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Originario dell’America centrale, viene ora coltivato, mediante talea delle gemme che si sviluppano alla base delle foglie,
in moltissimi paesi tropicali, principalmente a scopo alimentare, in vaste piantagioni. Produttori principali sono la
Thailandia, le Filippine, i paesi centroamericani, il Brasile. Il frutto è privo di semi, in quanto la selezione operata
dall’uomo ne ha determinato la scomparsa e la specie è dunque da considerare sterile. La propagazione della pianta è
pertanto esclusivamente vegetativa, garantita dagli abbondanti ricacci che si formano alla base della pianta. Esistono
oltre 30 differenti cultivar con diversa dimensione e caratteristiche organolettiche.
Usi etnobotanici
Il frutto ha sapore molto dolce e profumato ed è uno dei frutti tropicali più diffusi. Va consumato fresco, avendo cura di
rimuovere attentamente l’esocarpo che può provocare arrossamenti delle mucose poiché contiene nella parte interna
delle sostanze irritanti; si consuma anche sciroppato o condito. Oltre che come alimento, fresco o conservato, l’ananas è
usato tradizionalmente per ottenere bevande alcoliche fermentate. I nativi americani lo usavano per trattare i dolori di
stomaco e come vermifugo e ricavavano dalle foglie una fibra tessile robusta.
Le droghe e la loro composizione
La parte rilevante in erboristeria e farmacia è il gambo del frutto per due motivi: è una parte di scarto dell’industria
alimentare e contiene maggiori quantità dell’enzima proteolitico bromelina, che ne rappresenta il principio attivo. La
bromelina (nota anche come bromelaina o ananase) è una glicoproteina della classe delle cisteinproteinasi con peso
molecolare di circa 33000 Da, contenuta come sostanza basica nel fusto e come acida nel succo del frutto.
Industrialmente la si ottiene mediante precipitazione acetonica dell’estratto del caule (resa 1-1,3% in peso del caule
fresco). Sebbene la classificazione internazionale la consideri come un unico enzima, essa è in realtà costituita da un
complesso di proteine enzimatiche (almeno 5), differenti per la specificità del substrato e per il pH ottimale, che
comunque per il complesso è di circa 7.
Efficacia e avvertenze
Esistono valide conferme sull’uomo dell’azione antinfiammatoria e antiedemigena della bromelaina, soprattutto a carico
della mucosa del distretto ororinofaringeo e rinosinusale, nonché per quella fibrinolitica, con capacità di rimuovere dalle
ferite cutanee le porzioni di fibrina che possono rallentarne la guarigione. Ha azione enzimatica proteolitica, ovvero
demolisce parzialmente le proteine presenti in materiali biologici molto comuni, come caseine, collageni, gelatine,
globuline e fibre muscolari. Sono, inoltre, descritte proprietà antiessudative, di inibizione dell’aggregazione piastrinica e
anticellulitiche. Sia la pianta sia il frutto fresco – ma non quello conservato – possono causare dermatiti da contatto. Non
sono noti dalla letteratura effetti collaterali o altre particolari precauzioni d’uso alle dosi raccomandate, ma i preparati a
base di gambo di ananas o di enzima isolato dovrebbero essere evitati dai soggetti con ulcera peptica attiva. La
bromelina ha una moderata attività antiaggregante piastrinica per cui va consigliata con cautela a persone in trattamento
con anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici. La durata dell’assunzione non deve protrarsi per oltre 8-10 giorni in
assenza di controllo medico.
I prodotti in commercio
Si trovano in commercio diversi prodotti a base di bromelina purificata o di gambo di ananas. I primi sono in genere
specialità farmaceutiche vendute come farmaci generici da banco senza necessità di ricetta medica. Sono destinati al
trattamento di stati infiammatori acuti di tessuti molli, come per esempio forti mal di gola anche durante episodi febbrili di
tipo influenzale e nel trattamento di artrite reumatoide, tromboflebiti, ematomi, infiammazioni orali e rettali, e negli stadi
post-operatori o a seguito di ferita. Infatti, in questi casi, oltre all’infiammazione si ha una produzione eccessiva di
proteine che ostacola la chiusura della ferita. I dosaggi di bromelina normalmente impiegati in campo farmaceutico sono
pari a 40-80 mg, per tre volte al giorno a stomaco vuoto. I secondi sono invece integratori alimentari prodotti a partire dal
gambo liofilizzato, destinati a favorire la digestione degli alimenti proteici (in tal caso vanno assunti a stomaco pieno) o al
trattamento dei sintomi multifattoriali che portano all’insorgenza della cellulite, sui quali interviene nella riduzione
dell’edema, dell’infiammazione e della rimozione di episodi cicatriziali di recente insorgenza. Si tratta sempre di
compresse o opercoli. Nell’industria alimentare si usa per ammorbidire la carne (soprattutto quella degli hamburger) e
per renderla più digeribile.
Eugenia caryophyllata (Chiodo di garofano)
Descrizione botanica
Albero sempreverde a corteccia liscia e grigiastra, con fusto di 12-15 m, da cui si dipartono rami già a pochi centimetri
dal suolo. Presenta foglie opposte, ovali e coriacee, lucide, dotate di un colore rosato quando sono ancora giovani e poi
di colore verde brillante e lucido a maturità; sono ricche di ghiandole oleifere. Subito dopo la stagione delle piogge
iniziano a comparire i boccioli fiorali, all’inizio di colore giallo-verde e successivamente di colore rosa per diventare rosso
vivo a maturità. Sono raccolti in infiorescenze a corimbo che portano oltre 40-50 fiori, con calice di 1-2 cm dotato di 4 lobi
appuntiti; ovario infero inserito nel calice. Presentano un cappuccio di 4 petali saldati a formare una copertura globulare
che protegge androceo e gineceo, ma caduca. All’antesi difatti i petali cadono liberando i numerosi stami. Il frutto è una
drupa carnosa di colore rosso, grande 2-3 cm, con calice persistente e contenente 1-2 semi.
