GENOTIPO OSPITI DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
Virus Lagos Bat – Genotipo 2 Chirotteri frugivori Africa sub-Sahariana
Virus Mokola – Genotipo 3 Toporagno, uomo, gatto, cane Africa sub-Sahariana
Virus Duvenhage – Genotipo 4 Chirotteri insettivori, uomo Africa del sud, Zimbawe,
Europa
Virus EBL 1 – Genotipo 5 Chirotteri insettivori, pecora Europa
Virus EBL2 – Genotipo 6 Chirotteri insettivori, uomo Europa
Virus ABL – Genotipo 7 Chirotteri frugivori e insettivori Australia
Il genotipo 1 risulta comunque quello più diffuso in Europa. È una malattia trasmissibile dall’animale
all’uomo, è, quindi, una zoonosi. Esistono nel mondo 7 genotipi della rabbia, il genotipo 1 è quello
che ha maggior diffusione a livello mondiale. La rabbia è una malattia ancora molto diffusa, non in
Europa, ma nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto dove c’è il problema del randagismo tra i cani.
La vaccinazione nei confronti della Rabbia è l’unica obbligatoria in determinate situazioni: viaggi di
animali in altri Paesi, viaggi sulle navi da crociera, gare di competizione, richiesta in alcuni villaggi
turistici.
Eziologia: è un virus provvisto di envelope, a RNA a singolo filamento a polarità negativa, possiede
un nucelocapside ed ha una tipica forma a proiettile. Possiede delle glicoproteine molto importanti
nella composizione strutturale e non strutturale:
• Glicoproteina (G) va a costituire delle proiezioni di natura glicoproteica che fuoriescono
dall’envelope. Questa glicoproteina è divisa in due subunità G1 (80kDa) e G2 (75kDa); queste
sono importanti per quanto riguarda la virulenza del ceppo (quanto è cattivo),
l’assorbimento cellulare (legame al recettore della cellula ospite) e la risposta anticorpale
neutralizzante il virus in quanto contengono gli epitopi immunodominanti,
• Proteina nucleocapsidica (N) 62kDa, Ag di gruppo, importante nella diagnostica,
• Proteine associate al genoma (NS) – NS1 (42kDa) e NS2 (38kDa), probabilmente coinvolte
nei processi di replicazione all’interno della cellula ospite,
• Proteina costituente la matrice (M) (25kDa), compone la matrice interposta tra envelope e
capside,
• Proteina large (L) (190kDa), funzione sconosciuta, probabilmente codifica per l’RNA
polimerasi.
Una classificazione importante del virus della rabbia viene fatta tra virus fisso e virus di campo. È
una classificazione indotta da un adattamento del virus in laboratorio, quindi da un esperimento:
• Virus fisso: ottenuto tramite l’inoculazione di stipiti virali adattati in animali di laboratorio
(cavie e topi) mediante inoculazione ripetuta intracerebrale. Quando comparivano i segni
clinici il topo veniva sacrificato, si prendeva il suo cervello, si omogenizzava e si inoculava un
altro topo. Si continuava fino ad adattare il virus, ovvero far mutare il virus nel suo
comportamento di virulenza (il virus si attenua). Questo virus induce una malattia con un
periodo d’incubazione costante. Questo virus fisso, che si è adattato dopo ripetuti passaggi
nei topi, è in grado di riprodurre la malattia della rabbia solo se inoculato per via cerebrale.
Esso replica e rimane confinato a livello cerebrale e non è, quindi, in grado di raggiungere le
ghiandole salivari (scarsa quantità nella saliva). Ad oggi si è scoperto, con la biologia
molecolare, che l’attenuazione del virus è stata dovuta ad una mutazione a carico della
proteina G dopo le ripetute inoculazioni intracerebrali;
• Virus da strada: è il virus di campo, il virus infettante. Gli stipiti virali naturali inducono un
periodo d’incubazione estremamente variabile. Riproduce la malattia indipendentemente
dalla via di inoculazione. Scarsa quantità nel cervello. Elevata quantità nella saliva
Gli stipiti appartenenti al genotipo 1 rappresentano un unico sierotipo. Tra essi ci sono minime
differenze e sono rilevabili solo per mezzo del sequenziamento genomico oppure attraverso
l’utilizzo degli anticorpi monoclonali.
È un virus che replica in laboratorio; le colture adatte sono:
• Cellule nervose di diversa provenienza,
• BHK21 (rene di hamster neonato),
• Cellule diploidi umano.
Quando replica all’interno di queste cellule determina un effetto citopatico caratterizzato dalla
comparsa di piccoli corpi inclusi intracitoplasmatici (corpi del Negri).
Sensibilità del virus:
• pH < 3 o >11,
• Raggi UV,
• Luce del sole,
• Essiccamento,
• Formalina, ma anche sali quaternari d’ammonio dato che è un virus con envelope; in caso di
morso il disinfettante ottimale è l’etanolo al 70%,
• Etere,
• Beta-propriolattone, utilizzato anche per spegnere i vaccini.
Epidemiologia: si distinguono due cicli biologici:
• Ciclo silvestre: vede il coinvolgimento di carnivori selvatici, che variano a seconda dell’area
geografica; in Italia non si vede da anni, ma è stata presente fino al 2013 nella volpe rossa e
confinata in Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli. In Italia c’è una sorveglianza attiva e passiva
non solo sulle volpi, ma anche sui pipistrelli. Il ciclo silvestre che vede come serbatoio di
infezione i carnivori selvatici (volpe, mangosta, procione, moffetta, chirotteri),
• Ciclo urbano: si esprime fra i domestici e trova nel randagismo il principale meccanismo di
attivazione e conservazione; il principale serbatoio di infezione è rappresentato dal cane, ma
può colpire anche i gatti, il furetto.
