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CARTELLA LINFOLOGICA

Oltre ai dati anamnesttici del paziente è fondamentale conoscere:

- la localizzazione del linfedema

- la stadiazione

- primario o secondario

- se è presente fibrosi

- se ci sono cicatrici conseguenti all’operazione di rimozione dei linfonodi o per altri motivi

- se i pazienti hanno dolore (solitamente i paziente con linfedema non hanno dolore in quanto

vengono schiacciati i recettori, quando il linfedema comincia a sgonfiare i pazienti hanno dolore ed

è segno positivo).

- Segno di Stemmer

- Fovea

- Limitazioni funzionali, se si a quante articolazioni

- Consistenza al tatto: elastica, fibrosa o sclerotica

- linforrea

- Linfangite: fase conclamata della malattia, infezione che peggiora il quadro clinico

- Verrucosi linfostatica: escrescenze alle dita delle mani/piedi e genitali esterni

- Componente venosa associata

- Cute: colore e ridondanze

- Bendaggi: prima del bendaggio necessario eco dopler per confermare che le vie venose siano libere

PROTOCOLLO FISICO COMBINATO

Approccio che si può fare al paziente per ridurre il volume del linfedema. Il trattamento si fa ovviamente

dopo aver fatto il bilancio FKT, al paziente non si fa tutto del protocollo ma è necessario selezionare il

trattamento.

Terapia conservativa del linfedema:

E’ importante utilizzare le diverse metodiche terapeutiche non chirurgiche in modo combinato e integrato, a

seconda del singolo caso e dello stadio clinico del linfedema.

Igiene della cute: pratiche e attenzioni che il paziente deve avere per evitare che ad esempio venga

1. linfangite; necessario porre attenzione alle punture degli animali, morsi di cani e gatti; orario del

giorno in quanto il paziente non dovrebbe effettuare trattamenti durante le ore più calde del giorno;

fondamentale anche l’analisi del peso -> il sovrappeso rallenta l’indipendenza del paziente e aumenta

il linfedema. Fondamentale disinfettare, effettuare medicazioni. Fornire alla paziente importanti

informazioni come:

Sospensione del lavoro per circa 1 mese dopo l’intervento

1. Ripresa attività fisica quotidiana 15 giorni dopo l’intervento

2. Ripresa della guida/attività sportiva con CAUTELA 2 mesi dopo l’intervento

3. Controllo del peso corporeo

4. Misurazione periodica delle circonferenze degli arti superiori utilizzando punti di repere

5. Mantenimento dell’arto superiore OMOLATERALE IN SCARICO

6. Esecuzione di esercizi di auto-mobilizzazione

7. Evitare tagli graffi punture all'arto superiore Omolaterale all'intervento

8. usare guanti di gomma per i lavori domestici

9. non tagliare e strappare la pellicina delle unghie

10. evitare tagli e screpolature

11. fare attenzione durante la depilazione

12. usare il ditale quando si cuce

13. evitare ustioni non avvicinando il braccio a fonti di calore e non esponendosi al sole

14. non misurare la pressione sull'arto interessato

15. evitare anelli bracciali che possano costringere l'arto interessato

16.

Bendaggi e contenzioni elastiche: necessario che sia un bendaggio multistrato funzionale, il paziente

2. quindi deve essere in grado di muoversi anche per facilitare la risalita della linfa.

Rappresenta uno dei presidi medico-fisici più utilizzati ed efficaci nel trattamento della

1. linfostasi degli arti e delle patologie ad essa correlate, come ad esempio la linfangite

acuta.

Nel trattamento cronico viene spesso sostituito dalle calze elasto-compressive (più

2. facilmente “gestibili” dal paziente), che svolgono una funzione del tutto simile al

bendaggio, soprattutto in relazione alla loro azione fisica compressiva, ma che non

possono, anche se ordinate “su misura”, avere la stessa plasticità ed efficacia del

bendaggio confezionato giornalmente.

Proprio per questo motivo, alcuni medici e fisioterapisti insegnano ai propri pazienti

3. come eseguire un bendaggio corretto e funzionale in modo da poterlo ripetere anche al

proprio domicilio, magari in associazione ad un linfodrenaggio meccanico domiciliare.

Contenzione elastica: Una volta che l’arto ha ridotto la dimensione, è necessario l’uso di una

contenzione elastica. Esistono tantissime tipologie di contenzioni, anche per i genitali. L’unità di

misura delle calze è mmHg, una prima classe è preventiva, poi è presente una seconda, terza, quarta

classe (in base allo stato del paziente). La seconda-terza-quarta quindi sono curative.

Rappresentano uno dei presidi più utili ed efficaci nel trattamento dell’insufficienza linfatica e di

quella venosa. Già Ippocrate con l’utilizzo di bendaggi con rudimentali

spugne aveva sottolineato l’importanza dell’esercitare una pressione meccanica esterna in quelle

situazioni cliniche in cui l’arto soffriva di una “disregolazione degli scambi di liquidi intra-extravasali”.

Nel 1650 Richard Wiseman, reale precursore delle moderne metodologie, proponeva dei gambaletti

costituiti da stringhe di cuoio regolabili, per combattere l’edema degli arti inferiori. In seguito,

l’evoluzione tecnologica dei materiali e degli studi sulla fisiopatologia dell’edema ci hanno permesso

di arrivare fino alle attuali metodologie di elasto-compressione con calze in materiali differenti,

adattabili ad ogni tipo di patologia e ad ogni singolo paziente, che costituiscono appunto un’arma

fondamentale nel controllo degli edemi degli arti.

