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NEO COMPORTAMENTISMO,

Verso gli anni 30 si fa strada il etichetta data a posteriori. Tolman non era d'accordo

con la posizione molecolaristica di Watson, perché riteneva esistesse uno specifico psicologico caratterizzato dalla

sua irriducibilità, di natura comportamentale. Introduce rispetto al riduzionismo Watsoniano le variabili intervenienti

R=f(IxS). Prende come esempio un topo di laboratorio che posto in un labirinto impara ad associare una serie di

stimoli e risposte e correndo impara la strada per uscire dal labirinto. Secondo le ipotesi di Watson se introducessimo

dell'acqua nel labirinto, dal momento che i movimenti per nuotare sono diversi da quelli per correre, il processo

dovrebbe riniziare ma in realtà non è così perché il topo nuota subito verso l'uscita. Tolman ritiene che il topo abbia

costruito una rappresentazione mentale della forma del labirinto, cioè una mappa cognitiva. Tolman non vuole tornare

alla psicologia dei contenuti di coscienza, una variabile interveniente è un costrutto ipotetico in grado di alterare la

relazione tra stimolo e risposta. Hull credeva nell'utilità della teoria. Skinner ne era contrario, studia il comportamento

di ratti e piccioni in una gabbietta, tra le risposte possibili ne viene scelta una in modo che ad essa faccia seguito uno

stimolo rinforzante. Questo paradigma è detto condizionamento operante, in cui si osserva che la risposta seguita da

un rinforzo è quella scelta maggiormente. Ha messo in luce la manipolabilità del comportamento umano.

Donald Hebb al contrario era particolarmente interessato a questo concetto, studiò le basi neurobiologiche dei processi

interposti tra lo stimolo e la risposta dell'individuo --> processi di mediazione, grazie a essi non è necessaria una risposta

immediata ma la risposta può essere dilazionata. Secondo Hebb questi processi a livello cerebrale vedono la creazione di circuiti

di riverbero che tengono attive le informazioni legate allo stimolo e consentono l'apprendimento.

Secondo Hebb i neuroni si organizzavano in assembramenti cellulari —> strutture che formano circuiti prefissati in cui

circolavano per un certo tempo le informazioni all'interno del sistema nervoso, alcuni già presenti alla nascita, altri sviluppati con

l'apprendimento nel corso della vita. La circolazione delle informazioni negli assembramenti consentiva di ritardare la risposta

rispetto allo stimolo, la formazione di certi assembramenti costituiva il processo di memorizzazione.

Per la prima volta l'interesse si rivolge ai processi che si svolgono all'interno dell'individuo.

Si fa strada l'idea di costruire dei modelli teorici in grado di spiegare i comportamenti, considerati validi solo se in grado di

simulare il comportamento oggetto di studio. Verso gli anni 50 nascono dubbi sul riduzionismo del comportamentismo classico,

le critiche nacquero da studiosi come Miller e Broadbent. Per Miller e Dollard il bambino ha una tendenza a imitare soprattutto

modelli psicologicamente attraenti e rilevanti perché è stato rinforzato nelle prime risposte imitative, il comportamento dei modelli

diventa il suggerimento per comportamenti simili che il soggetto ha già nel suo repertorio. La teoria dell'apprendimento sociale

sostiene che modelli e rinforzi possono anche inibire certe risposte prima apprese.

Le spiegazioni date dal comportamentismo non venivano considerate adeguate, non si riuscivano a costruire modelli adeguati

basati sul comportamentismo. La maggior parte dei processi psicologici risultano complessi e articolati e non riconducibili a

semplici catene associative di stimoli e risposte. I modelli S-R non erano soddisfacenti e si faceva più forte l'idea che lo stimolo

viene trasformato e rielaborato prima di produrre una risposta comportamentale. La mente divenne di nuovo centrale e si

svilupparono i cosiddetti modelli S-O-R. I processi interni all'organismo non possono essere negati, non sono osservabili ma

sono inferibili, per questo possono essere oggetto di studio della psicologia.

Due elementi chiave favoriscono il passaggio al cognitivismo -la variabile interveniente -lo sviluppo di modelli.

COGNITIVISMO. Negli anni 50 ci furono studi sui processi cognitivi quali memoria •Miller e il magico numero 7,

quantità di informazioni che si possono elaborare alla volta •studi di Brown fecero emergere differenze tra la memoria

a lungo termine e quella a breve termine, tra primaria e secondaria •Sperling e la memoria iconica, e l'attenzione

•Broadbent e la teoria del filtro. É importante la diffusione della teoria di Chomsky sullo sviluppo linguistico che

mostra l'inadeguatezza della prospettiva comportamentista, secondo lui il linguaggio nell'uomo aveva base innata,

inoltre distingueva tra competenza ed esecuzione. Cominciò a nascere interesse per le macchine e l'analogia uomo

macchina.

L'inizio del cognitivismo può essere fatto risalire a quando Craick iniziò i stuoi studi, fu il primo a parlare dell'uomo come

servomeccanismo e ad introdurre l'analogia mente-macchina considerando l'uomo come un elaboratore di informazioni. Craick

cominciò i suoi studi sul comportamento di tracking (inseguimento di un oggetto in movimento), in questo compito vi è un

bersaglio mobile sul quale l'individuo deve allineare un segnale, spostando una penna scrivente attraverso due manopole. Craick

ha notato che gli individui non sono in grado di effettuare più di una correzione ogni mezzo secondo. Questo dato lo ha portato a

ipotizzare la presenza nella mente umana di una sorta di meccanismo decisore che -aveva bisogno di almeno mezzo secondo

per elaborare l'informazione in ingresso -non era in grado di effettuare più di una operazione per volta --> si riscoprono i tempi di

reazione come principale metodologia di ricerca sui processi cognitivi.