Biologia, areale e coltivazione
La specie è originaria delle isole Molucche, ma attualmente è coltivata nelle zone collinari in molte altre zone tropicali
affacciate sull’Oceano Pacifico: Zanzibar, Indonesia, Madagascar. In coltivazione gli alberi vengono mantenuti a
dimensioni intorno ai 5 m, per agevolare la raccolta manuale. Essendo una pianta di origine forestale, le piantagioni
devono prevedere ombreggiatura da parte di altre specie più alte, come i banani. Le gemme fiorali vengono raccolte a
mano quando sono ancora verdi o quando iniziano a virare verso il giallo-rosa, alla fine della stagione delle piogge, fatte
seccare al sole su stuoie per circa cinque giorni, oppure in essiccatoi di vario tipo, ottenendo il prodotto disidratato di
colore bruno-rossiccio che è poi messo in commercio. Un singolo raccoglitore raramente è in grado di ottenere più di 30-
40 kg di materiale in una giornata di lavoro. Si utilizza soprattutto per l’olio essenziale che si ricava per distillazione in
corrente di vapore o per idrodistillazione (resa del 16-20%) della droga fresca. In genere un albero entra in produzione
all’età di 5 anni ed è economicamente redditizio fino a circa 20 anni di età. Ogni individuo maturo produce circa 6-8 kg di
fiori freschi per anno, pari a circa 2 kg di chiodi di garofano essiccati.
Usi etnobotanici
Viene tuttora usato popolarmente come antalgico, per esempio collocando la droga nella cavità della carie dentaria per
calmare il dolore. Comune anche l’uso come antisettico e antifermentativo e carminativo, come antispasmodico,
analgesico, anestetico, tonico e stimolante per la digestione e contro l’alitosi. È nota la preparazione del vin brulé,
ottenuto facendo bollire del vino rosso con chiodi di garofano, cannella, scorza di arancia o limone, addolcito con miele e
bevuto caldo per curare le malattie da raffreddamento. In Indonesia i chiodi di garofano sono impiegati (8-20%) come
aromatizzanti per sigarette. Comunissimo, ovviamente, l’impiego culinario come spezia in preparazioni sia dolci sia
salate; è presente anche nel curry.
Le droghe e la loro composizione
La droga è costituita dai bocci fiorali, che somigliano a piccoli chiodi, lunghi 10-12 mm e di 2-3 mm di diametro, a causa
del peduncolo che porta una parte ingrossata superiore formata da sepali e petali saldati. Una volta essiccati hanno
colore bruno rossastro, con odore caratteristico e sapore aromatico e bruciante. La conservazione va effettuata in
recipienti ben chiusi e al riparo della luce. I chiodi di garofano hanno un odore molto aromatico e caldo, mentre il sapore
dell’olio essenziale è pungente e molto speziato. L’olio essenziale si può ottenere sia dalla distillazione in acqua dei
boccioli fiorali (resa superiore al 15%, tra le più alte conosciute) sia per distillazione in acqua delle foglie (resa del 2-3%)
e anche per distillazione in corrente di vapore dei rami (resa del 4-6%). L’olio ottenuto dalla distillazione dei boccioli
fiorali è considerato superiore in quanto dotato di una migliore fragranza e soprattutto più ricco in eugenolo. Il profilo
gascromatografico riporta oltre a eugenolo (70-90%), anche b-cariofillene (8-12%) e acetato di eugenile (3-15%); risulta
piuttosto solubile in acqua rispetto agli altri oli essenziali. L’olio si presenta come un liquido mobile, limpido, di colore dal
giallo al rossastro, con odore speziato e sapore piccante. L’olio essenziale derivato dai boccioli è un liquido di colore
giallino e dall’odore fruttato e molto speziato; quello estratto dalle foglie ha colorazione più scura mentre quello isolato
dai rami è giallo e con un odore di legno che varia al variare della parte impiegata; il contenuto in eugenolo cala mentre
cresce quello in b-cariofillene. Nella droga sono presenti anche tannini e altri polifenoli.
Efficacia e avvertenze
L’essenza ha forti proprietà antisettiche, analgesiche e antalgiche locali, che ne determinano un certo impiego in
odontologia. Vanno però limitate le applicazioni nei riguardi delle mucose a causa del forte potere irritante: per tale
motivo è sempre meglio diluire opportunamente l’essenza. Si registrano anche usi carminativi, stomachici e tonici, in
associazione con altre droghe. Si registra un’attività antimicrobica estesa a batteri sia gram-positivi sia gram-negativi e a
funghi; è usato come spasmolitico per le vie intestinali (enterocoliti) e per trattare le vie respiratorie in caso di
infiammazioni, come faringiti e laringiti. Occorre cautela per pazienti in terapia con anticoagulanti a causa dell’eugenolo.
Può irritare la cute e le mucose, provocare infiammazioni intestinali, ulcere, anche a bassi dosaggi. È quindi un prodotto
che va impiegato con attenzione e soprattutto non va somministrato alle donne in gravidanza o ai bambini. Se assunto
puro in quantitativi superiori ai 5 mL può causare gravi intossicazioni.
I prodotti in commercio
In commercio è reperibile facilmente come spezia in