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ATTO IV, PRIMA PARTE

Inizia in questo atto l'attenzione agli scenari naturali che verranno arricchiti nella seconda parte dell'opera da elementi soprannaturali, propri dell'area gotica del Romanticismo.

Questo atto si apre con il dialogo dei servi, Ciutti e Brigida, che si scambiano alcune battute, in cui è interessante la descrizione che fa Cutti di Don Juan, che lo descrive come un moderno satana; da ciò possiamo vedere che egli non si considera un tutt'uno con il suo padrone, ma ne prende le distanze.

Vediamo nella scena II la nuova menzogna di Brigida, che fa credere a Doña Inés di essere quasi morta in un incendio e di essere stata salvata da Don Juan; questa bugia viene ideata proprio perché Brigida ha il compito di far innamorare la sua padrona del Don Giovanni.

Zorrilla utilizza qua il dialogo tra le due donne per far parlare Doña Inés in prima persona per la prima volta e farle ammettere il suo amore per Don Giovanni.

Juan. Nella scena III Don Juan incontra Doña Inés, e notiamo il cambiamento del suo modo di parlare: il linguaggio impavido e acceso che vediamo nell'atto II con Don Luis si evolve, completamente irretito dall'amore. In questa occasione ritorna l'immagine della donna angelica ('angel de amor'). L'amore di Don Juan viene offerto come un rifugio per la donna amata. Don Juan in questa scena mostra una conversione all'amore grazie a Doña Inés, dimenticando di averla rapita, e persino dimenticando della vendetta di Don Luis e anche quella di Don Gonzalo. Nella scena IX cambia nuovamente il linguaggio di Don Juan, che ritorna ad essere spavaldo e manca di rispetto al suo interlocutore, Don Gonzalo. Don Juan agli occhi di Don Gonzalo ha superato ogni limite, non solo ha sedotto donne ingenue che non hanno avuto possibilità di difendersi da sole, ma siscaglia anche contro gli anziani, a cui dovrebbe portare rispetto. In questa scena,

però, Don Juan ammette il suo amore per Doña Inés a Don Gonzalo e dice che si piegherà ad ogni sfida che gli verrà imposta per stare con la figlia, ma l'uomo non è assolutamente disposto a concedergli la mano della figlia.

Nella scena X, infine, Don Juan uccide Don Luis e Don Gonzalo, dopodiché fugge in Italia.

ATTO I, SECONDA PARTE

La descrizione all'inizio dell'atto serve per dare indicazioni per lo spettacolo teatrale: ci troviamo nel pantheon della famiglia Tenorio, un cimitero adornato come se fosse un giardino, con le statue e i sepolcri di Don Gonzalo, Don Luis e Doña Inés. Questa descrizione serve per dare indicazioni per l'allestimento dello spettacolo teatrale.

Veniamo qua a conoscenza della morte di Doña Inés, dunque, gli unici rimasti in vita sono Don Juan e i suoi amici, che appaiono poi sulla scena. Vediamo conseguentemente un cambio di prospettiva, poiché a parlare non è

Don Juanma lo scultore, che ci fa capire che la scena si sta svolgendo quasi al sorgere delle prime luci mattutine. Egli sta facendo un ragionamento sulle sue opere d'arte: esse sono perenni mentre la vita umana no. Zorilla, attraverso la figura dello scultore, fa un discorso sull'opera d'arte, che è profondamente intriso della cultura romantica, che riflette sulla perennità dell'opera e dell'artista, che attraverso le sue creazioni, si rende immortale.

Nella scena II entra anche Don Juan nel cimitero, ma la sensazione che ha è di irriconoscibilità, dunque egli parla con lo scultore, che gli racconta tutto ciò che era successo in sua assenza: il giardino della casa della sua famiglia era stato trasformato in pantheon per volere del padre, Don Diego, che per rimediare alle malefatte del figlio, chiede che i morti per mano del figlio vengano fatti seppellire in casa sua. Don Juan pensa che lo scultore sia una sorta di custode del luogo.

