Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Linguistica italiana  Pag. 1 Linguistica italiana  Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Linguistica italiana  Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Linguistica italiana  Pag. 11
1 su 14
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Donna Isabella, che come Don Ferrante muore non credendo alla peste, morirà

rinnegando il colera che si stava diffondendo a Napoli. Come elementi paratestuali

troviamo una lunga nota d'autore intitolata Congedo, ricordiamo che questa sarà

l'ultima opera dell'autore. l'immagine di copertina non è come ci si può aspettare

l'estasi di santa Teresa ma una donna vestita di nero che porta al guinzaglio dei

fenicotteri rosa, ovvero suor Giulia che tiene alla corda i porporati della chiesa.

20 La lingua di Primo Levi. Intervista a Gian Luigi Beccaria / Il Linguista Gian Luigi

Beccaria scrive nel suo libro "I mestieri di Primo Levi" i rapporti che questi ha avuto

con la chimica e la letteratura e di come la prima abbia influenzato la seconda. La

grande abilità di Levi scrittore sta nella sua capacità di trasmissione, di far capire al

lettore tutto e subito con un linguaggio chiaro e semplice che solo agli occhi di un

accademico riesce ad apparire più di quel che è, un complesso meccanismo di

rimandi. Beccaria afferma che il "terzo mestiere" di Levi è stato proprio quello di

linguista, che lo stesso Levi descrive come "un amore mancato" e le sui incursioni nel

mondo della linguistica come bracconaggi in distretti di caccia riservata; appassionato

fin dalla nascita ai dizionari e agli studi etimologici si interessò molto agli studi del

linguaggio giudaico-piemontese, come vediamo per l'interesse dato alla parola Kinim,

che ha dato origine alla parola a Pois e che deriva dai pidocchi, una delle piaghe

d'Egitto. Come già accennato, Levi trae dalla chimica il suo linguaggio semplice e

chiaro, che lo allontana dal fidarsi di parole vaghe e approssimative e lo spinge ad una

scrittura che è come il lavoro di un artigiano, con la sua abilità di "pesare" le parole.

22 Primo Levi e le citazioni dantesche / Primo Levi passò "la giovinezza in un ambiente

saturo di carta stampata" , in una famiglia che leggeva molto e da ciò deriva il fatto

che i suoi testi sono ricchi di citazioni, sopratutto di Dante; Nell'articolo "Sic!" parla

proprio di citazioni e distingue in due citatori, quelli che citano perché si ritrovano nel

pensiero di un altro e quelli che citano per far vedere che sanno più degli altri. Inoltre il

citare di Levi è spesso accostato al sonnambulo. Una forte affinità con Dante è che

entrambi hanno bisogno di essere creduti nelle loro testimonianze, difatti hanno

entrambi sempre un accompagnatore; inoltre Auschwitz è descritta da Levi proprio

come l'inferno dantesco. Ne "La chiave a stella" già il titolo richiama a dante, più

precisamente la rima AVE-CHIAVE dantesca; citazione molto più diretta è quella degli

Sterpi globosi che ricordano all'io narrante la foresta di Pier De La Vigne. Anche i

personaggi possono essere associati a personaggi danteschi, Tino Faussone ad un

surrogato di Virgilio e Razdina a Caronte. In "La ricerca delle radici" Levi parla degli

autori che l'hanno ispirato, escludendo Dante, Leopardi e Manzoni, giustificandosi con

queste parole:"Sarebbe stato come se sulla carta di identità avessi scritto 2 occhi." Ma

in realtà i rimandi ci sono lo stesso, come Maometto nella nona bolgia citato

nell'introduzione e ulisse citato in un passo. Anche ne "La Tregua" il rimando non è

diretto, dove si narra del suo ritorno a casa da Auschwitz che non può che essere

associato al Purgatorio. Infine in "Se non ora, quando" Levi sembra citare le scene

apocalittiche di Giovanni e Matteo, ma probabilmente cita Dante ne "La Vita nuova"

che cita a sua volta Giovanni e Matteo.

23 Primo Levi e le citazioni dei testi sacri / Primo Levi nasce ebreo, cresce nella cultura

cristiana e si definì ateo dopo l'esperienza di Auschwitz, ma nonostante ciò cita molto

spesso i testi sacri, studiando sopratutto quelli ebrei di cui sapeva poco: Nel romanzo

"Se non ora, quando?", uscito nel 1982, si narra di alcuni ebrei askenaziti partigiani

che dopo aver combattuto contro i nazisti partono verso la terra promessa israeliana,

fermandosi però a Milano dove si concluderà il romanzo; la storia viene racconta a Levi

da un amico che faceva accoglienza in campi profughi. I rimandi onomastici sono

quasi tutti biblici, partendo dal protagonista Mendel, un orologiaio il cui nome significa

consolatore, alter ego dell'autore; Arie, l'ebreo sefardita; Pavel e Petr; solo Line non è

nome biblico ma deriva dal capo delle suffragette. Il nome del libro deriva inoltre da

una frase di un testo ebreo, "Le massime dei padri". Le citazione sono innumerevoli,

come quando Mendel e leonid si scontrano e Mendel usa le parole usate da Caino

quando Dio gli chiede di Abele. Anche il viaggio stesso è un riferimento, viaggio però

che come abbiamo detto è rimasto interrotto. Altro personaggio importante è Petr, un

ponte tra le culture ebraiche e cattoliche, altro alter ego dell'autore, che chiede spesso

notizie circa la cultura ebrea, come quando Pavel gli spiega il significato del Talmud

con la storia dei due spazzacamini, in cui il dialogo stesso richiamo il mondo cristiano,

con Pavel/Paolo che spiega a Petr/Pietro la religione.

