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3. LIBRI D’ARTISTA E GRAFICA

4. STORIA DEL RESTAURO E DELLE TECNICHE ARTISTICHE

FRESCO affreschi strappati: restauro e conservazione

Il progetto , in corso dal 2017 e

finanziato dall’UNIVR + Museo di Castelvecchio e Museo di Palazzo Ducale di Mantova.

SCOPO: studio degli stacchi e degli strappi di pittura murale effettuati a Verona e

Mantova tra XIX e XX sec, con un approccio multidisciplinare tra storia del restauro e

delle tecniche artistiche, la storia della critica, la museologia, la storia dell’arte e le

tecnologie della diagnostica applicata ai beni culturali.

I due musei hanno messo a disposizione gli archivi per lo studio dei metodi di stacco

delle pitture murali tra ‘8-900, cercando di capire i rapporti tra l’istituzione del

museo/comune e i restauratori che lavoravano sugli affreschi, facendo un focus sulle

tecniche cercando di capire come i restauratori lavoravano per lo stato e la

conservazione di queste pitture che sono confluite all’interno delle collezioni civiche.

Per Verona tra ‘8-900 si ha una larga casistica di stacchi in diversi edifici pubblici,

religiosi, privati, ognuno con una storia conservativa perché in parte all’interno

dell’archivio del museo l’idea è quello di focalizzarsi su ogni singolo pezzo conservato

(per VR 200 pezzi). L’idea del progetto è capire e studiare qual è la restituzione di queste

pitture.

Verona a partire dall’800 per delle problematiche dovute a cause ambientali, inizia una

campagna di stacco sistematica > comune e museo civico iniziano a chiedersi come

conservare queste opere.

Per prima cosa si è cercato di ricostruire la storia dei pezzi parte della collezione museale

> percorso difficoltoso perché gli archivi non sono ordinati, si ha un grande patrimonio

fotografico e grandi lacune documentarie > si sono incrociate le informazioni.

L’altro problema riguarda la restituzione al pubblico delle pitture > gli affreschi nei musei

sono decontestualizzati per cui è difficile leggerne la scena e il contesto in cui si

inserisce, che si cerca di ricostruire con supporti digitali/cartacei.

Sala delle Muse

ESEMPIO Palazzo Guarienti ai Filippini - ubicata al Museo degli Affreschi

G.B. Cavalcaselle Sala delle Muse

Le pitture legate alla sono 13 > intera sala che viene presa dal palazzo

originario e riproposta in una sala del museo +100mq da riposizionare. Qui a fianco alle

schede tecniche si hanno immagini che fanno parte della storia.

Si tratta di palazzo del ‘500 che venne costruito dal medico Giovanni Gaurienti (parte di

un circolo elitario che costituirà l’Accademia Filarmonica – attuale Teatro Filarmonico) ed

ebbe una storia travagliata: serie di passaggi di proprietà + nel 1945 il palazzo viene

bombardato, ma la sala si conserva abbastanza.

All’interno vi era una sala di ricevimento dedicata alla musica decorata da Paolo Farinati

> chiamato per creare un ciclo di stampo mitologico con la particolarità di avere sopra le

porte le 9 Muse che suonano ognuna uno strumento dell’epoca (oggi conservati

nell’Accademia Filarmonica) = ciclo con importanza storica per la città.

Essendo stato un ciclo privato i documenti a noi prevenuti sono pochi:

Alcuni affreschi probabilmente vengono rimossi già nel ‘45, ma non sappiamo

· quali, né da dove provengano;

Momento di cambiamento drastico = anni ’60 > dal ’62-4 fitto scambio di

· comunicazioni tra Museo Civico e Sindaco che discutono della campagna di stacco

totale delle pareti affrescate perché i rettori del refettorio che occupava il palazzo

volevano usare la stanza come oratorio, ma essendo la sala decorata da nudi

erano costretti a ricoprire le pareti con dei teli che imprigionavano l’umidità +

stato degli affreschi già degradato con crepe e strato pittorico rovinato.

I rettori propongono al comune di vendere il ciclo pittorico per una cifra simbolica

· a Francesco Bagagnato, direttore dl museo civico, che si incarica dei restauri.

Serie di lettere tra direttore e sindaco e il MIC, che doveva autorizzare lo stacco.

· Nel 1967 Ottorino Nonfarmale viene incaricato dello stacco, restauro e

· ricomposizione delle pitture all’interno del museo, dove si era studiato un

allestimento che ricostruiva in modo filologico la posizione originale degli

affreschi.

ESEMPIO: Stacco affreschi della Chiesa di Santa Felicita

Probabilmente non è un ciclo unico ma più cicli.

La chiesa venne sconsacrata e comprata nel 1879 da Teresa Ferruzzi che decide di

· vendere gli affreschi al museo civico. I pezzi vengono staccati con un criterio

diverso: non si ha la totalità della raffigurazione ma solo i visi (al massimo busti),

in tutto 20 > non si sa se fossero scelte di conservazione o di altro tipo.

Pochi documenti, manca la narrazione della storia e dell’allestimento nel museo +

· non si capisce se fossero pezzi di un unico ciclo.

Restauro di Pierpaolo Cristani del 1975, in pieno gusto anni ‘60-’70 = conservare

· solo le parti originali con integrazioni a neutro delle lacune.

Lacune poi riprese con il restauro di Cristani nel 2001 = operazione di

· camuffamento e di ricostruzione del colore che permette una migliore leggibilità

dell’opera.

Casi esposti dalla Molteni sulla questione della mancanza del paratesto (= supporti

narrativi delle opere) priva di un sacco di informazioni.

