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Nelson Mandela: lotta, libertà e riconciliazione in Sudafrica Pag. 1
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Estratto del documento

Campagna di disobbedienza civile, che mirava a sfidare le leggi ingiuste del governo. In quell’anno,

partecipò alla creazione della Defiance Campaign, una serie di proteste non violente contro le restrizioni

imposte alla popolazione nera.

La campagna ebbe un impatto significativo e portò all’arresto di Mandela. La sua popolarità crebbe, ma

anche la sua notorietà come leader della lotta anti-apartheid. Tuttavia, nonostante la crescente tensione,

Mandela continuò a sostenere la non-violenza, rifiutando di adottare metodi aggressivi per sfidare il regime.

4. Il Processo di Rivonia e la Condanna a Vita (1961–1964)

Nel 1961, Mandela abbandonò il suo impegno per la lotta non violenta e, dopo aver preso parte alla

fondazione di un gruppo armato chiamato Umkhonto we Sizwe (la Lancia della Nazione), si fece promotore

di azioni dirette contro il governo sudafricano. Il gruppo, che operava sotto l'egida dell'ANC, si proponeva di

sabotare gli impianti governativi e altre strutture vitali del regime dell’apartheid.

Nel 1962, Mandela venne arrestato per incitamento alla protesta e per attività sovversive, e nel 1964,

durante il celebre processo di Rivonia, fu condannato all'ergastolo insieme ad altri leader dell'ANC, come

Walter Sisulu e Govan Mbeki. Durante il processo, Mandela tenne un discorso in cui affermò di essere

pronto a morire per la causa della libertà, un momento che divenne leggendario e che consolidò la sua

posizione di leader morale e politico.

La sua condanna a vita segnò l’inizio di un lungo periodo di prigionia che durò 27 anni. Mandela fu rinchiuso

prima nella prigione di Robben Island, un'isola al largo di Città del Capo, dove fu sottoposto a lavori forzati,

condizioni di vita dure e isolamento. Nonostante queste difficoltà, mantenne sempre intatta la sua

determinazione e la sua speranza in un futuro migliore per il suo paese.

5. La Lotta Contro l’Apartheid e la Liberazione (1964–1990)

Nel 1980, l’ANC, da tempo bandito, e il movimento anti-apartheid riuscirono a fare pressione sul governo

sudafricano per avviare il processo di liberazione di Mandela. Nonostante fosse imprigionato, il suo nome

divenne simbolo di resistenza e libertà in tutto il mondo. Le proteste internazionali contro l'apartheid si

intensificarono, e nel 1989, sotto la pressione della comunità internazionale e della crescente resistenza

interna, il presidente sudafricano F.W. de Klerk annunciò il processo di riforma politica.

Nel febbraio del 1990, a 71 anni, Mandela fu finalmente rilasciato dalla prigione. Il suo rilascio segnò l’inizio

di una nuova era per il Sudafrica, che si preparava a mettere fine all’apartheid e a intraprendere il difficile

percorso verso la riconciliazione nazionale.

Nel 1991, Mandela divenne presidente dell'ANC e lavorò instancabilmente per raggiungere un accordo con

il governo sudafricano che avrebbe portato alla fine dell’apartheid. Questo processo culminò nel 1994,

quando il Sudafrica tenne le sue prime elezioni multirazziali, che portarono alla vittoria dell'ANC e

all'elezione di Mandela come primo presidente nero del Sudafrica.

6. La Presidenza e la Riconciliazione (1994–1999)

Nel 1994, Nelson Mandela fu eletto presidente del Sudafrica. Durante il suo mandato, lavorò per

promuovere la riconciliazione tra le diverse etnie e gruppi del paese, cercando di superare le divisioni create

dal regime dell'apartheid. La sua politica di "Ubuntu", che promuoveva la coesione e l'umanità reciproca,

divenne una delle pietre angolari del suo governo.

Mandela cercò di costruire una società democratica, in cui tutte le persone, indipendentemente dal loro

colore della pelle, potessero godere dei medesimi diritti. Durante il suo mandato, il Sudafrica attraversò un

periodo di cambiamento radicale, anche se le sfide rimanevano immense. Mandela, purtroppo, non riuscì a

porre fine a tutte le difficoltà economiche e sociali, ma la sua leadership ispirò milioni di persone.

7. La Vita dopo la Presidenza e l’Impegno per la Pace (1999–2013)

Nel 1999, Mandela decise di non ricandidarsi per un secondo mandato presidenziale e si ritirò dalla politica

attiva. Tuttavia, continuò a essere una figura di riferimento a livello mondiale, dedicandosi a numerosi

progetti umanitari e di pace. Fondò la Nelson Mandela Foundation, un’organizzazione che si impegnava

nella lotta contro l’HIV/AIDS, nella promozione della giustizia sociale e dei diritti umani.

Nel 2009, il Sudafrica celebrò il suo 91° compleanno, e Mandela, pur non più attivamente coinvolto nella

politica, continuò a rappresentare l'ideale di un Sudafrica libero, democratico e riconciliato. La sua figura era

ormai un simbolo universale di lotta per i diritti civili e contro l’oppressione.

Nel 2013, Mandela morì all'età di 95 anni, dopo una lunga lotta contro una malattia respiratoria. La sua

morte segnò la fine di un’era, ma la sua eredità vive ancora oggi in Sudafrica e nel mondo intero.

8. Robben Island: gli Anni di Prigionia e la Costruzione della Leadership Morale

Il periodo che Mandela trascorse nella prigione di Robben Island fu forse la fase più oscura ma anche quella

più formativa della sua vita. Vi fu detenuto per 18 dei 27 anni complessivi di carcere, in condizioni

durissime. La cella misurava circa 2,5 x 2,1 metri, senza acqua calda né bagno privato. Dormiva su una stuoia

di paglia e svolgeva lavori forzati, tra cui la frantumazione della pietra calcarea in una cava all’aperto, che

danneggiò permanentemente la sua vista.

