vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L’interpretazione di Mario Cattaneo tende a mettere in risalto quelli
che sono i fondamenti costanti dell’illuminismo giuridico, quelli che
si trovano in tutte le sfumature dell’interpretazione del pensiero
illuminista, e quali sono queste forme costanti? Il razionalismo e il
2
volontarismo. Secondo Mario Cattaneo, sul razionalismo si basa la
concezione illuministica del diritto naturale, in quanto l’illuminismo
afferma che esiste un diritto naturale razionale formato da un
insieme di principi universali di giustizia perché gli illuministi – ed è
questo il punto significativo – pensano che esista un insieme di
diritti naturali delle persone, i diritti sono i diritti individuali; sono i
primi che mettono in risalto questo aspetto, che l’uomo ha dei diritti
per il semplice fatto di essere nato. Aprono la strada ad una
concezione soggettivistica del diritto naturale. Per gli illuministi la
ragione è la fonte di giustizia e la ragione come fonte di giustizia
riconosce all’individuo il diritto naturale alla vita, alla sicurezza, alla
proprietà, alla libertà di pensiero e di azione. Se voi considerate
questi diritti che vengono indicati dall’illuminismo come diritti
innati, vedrete che sono quelli riprodotti nella Dichiarazione del
1789. Sempre Cattaneo esamina anche il secondo fondamento
giuridico, il volontarismo su cui si basa la concezione del diritto
positivo e quindi l’interpretazione di cosa si intende per diritto
positivo. Il diritto positivo non è altro che la traduzione storica dei
diritti naturali individuali e consiste in un atto di volontà espresso
attraverso il legislatore statuale. La volontà del legislatore non è
concepita come arbitraria, ma guidata dalla ragione e in questo
modo viene concepito come diritto la norma positiva, ossia la norma
posta dal legislatore. Però non c’è alcun contrasto tra il diritto
naturale e il diritto positivo, ma c’è – perché guidato dalla ragione –
un rapporto di equilibrio. Diciamo che per Cattaneo, per definire il
razionalismo degli illuministi, il razionalismo è basato sulla ragione
che rispecchia una giustizia naturale, che a sua volta si rispecchia
nei diritti naturali. Il volontarismo parte sempre dalla ragione, che
esprime un atto di volontà non arbitrario perché razionale che
sbocca nel diritto positivo. Giovanni Tarello, invece, interpreta
l’illuminismo cercando di mettere in risalto i caratteri di omogeneità
delle varie dottrine illuministiche e mette in risalto i diversi sbocchi
concreti che hanno generato le idee illuministiche nei differenti
Stati. Quindi Tarello distingue tra l’illuminismo di area germanica e
di quello di area francese: non parte dai punti comuni, ma dai punti
divergenti tra le due correnti. Secondo Tarello nell’area germanica le
teorie illuministiche ispirano moltissimo i programmi di governo e
diventano operative attraverso uomini e funzionari di corte che
hanno responsabilità amministrative. Questa applicazione pratica
delle idee illuministiche sbocca nell’assolutismo illuminato. Nell’area
3
francese, invece, l’illuminismo resta su un piano teorico ed
ideologico; le teorie illuministiche creano, danno luogo a dottrine
che si oppongono all’assolutismo e quindi acquistano delle
connotazioni sovversive, tanto che sboccano nella Rivoluzione
Francese. Questo è una panoramica molto sintetica sul come si
sviluppa l’illuminismo in Europa. Tra i principali rappresentanti
dell’illuminismo francese troviamo Montesquieu.
CHARLES-LOUIS DE SECONDAT, BARONE DI MONTESQUIEU
Vive a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, esattamente tra il 1689 e il
1755. Montesquieu apparteneva al ceto aristocratico e grazie
all’ereditarietà delle cariche fu presidente del Parlamento di
Bordeaux, carica che lo mise in contatto con le strutture dello Stato.
