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Il processo di differenziazione del Sé
È necessario diventare un adulto e riconnettersi e conciliarsi con il passato mediante l'elaborazione delle perdite, dei traumi e dei conflitti aperti all'interno del proprio sistema familiare.
Differenziazione del Sé: Fusione originaria autodefinizione e individualizzazione - posizione Io.
Bowen introduce il concetto di "fusione originaria" (stato di fusione totale) e sostiene che sia normale nascere in una condizione di indifferenziazione. Il compito di differenziazione è procedere per gradi verso un'autonomia emotiva, economica, ecc. Questo processo porta alla "posizione Io", che è la posizione di differenziazione che il soggetto raggiunge a partire dall'originaria fusione con la propria famiglia, da cui per gradi si allontana.
Bowen pone i vari livelli di coinvolgimento emotivo all'interno della famiglia lungo un continuum che va da...
fusionalità estrema a una totale differenziazione del Sé: elabora una Scala di Differenziazione del Sé. All’estremità inferiore della scala si collocano coloro che hanno livelli minimi di differenziazione, o massimi di indifferenziazione. All’estremità superiore si collocano coloro che hanno raggiunto un livello di completa differenziazione. Quindi, una completa maturità emotiva corrisponde ad una “totale differenziazione del Sé": dice di non aver mai incontrato nella sua pratica clinica dei soggetti che avevano raggiunto questo livello di totale differenziazione.
“Un Sé differenziato è quello che riesce a mantenere l’obiettività emotiva anche quando è dentro un sistema emotivo in fermento, ma che nello stesso tempo si mantiene attivamente in relazione con le persone-chiave del sistema” (Bowen M., 1979) → obiettività emotiva = avere consapevolezza del proprio mondo
interno e di ciò di cui ho bisogno (cosa di cui si occupa il caregiver quando il bambino è piccolo);→ sistema emotivo in fermento = la famiglia attraversa dei momenti evolutivi critici (fasi del ciclo di vita, ad es. la nascita di un figlio).
In questo passo, l'autore intende dire che l'individuo adulto è colui che è in grado di sintonizzarsi sui propri bisogni e di manifestarli all'altro; questo deve succedere anche quando la famiglia è in una fase critica (c'è una riorganizzazione), senza interrompere il legame, ossia senza far sì che avvenga un taglio emotivo (= taglio dei legami con la famiglia). Il taglio emotivo è problematico: rappresenta l'improvviso distacco fisico ed emotivo, spesso conflittuale, di una persona dai propri legami familiari ed emozionali.
Questa modalità relazionale può generare dei blocchi evolutivi e sentimenti di incompiutezza emotiva negli adulti ed è
Origine di disagio e malessere; nasce dall'idea illusoria che si possa conquistare l'indipendenza semplicemente lasciando la casa dei genitori e rifiutando ogni contatto con la famiglia d'origine.
Gli autori sistemici sostengono che la differenziazione del Sé si raggiunge a partire dall'infanzia e si completa nell'età adulta attraverso 2 variabili:
- il grado di differenziazione dei caregiver → quanto il caregiver del bambino è differenziato;
- il clima emotivo prevalente in famiglia → ogni famiglia attraversa differenti climi emotivi; il clima emotivo prevalente dovrebbe essere quello che rispecchia la dimensione del benessere. Se il clima emotivo è prevalentemente negativo, connotato su dimensioni di rabbia, rifiuto ed esclusione, allora sarà più difficoltosa la differenziazione del Sé.
Quindi, la famiglia è un sistema affettivo ed emotivo multigenerazionale.
che organizzarelazioni ed è matrice di identità. Il sistema famiglia è costituito da vari sottosistemi ed è "attraversato" da un asse orizzontale (famiglia nel qui e ora) ed un asse verticale (famiglia multigenerazionale). 1) Struttura della famiglia Cosa la definisce? La struttura della famiglia è definita da ampiezza e ruoli, dai legami familiari e dal tempo. Ampiezza (sguardo che dobbiamo avere per comprendere la struttura familiare) e ruoli: quando pensiamo alla famiglia pensiamo ai ruoli e alle generazioni. La struttura di una famiglia è maggiormente comprensibile se consideriamo le 3 generazioni. Quando guardiamo la famiglia nucleare (del qui ed ora) troviamo degli aspetti che possono essere presenti, anche se meno forti ed evidenti, nella prima generazione e nella seconda generazione: i modelli di relazione familiare, i comportamenti affettivi, le funzioni... vengono trasmessi da una generazione all'altra. DobbiamoSpostarci lungo quest’assetrigenerazionale: per comprendere la struttura della famiglia guardiamo l'ampiezzatrigenerazionale.
Definiscono la struttura familiare anche i ruoli che i componenti assumono; i ruoli definiscono le fondamenta della famiglia e servono per organizzare le relazioni. Un elemento centrale in famiglia è quindi la definizione dei ruoli e l’assunzione di tali ruoli (padre, madre, figlio, nonno).