ma lo scultore si presenta dicendo di essere stato lui a realizzare le opere. Scopriamo, dunque, che Don Juan è tornato a Sevilla sotto false spoglie per morire nel posto in cui era nato, ma lo scultore gli dice che non è possibile per lui tornare nel pantheon perché l'ingresso gli è stato proibito, quindi la sua comparsa nel cimitero è equivalente ad una profanazione. Lo scultore non aveva riconosciuto il suo interlocutore, e una volta che Don Juan gli svela la sua identità, gli chiede le chiavi del pantheon, che lo scultore gli consegna per paura. Proprio in questa scena Don Juan apprende della morte di Doña Inés, morta per abbandono. Nella scena III vi è il monologo di Don Juan, in cui egli pensa alla solitudine di essere l'unico sopravvissuto e ai giorni e alle notti perduti nella follia. Nel momento in cui l'uomo mostra il suo pentimento entra in scena un vapore (elemento soprannaturale, gotico, tipico del teatro romantico).Romanticismo) e sparisce la statua di Doña Inés. Nella scena IV appare l'ombra della donna amata, che parla con Don Juan e apprendiamo dal suo discorso che i loro destini sono legati: si sarebbero salvati o perduti insieme. Don Juan chiede a Doña Inés di perdonarlo, così che possa accedere all'"Edén" (riferimento biblico); alla fine della scena scompare l'apparizione, e come questa anche la statua della donna. Nella scena V continua il monologo di Don Juan, che si interroga sulla natura di quella presenza fantasmatica, che arriva quasi a credere che sia frutto della sua immaginazione. Nella scena VI troviamo Don Juan che parla con i suoi amici, il capitano Centellas e Avellaneda, fingendo, ancora una volta, di essere innocente rispetto a tutte quelle morti. Invita, poi, gli amici a mangiare a casa sua per raccontargli cosa era successo in quegli anni che era stato lontano dalla sua città, e guardando le statue deisepolcri invita anche i morti a cenare, con massimo disprezzo. Alla fine della scena si dirige alla statua di Don Gonzalo, e gli dice che lui, tra tutti, è il più offeso e per questo se vuole può andare a cenare con lui e raccontargli di ciò che c'è dopo la morte.
ATTO II, SECONDA PARTE
L'atto si apre con la descrizione della tavola apparecchiata per 4: Don Juan, Avellaneda, Centellas e un coperto non occupato, lasciato libero per Don Gonzalo. Alla fine della prima scena compare la statua di Don Gonzalo, che passa attraverso la porta sotto forma di fantasma. Nella scena II, tuttavia, Don Juan continua a non credere alla presenza spettrale che ha di fronte agli occhi. Quindi, Don Gonzalo parla e gli dice che è giunto fino a lui per volere di Dio, per comunicargli che all'indomani sarebbe morto, e che gli ha lasciato la notte per redimersi. Nella scena IV appare l'ombra di Doña Inés, che è fondamentale per la redenzione di.

Don Juan. Nella scena V vi è il confronto tra Don Juan e i suoi amici su ciò che è successo. Ovviamente, nessuno gli crede, poiché nessuno ha potuto vedere ciò che ha visto lui.

ATTO III, SCENA SECONDA

Ci troviamo nuovamente nel pantheon della famiglia Tenorio, in cui mancano le statue di Don Gonzalo e di Doña Inés.

Nella scena I vi è il monologo di Don Juan, che dice che mai ha creduto a niente, ma ora dovunque va sente i passi (ossia il richiamo della morte). Si rende conto, dunque, che è inutile cercare di placare l'ira divina, così, alla fine della scena appaiono tutte le ombre che vogliono vendetta.

Nella scena II, finalmente, Don Juan prende coscienza del fatto che si è ingannato tutto questo tempo e si pente di tutti i suoi peccati, ma non perché sia davvero pentito, ma solo perché Inés gli dice che se lo avesse fatto avrebbero potuto vivere nell'Edén quella vita.

Che sulla terra non avevano potuto vivere. Qui vediamo che si ha una età ipotetica del protagonista, egli ha 30 anni oppure questo numero corrisponde agli anni passati a compiere crimini e delitti. Qua capiamo che se Don Juan avesse toccato la statua di Don Gonzalo sarebbe morto e sarebbe andato con lui verso un'eternità negativa, e proprio quando stava per abbandonarsi al suo destino, appare l'ombra di Doña Inés, che gli prende la mano che egli tendeva al cielo.

Nell'ultima scena la musica funeraria e le ombre si dissipano e di fronte ai due appaiono angeli e fiori e la scena termina con Doña Inés che cade su un letto di fiori.

Nell'ultima scena, infine, Don Juan si rivolge a Dio ringraziandolo per la sua clemenza e, insieme a Doña Inés, cade e muore.

JOSÉ DE ESPRONCEDA - EL ESTUDIANTE DE SALAMANCA

"El Estudiante de Salamanca" si presenta come un'opera in versi (1704 versi) pubblicata nel 1840.

sappiamo però che Espronceda cominciò a lavorare su quest'opera già a partire dal 1836. È sbagliato dire che questa è un'opera drammatica (al contrario del "Don Juan Tenorio"), è invece corretto dire che è un'opera romantica, in cui nella scelta stilistica dell'autore è evidente il principio dell'originalità (proprio della cultura romantica), e questo si vede nel fatto che la misura dei versi non è uguale, che addirittura si va a restringere fino ad arrivare ad una sola parola alla fine dell'opera. Le scene non seguono una logica di causa-effetto, troviamo quindi anticipate cose di cui apprenderemo il significato nelle scene e atti seguenti. L'opera è divisa in 4 parti, ciascuna delle quali è introdotta da un esergo (una citazione), che, per l'appunto, introduce al testo. PRIMA PARTE L'opera si apre con la morte di qualcuno, quindi possiamo dire che

Si tratta di un’apertura in medias res. Capiamo subito che l’ordine narrativo è rotto, come anche la sequenza temporale, tuttavia l’ambientazione è descritta in maniera molto precisa: siamo a notte fonda, è passata la mezzanotte (la storia si presenta come un racconto di antiche leggende) quando nel silenzio cupo i vivi sembrano morti (perché la notte è il momento in cui i vivi dormono e sembrano morti) e i morti lasciano la terra; si sentono i passi vuoti e le presenze avanzano nelle tenebre. In questa notte non vi sono stelle, il vento sibila lugubre, e nell’oscurità tutto riposava nella città di Salamanca, presentata come la patria di uomini illustri. In questo scenario si sente il lamento di qualcuno che sta per morire. Viene introdotto qui il protagonista dell’opera, ‘el estudiante de Salamanca’, che viene presentato come un uomo mascherato. Ci troviamo in un

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Roberta.Catavero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura spagnola e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Merello Ida.