Eppure, in quell’ambiente di isolamento e privazione, Mandela sviluppò ulteriormente la sua leadership

morale. Incoraggiava i compagni prigionieri a non lasciarsi andare, a studiare, a dibattere, a mantenere

l’unità. Organizzò corsi di educazione politica e stimolò la lettura e il pensiero critico. La prigione divenne, in

un certo senso, la sua "università politica".

I secondini cercavano spesso di umiliare i prigionieri neri, ma Mandela seppe guadagnarsi il rispetto anche

di molti carcerieri grazie alla sua dignità e fermezza. Le sue richieste, sempre espresse in modo calmo ma

determinato, riuscirono gradualmente a migliorare le condizioni di detenzione.

Allo stesso tempo, la sua famiglia soffriva enormemente. Gli venne negato per molti anni il diritto di vedere i

figli. Il suo secondo matrimonio, con Winnie Madikizela, venne messo a dura prova dalle continue

persecuzioni del regime. Winnie fu più volte arrestata e messa agli arresti domiciliari. Eppure, la sua figura

diventò anch’essa un simbolo di resistenza.

Durante il carcere, Mandela divenne un’icona internazionale. Campagne per la sua liberazione si

moltiplicarono in tutto il mondo: negli Stati Uniti, in Europa, nei paesi nordici e in molti stati africani. Le

Nazioni Unite adottarono diverse risoluzioni per la fine dell’apartheid, mentre attori, scrittori e musicisti, da

Miriam Makeba a Stevie Wonder, da Peter Gabriel a U2, dedicarono canzoni e spettacoli in suo onore.

9. L’Apartheid Sotto Pressione: Gli Anni Ottanta

Negli anni Ottanta, il regime dell’apartheid cominciò a incrinarsi. Le tensioni interne, le sanzioni economiche

e la crescente opposizione internazionale indebolivano sempre più il governo sudafricano.

Nel 1985, il presidente P.W. Botha offrì a Mandela la libertà condizionata, a patto che rinunciasse alla lotta

armata. Mandela, con un gesto che commosse il mondo, rifiutò con queste parole, inviate tramite la figlia:

“Solo uomini liberi possono negoziare. I prigionieri non possono stipulare contratti. Io e l’ANC non

abbandoneremo mai la lotta finché il nostro popolo non sarà libero.”

Fu in quegli anni che il governo, per cercare una via d’uscita alla crisi, iniziò trattative segrete con Mandela,

che nel frattempo era stato trasferito alla prigione di Pollsmoor, in condizioni leggermente migliori. Dal

1988 fu trasferito ancora, in una casa privata nel complesso carcerario di Victor Verster, dove poteva

incontrare emissari del governo e ricevere visite di diplomatici stranieri.

Nel frattempo, il Sudafrica era sull’orlo della guerra civile. Le township erano in rivolta, i sindacati si

mobilitavano, e l’ANC, pur ancora illegale, continuava a coordinare proteste attraverso canali clandestini e

all’estero. Mandela, anche dal carcere, rimaneva la figura centrale, l’unico in grado di unire e dirigere il

movimento.

10. La Liberazione e le Prime Trattative (1990–1991)

Il 2 febbraio 1990, il nuovo presidente F.W. de Klerk annunciò la legalizzazione dell’ANC e di altri movimenti

anti-apartheid. Il 11 febbraio 1990, Nelson Mandela venne liberato dopo 27 anni di prigionia. Uscì dalla

prigione tenendo per mano Winnie, in mezzo a una folla immensa. L’immagine divenne una delle più celebri

del XX secolo.

Pochi giorni dopo, Mandela tenne un discorso davanti a 100.000 persone a Città del Capo, nel quale

affermò: “Non sono un profeta, sono un servitore del popolo.” Tuttavia, il compito che lo attendeva era

monumentale: guidare una transizione pacifica verso la democrazia, evitare la guerra civile e costruire un

nuovo Sudafrica.

Mandela fu presto nominato presidente dell’ANC e avviò trattative formali con il governo, conosciute come

"negoziati di CODESA". Questi negoziati furono durissimi. I gruppi nazionalisti bianchi, i partiti etnici zulu e

altri movimenti radicali cercarono in tutti i modi di sabotare il processo. Vi furono scontri, massacri,

provocazioni.

Mandela mostrò un’eccezionale capacità di leadership conciliativa, unendo fermezza e flessibilità. Trattava

con il nemico con rispetto, ma senza concessioni su punti fondamentali come il suffragio universale, la fine

dell’apartheid, la creazione di una nuova Costituzione.

Un momento cruciale avvenne nel 1993, quando Mandela e de Klerk firmarono un accordo definitivo.

Quell’anno, ricevettero insieme il Premio Nobel per la Pace, in riconoscimento della loro capacità di

superare le divisioni e guidare il paese verso la democrazia.

11. Le Elezioni del 1994 e la Presidenza

Il 27 aprile 1994, si tennero le prime elezioni democratiche del Sudafrica. Per la prima volta, milioni di neri,

meticci e indiani poterono votare liberamente. L’ANC vinse con il 62% dei voti, e Mandela fu eletto

presidente del Sudafrica il 10 maggio 1994, a 75 anni.

Nel suo discorso d’insediamento, disse:

"Mai, mai, mai più in questo nostro bel paese ci sarà l'oppressione di uno sull'altro. Il sole non tramonterà

mai su una realizzazione così gloriosa dell'umanità."

Mandela mise in atto una

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Publisher
A.A. 2024-2025
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MarcoCiccio1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero politico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Rosato Rosalba.