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METAFORA
La metafora è una figura retorica in cui vengono accostati/paragonati due oggetti diversi fra loro. Il risultato di
questo accostamento è un trasferimento delle proprietà dell’uno (veicolo) all’altro (tenore).
Espressioni metaforiche: →
È un vulcano! : STROMBOLI ADRIAN STAUB (uomo)
È il paradiso!: UNKNOWN LOCATION
→
È un mattone : mattone cibo pesante
https://it.wikipedia.org/wiki/Metafora
La metafora (dal greco da «io trasporto») è un tropo, ovvero una figura retorica che implica
μεταφορά, metaphérō,
un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne
sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando, così,
≠
immagini di forte carica espressiva. dalla similitudine per l'assenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali
("come"; es. Tiziano è chiuso come un riccio).
Metafora (e ironia)
Metafore e ironia sono un «problema» perché le condizioni di verità che la semantica formale assegna agli sono
“diverse” da come vengono intese: Letteralmente parlando, sia gli enunciati ironici che quelli metaforici sono falsi:
[[Adrian è un vulcano]] = V sse Adrian appartiene all’insieme dei vulcani
Principio di Cooperazione Massime Griceane - ( Grice, 1967)
Fornisci un contributo alla conversazione che sia conforme a ciò che è richiesto, nel momento in cui avviene, dallo
scopo condiviso o dalla direzione dello scambio comunicativo in cui sei impegnato.
Le massime conversazionali:
● Qualità*: Fornisci un contributo che sia vero.
1. Non dire ciò che ritieni falso.
2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate.
● Quantità: Fornisci un contributo che sia informativo —> (né più né meno di quanto sia necessario).
● Relazione: Sii pertinente.
● Modo: Sii perspicuo.
1. Evita oscurità di espressione.
2. Evita ambiguità.
3. Sii breve.
4. Sii ordinato.
In termini Griceani, la metafora costituisce un’aperta violazione della prima massima di *Qualità, che ci esorta a
non dire quello che sappiamo essere falso. Se questa massima viene violata in modo palese, quello che ci
aspettiamo è che il processo comunicativo segua i seguenti steps:
➢ Dalla parte dell’ascoltatore
1) il parlante viola una delle massime in modo palese, per es. dice qualcosa di palesemente falso
2) l’ascoltatore riconosce immediatamente la falsità dell’enunciato proferito dal parlante e inferisce che quello che
questi intendeva comunicare era un messaggio NON letterale (conformemente all’aspettativa che il parlante sia
cooperativo e che la comunicazione abbia uno scopo, una direzione)
➔ l’ascoltatore inferisce un significato non letterale all’enunciato, arrivando al significato inteso dal parlante
➢ Dalla parte del parlante
1) il parlante sa che l’ascoltatore si aspetta che lui partecipi in modo sensato e cooperativo alla conversazione
2) il parlante stesso si aspetta, pertanto, che una palese violazione di una delle massime conversazionali porti
l’ascoltatore ad inferire che il significato inteso non sia quello letterale
Psicolinguistica
➔ l’inferenza pragmatica si costruisce sulla base di una “mutua aspettativa” di cooperatività tra il parlante e
l’ascoltatore (io so che tu ti aspetti che io sia cooperativo e tu sai che io mi aspetto questo...).
Dunque :
➔se io (il parlante) violo palesemente questo assunto, mi aspetto che tu (ascoltatore) tragga un’inferenza per dar
senso a quanto da me asserito, andando oltre il significato letterale di quanto da me detto.
Allo stesso modo...
➔io (ascoltatore) assumo che tu (parlante) sia cooperativo e nel momento in cui tu dici qualcosa di palesemente
falso (o in palese violazione di una delle massime) io capisco che devo trarre un’inferenza e andare oltre il significato
letterale del tuo enunciato.
1) La violazione deve essere palese, se è troppo “sottile” si rischia che non si riconosca la violazione e che
l’enunciato venga inteso in modo letterale
2) Il principio di cooperazione deve essere mutualmente riconosciuto da entrambi i partecipanti allo scambio
comunicativo.
