane
I keynesiani si caratterizzano per l’importanza attribuita alle politi-
che macroeconomiche di stabilizzazione, ovvero di controllo
della domanda aggregata:
si riferiscono in genere a politiche discrezionali di breve periodo, miranti a
o stabilizzare il sistema macroeconomico (domanda, reddito, occupazione, pro-
duzione, prezzi, bilancia dei pagamenti) ed a facilitare la sua convergenza ver-
so l'equilibrio di piena occupazione;
implicano spesso sia la riduzione della varianza della domanda, al fine di con-
o trastare o smorzare le fluttuazioni cicliche; sia eventualmente l'innalzamento
trend
della sua media od anche del di crescita.
In generale sono comunque a favore anche delle politiche struttu-
rali e di un significativo intervento pubblico
Deve però essere un intervento correttivo o di sostegno (ad es. della doman-
o da aggregata, con un ruolo importante assegnato agli investimenti pubblici),
piuttosto che sostitutivo del libero mercato.
Per il controllo dell’inflazione: la politica dei redditi
Teoria monetarista
I monetaristi appartengono al filone neoclassico e affermano che gli errori sono sempre di politica
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monetaria. Secondo loro bisogna aumentare l’offerta di moneta seguendo la crescita del reddito.
Seguono il modello di massima produzione = piena occupazione nel lungo periodo. Affermano
che non c’è perfetta informazione (che serve per la concorrenza perfetta) e gli operatori utilizzano
aspettative adattive, quindi nel breve periodo sbagliano. Gli errori devono essere colmati attuando
politiche volte a migliore l’informazione e non bisogna intervenire in modo discrezionale.
Nuova macroeconomia classica
Invece delle aspettative adattive utilizzano aspettative razionali.
Quindi, mentre i monetaristi affermano che l’intervento dello Stato sia negativo perché crea
squilibrio economico, secondo la nuova macroeconomia classica l’intervento dello Stato è inutile,
non conclude nulla a meno che non ci siano politiche a sorpresa.
Abbiamo detto che alla scuola keynesiana non interessa il deficit pubblico, invece per altre scuole
il deficit publico è un problema grosso. In realtà oggi si parla di deficit rapportato al PIL.
Per entrare nell’unione monetaria bisogna rispettare determinati requisiti determinati dal Trattato
di Maastricht:
1. Deficit/Pil ≤ 3%
2. Debito/Pil ≤ 60%
3. Inflazione pari alla media dei Paesi più virtuosi
4. I tassi di interesse dovevano essere pari alla media dei Paesi più virtuosi
5. Non bisognava uscire dal sistema monetario europeo almeno due anni prima dall’entrata
all’unione monetaria
L’unico parametro non rispettato dall’Italia è stato il rapporto debito/Pil che non doveva essere
superiore al 60%, e il nostro era superiore al 100%. Ancora oggi è superiore al 100% e si aggira
intorno al 130%. deficit
Differenza tra debito pubblico e deficit pubblico: il pubblico è il bilancio dello Stato, è la
differenza tra le entrate e le uscite. Quando le uscite superano le entrate c’è un deficit. Come può
essere colmato? O riducendo le spese o aumentando le entrate o indebitandosi. Lo stato si
indebita con i cittadini. Emette titoli di debito pubblico per finanziare il proprio deficit ( ad esempio
emette BOT: Buoni Ordinari del Tesoro). Per renderli appetibili li emette a un prezzo più basso
(anziché 100, 95), se c’è domanda il prezzo cresce e il tasso di rendimento si abbassa, se
domanda non ce n’è il rendimento è alto e lo Stato deve pagare gli interessi che colpiscono il
deficit. In Italia il debito pubblico inizia negli anni ’70 con un aumento negli anni ’80 perché negli
anni ’70 in Italia crolla il modello keynesiano, e si sviluppa la teoria classica di Ricardo, basata
sulla specializzazione di ogni Paese: siccome il nord Italia era industrializzato, si pensò che l’Italia
dovesse acquistare all’estero (ad esempio dalla Spagna), i prodotti agroalimentari, anziché
produrli al sud. Non si appoggiò più lo sviluppo del Paese, ma si decise di industrializzare il sud,
Lezione 12/03/2019
nacquero così i poli industriali. Ma con gli shock petroliferi iniziati nel 1973, il sistema crolla. Allora
per evitare contrasti sociali si pensò di aumentare la spesa pubblica, assumendo nella pubblica
amministrazione. Questo però creò solo un aumento della spesa pubblica senza ritorni economici
(che potevano essere prodotti se si fosse investito su infrastrutture) quindi si andò in deficit. Per
finanziarsi lo Stato iniziò a emettere titoli di debito che non venivano acquistati dai cittadini perché
il prezzo era troppo alto, ma c’era un accordo tra governo e banca d’Italia che si chiamava
“monetizzazione del debito pubblico”. La banca d’Italia acquistava i titoli a qualsiasi prezzo ed
aumento dell’inflazione.
emetteva moneta, che causò un
Nel 1981 il direttore della banca d’Italia decise di non acquistare più i titoli emessi dallo Stato (si
parla di divorzio tra Stato e banca d’Italia) e gli Italiani conobbero i titoli di stato.
Gli imprenditori iniziarono ad utilizzare i loro capitali per acquistare questi titoli, anziché investirli
per acquistare nuovi macchinari, assumere nuovi lavoratori, o rinnovare la tecnologia. I titoli sono
una specie di rendita, piazzeranno gli investimenti privati.
Se il debito di riduce (numeratore del rapporto), ma il PIL non cresce (denominatore), il rapporto
Debito/Pil aumenta. Il rapporto si riduce o diminuendo il debito o facendo crescere il Pil.
L’impegno che ha l’Italia con l’Europa è quello di ridurre il rapporto debito/pil di un tot all’anno.
Addirittura il rapporto deficit/pil in Italia è inferiore al 3%, per noi il problema non è il deficit ma il
debito. L’unico modo è far crescere il PIL attuando investimenti non in conto corrente ma in conto
capitale.
Siccome l’Italia non dà fiducia, nessuno compra i titoli italiani, allora viene dato un tasso di
circolo vizioso.
interesse più alto che comporta un ulteriore aumento del deficit: si innesca un
Sistema tributario in italia
Sistema a scaglioni di tipo progressivo.
Nel modello neoclassico si parla di efficienza e di ottimo.
In microeconomia avete studiato dal lato della domanda l’equilibrio del consumatore, che si ha
quando la curva di indifferenza è tangente alla retta di bilancio
Perché la curva di indifferenza è convessa verso l’origine e non è lineare? Per il concetto di utilità
marginale
marginale: l’utilità di un bene non è costante ma è decrescente. Quando abbiamo
molto del bene A la sua utilità è bassa e viceversa.
saggio marginale di sostituzione
Invece il rappresenta la pendenza della curva di indifferenza:
quanto deve ridursi la quantità del bene A, per aggiungere un’unità del bene B.
Neanche il saggio marginale è costante, ogni punto sulla curva di indifferenza ha un saggio
marginale diverso.
vincolo di bilancio
Il rappresenta il potere d’acquisto del consumatore. Può acquistare o tutto il
bene A o tutto il bene B o una combinazione tra i due.
Qa = R/Pa Qb = R/Pb
P
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