Esercizi isotonici sotto elastocompressione: servono sia per agire sulla componente idrica che

3. proteica, sono banali esercizi attiva fatti dal paziente in scarico o sotto elastocompressione o con

contenzione elastica. Se il pz non è in grado di muoversi autonomamente è possibile fare movimento

attivo-assistito, fondamentali però per attivare le pompe muscolari.

Fondamentali in quanto le contrazioni muscolari agiscono da pompa esterna per la progressione

della linfa.Tipologia di esercizi: isotonici e compatibili con le capacità funzionali del paziente; nei

pazienti gravi si usa la mobilizzazione attiva assistita o passiva in posizione declive. Esercizi in

effettuati in senso caudo-prossimale.

Se effettuati con bendaggio elastico-compressivo: migliorano il riassorbimento sia della componente

proteica che liquida dell’edema. Fondamentale insegnamento degli esercizi al paziente o ai

caregivers della tecnica di mobilizzazione attiva assistita.

L’attività fisica è fondamentale, importante però che il pz si muova senza fare una gran fatica:

importantissima idrochinesiterapia, raccomandata la bicicletta in piano, passeggiate.

Stimolano le pompe muscolari dell’arto: il muscolo bicipite e tricipite e i muscoli del polpaccio. La

contrazione muscolare promuove flusso dei fluidi (linfatici e venosi) grazie anche alla presenza delle

valvole.

La circolazione linfatica ha un’origine periferica, ed a differenza di quella sanguigna non possiede un

sistema di pompa a monte, come il cuore, che possa garantire una spinta sufficiente alla progressione

della linfa. Vi è una piccola componente muscolare liscia all’interno dei vasi linfatici di maggior

diametro che permette una peristalsi appena sufficiente alla progressione della linfa, ma il vero

motore periferico che permette una normale e rapida circolazione attraverso i collettori linfatici è

rappresentato dall’apparato muscolare che, attraverso le sue fisiologiche e periodiche contrazioni,

agisce da pompa esterna per la progressione della linfa.

Per questo motivo è raccomandata, in tutti i pazienti affetti da linfedema, una moderata attività

fisica, non traumatica, ma utile ad attivare fisiologicamente questa funzione di spinta centripeta.

Esercizi respiratori: sfrutta l’azione del diaframma: a seconda della fase respiratoria assorbe liquidi

4. o dai due arti inferiori e dal braccio di destra o dal capo e dal braccio di sinistra. Favorisce il drenaggio

dei fluidi in senso centripeto.

→ Fase inspiratoria: incremento pressorio intratoracico – favorisce svuotamento dei fluidi dei grossi

vasi venosi e linfatici

→Fase espiratoria: – innalzamento diaframma – diminuisce pressione endoaddominale – favorisce

drenaggio venoso e linfatico dagli arti inferiori (gradiente pressorio positivo tra AAII e addome)

La differenza di pressione toraco – lombare influisce sulla cisterna chili favorendone lo svuotamento

e la risalita della linfa lungo il dotto toracico.

Linfodrenaggio meccanico: tecnica che vicaria quello manuale; non è precisa ovviamente come

5. quello manuale ma può essere un grande aiuto per il paziente in quanto può essere fatta

autonomamente a casa dal paziente più volte al giorno. Fondamentale non stringere tanto in quanto

il vaso linfatico è largo come un capello.

Il ciclo di funzionamento corretto è quello che segue il movimento fisiologico dei fluidi in senso disto-

prossimale. Deve essere sequenziale: le sacche devono riempirsi d’aria una dopo l’altra partendo da

quella più periferica e devono essere mantenute tutte in pressione fino a che l’ultima sacca si sia

gonfiata, dopo possono essere contemporaneamente sgonfiate. Deve creare una spinta omogenea

evitando zone di stasi o ristagno. Le sacche devono essere allineate e parallele e parzialmente

sovrapposte. Si devono utilizzare pressioni non elevate: 40-60 mm di Hg (pressioni basse)

Da fare: o Problema importante vascolare

o Linfedemi primari o secondari

o Lipoedema

o Prevenzione trombosi venosa profonda

o Sindrome post-flebica

o Gravidanza (prevenzione)

o Pazienti allettati

o Edemi venosi cronici diffusi

o Vene varicose con gonfiore

o Ulcere

Non fare: o Erisipela

o Linfangiti

o Dermoipodermiti

o Tvp in fase acuta

o Arteriopatia obliterante periferica

o Neoplasia in atto nell’arto affetto

o Ipertensione arteriosa non controllata

o Insufficienza cardiaca

NON PIU DI UN’ORA DI SEGUITO (+ volte al giorno), GLI ARTI DEVONO ESSERE MESSI IN SCARICO, è possibile

anche con presenza di bendaggio. Mai l’arto nudo dentro al manicotto, necessario proteggerlo con qualcosa.

Se ho delle ulcere ovviamente prima vanno medicate.

Siccome a livello linfatico gli arti inferiori “vanno di coppia”, fondamentale drenare non solo l’arto affetto ma

anche l’altro arto; differente per gli arti superiori nei quali è possibile effettuare trattamento solo all’arto

affetto

→Preparazione stazioni linfonodali

→Mai più di un’ora di terapia di seguito, ma anche più volte al giorno

→Arti in scarico

→ Pressioni basse

→ Cercare omogeneità arto da trattare

→ Per evitare processi infettivi cutanei coprire gli arti da trattare con manicotti o calze di cotone

→ Utile anche in presenza di ulcere linfatiche preventivamente medicate

Risulta effic

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
41 pagine
SSD Scienze mediche MED/34 Medicina fisica e riabilitativa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Riabilitazione motoria speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Accogli Susanna.