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Immunologia
Immunità innata 2-5
Complemento immunitario innato 6-7
Opsonizzazione
Immunità specifica 8
Presentazione antigenica 9-10
Gli anticorpi 11-13
Complemento immunitario specifico 14-15
Vaccinazione 16-17
L'immunologia è costituita dal sistema immunitario e quindi ogni sistema di difesa trova applicazione in particolar modo nelle vaccinazioni.
Il nostro corpo si difende attraverso due sistemi:
Immunità innata (che possediamo già alla nascita) costituita da alcuni sistemi
Immunità specifica che si sviluppa nel tempo
Gli elementi dell'immunità innata, che ci difendono, sono:
- Integrità superficiale della pelle (se una goccia di sangue di pz con epatite C tocca la nostra pelle integra non succede nulla, ma se dovessimo pungerci con l'ago o se dovessimo avere delle screpolature/lesioni e avere contatti con un catetere vescicale, è possibile che i microbi riescono a superare questa
- primabarriera)- Produzione di liquidi biologici (lacrime, urine, sudore, saliva) che servono ad allontanare i liquidi entrati
- Trasudato che si forma nell'infiammazione acuta (acqua + albumina) serve ad allontanare e diluire la carica microbica
- Febbre, attraverso la produzione di prostaglandine, per aumentare la moltiplicazione dei globuli bianchi
IMMUNITÀ INNATA
Nell'immunità innata le cellule che ci difendono sono soprattutto:
- I granulociti, con un nucleo dalla forma irregolare e tanti granuli, i lisosomi che contengono enzimi litici, perché la funzione principale di queste cellule è proprio quella di fagocitare. Si dividono in neutrofili, eosinofili, basofili.
- Il monocita macrofago
- Naturale killer
Queste cellule hanno sulla superficie i recettori che servono a catturare i microbi nelle vicinanze. Se prendiamo in considerazione un granulocita, sulla superficie troviamo il recettore di tipo toll ossia il recettore per l'LPS dei gram-, alla flagellina.
ad alcune basi azotate dei microbi oppure il recettore per il mannosio (uno zucchero che noi non possediamo ma lo hanno i batteri e i funghi); ancora il recettore N-formil-metionina (noi possediamo la metionina ma non la metionina formilata), il recettore spazzino in grado di legare varie porzioni di batteri e catturare i microbi estranei. Ma la cellula come mangia il microbo? Attraverso la fagocitosi. Una volta catturato il microbo attraverso il recettore, il globulo bianco inizia a emettere dei prolungamenti citoplasmatici (vedi i bracci tratteggiati intorno al microbo) che avvolgono il microbo: si forma così una vescicola che prende il nome di endosoma (vedi la parte cerchiata in rosso). Nel citoplasma sappiamo che ci sono i lisosomi, ossia vescicole ricche di enzimi litici (come il succo gastrico dello stomaco); questi si avvicinano all'endosoma e le membrane si uniscono e si forma all'interno un'altra struttura, il fagolisosoma: in questa struttura avviene la digestione del microbo.microbo. Successivamente avremo solo i pezzettini del microbo. Se a compiere questo lavoro è un macrofago (ricorda il nucleo a ferro di cavallo), il microbo viene fagocitato allo stesso modo ma un pezzettino della digestione viene emesso poi sulla superficie della membrana citoplasmatica, vicino all'antigene di istocompatibilità MHC2 (major histocompatibility complex).
Quindi la fagocitosi interviene nell'infiammazione acuta (soprattutto contro batteri e diapedesi (rivedi patologia generale) funghi) attraverso il processo di ossia il processo per cui i globuli bianchi vanno dal vaso nel tessuto. Il processo parte dal macrofago che quando vede un microbo lo fagocita e produce delle sostanze, l'interleuchina 1 e il TNF. È quindi un processo importante dell'immunità innata che vede il reclutamento di globuli bianchi nel sito dell'infiammazione acuta (dove avremo granulociti e monociti-macrofagi). Una volta iniziata questa grande battaglia (la
La fagocitosi è un processo in cui i granulociti, che hanno una vita di 3-4 giorni, inglobano e distruggono le particelle estranee. Nel processo cronico, si forma il pus, che non è più limpido a causa della presenza di cellule morte. Le cellule morte rilasciano enzimi litici che possono danneggiare l'organo stesso e causare dolore.
La cellula Natural Killer è una cellula che inizialmente non esisteva, ma c'era il linfocita T citotossico, che normalmente agisce contro i virus. Immaginiamo una cellula epatica e un virus HCV che colpisce questa cellula. Una volta che il virus entra nella cellula e si replica nel nucleo, mette i pezzettini che fungono da chiave per entrare sulla superficie della cellula. Forma poi il capside del nuovo virus ed esce dalla cellula rompendo la membrana e forma il pericapside. Queste porzioni sono vicine all'antigene.
