DERIVAZIONE.
Posso far derivare una parola dall’altra. La derivazione fa sempre uso dei
morfemi. Ad esempio, la parola tedesca SCHON (aggettivo che significa
bello) SCHONHEIT (bellezza), ho aggiunto il morfema HEIT che in tedesco
costruisce moltissimi astratti.
Nel principio di derivazione gli affissi non sono messi a caso, come nel caso di
international che mi ha creato una parola completamente differente, ma questi
sono affissi legati a qualche parola che viene prima, cioè schonheit è nato da
schon, non l’ho creato ma è nato proprio dall’aggettivo.
Il principio di affissazzione e quello di derivazione sono molto simili e spesso
possono anche essere la stessa cosa, cioè posso avere un prefisso che mi ha
creato la derivazione (la derivazione fa uso dell’affissazione per esistere).
3 .L’altro elemento fondamentale delle lingue flessive per costruire le parole è
la COMPOSIZIONE vuol dire mettere insieme qualcosa, mettere insieme per
costruire un prodotto nuovo.
Come funziona? Il principio fondamentale è il principio binario, cioè si lavora a
due a due/a coppie. Per avere una composizione devo avere minimo due
elementi/parole; poi a due a due poi posso creare altri elementi, altre parole
nuove. Quindi ovviamente l’unione della parola 1 e della parola 2 mi creerà una
parola nuova.
Le parole composte sono legate da una struttura sintattica. Ad esempio,
capostazione, intendo il capo della stazione, in questo caso capo non ha
niente a che fare con la parola testa, poco a che vedere con la parola stazione
in sé.
Come funziona la composizione sintattica ogni lingua ha un
modello di composizione diverso.
-Nella parola capofamiglia in italiano ho prima capo poi famiglia perché
l’italiano ha una dislocazione a sinistra, cioè i soggetti/ gli elementi importanti
nelle lingue romanze sono messi a sinistra. Quindi nella struttura sintattica il
capo è il soggetto, della famiglia è il complemento di specificazione, l’elemento
principale è capo. CapoA famigliaB A+B>AB.
-Nella parola Hausherr in tedesco ho prima famiglia e poi capo perché c’è il
concetto del genitivo sassone, perciò disloca/sposta a destra. Quindi in tedesco
HausA HerrB A+B>AB.
Bisogna sapere identificare il tipo di composto e che tipo di sintassi ha
la lingua in questione, cioè se in italiano la sintassi disloca a sinistra io
non dirò mai la famiglia del capo, ma capofamiglia; ma in tedesco,
come anche in inglese non funziona così.
Come si classificano i composti?
Dal punto di vista linguistico è estremamente importante saper classificare i
composti perché non tutti sono uguali, hanno modelli strutturali differenti. La
parola composto mi esprime soltanto che la parola finale è composta da due
parole, ma non mi spiega niente della parola, di come è composta.I composti
hanno una classificazione strutturale, cioè andremo a vedere come sono
composti al loro interno, nella loro struttura.
1. Composto ENDOCENTRICO: ha il suo elemento principale, il suo centro,
lo ha DENTRO. Vuol dire che nei due elementi del composto che io posso
vedere, uno dei due sarà la testa, sarà il suo centro. Ad esempio, nella
parola capofamiglia, la testa è capo.
2. Composto ESOCENTRICO: hanno il centro fuori, non sono tantissimi. Ad
esempio, nella parola pellerossa (indiani d’America, che non ha niente a
che fare né con pelle né con rossa). Pelle rossapersona che hanno la
pella rossa, quindi la testa sono le “persone”, ma questa parola non la
troviamo all’interno della parola pellerossa, quindi, significa che la sua
testa sarà fuori. Anche la parola pettirosso, uccello cha ha il petto rosso,
ma la parola uccello non c’è, quindi la testa è fuori.
3. Composto TATOURUSA: (lingua sanscrita perché studiarono questi
composti in queste lingue) B appartiene ad A (determinativo)
hausewife a wife for the house wife è la testa.
4. Composto BAHUVRHI: è un aggettivo, X possiede le qualità di AB
richard leonheart (testa è richard).
lionheart,
5. Composto KARMADHARAYA: B è qualificativo di Ablack board
6. Composto DVANDVA: A insieme B (copulativo)piano forte (mi suona
sia piano che forte) o cassapanca (è una cassa che se la chiudo diventa
una panca).
Cos’è un allomorfo?
Come si è discusso in precedenza, un allofono è una variante di morfema che
non cambia il significato della parola → he needs: sia che la ‘s’ venga
pronunciata sorda [s] o sonora [z], tutti i nativi anglofoni capiranno il significato
che intende trasmettere il parlante, che in questo caso è: lui ha bisogno.
Un allomorfo, invece, è una realizzazione fonetica diversa della stessa realtà
astratta. Una realtà astratta non è altro che un contesto, e all’interno di esso vi
possono essere diverse realizzazioni.
↪ Es (ing.): nest - nests | bird - birds | box - boxes | goose - geese | sheep -
sheep | ox - oxen|
[s] [z] [iz] [i] [ən].