24 Rovesciare il sacro con le parole. Primo Levi / "Se non ora, Quando?" fu scritto da

Levi nel 1981 e pubblicato l'anno dopo: il testo è ricco di temi sacri che però vengono

rovesciati, come quello della Natività. Per tutta l'opera i personaggi aspettano la

nascita del figlio di Isidor e Rokele, carichi di speranze come dice Gedale che vuole

trovargli un posto in cui crescere libero. Nel vangelo di Matteo si annuncia a Giuseppe

l'arrivo di un Bambino, un maschio; l'essere un bambino maschio è molto importante

per la chiesa cristiana come vediamo dal fatto che cristo bambino è sempre

rappresentato nudo; anche qui tutti i personaggi danno per scontato che sia maschio,

anche prima di saperlo. Tutti questi temi che rimandano però alla cristianità vengono

ribaltati su più punti di vista: Già i genitori, Isidor e Rokhele, sono ribaltati rispetto a

Maria e Giuseppe, essendo l'uomo troppo giovane e la donna vedova e già grande di

età. Il matrimonio verrà celebrato da Mendel, un ateo che però viene definito uomo

giusto. Ma il ribaltamento più grande è proprio l'arrivo del bambino, che non porta la

pace ma anzi avviene in concomitanza con l'arrivo della notizia del lancio della bomba

atomica. La stessa bomba atomica è associata alla stella cometa del vangelo di

Matteo, da cui si trae anche l'analogia con la strage dei bambini comandata da Erode.

25 Un problema di parole. Il pugno di Renzo / Levi si soprannomina Centauro, metà

scienziato e metà narratore. Nelle sue opere cerca continuamente di portare ordine nel

caos, a spiegare l'inspiegabile, ispirandosi all'emozione poetica ritrovata in Mendeleev

nella creazione della tavola periodica. Sia Levi che Manzoni mettono come tema

centrale quello dell'eticità, come vediamo nella storia della colonna infame e in Se

questo è un uomo, cercando di trasmettere un messaggio, di combattere le ingiustizie

della storia di cui sono testimoni. Entrambi non utilizzano mai parole a caso, queste

sono sempre pesate e scelte con cura; però nel saggio "Il Pugno di Renzo", della

raccolta "L'altrui mestiere", Levi critica la scelta di alcune parole usate da Manzoni

perché creerebbero immagini poco realistiche. Levi critica ad esempio l'anatomia del

salto di Renzo, con le mani alzate e la gamba all'indietro, posizione poco realistica, ma

in realtà quella di Manzoni non è una scelta casuale: nella prima stesura de I promessi

sposi, la posizione di Renzo è, scrive Manzoni, come la statua del Mercurio di

Gianbologna; quindi in realtà Manzoni non sbagli ma crea solo una caricatura.

26 Un problema di semantica. Levi e Manzoni / Dall'uscita del romanzo manzoniano, i

lettori mazziniani ne hanno criticato il concetto di rassegnazione affermando che I

Promessi Sposi porta alla rassegnazione. In realtà così non è: Manzoni si rifà alla

rassegnazione cristiana che afferma che non bisogna cercare di andare contro

l'inevitabile, dove l'unica cosa da fare è riporre in Dio, ma distinguere da ciò che

invece è modificabile; quindi adattarsi ad una situazione che non possiamo cambiare

ma non accettare tutto passivamente. Ciò si vede in vari personaggi: Fra Cristoforo,

quando Lucia gli spiega la situazione, ferma Renzo che voleva tentare un attacco

contro Don Rodrigo (azione suicida) ma non per questo resta statico, anzi subito cerca

di far cambiare idea a Don Rodrigo parlandogli; anche Renzo nel suo percorso di

formazione non si arrende mai, non si rassegna in tutti i sensi, ed anche Lucia che può

apparire l'unica rassegnata non lo è: non può fuggire dal castello dell'Innominato e

quindi non ci prova, ma non per questo si rassegna, anzi tenta ben 7 volte di farsi

lasciar libera e alla fine riesce anche a far scattare la molla nel processo di

conversione dell'Innominato. Anche in Primo Levi il concetto di rassegnazione è forte e

simile a quello cristiano ma tale non può essere perché Levi e ateo; si parlerà quindi

più propriamente di rassegnazione stoica, dove per le cose che non si può cambiare ci

si rimette al Logos. Levi non tenta l'impossibile fuga dal Lager ma non per questo si

rassegna a morire o perdere la sua umanità: si lava, lavora, ruba, fa l'esame da

chimico, fa tutto per restare umano e lottare per la sopravvivenza.

27 Come scrive uno psichiatra. Mario Tobino / Nel panorama letterario non sono

eccezionali i casi di autori che si basano su un lavoro scientifico, come il caso di Levi

che era un chimico. Mario Tobino fu un medico psichiatrico dell'ospedale di Lucca che

già da bambino si appassionò al mondo della letteratura, con il suo primo incontro con

Machiavelli. Scrisse per tutto il corso del XX secolo e sopratutto nella seconda parte

vincendo vari premi. Nel 1972 pubblica "Per le antiche scale", libro diviso in venti

capitoli dove in ognuno si parla di un differente caso clinico probabilmente ispirato

dalla carriera dell'autore, dove quindi l'autobiografia svolge un ruolo centrale. Ci sono

due narratori, uno è Anselmo, alter-ego dell'autore, che parla in prima persona, e un

narratore esterno che parla in terza persona e al passato remoto con addirittura tre

livelli di passato, narrando le vicende del dottor Bonaccorsi, mitico predecessore di

Anselmo. Anselmo è il filo conduttore di tutti i casi ma i prota

Dettagli
A.A. 2023-2024
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gianmarconacar di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universita telematica "Pegaso" di Napoli o del prof Rinaldin Anna.