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Lezione 22/10
Distanze intergenerazionali: si riferiscono alle relazioni esistenti tra i componenti
della famiglia nucleare e la prima generazione. All’interno della famiglia c’è la
dimensione del potere/autorevolezza: capacità di assumere il ruolo e svolgere le
funzioni in linea con esso → è una dimensione di potere, asimmetrica (sempre
meno man mano che si cresce) → deve esserci questa dimensione
Ogni famiglia è inserita in un certo tessuto sociale, sia micro che macro, ma
indipendentemente da questo l’esercizio del potere è parte del ruolo genitoriale;
rispetto alla generazione precedente, di cui ero figlio e in cui ho vissuto la
relazione di potere in posizione subordinata, dobbiamo crederci se le distanza
intergenerazionali in termini di potere sono state rispettate?
E.g. fenomeno dei genitori amici: difficoltà che quella necessaria distanza
intergenerazionale che i genitori fanno fatica ad attuare. Quanto i figli hanno
avuto la possibilità di stare nel sottosistema specifico di figlio, con confini
specifici, senza richieste che non spetterebbero loro → dimensione del potere si
infragilisce rispetto a un malfunzionamento. Ci DEVE essere una differenza
intergenerazionale a causa delle differenze nei compiti evolutivi. In una
composizione familiare bisognerebbe ricercare gerarchie dovute
all’organizzazione/livello intergenerazionale
Williamson: superamento della barriera gerarchica intergenerazionale → se sono
stato cresciuto in una dimensione asimmetrica che si è simmetrizzata col tempo,
qual è il compiti evolutivo che ho nei confronti dei miei genitori? Superare quella
barriera eretta per mantenere quel ruolo di responsabilità → a volte è complesso
quindi si mantiene una sorta di sudditanza nei confronti di caregiver che hanno
usato questa differenza per consentire la crescita. Quanti di fronte al proprio
caregiver anziano si sentono ancora in questa posizione di dipendenza e quanto
questa condizione non si inserisca anche in altre dinamiche?
Regolazione delle distanze → CONFINI: ciò che ci permettono ad imparare a
regolare le distanza. “Stabiliscono le regole di chi partecipa e come in uno
specifico sottosistema” (Minuchin)
I confini hanno la funzione di proteggere il sottosistema da eventuali richieste
improprie di altri sottosistemi
Anche nelle famiglie di altri tempi sul potere non era tutto lineare, alcune sfere
del potere erano a carico di una persona e altre di altre. Alcune dimensioni di
convivenza e relazioni familiari non rendevano facili la delimitazione dei confini,
ma in ogni caso si tratta di una questione emotiva e di legittimazione.
Per un buon funzionamento familiare i confini devono essere chiari, dobbiamo
vedere con chiarezza chi fa che cosa e perché → ci permette di verificare se le
persone che appartengono agli specifici sottosistemi sono in grado di svolgere le
loro funzioni senza interferenze da parte di altri: non vuol dire che non ci siano
contatti, più i confini sono chiari più le parti sono in chiara comunicazione, il
benessere vissuto da un sottosistema viene percepito anche dagli altri che se ne
avvalgono (non che intervenga ma diventa parte del benessere generale)
Come simboleggiamo i confini? Tre tipi:
- chiari: linea tratteggiata
- diffusi: puntini
- rigidi: linea continua → e.g. non permette ai figli di interagire col sistema
genitoriale, disfunzionali (vedi famiglie disimpegnate)
Simboli: vedi slide
Vedi mappa familiare sulle slide
1: legame di filiazione rigido, ma iperaffiliazione fra padre e madre, relazione
simbiotica, non c’è funzione genitoriale rispetto ai figli, iperalleanza tra genitori e
distanza eccessiva tra genitori e figli
2: confine chiaro tra madre e suo fratello da un lato e sorella dall’altro,
rappresentazione funzionale di una parte della famiglia, sottosistema dei fratelli
della madre
6: genitorialità che tutti vorremmo
7: alleanza impropria, affiliazione dei nonni nei confronti dei genitori → non
superata la barriera gerarchica e questo porta a un confine diffuso con i figli
Quando i confini sono troppo rigidi la dinamica familiare è caratterizzata da
un’iperaffiliazione all’interno della coppia sentimentale, è come se ci fosse un
micromondo dove si vive tutta l’affettività familiare
Genogramma (programma: genopro)
Donne = cerchi
Uomini = quadrati
Compito: iniziare a disegnare il nostro genogramma su asse trigenerazionale
(maschi/femmine, nonni, usando lo spazio per rappresentare le 3 generazioni,
date di nascita e morte)
Lezione 23/10
Sensibilità e complessità organizzativa → flessibilità, ci aspettiamo che la
famiglia abbia una flessibilità al suo interno e sia in grado di riaggiornare i suoi
pattern a seconda dei cambiamenti dei compiti evolutivi e alle richieste del
contesto esterno: non ci basta valutare una specifica fase del ciclo di vita,
bisogna osservare la capacità di riadattarsi nel tempo, tanto più è flessibile tanto
più ha competenze per riadattarsi attraverso i cambiamenti
Sviluppo: quanto la famiglia è in grado di muoversi attraverso la traiettoria
evolutiva → si deve occupare dello sviluppo dei propri componenti sapendo che
tipicamente ci accorgiamo di questi cambiamenti nelle fasi del ciclo di vita