Ogni famiglia può essere caratterizzata da differenti ruoli in base alla cultura di appartenenza: l’assunzione dei ruoli cambia in base alla cultura a cui la famiglia appartiene (cosa significa essere padre e madre in questa cultura?).
Molte culture definiscono i ruoli principali della famiglia quelli di padre e madre (anche se ad oggi si utilizzano perlopiù i termini “genitore 1” e “genitore 2”), come soggetti che esercitano le competenze genitoriali.
Non sempre i soggetti che esercitano le competenze genitoriali
Sono coloro che hanno 10 Brivio Sara, STP T1, A.A. 2023/2024 messo al mondo il bambino: alle volte, per esempio, possono essere i nonni ad assolvere questa funzione.
La famiglia per funzionare ha la necessità di organizzarsi in ruoli (legati a competenze, legami di appartenenza,...). Il fatto di identificarsi con quel ruolo non significa svolgere la specifica funzione legata al ruolo (es. la funzione paterna ha specifiche caratteristiche: il fatto di essere padri non significa assolvere la funzione paterna!). Solitamente ruolo e funzione sono sovrapposti ma non sempre è così → alle volte la funzione viene assunta da persone che non hanno quel ruolo (es. figli parentificati: assumono alcuni elementi della funzione genitoriale pur non avendo quel ruolo; la gerarchia è invertita).
I legami familiari (non tutti i legami sono familiari) sono vincolati e con limitati gradi di libertà. Appartenere a una famiglia mi vincola a quella specifica famiglia e tale
vincolo non mi consente di sentirmi appartenente ad altre famiglie. Il vincolo del legame è caratterizzato da regole relazionali, modelli relazionali, regole affettive, modelli affettivi. In questo modo si crea un legame esclusivo. Questi legami familiari sono gerarchicamente strutturati, ossia devono avere una struttura gerarchica: i caregiver hanno certo potere (inteso in modo positivo) e la gerarchia presente nel legame è necessaria. Quando si parla di "potere" si intende quelle dimensioni di responsabilità, di competenza, ascolto: sono aspetti di dovere del caregiver nei confronti dei figli. Per comprendere i legami familiari valuteremo se e come la gerarchia viene rispettata. Ad esempio, in una famiglia con figlio in adolescenza mi aspetto che il caregiver non consenta un'adultizzazione del figlio adolescente e, quindi, per evitarla, limiti la gerarchia dei legami; allo stesso tempo mi aspetto che la gerarchia sia meno forte piuttosto che in.è un elemento fondamentale nei legami familiari.è caratterizzata dal sentimento di appartenenza: per sentirmi appartenente ad un contesto devo sentire che in quel contesto sono unico e speciale; questo essere unici e speciali deve essere garantito anche dalla lealtà. La lealtà si affianca all’esclusività (siamo parte di una relazione esclusiva). I membri della famiglia, quindi, hanno dei legami reciproci a cui sono leali.
Tempo
Ci sono due tempi nella famiglia:
- il tempo del sistema familiare → il tempo della famiglia è stabilito dalla fase del ciclo di vita in cui la famiglia si trova; quella fase del ciclo di vita definisce i compiti evolutivi che la famiglia sta mettendo in atto (es. se ho un bambino piccolo ho dei compiti evolutivi che sono diversi da quelli che ho con un figlio adolescente);
- il tempo del sottosistema individuale → è solitamente sincronizzato con quello familiare. Immaginiamo che in una famiglia con figli piccoli i genitori riorganizzano il loro
tempo individuale in base ai bisogni evolutivi del bambino (es. sono madre con un figlio molto piccolo e voglio uscire e tornare tardi; devo rispettare i tempi del bambino nonostante io debba fare qualche "rinuncia"; in questo caso la madre si deve sintonizzare con i bisogni familiari).
La mancata sincronia tra tempo familiare e tempo individuale può essere molto grande, quasi come se ci fosse una contrapposizione tra tempo individuale e familiare. Ad esempio, all'interno della famiglia posso avere situazioni di cura opposte, come un figlio molto piccolo e un figlio adolescente; i due chiamano i caregiver verso situazioni familiari contrapposte: in questo caso posso avere più facilmente una mancata sincronia. Si parla di "problema del fuso orario": i due caregiver si sintonizzano sul bambino appena nato e distolgono attenzione dal figlio adolescente.
In famiglie bilanciate il tempo individuale coincide con quello familiare.
a che trascorre del tempo insieme a pranzo o a cena). Inoltre, è importante mantenere una comunicazione aperta e sincera all'interno della famiglia, in modo da poter affrontare eventuali problemi o conflitti in modo costruttivo. Infine, è fondamentale dedicare del tempo di qualità alla famiglia, come ad esempio organizzare delle attività divertenti o fare delle gite insieme.