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FARMACORESISTENZA
Sebbene meno frequente che nei batteri, anche nei miceti la pressione selettiva esercitata dall'uso del farmaco può
portare alla selezione di mutanti che presentano alterazioni dell'enzima bersaglio, attività enzimatiche che inattivano il
farmaco o un diminuito accumulo intracellulare del farmaco.
La resistenza alla 5-fluorocitosina si sviluppa frequentemente in corso di terapia prolungata a causa di mutazioni a livello
dei geni codificanti per gli enzimi necessari al suo ingresso ed alla sua trasformazione. Il fenomeno può essere limitato
dalla associazione con amfotericina B, con la quale mostra un buon sinergismo di azione che permette di ridurre la durata
della terapia.
Nei pazienti affetti da AIDS, sottoposti a prolungate terapie o trattamenti chemioprofilattici con derivati azolici, possono
selezionarsi ceppi resistenti per la comparsa di modificazioni strutturali della lanosterolo C-14-demetilasi e/o per
diminuito accumulo intracellulare causato da pompe di efflusso. La resistenza può anche risultare estesa a tutti i farmaci
di questa classe. Di fatto nessun farmaco antifungini è esente dalla possibilità di sviluppare resistenze, quindi avendone
un numero estremamente limitato, è necessario utilizzarli con cautela.
I protozoi sono le forme più primitive di cellula eucariote. Vengono suddivisi in diversi phylum e subphylum in base al loro
apparato locomotore.
- Un primo phylum si chiama Sarcomastigophora (dotato di flagello). Esso comprende i subphylum:
Mastigophora che a sua volta comprende due tipologie di flagellati:
• Flagellati localizzazione intestinale o genito-urinaria
• Flagellati a localizzazione sistemica o ematica emoflagellati
→
Sarcodina dove invece abbiamo le amebe intestinali o a vita libera
Gli unici protozoi immobili sono gli Sporozoea, una classe che appartiene al phylum Apicomplexa, e sono dotati
o di flagelli unicamente nella fase di gamete maschile.
I protozoi sono un gruppo eterogeno di microorganismi eucarioti unicellulari, diffusi in quasi tutti i tipi di habitat possibili.
Caratteristiche morfologiche: si tratta di microrganismi unicellulari eucarioti, con un metabolismo fermentativo e/o
ossidativo
Presentano una struttura cellulare altamente differenziata, caratterizzata da:
Presenza di organelli intracellulari specializzati
Motilità per mezzo di pseudopodi, flagelli, ciglia
Sono caratterizzati a livello del ciclo vitale di cicli biologici complessi:
Alternanza di fasi trofiche (tissutali) o cistiche (ambientali)
Possibilità di alternare fasi di riproduzione sessuata o asessuata
Possibilità di sfruttare vettori biologici, prevalentemente degli insetti
A livello dell’azione patogena questi microorganismi possono essere caratterizzati da:
Parassitismo extracellulare, non penetrando nella cellula
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Parassitismo intracellulare
Il danno può essere indotto sulla base di:
Azione meccanica, a causa della loro capacità di movimento
Azione litica enzimatica su cellule e tessuti
Azione tossica per stimolazione della risposta infiammatoria
Alterazioni legate alla reazione tissutale dell’ospite
Diagnosi
I costi di indagine molecolare sono sostenuti, quindi ci si basa su metodi di ricerca come diretta:
Diagnosi microscopica, tramite dei preparati su vetrino che si andranno ad evidenziare
Prova colturale, una procedura molto difficile, in quanto è complesso isolarli
Prova biologica
Dal momento che nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni lunghe e prolungate è possibile andare a ricercare gli
acidi nucleici o antigeni specifici, tramite un’indagine immunologica indiretta, che avviene tramite la ricerca di anticorpi
di classe IgM o IgG.
MASTIGOPHORA
GIARDIA LAMBIA
o
È un protozoo appartenente al phylum Sarcomastigophora, subphylum Mastigophora, rientra tra i flagellati a
localizzazione intestinale o genito-urinaria.
È un microorganismo che si presenta in due forme:
A livello dei tessuti: trofozoite si localizza a livello dell’intestino tenue, viene introdotto
tramite l’alimentazione. Ha un aspetto piriforme, appiattito, sono presenti 8 flagelli. Si
moltiplica per scissione binaria e colonizza i tessuti. Aderisce alla mucosa dell’intestino
tramite delle ventose. Lo si può assumere per ingestione poi a livello del colon diventano
cisti tetranucleate e vengono espulse tramite le feci
A livello ambientale: a livello del colon i trofozoiti si trasformano in una a forma cistica,
che viene immesse nell’ambiente tramite le feci. È tetranucleata, il citoplasma è
condensato ed è racchiuso da una parete a struttura fibrillare. È la forma di resistenza
in ambiente esterno.
Noi ci infettiamo per via della forma cistica grazie a fluidi contaminati. Una volta introdotto si trasforma in trofozoite
nell’organismo. Giardia si moltiplica sulla superficie della mucosa intestinale. Non è invasiva, quindi non produce delle
lesioni, ma induce ad alterazioni dell’epitelio, determinando una reazione infiammatoria locale e può interferire con le
funzioni di assorbimento della mucosa intestinale. Determina anche l’eliminazione di acqua a livello intestinale,
provocando diarrea.