Tutte le parole sovrastanti sono dei sostantivi nella loro forma singolare e
plurale. Spesso alle scuole elementari ci viene insegnato che costituire la forma
plurale dei sostantivi in lingua inglese è un procedimento semplice, poiché
basta aggiungere il suffisso -s alla fine di ogni sostantivo nella sua forma
singolare. Questo viene fatto per facilitare l’apprendimento delle basi della
lingua inglese per i bambini. Dopo qualche anno, però, quando è necessario
studiare più approfonditamente la disciplina, si scopre che ciò è sbagliato: in
inglese esistono svariati modi per costituire la forma plurale dei sostantivi, e
diversi.
spesso si parla erroneamente di plurali
‘diversi’
I plurali non esistono, piuttosto esistono allomorfi di plurale: il
plurale è inteso come una categoria / un contesto / una realtà astratta, e vi
sono diverse realizzazioni, come quelle evidenziate nell’esempio sovrastante.
Stessa cosa vale per il passato dei verbi in inglese: sail - sailed | catch –
caught. [d]
[t]
Questi due verbi (sailed, caught) sono allomorfi di passato, poiché il passato
è visto come una realtà astratta, un gruppo pieno di sfaccettature e
realizzazioni diverse, dette allomorfi.
sailed [d] - sang [æ] - thought [ɔːt] - flew [u] - did [ɪd]
↪ Questi verbi non sono ‘diversi passati’, bensì sono tutti verbi facenti parte
dello stesso contesto, che è il passato.
Vengono definiti allomorfi di passato poiché il passato è uno, è una realtà
astratta, all’interno della quale vi sono tante realizzazioni, tutte valide, e
spesso molto diverse fra loro. (allomorfia)
In italiano è possibile individuare questo fenomeno quando si fa
riferimento alla formazione dei contrari: inaccessibile [in] , irrealizzabile [ir],
impossibile [im], disinformativo [is, iz], scontento [s], apolitico [a], analcolico
[an].
↪ Queste non sono diverse forme di negazione, bensì sono tutti allomorfi
(diverse realizzazioni fonetiche) dello stesso contesto (negazione nominale).
Cos’è il suppletivismo?
(suppletion)
In linguistica il suppletivismo è un fenomeno per cui, nell'ambito di
uno stesso paradigma, le diverse forme derivano da radici diverse. Supplire in
italiano vuol dire colmare, rimediare ad una mancanza; intuitivamente, il
suppletivismo è un mezzo per rimediare alle mancanze morfologiche di una
lingua.
I paradigmi sono l’insieme delle forme di un verbo nelle varie coniugazioni, ed
esistono paradigmi dei verbi irregolari (verbi forti) in lingue come l’inglese e il
tedesco.
Es. (ing.): eat | ate | eaten.
Es. (ted): essen | aß | gegessen.
I verbi evidenziati vengono a supplire la mancanza di morfemi: i verbi irregolari
sono definiti così poiché non seguono delle regole morfologiche attraverso le
quali si possono costituire le forme delle coniugazioni espresse nei paradigmi
(come ad esempio avviene col verbo play, aggiungendo come da regola il
suffisso -ed: played); per questo motivo è stato necessario creare nuove forme
verbali con morfemi diversi nello stesso paradigmi (es: eat, ate), per supplire
alla mancanza della forma verbale, in questo caso del verbo mangiare, al
passato.
Suppletivismo nel verbo andare.
In italiano il fenomeno del suppletivismo è possibile trovarlo nel verbo andare:
Io vado
Tu vai
Egli va
Noi
andiamo
Voi andate
Essi vanno
Chi studia l’italiano come seconda o terza lingua, sa che l’indicativo presente
dei verbi della prima coniugazione (-are) come parlare, si forma attraverso la
rimozione della desinenza ‘are’ e l’aggiunzione dei suffissi: -o, -i, -a, -iamo, -ate,
-ano. Però, applicare questa semplice regola al verbo andare risulta davvero
problematico nonostante grammaticalmente dovrebbe essere perfetto: la
coniugazione del verbo andare all’indicativo presente non è: io ando, tu andi,
egli anda (nonostante così dovrebbe essere) eppure è: io vado, tu vai, egli va,
noi andiamo, voi andate, essi vanno. Totalmente irregolare.
Andando nel dettaglio: se dalla coniugazione del verbo andare all’indicativo
presente leviamo le desinenze, otteniamo quattro radici diverse: vad, va,
van, and. Gli studiosi di linguistica antica e glottologia hanno studiato questo
fenomeno e ci dicono che sul piano storico, il latino medievale aveva due
parole per esprimere il concetto che la parola italiana ‘andare’ ha: andare e
(economicità della
vadare. Subentra qui il principio di economia linguistica
lingua): avere due verbi per esprimere pressoché lo stesso concetto è
scomodo, di conseguenza è stata una migliore opzione mescolarli insieme, ed è
così che in italiano la coniugazione del verbo andare all’indicativo presente ha
radici totalmente diverse, che derivano dai verbi latini. Nonostante ciò,
nessuno sa il perché i verbi siano stati mescolati in questo modo: le prime tre
persone singolari e l’ultima persona plurale con la radice del verbo vadare, e le
prime due persone plurali con quella del verbo andare, e non il contrario. Non
c’è una risposta e molto probabilmente non lo sapremo mai.
Suppletivismo del verbo essere.
Il verbo dove si riscontra maggiormente il fenomeno linguistico del
suppletivismo nella lingua italiana è il verbo essere:
Indicativo presente Io sono
Passato remoto Io fui
Participio passato Stato
Sono morfemi tutti diversi tra loro. Non ci sono leggi
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