In alcuni casi possono venire coinvolti anche i bovini, ma non viene considerata specie trasmissibile
dato che la rabbia si trasmette attraverso il morso; le caratteristiche fisiche non permettono al
bovino di trasmetterla (viene indicato come fondo cieco).
Caratteristiche degli animali che presentano attitudine a trasmettere la rabbia:
• Biologiche: efficienza dell’escrezione salivare, una delle principali caratteristiche del virus di
campo è il fatto che, a prescindere da dove venga inoculato, il virus causa la malattia e trova
più tropismo tissutale nelle ghiandole salivari mentre a livello cerebrale induce il danno e
lascia subito la sede; gli animali che hanno una salivazione efficiente elimineranno maggiori
quantità di virus;
• Fisiche: taglia medio piccola, induttori di ferite non mortali; costituisce un vantaggio perché
il virus è più concentrato a livello salivare in un animale di piccola taglia piuttosto che di
grande taglia;
• Comportamentali: attitudine a combattimento-aggressività.
Paesi a rischio per la rabbia umana:
La morsicatura è il principale mezzo di trasmissione del virus, datasi lo spiccato tropismo del virus
per il sistema nervoso e le ghiandole salivari.
Altre vie di trasmissione includono:
• Contaminazione attraverso le mucose: può succede che il virus penetri attraverso le mucose
congiuntivali se presenti delle microlesioni,
• Lambitura (Volpe) tra la madre ed i cuccioli,
• Aerosol (escrezione virus per via respiratoria/enterica) dimostrata nei chirotteri insettivori,
• Secrezione lacrimale, il virus può essere localizzato anche nelle ghiandole lacrimali.
Patogenesi: è l’unica malattia infettiva in cui nell’uomo può essere effettuata una vaccinazione post-
esposizione. La vaccinazione rappresenta un mezzo di profilassi indiretta, quindi un mezzo per
prevenire l’insorgenza dell’infezione; essa viene generalmente fatta pre-esposizione all’agente
patogeno. Nel caso del virus della rabbia si esegue la vaccinazione pre-esposizione, ma laddove c’è
il rischio che una persona possa aver contratto l’infezione si può ricorrere alla vaccinazione post-
esposizione. Questo è possibile grazie al fatto che il periodo di incubazione del virus della rabbia può
essere molto lungo. Il periodo d’incubazione dipende da:
• Grado d’innervazione del punto di morsicatura, maggiore è il grado di innervazione maggiore
sarà la possibilità che il virus risalga al SNC, anche la profondità in questo caso aiuta il
raggiungimento di una zona maggiormente innervata,
• Distanza di questo dal midollo spinale e/o dal cervello, più è lontano più il periodo di
incubazione sarà lungo, nei cani o negli animali in generale di taglia piccola qualsiasi punto è
più vicino rispetto agli animali di dimensioni maggiori,
• Tipo di variante e quantità del virus inoculato, esistono ceppi diversi che appartengono tutti
allo stesso sierotipo ma alcuni di essi hanno maggiore patogenicità; anche la carica virale è
importante,
• Trattamento post-esposizione, dato che il virus necessita di tempo per raggiungere il SNC
quando si viene a creare una situazione a rischio infezione, l’obiettivo del trattamento post-
esposizione è quello di indurre immediatamente la produzione anticorpale così che gli
anticorpi vadano a bloccare il virus prima che raggiunge il SNC. In seguito ad un morso di
cane, il protocollo consiglia di effettuare un’iniezione di immunoglobuline (siero
iperimmune: siero molto ricco di anticorpi policlonali nei confronti di quel virus) sia per il
tetano che per la rabbia; è questa una forma di immunizzazione passiva. Accanto al siero
iperimmune (in una zona a rischio, in cui è presente la rabbia) viene effettuato anche il
trattamento post-esposizione (trattamento vaccinale, tre richiami). Distanza di 7 giorni); una
forma di immunizzazione attiva. Questo permette di mettere a disposizione dell’organismo
una carica anticorpale elevata che possa neutralizzare il virus, anche se presente in grande
quantità. Se è presente una vaccinazione pre-esposizione non si segue questo iter di
immunizzazione post-esposizione perché si presume che siano già presenti gli anticorpi per
neutralizzare il virus; tuttavia, a volte può essere effettuata lo stesso, se il rischio di infezione
è alto. Una cosa fondamentale da fare è disinfettare la ferita con alcol al 70% nell’immediato;
questo permette di eliminare circa l’80% della carica virale.
A prescindere da tutto ciò il periodo d’incubazione è sempre molto lungo (settimane, mesi).
La saliva rappresenta il principale mezzo di trasmissione. Quando avviene il morso, il virus viene
inoculato per via intramuscolare. Si verifica una prima replicazione in situ; se si deterge e si disinfetta
la ferita con etanolo al 70% il rischio di contrarre l’infezione si riduce moltissimo. Dopo questa
replicazione in sede si ha un’infezione delle giunzioni neuromuscolari e la diffusione del virus ai nervi
periferici. Progredisce verso il SNC tramite il flusso assonale coinvolgendo sia i neuroni motori che
s
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