La sua attenzione è sempre rivolta verso l’Inghilterra, dove – alla
sua nascita – si era conclusa la gloriosa rivoluzione, quella che si
svolse senza spargimenti di sangue e che portò alla nascita della
monarchia parlamentare del 1688. È autore di numerose opere, nel
Lettere Persiane
1721 scrive le , che viene scritta sotto forma di
romanzo e attraverso questa forma denuncia molti difetti della
società francese a lui contemporanea. La sua opera più importante
Esprit de Lois
è del 1748, l’ , trattato sulla legislazione e sulle varie
forme di governo; è famosa perché elabora la separazione dei
Esprit
poteri, anche se la sua opera non è imperniata su questa. L’
de lois è in realtà un trattato sulla legislazione e sulle varie forme
di governo, non è quindi dedicato né propriamente alla Francia né
tantomeno è imperniato sulla teoria della separazione dei poteri che
lo rese poi famoso. Montesquieu è il primo che in fondo fonda
un’analisi comparativa tra le varie forme di Stato. Infatti è
considerato il fondatore dello studio istituzionale comparato. È un
ammiratore dell’Inghilterra e teorizza come esempio di monarchia
temperata proprio l’Inghilterra, perché il suo sistema costituzionale
si basa sull’equilibrio dei poteri ed è capace – sebbene la
Costituzione inglese non è scritta e si basa su una serie di atti, ma
nasce dalla prassi giurisprudenziale – di evitare la tirannide ed era
in grado di garantire tolleranza e libertà. Ed è proprio perché è un
simpatizzante di questi governi temperati che fa una critica serrata
alle Repubbliche Italiane, che in quel tempo erano Venezia e
Genova, dove dominava un tiranno collettivo: erano repubbliche
signorili, perché avevano un ordinamento repubblicano ma al
4
vertice c’era un duca a Genova e un doge a Venezia, che viene visto
dal Montesquieu come un sistema tirannico. Montesquieu valorizza
la monarchia temperata, quindi moderata, che veniva in Inghilterra
moderata dall’azione delle Camere, quindi dal Parlamento. Il suo
pensiero di base è quindi quello di creare un sistema di poteri
plurimi bilanciati, in modo da evitare l’arbitrio. Montesquieu viene
considerato, per queste sue idee di cui ha simpatia sebbene parli
anche di altre forme di governo, il padre del liberalismo e per creare
questo sistema liberale ci vuole un forte potere legislativo per
limitare il potere dei giudici e anticipa il concetto per cui i giudici
devono essere soltanto la bocca della legge, i giudici non devono
interpretare la legge perché l’interpretazione crea la legge, essi
devono solo applicarla. Lo spazio interpretativo c’è per tutto, ad
ogni modo. Nella sua opera parla molto di diritto penale e vediamo
che da questo traspare una ideologia penalistica di matrice laica e
di impronta garantista. L’impronta garantista fa sì che anche egli
come molti dei filosofi e giuristi del tempo propenda per la
laicizzazione del diritto penale. Infatti, secondo Montesquieu,
soltanto le azioni sono passibili di persecuzione, ma non devono
essere soggetto di persecuzione e ammende le intenzioni e le
parole, perché esse non devono essere rilevanti ai fini processuali e
penali; in altre parole propugna la libertà di pensiero e di religione.
In realtà l’Esprit de Lois viene, da molti studiosi, considerata
un’opera ambigua, tanto è vero che le sue teorie sulle forme di
governo e di legislazione lo collocano come padre del liberalismo,
come conservatore o in altre posizioni a seconda della
strumentalizzazione che ne viene fatta per motivi politici. Le leggi,
per Montesquieu, sono i rapporti necessari che derivano dalla
natura delle cose. In altre parole, le leggi sono le regole che
determinano i rapporti tra tutti gli esseri secondo una necessità
naturale, secondo una logica della natura che viene colta attraverso
la ragione, chiaramente partendo sempre dallo stato di natura;
differenzia anche lui lo stato di natura dallo stato civile: nello stato
di natura domina l’istinto di pace, la ricerca di sostentamento,
l’attrazione sessuale e la disposizione alla socievolezza, ossia la
disposizione degli uomini ad aggregarsi, queste sono le leggi che
guidano lo stato di natura. Le leggi positive, invece, sono i rapporti
necessari che derivano sì dalla natura delle cose, ma la legge
positiva per la prima volta è vista come necessaria e come naturale:
prima la positività della legge era vista in contrapposizione alla
5
legge naturale, tutti i filosofi precedenti vedono passare dallo stato
naturale allo stato civile quando nel primo emerge la violenza;
Montesquieu cerca di farli coincidere. Prima, la legge civile, era
vista come arbitraria. Le leggi positive, per Montesquieu, sono le
leggi naturali che si determinano nello stato di società, ossia lo
stato civile. Lo stato di società, però, non è uno stato idilliaco, ma è
uno stato caratterizzato da ineguaglianza e dal conflitto.
Montesquieu è un grande osservatore della realtà che lo circonda e
costruisce la sua opera osservando la realtà degli Stati europei. Le
leggi positive variano perché il loro contenuto è sempre
condizionato da delle variabili: i fattori geografici, i fattori sociali, i
fattori culturali, politico-costituzionali, tutti fattori che cambiano da
Paese a Paese. Le leggi sono relative, lo spirito delle leggi alla base
delle leggi positive deriva dal rapporto tra la legge e tutte le
sopracitate variabili. Vediamo che Montesquieu vede un rapporto
tra le leggi dei vari Paesi, tra il diritto e la popolazione che
usufruisce di quel diritto; in fondo è un anticipatore del concetto di
nazionalità: la legge deriva dalla cultura del Paese, da quella che è
la sua società, dai fattori geografici e così via, ogni Paese deve
avere leggi proprie ed esse si hanno quando una popolazione
comincia ad avere coincidenza dei fattori. Questa definizione di
nazionalità verrà in luce e diventerà un principio solo nel XIX secolo
con il Risorgimento, Montesquieu è un antesignano. Le sue teorie
attecchiscono presso alcuni sovrani illuminati come per esempio
Caterina II di Russia, quando si appresta – nel 1767 – a predisporre
una codificazione, che poi non è, un riordino legislativo e asserisce
che le leggi migliori sono quelle che più sono adatte a costituire il
popolo che le utilizza, cioè che derivano dal sentimento del popolo
che le deve utilizzare; un altro sovrano illuminato che aderirà al
pensiero di Montesquieu è Leopoldo II d’Austria (è Leopoldo I
Granduca di