(momenti di crisi e successiva riorganizzazione che promuove una nuova
modalità dello stare insieme); molte famiglie vivono in situazioni di malessere
perché si sono cristallizzate in una certa fase del ciclo di vita e non riescono a
passare da uno stato relazionale a un altro quindi si trova in condizione di stallo
che può ostacolare il processo di sviluppo della persona e l’affettività relazionale
della famiglia. Dobbiamo domandarci se, come e perché la famiglia non sia in
grado di promuovere delle tappe di sviluppo
Trasmissione intergenerazionale: dobbiamo anche guardare come una famiglia
mantiene la propria identità organizzativa, la costruisce nel qui e ora ma una
parte viene anche dall’asse verticale, da quello che ha trasmesso in termini di
modello, funzioni etc; bisogna capire se ci sono stati inciampi nei processi di
trasmissione intergenerazionale. La famiglia si costituisce continuità temporale e
affettiva in vari modi:
- nascita dei figli, continuità biologica ma anche affettiva, dimensione
specie specifica, molto radicata nelle nostre rappresentazioni → cambiata
la dimensione di scelta negli ultimi anni, ma la percezione della
potenzialità ce l’hanno quasi tutti, la diamo molto per scontata e che
questa potenzialità ci garantisca un filo rosso tra noi e le generazioni
precedenti (chi sa di non poter avere figli per motivi genetici ha affrontato
dei piccoli momenti di sconforto/lutto e riadattamento della propria idea di
sé); le coppie senza figli per scelta fino a un trentennio fa erano
considerate come potenzialmente disfunzionali ma tra le coppie senza figli
per scelta ci sono persone con problemi ma anche persone che trovano
nella coppia altri progetti generativi che diventano un progetto di coppia
- cognome, continuità fra le varie generazioni
- modelli di comportamento, regole implicite → siamo esposti a questi già
esistenti che non sono tipici solo della famiglia nucleare ma anche delle
generazioni precedenti, modelli non sono solo frutto del genitore ma
anche del bagaglio che si porta da una generazione all’altra; modo di
essere genitori non è solo frutto dell’esperienza puntuale ma anche del
modello a cui siamo stati esposti da bambini; apprendiamo non solo quello
che ci viene detto ma anche quello che vediamo agito nel quotidiano,
parte saliente dei nostri modelli di personalità (comportamento della
famiglia nel qui e ora è influenzato da quello che è accaduto nel passato,
non vuol dire che si trasmetta tutto e che la famiglia resti sempre la
stessa) → l’opposto è sempre in continuità col modello, quello resta il
baricentro, ci si può differenziare
- ciò che viene elaborato può essere appreso, rimane condizione fissa senza
consentirci di crescere, ci rende difficile orientarci sui nostri bisogni e sui
bisogni relazionali, rende difficile lo sviluppo dei membri della famiglia
Identità culturale della famiglia: sistema di valori ideologici e affettivi, modellato
nel tempo da più generazioni che riguardano le aspettative e i comportamenti
sull'esercizio dei ruoli e sul modo di affrontare gli eventi significativi → possono
essere cose che si attuano nel qui e ora ma che si sono tramandate dal passato;
a questo si aggiungono questioni sociali (e.g. bambini degli anni ‘80 sono stati
meno socializzati alla morte di quelli degli anni ‘50) e culturali valide o invalide
(spoiler: i bambini possono incontrare la morte e hanno una fantasia sulla
perdita)
Uno dei modi in cui avviene è il MITO FAMILIARE: matrice culturale, valoriale e
organizzativa, strumento che la famiglia utilizza per garantirsi questa continuità;
tutte le famiglie ne hanno almeno uno che può essere sia negativo sia positivo,
che aiuta la famiglia a decodificare la realtà (zio che ha scialacquato tutti i beni,
familiare particolarmente eroico, zio giramondo ma rimasto solo… )
Caratteristiche per essere considerato tale:
- ridondanza dell’oggetto mitico → deve essere presente in almeno 3
generazioni, può essere anche più lontano o anche non collocato nel
tempo
- astoricità → bisogna mantenere qualcosa che sia vera al di là dell’aspetto
contingente, tema deve essere valido a prescindere dal momento in cui
l’avvenimento aveva luogo
- l’uso del concreto → le cose concrete (episodi, racconti, personaggi)
vengono trasmessi meglio da una generazione all’altra, garantisce che
una dimensione esperienziale venga trasmessa senza disperdersi o essere
troppo modificata
- rappresentatività → legato a cose significative per la famiglia
Aspetto del mito si trova nella scelta del partner ( → aspetto identitario)
Lezione 28/10
Mito: uno dei modi in cui si trasmette la cultura familiare
Anche il mito familiare non può essere assimilato in toto, una parte la teniamo e
un’altra o la modifichiamo o non la teniamo per niente perché non è allineate con
le nostre caratteristiche o bisogni di sviluppo
Mito individuale: cosa trattengo facendolo diventare parte della mia cultura
familiare senza rompere l’appartenenza con la famiglia
Forza emotiva: ci concede di non accettarlo come dimensione monolitica → noi
manteniamo del mito alcuni elementi che arrivano a noi in maniera strutturata e
che sono stabili nel tempo
In età