La metafora mente-computer diventa sempre più utilizzata negli studi psicologici man mano che l'IA si delinea e rafforza. L'IA

nasce dallo sviluppo di due discipline, la cibernetica e l'informatica. L'informatica studia le regole di trasmissione di informazioni

tra sistemi, ha consentito lo sviluppo dell'analogia mente-computer in quanto entrambi sono sistemi che trasmettono e ricevono

informazioni. Pertanto, l'attività mentale di esame dell'informazione contenuta in un messaggio può essere simulata in un

calcolatore, attraverso la stesura di un opportuno programma di calcolo. Il contributo della cibernetica é il concetto di retroazione

—> è la discrepanza tra il modello di un’azione e l'azione effettivamente svolta, é un'informazione che viene utilizzata come

nuovo segnale nel controllo dell'azione (monitoraggio e aggiustamento).

Nel 1960 esce il libro "Piani e strutture del comportamento" di Miller, Galanter e Pribram. Questi ritengono che l'azione umana sia

costituita da comportamenti strutturati non riconducibili a semplici associazioni S-R. Gli autori parlano del comportamento

molare, in termini di scopi, può essere portato a termine secondo diverse modalità, attraverso unità comportamentali più semplici

definite molecolari. Definiscono i comportamenti in rapporto a cicli di retroazione, ogni comportamento è diretto ad uno scopo e

per raggiungerlo l'individuo prepara dei piani d'azione, il comportamento può essere organizzato gerarchicamente e i processi

che lo regolano vengono definiti piani. L'azione umana è vincolata da piani e scopi e legata a cicli di riduzione della discrepanza

tra standard finale e stato attuale. Gli autori descrivono la struttura dei piani d'azione attraverso un’unità di monitoraggio definita

TOTE (Test-Operate-Test-Exit). L'unità TOTE è un ciclo retroattivo di tipo negativo, può essere divisa in un numero indefinito di

sottounità. Quando un individuo deve compiere un'azione, verifica nell'ambiente se la situazione è congruente con gli obiettivi

dell'azione da svolgere, se la risposta è si, passa all'azione seguente, poi verificherà se l'azione svolta risponde ai requisiti che si

era posto, in caso affermativo si esce dall'unità TOTE per passare alla successiva, in caso negativo si dovrà ripetere l'operazione.

La loro proposta è stata accolta con molto entusiasmo nell'ambiente psicologico del tempo e ha dato una spinta ai tentativi di

costruire dei programmi per calcolatori in grado di simulare le operazioni eseguite da uomini.

Un programma per calcolatore è realmente in grado di simulare il comportamento umano solo se supera il test di Turing, cioè se

una persona esterna non è in grado di distinguere la risposta data dal calcolatore da quella data da un uomo.

Il cognitivismo si sviluppa con micromodelli specifici e con organizzazione stadiale lineare. Vengono criticati i modelli stadiali

lineari perché sono una iper-semplificazione dei processi cognitivi, e sembra che l'elaborazione dipende solo dallo stimolo.

Broadbent (1984) afferma che i modelli non lineari sono più rappresentativi in quanto i modelli stadiali risultano troppo rigidi e non

coincidono con la elasticità e ricchezza del sistema umano. Modello a croce maltese di Broadbent, al centro vi è il Sistema di

Elaborazione Centrale, ai lati abbiamo -il Registro sensoriale -la Memoria di lavoro astratta (MBT) -il Magazzino associativo a

lungo termine (MLT) -il Magazzino delle risposte motorie (programmi d'azione).

Nel 1967 Neisser formalizzerà i principi del nuovo modello psicologico e darà vita al paradigma dello Human Information

Processing (HIP) = l'uomo come elaboratore di informazioni. La psicologia cognitiva non si occupa più di comportamenti e

neppure di contenuti o vissuti, ma di processi di elaborazione delle informazioni.

IL MODELLO ECOLOGICO. All'interno del movimento cognitivista cominciano a sorgere alcuni dubbi sull'utilità dell'analogia

uomo-computer e sulla visione dell'uomo come semplice elaboratore di informazioni. Si comincia a mettere in dubbio la valenza

dei micromodelli, c'é l'esigenza di tornare alle grandi teorie. Neisser, influenzato dalle teorie di Gibson, in "Cognition and Reality"

(1976) fa tre critiche fondamentali:

1 il cognitivismo si sta chiudendo in laboratorio ignorando ciò che succede nel mondo reale, nella vita quotidiana.

2 le attuali ricerche sono molto sofisticate ed eleganti, ma non si capisce la loro utilità, la ricerca si ripiega su sé stessa.

3 le informazioni che l'individuo elabora vanno viste nell'ambiente, perché è li che sono ed è l'ambiente che le offre, l'individuo

possiede degli schemi che gli permettono di coglierle e utilizzarle.

Neisser ha proposto un modello circolare che tenesse conto dell’impostazione ecologica. Parte dell’idea che noi abbiamo una

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aaliiceeee di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Scalas Laura Francesca.
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