Tondi con Evangelisti Battesimo del Cristo

Francesco Morone – + nell’Aula del Capitolo

della Dottrina, nel Convento benedettino dei Santi Nazaro e Celso (VR).

1881 stacco affreschi a opera di Gaetano Pasetti; Cavalcaselle intervenne non far

· restaurare le pitture da Muttoni (restauratore del museo civico) che spesso

rimediava con ritocchi estesi e ridipinture;

Lo stacco non avvenne per intero a causa dell’estensione delle pitture > divisa in

· due segmenti, superiore e inferiore visibili a causa della linea di frattura;

Le lacune sono corrispondenti a dei rifacimenti dell’800, di cui si hanno delle foto

· storiche;

1926 restauro di Muttoni e Nalin, uno staccava e l’altro restaurava > prodotto

· piacevole dal punto di vista museale

Muttoni commette qualcosa di strano: sul trono è innestata la testa di una torretta >

possiamo confrontare con le tavole degli affreschi di VR di Pietro Nalin realizzate nel 1864

> album prezioso che mostra una 40ina di pitture esterne di chiese e palazzi veronesi

nello stato di conservazione in cui si trovano nel momento in cui lui le ritrae > avevano

finalità commerciale. È un documento fondamentale che ritrae le pitture prima dello

stacco > la torretta non c’era.

La risposta la recuperiamo da uno schizzo dell’affresco di Cavalcaselle di inizio anni ’60,

da cui vediamo che la composizione in origine era più ampia e prevedeva una

continuazione ai lati con strutture architettoniche e una parte sottostante con la veduta

del ponte delle navi > la torretta si trovava al centro del ponte prima che venisse

smantellato nel 1881 = la torretta era il pezzo di avanzo dello stacco che viene poi

inserita in modo erroneo nella raffigurazione = si produce un falso (nell’800 non era

percepito come tale e venne molto lodato).

Volto Santo

ESEMPIO: – serie di affreschi staccati dal Palazzo del Comune, anche questi

privi di paratesti

Nel corso dell’800 vengono fatti una serie di restauro e nei vari ambienti si

· trovano parti di affreschi che vengono fatti staccare per portali in museo, tra

Volto Santo

questi anche il staccato da Nalin e restaurato da Muttoni.

Il restauro del 2004 mostra l’originale > Nalin e Muttoni aveva fatto un falso:

· viene rifatto il paramento sullo sfondo (che era del tutto perso), il volto della

Vergine e le altre figure.

I critici per anni si sono chiesti se i dipinti erano opera del I, II, III Maestro di San

· Zeno, ragionando senza saperlo su un falso dell’800.

Crocifissione

ESEMPIO: = unico affresco di un interno di cui Nalin fa la tavola > pensava

di aver trovato un originale di Giotto per cui spinge per lo stacco così da accaparrarsi la

commissione.

Il dipinto presentava delle problematiche > Nalin era fedele alla situazione conservativa

> erano caduti i fondi + grande lacuna.

20 anni dopo, quando Nalin tenta il distacco, l’affresco viene staccato in 3 segmenti +

interviene su tutto ciò che si perde con l’operazione di stacco > lacune camuffate, sia

quelle originali che quelle dovute allo stacco.

IL PALAZZO DI FIORIO DELLA SETA E I SUOI AFFRESCHI

LEZIONE 15 – 19/12/22 – LIBRO

FRA STORIA, ICONOGRAFIA E CONSERVAZIONE

Piena dell’Adige del 1881 = cambia la conformazione della città di Verona + vengono

costruiti i muraglioni.

Prima il fiume si diramava circondando il quartiere dell’Isolo (da qui il nome), quartiere

operaio tipo “piccola Venezia”, i cui estremi erano il Ponte delle Navi e il Ponte Pietra, con

in mezzo il Ponte Nuovo, in testa al quale sorgeva il Palazzo di Fiorio della Seta > La

posizione del palazzo sarà motivo di una grande fortuna iconografica.

Prima veduta di Verona = incisione del 1647, dove compare anche il palazzo,

· sebbene il protagonista sia il ponte; nella versione originale c’è anche Mercurio

che indica un palazzo difronte a quello di Fiorio della Seta, di cui oggi non

abbiamo memoria in quanto scomparso con la piena e di proprietà di Cozza

Cozza, un arci presbitero molto importante.

Il mercurio sta a puntare l’attenzione su quel palazzo perché l’occhio tende verso dx (la

presenza di Palazzo Fiorio della Seta è incidentale) perché la veduta punta su Colle si San

Pietro.

È un’incisione che mostra tutti i punti che connotano la città, tra cui anche il palazzo che

rilancia il tema della città chiamata anche “Urbs Picta” > uno dei motivi per cui

l’incisione viene ripresa più volte fino a fine ‘700 dove le vedute si semplificano, fino alle

incisioni popolari di fine ‘700 dove la facciata perde la decorazione.

Nel 1747 però abbiamo delle stampe di Domenico Valesi fatte per essere vendute

· sul mercato, dal punto di vista storico-narrativo vediamo che la struttura del

palazzo è la stessa e anche l’intento di riproporne l’animazione della facciata,

nonostante i vari rifacimenti.

Negli stessi anni Bellotto ne realizza una veduta dipinta e rispetto le incisioni

· precedenti ha cambiato il punto di vista togliendo il ponte che ormai era stato

rifatto > protagonisti sono il fiume e la città + nel palazzo vediamo un’essenza

fotografica che risponde a delle domande poste dai ricercato

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
37 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elielieli19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e tecniche del restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Mottes Monica.