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Comunque, l'energia della luce solare è assorbita principalmente dai pigmenti della pianta, che
si trovano nel
cloroplasto. Le clorofille e le batterioclorofille (pigmenti che si trovano in alcuni batteri) sono i
pigmenti
degli organismi fotosintetici, ma tutti gli organismi contengono una miscela costituita di più di un
tipo di
pigmento, ognuno con una funzione specifica. Le clorofille a e b sono abbondanti nelle piante
verdi, mentre
le clorofille c e d si trovano nei protisti e nei cianobatteri. Tutte le clorofille hanno una complessa
struttura
ad anello che è chimicamente imparentata con i gruppi simili alla porfirina che si trovano
nell'emoglobina e
nei citocromi. Inoltre, attaccata alla struttura ad anello vi è quasi sempre una lunga catena
idrocarburica;
questa catena àncora la clorofilla alla porzione idrofobica dell'ambiente in cui è presente. La
struttura ad
anello, invece, contiene alcuni elettroni legati debolmente ed è la parte della molecola che è
coinvolta nella
transizione elettronica e nelle reazioni di redox. Oltre alla clorofilla, esistono alcuni pigmenti
accessori, detti
carotenoidi. La luce assorbita dai carotenoidi, molecole lineari con doppi legami coniugati
multipli, è
trasferita alla clorofilla per la fotosintesi. I carotenoidi giocano anche un ruolo fondamentale nel
proteggere
l'organismo dai danni causati dalla luce. Le bande di assorbimento nella regione fra i 400 e i
500 nm
impartiscono ai carotenoidi il loro caratteristico colore arancio.
Esperimenti fondamentali per comprendere la fotosintesi
Per stabilire l'equazione chimica generale della fotosintesi furono necessarie diverse centinaia
di anni e il
contributo di numerosi scienziati. Solo alla fine del diciannovesimo secolo, le reazione generale
della
fotosintesi poteva essere scritta nel modo seguente:
6 CO2 + 6 H2O Luce,pianta C6H12O6 + 6 O2
Le reazioni chimiche della fotosintesi sono complesse; sono state identificati almeno 50
composti intermedi
e quasi sicuramente ne saranno ancora scoperti. Le prime dimostrazioni sulle reazioni chimiche
vennero nel
1920 da indagini su batteri fotosintetici che non sviluppavano ossigeno come prodotto finale. Da
questi studi
si concluse che la fotosintesi è un processo di ossidoriduzione. L'utilizzo degli spettri d'azione è
stato un
punto centrale per lo sviluppo delle attuali conoscenze sulla fotosintesi. Uno spettro d'azione è
la
rappresentazione grafica della grandezza dell'effetto biologico che si osserva in funzione della
lunghezza
d'onda. Per esempio, uno spettro d'azione per la fotosintesi può essere costruito da misure
dello sviluppo di
ossigeno a differenti lunghezze d'onda. Alcuni fra i primi spettri dazione furono misurati da T.W.
Englemann alla fine del 1800. Questo scienziato utilizzò un prisma per suddividere la luce in un
arcobaleno
di colori che era orientato su un filamento d'alga. Venne quindi introdotta nel sistema una
popolazione di
batteri che utilizzavano O2. I batteri si accumularono nelle regioni dei filamenti che sviluppavano
la
maggior parte dell'O2. Queste regioni erano quelle illuminate dalla luce blu e da quella rossa,
che sono
fortemente assorbite dalla clorofilla. Comunque, una parte dell'energia luminosa assorbita dalla
clorofilla e
dai carotenoidi è alla fine accumulata sotto forma di energia chimica, attraverso la formazione di
legami
chimici. Questa conversione di energia da una forma all'altra è un processo complesso che
dipende dalla
cooperazione fra un gran numero di molecole di pigmenti e un gruppo di proteine che
trasferiscono elettroni.
La maggior parte dei pigmenti funge da complesso antenna, captando la luce e trasferendo
l'energia al
complesso del centro di reazione, dove avvengono le reazioni chimiche che portano
all'accumulo a lungo
termine dell'energia. Nel 1932 Robert Emerson e William Arnold misero a punto un classico
esperimento
che fornì la prima prova della cooperazione di numerose molecole di clorofilla nella conversione
dell'energia durante la fotosintesi. Essi fornirono dei lampi di luce molto brevi a una
sospensione di alghe
verdi e misurarono la quantità di ossigeno prodotto. Variando poi l'energia dei lampi scoprirono
che ad alta
intensità, quando veniva fornito un lampo ancora più intenso, la produzione di ossigeno non
aumentava: il
sistema fotosintetico era cioè saturo di luce. Nei loro esperimenti sulla reazione fra la