Diagnosi: consiste nell’esame microscopico diretto delle feci, del succo duodenale o di biopsie duodenali (solo in casi
gravi), per evidenziare la presenza di cisti o di trofozoiti (ancora non incistati). Sono attualmente disponibili metodiche
di ricerca indiretta, basate sull’identificazione di antigeni di Giardia nelle feci dei pazienti infetti, mediante tecniche
immunoenzimatiche (ELISA). Si tratta di pozzetti rivestiti di anticorpi specifici per gli antigeni di Giardia, dopo aver
stemperato le feci in una soluzione fisiologica, esse vengono messe a contatto con gli anticorpi e nel caso in cui Giardia
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sia presenta si avrà una reazione enzimatica positiva, in cui i suoi antigeni vengono legati. La ricerca di anticorpi nei
confronti di Giardia è scarsamente significativa, per la scarsa stimolazione antigenica da parte del parassita (strettamente
endoluminale e non si diffonde), quindi non stimola particolarmente l’attivazione del sistema immunitario.
L’infezione è legata a condizione igienico-sanitarie scarse e la presenza di acqua non potabile o frutta e verdura irrigate
con acqua contaminata.
TRICHOMONAS VAGINALIS
o
È un protozoo appartenente al phylum Sarcomastigophora, subphylum Mastigophora, rientra
tra i flagellati a localizzazione genito-urinaria.
Il trofozoite si localizza a livello delle mucose dell’apparato urogenitale. È caratterizzato da
un profilo piriforme, due coppie di flagelli (4 totali) ed una membrana ondulante, permette di
aumentare la mobilità del microorganismo anche in ambienti viscosi. Non sono presenti forme
cistiche e la trasmissione dei trofozoiti avviene per via sessuale. È molto labile nell’ambiente
in quanto non ha una forma cistica. Non è invasivo, si ha un modesto danno epiteliale
associato ad una infiammazione localizzata delle mucose genitali, provocando bruciore,
prurito e perdite di colore verdastro maleodorante.
Nelle donne colpisce vagina, vulva e cervice uterina, mentre nell’uomo l’uretra, la prostata e vescicole seminali. Se questa
infezione perdura e cronicizza si possono avere casi di infertilità, in quanto questo processo di infiammazione continua a
livello genitale, può determinare infertilità sia a livello maschile che femminile.
Diagnosi: consiste nella ricerca diretta del parassita nell’essudato vaginale (giallo verdastro, schiumoso e con un odore
intenso) e nel sedimento urinario, dopo almeno 48 ore di astensione dai rapporti sessuali. Nella ricerca “a fresco” (senza
fissarlo e colorarlo, quindi è necessario analizzarlo entro 2 ore dal prelievo perché è labile nell’ambiente esterno) si
apprezza la caratteristica motilità del parassita, mediante allestimento di strisci colorati (Gram, May-Grunwald-Giemsa,
Papanicolau).
Esiste anche il test immunocromatico, il più utilizzato, in cui su una striscia di carta assorbente sono fissati degli anticorpi
specifici per gli antigeni di Trichomonas vaginalis, a cui si aggiunge il secreto in esame. Se nel campione è presente il
protozoo apparirà una banda colorata (simil al test di gravidanza). Sono test rapidi, che richiedono 15 minuti, evidenziano
anche la presenza di microrganismi morti.
EMOFLAGELLATI
Sono protozoi flagellati che si localizzano a livello del sangue e dei tessuti profondi.
Si distinguono fasi diverse nel ciclo cellulare:
1. Amastigote: fase primitiva, il nucleo è spostato ad un polo del
microorganismo e il flagello si trova localizzato nella tasca flagellare
2. Promastigote: dalla tasca flagellare diparte il flagello, lungo e mobile
3. Epimastigote: cellula più grande, nucleo posizionato centralmente, si ha un
ricongiungimento del flagello nella parte posteriore che forma la
membrana ondulante, che genera una migliore mobilità del
microorganismo
4. Tripomastigote: forma allungata, in cui il nucleo è centrale, la tasca
flagellare è anteriore, da cui diparte il flagello che percorre l’intero corpo
cellulare e si ricongiunge posteriormente, formando una membrana
ondulante che va a rivestire l’intero microorganismo 122
Gli emoflagellati sono dotati di organelli peculiari quali:
Cinetoplasto (A), organello extranucleare a forma di bastoncello, ricco di
DNA, che governa la funzione respiratoria ed è contenuto all’interno
dell’unico mitocondrio
Blefaroplasto o corpuscolo basale (B), sorta di centriolo (agglomerato di
cromatina) alla base del flagello e responsabile del suo movimento
Membrana ondulante (D), membrana sottesa ad un flagello (detto
ricorrente), consente movimenti più efficaci in materiali viscosi
Flagello (E): questi organelli sono posti in diverso rapporto rispetto al nucleo
nelle diverse fasi cellulari
Nucleo (C)
TRYPANOSOMA CRUZI
o
I tripanosomi vengono emessi nelle feci del vettore (emitteri del gen. Triatoma, simile a una cimice) e penetrano la cute
nella forma di tripomastigoti. I tripomastigoti infettano i macrofagi e si riproducono come amastigoti. Segue una fase
ematica con colonizzazione a distanza del sistema macrofagico e infezione delle cellule muscolari striate cardiache e
lisce. Il vettore si può infettare mediante pasto ematico, con produzione di forme tripomastigoti infettanti.
Trypanosoma cruzii è diffuso nell’America centro-
meridionale ed è responsabile della malattia di
Chagas, noto anche come “segno di Romaña” o
complesso oftalmo-linfonodale, che consiste in un
edema bipalpebrale monolaterale, indolore, con
edema