Di istocompatibilità; ricordiamo che le cellule epatiche hanno antigene MHC tipo 1. La cellula quinidi per un po' di tempo ha sulla superficie degli antigeni estranei. Interviene allora il linfocita T citotossico che ha sulla superficie i recettori in grado di legarsi contemporaneamente all'MHC1 e all'antigene estraneo. Si attiva in presenza dei due elementi.
Una volta attivato, produce delle sostanze all'esterno cioè le perforine (o granulimi) che vanno a sciogliere la membrana citoplasmatica: così facendo la cellula muore.
L'epatite C quindi sappiamo che può portare al processo infiammatorio cronico la cirrosi cioè quel processo in cui le cellule del fegato sono state sostituite da tessuto connettivale, i fibroblasti; tutto ciò è successo perché nel tempo l'epatite cronica ha fatto intervenire i Citotossici che continuavano ad uccidere le cellule epatiche. Le conseguenze sono l'ittero, l'aumento
determinare se la cellula è infetta o normale prende contatto con una molecola di stress presente sulla superficie della cellula. Se il recettore inibitore è attivato, la natural killer non attacca la cellula. Se invece il recettore attivatore è attivato, la natural killer rilascia delle sostanze tossiche che causano la morte della cellula infetta. 2) La natural killer si avvicina a una cellula infetta: in questo caso, la cellula infetta non presenta l'MHC1 sulla sua superficie. Il recettore inibitore non viene attivato, mentre il recettore attivatore riconosce la molecola di stress presente sulla cellula infetta. La natural killer rilascia quindi le sostanze tossiche che causano la morte della cellula infetta. 3) La natural killer si avvicina a una cellula tumorale: le cellule tumorali spesso presentano una ridotta espressione di MHC1 sulla loro superficie. In questo caso, il recettore inibitore non viene attivato, mentre il recettore attivatore riconosce la molecola di stress presente sulla cellula tumorale. La natural killer rilascia quindi le sostanze tossiche che causano la morte della cellula tumorale. In conclusione, le natural killer uccidono le cellule infette o tumorali riconoscendo la presenza di molecole di stress sulla loro superficie e attivando i recettori attivatori.cercarel'antigene estraneo, non trovando pezzettini divirus, non si lega a niente e quindi la NK va via.- La cellula epatica è infettata dal virus e sullasuperficie troviamo i pezzettini (antigeni estranei).Arriva la NK, l'inibitore si lega sempre a MHC1 el'attivatore ai pezzettini in questo casocomunque la NK non fa nulla, non si attiva e nonuccide la cellula perché essendoci entrambi glielementi sa che a farlo sarà il linfocita Tcitotossico.
- Abbiamo una cellula epatica infettata da unvirus e non gli fa produrre MHC1 arriva la NK,l'inibitore non trova MHC1, l'attivatore invece silega ai pezzettini sulla membrana (antigeneestraneo): la Nk così si attiva e inizia a produrrele perforine che arrivano sulla superficiecellulare, sciolgono la membrana e la cellulamuore.
“mangiarlo” distruggerlo meglio.Il processo di opsonizzazione è un processo che avviene nell’immunità innata (con ilC3) (l’opsonizzazione non avviene nell’immunità specifica).Tali particelle complementari (proteine) sono in grado di uccidere un “essere vivente”,avvienetale processo sia nell’immunità innata che specifica, con soggetti diversima portano a risultati uguali ovvero la morte di un microbo. 6COMPLEMENTO NELL’IMMUNITA’ INNATATutto inizia dall’ingresso di un virus nell’organismo; il complemento C3 sappiamo chespontaneamente si divide in C3a e C3b: in presenza del microbo, il C3b si attacca allasuperficie del microbo. Nel frattempo c’è il passaggio di altri complementi, ovvero ilfattore B e il fattore D; quando il fattore D si accorge del 3b legato al virus, fadividere il fattore B in Ba e Bb; dopo questa divisione il Bb si lega al C3b si ècomplesso
binarioformato così il (C3bBb) che prende il nome di C3 convertasi. Tale enzima ha come funzione quella di agire sul C3 facendolo dividere in C3a e C3b ma a tal punto sorge una domanda: Lo fa “prima” (più veloce) in quanto il C3 ci mette un po’ di tempo per dividersi perciò l’enzima aumenta la velocità di suddivisione. A tal punto dalla suddivisione avremo un altro C3b che si legherà al complesso binario diventando così un complesso ternario (C3BbC3b) che si chiama C5 convertasi. Quest’ultimo ha come funzione quella di dividere un’altra particella ovvero la C5 che dividesi in C5a e C5b, la A se ne va per i fatti suoi.