Metafore nella comunicazione
h
ttps://www.internazionale.it/opinione/daniele-cassandro/2020/03/22/coronavirus- metafore-guerra
http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/cura_parole_2.html?fbclid=IwAR2-9FT0KyLFMC854zf5p
E1dei7e7fOwbmeHvTnb98bWretVWiCw8MfaGSA
https://ilmanifesto.it/guerra-alle-metafore-di-guerra-sul-coronavirus/
“Al giorno d'oggi comunicare significa anzitutto farsi notare. Nella massa di due o trecento esposizioni ai messaggi
pubblicitari che ogni consumatore subisce quotidianamente solo due o tre vengono ricordati. Guai ai messaggi
scialbi!” (Jacques Séguéla, 1982)
→
Discussione Contrariamente ai vantaggi attesi derivanti dall’idea di inquadrare il cancro come un nemico temuto, i
nostri risultati suggeriscono che inquadrare il cancro in termini di metafore di guerra (contro un nemico) ha effetti
collaterali non intenzionali che possono compromettere strategie di prevenzione efficienti. Molti comportamenti che
riducono il rischio di cancro richiedono di limitare le attività piacevoli, dall'abbronzarsi al bere alcolici e al mangiare
carni rosse. Tuttavia, limitare e costringere se stessi non è un concetto strettamente associato alla lotta contro i
nemici. Quindi, un messaggio che enfatizza la lotta contro un nemico può rendere questi comportamenti protettivi
meno convincenti di quanto ci si potrebbe aspettare. Gli studi presentati sono in linea con questa previsione. Nel
primo studio, la probabilità che venissero elencati comportamenti autolimitanti quando ai partecipanti era richiesto
di elencare liberamente le opzioni di prevenzione erano ridotte nella condizione in cui il cancro era identificato come
il nemico. Nel secondo e terzo studio, identificare il cancro come nemico ha ridotto l'intenzione dei partecipanti di
impegnarsi in comportamenti di prevenzione autolimitanti quando è stato loro presentato un elenco di opzioni di
prevenzione. Inoltre, contrariamente all'opinione prevalente, questo impatto negativo dell'inquadramento del
nemico sulle intenzioni di prevenzione non è stato compensato dalle maggiori intenzioni di impegnarsi in altri
comportamenti preventivi, in particolare comportamenti di autorafforzamento, come mangiare più frutta o cibi più
Psicolinguistica
ricchi di fibre. Inoltre, non ha aumentato l'intenzione dei partecipanti di impegnarsi in procedure di monitoraggio
efficaci (studi 2 e 3), né ha influito sulla loro preferenza per diverse opzioni di trattamento (studi 2 e 3). In particolare,
non ha aumentato la loro intenzione di orientarsi verso trattamenti aggressivi, in contrasto con le ipotesi offerte in
letteratura.
Analizzando il Corpus of Contemporary American English (COCA; Davies, 2008) conferma che l’idea di limitazione è
meno associata all'attacco che alla prevenzione. Nel linguaggio naturale, c'è meno co-occorrenza di parole relative
alla limitazione con la parola attaccare che con la parola prevenire; per esempio, le probabilità di vedere la parola
limitare/limitarsi entro nove parole prima o dopo la parola target attacco/attaccare nel linguaggio naturale sono un
ventesimo di quella di vederla entro nove parole prima o dopo la parola target prevenire/prevenzione. Dato che la
co-occorrenza delle parole corrisponde all'associazione semantica (Landauer & Dumais, 1997), questi dati
evidenziano che la limitazione è meno associata a un concetto di nemico che a un concetto di prevenzione. Ciò
suggerisce che l’idea di «combattere un nemico» non è connessa con l’idea di «auto-limitarsi». Se è così, inquadrare
il cancro in termini di una metafora di guerra può ridurre l'intenzione delle persone di impegnarsi in alcuni dei
comportamenti di prevenzione. ELABORAZIONE DELLA METAFORA
Da psicolinguisti, la prima domanda (sperimentale) che ci poniamo è la seguente:
Cosa succede nel momento in cui ci è chiesto di processare una metafora?
Ci sono (almeno) due possibilità:
1. Cerchiamo in prima battuta di integrare nella nostra rappresentazione dell’enunciato il significato letterale?
oppure
2. Accediamo subito (in modo automatico, senza costi aggiuntivi) al significato metaforico (inteso)?
1) Ipotesi “Literal-First”
Prima accediamo al significato letterale dell’espressione e solo in un secondo momento accediamo al significato
metaforico (analogo al ragionamento pragmatico di tipo griceano impiegato per le implicature conversazionali).
2) Ipotesi dell’accesso diretto
Accediamo subito (in modo automatico, senza costi aggiuntivi) al significato metaforico, senza passare da quello
letterale.
I primi risultati sperimentali, basati su risposte di tipo “comportamentale” (es. tempi di reazione) sembravano
supportare la 1° HP: Janus & Bever, 1985 registrano tempi maggiori nella lettura di frasi contenenti espressioni
metaforiche rispetto a frasi con significato solo letterale.
Esperimento
Psicolinguistica
Materiale: frase target ambigua tra interpretazione letterale e metaforica;
Compito di lettura
RT = tempi di lettura delle frasi target
Le frasi target venivano presentate alla fine di un paragrafo che introduceva un contesto, che era di 2 tipi:
- supportava la lettura letterale della frase target
oppure
- supportava la lettura metaforica della frase target
Rotazione fra soggetti:
soggetto1 vedeva frase target1 nelcontesto1 frase target 2 nel contesto 2
frase target 3 nel contesto 1,ecc... soggetto 2 vedeva frase target 1 nel contesto2
frase target 2 nel contesto 1
frase target 3 nel contesto 2, ecc...
Frase target: THE FABRIC HAD BEGUN TO FRAY (tradotto: il tessuto/la struttura cominciava a cedere)
Significato letterale: il tessuto cominciava a cedere
Significato metaforico: il matrimonio cominciava a cedere
> Contesto 1: induce il significato letterale
Il vecchio divano aveva bisogno di essere rinnovato. Dopo due generazioni gli angoli erano rovinati e
sformati. Mancavano diversi bottoni e la stoffa intorno ai braccioli iniziava a lacerarsi. Il rivestimento era diventato
molto consunto. THE FABRIC HAD BEGUN TO FRAY (dopo aver letto paragrafo che induce significato letterale)
> Contesto 2: induce il significato metaforico
Lucy e Phil avevano bisogno di un consulente matrimoniale. Una volta erano stati felici ma ora, dopo diversi anni di
matrimonio, erano divenuti scontenti l’uno dell’altro. Piccole abitudini, che una volta erano sopport