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S
Sono formate, per ciascuna delle due cellule
che si uniscono, da una proteina linker
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transmembrana caderina (la quale presenta
tre domini: un dominio extracellulare, un
dominio transmembrana e un dominio
citosolico; il dominio extracellulare è quello che riconosce e si lega con il
dominio extracellulare della caderina collocata sulla membrana adiacente); da
un connettore proteico costituito da β-catenina, che riconosce e si lega al
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dominio citoplasmatico della caderina, e α-catenina, che riconosce e si lega al
filamento di actina; dal molecole proteiche di α-actinina, che servono per
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organizzare in modo ben definito i filamenti di actina (creano dei ponti proteici
tra i filamenti di actina). Le giunzioni aderenti (o fasce aderenti) garantiscono
tra le due cellule uno spazio di 20-25 nm (quindi, rispetto alle giunzioni tight,
c’è un po’ più spazio tra le due cellule).
Ultimamente è stata identificata una proteina regolatrice, la catenina p120,
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che va a riconoscere sia la β-catenina, sia il dominio citosolico della caderina e
la cui funzione è quella di percepire quando l’epitelio è sottoposto a trazione e
regolare la resistenza della giunzione tamponando i cambiamenti indotti
dall’ambiente extracellulare e garantendo la tensegrità tissutale; la catenina
p120 funziona, dunque, come un componente della via di trasduzione del
segnale, cioè recepisce un segnale che proviene dall’ambiente esterno e lo
trasferisce al citoplasma della cellula dove le proteine che lo percepiscono
vanno ad attivare una resistenza.
L’obiettivo della giunzione aderente è quindi quello di unire due cellule
servendosi dei filamenti di actina come componente citoscheletrica.
Struttura di un desmosoma
Osserviamo la presenza di proteine transmembrana della famiglia delle
caderine, ma trova nella componente citoscheletrica dei filamenti intermedi il
supporto; quindi, garantisce a un tessuto
epiteliale la tensegrità, quindi la resistenza
meccanica (esempio: cardiociti, fibre
muscolari, …); esso è formato, per ciascuna
delle due cellule che si uniscono, da una
proteina linker transmembrana della
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famiglia delle caderine, da un connettore
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proteico e da filamenti intermedi.
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le proteine linker, per la sequenza amminoacidica che presentano, sono
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distinte in desmogleina e desmocollina, le quali si dispongono alternate su
ciascuna membrana; esse possiedono tre domini: un dominio extracellulare, un
dominio transmembrana e un dominio citosolico; il dominio extracellulare è
quello che riconosce e si lega con il dominio extracellulare della caderina
collocata sulla membrana adiacente (questo legame è detto omofilico in
quanto avviene tra due proteine della stessa famiglia, quindi, la desmogleina
della cellula 1 si lega alla desmocollina della cellula 2, la desmocollina della
cellula 2 si lega alla desmocollina della cellula 1, la desmocollina della cellula 1
si lega alla desmogleina della cellula 2, e così via); tutte queste proteine
transmembrana, per il loro ingombro, determinano una certa distanza tra le
membrane delle due cellule (25-35nm) a differenza delle giunzioni strette che
annullano qualsiasi distanza tra le due membrane.
Perciò il cosiddetto core del desmosoma è rappresentato dai domini
extracellulari di queste proteine transmembrana per garantire l’ancoraggio
delle caderine in punti ben precisi della membrana plasmatica intervengono
due proteine (che rappresentano la placca proteica), la placoglobina e la
desmoplachina: la prima con un dominio lega il dominio citoplasmatico della
caderina, con l’altro riconosce e lega la desmoplachina, la seconda funge da
ancoraggio per i filamenti intermedi.
Immagine al microscopio elettronico: si vedono due linee molto
elettrondense (e perciò colorate di nero) che rappresentano le due membrane
plasmatiche con il dominio transmembrana delle proteine linker; tra queste due
linee si trova uno spazio meno elettrondenso che accoglie strutture filamentose
che sono i
domini
extracellulari delle proteine transmembrana; nella parte interna delle cellule si
vedono inoltre i filamenti intermedi che giungono alle placche adiacenti alle
membrane.
Se tutte le proteine coinvolte presentano una struttura normale, il desmosoma
garantisce una resistenza fisiologicamente funzionale alle cellule, se, invece,
c’è una minima alterazione in una delle proteine, questa giunzione verrebbe a
mancare o verrebbe a mancare la sua tensegrità. I desmosomi, quindi,
rispondono molto bene allo stiramento meccanico, creando resistenza
(tensegrità, cioè integrità di un tessuto a una tensione esterna).
Giunzioni comunicanti Esse instaurano una comunicazione tra due cellule
adiacenti permettendo lo scambio di ioni e piccole
molecole.Permette la comunicazione di centinaia di
unità costituenti chiamate connessoni; ciascuno
dei quali assomiglia a un fiore ed è formato da sei
proteine transmembrana chiamate connesine (che
rappresentano, in quanto monomeri del “fiore”, i
petali); un connessone localizzato sulla membrana
plasmatica di una cellula è perfettamente in
registro con il connessone localizzato sulla
membrana della cellula adiacente.
Un connessone presenta due diverse conformazioni: esso può trovarsi in
conformazione chiusa (se è in questa conformazione il connessone sulla
membrana 1, lo è anche il connessone adiacente sulla membrana 2, quindi non
passa nulla); se, invece, è necessario che tra le due cellule ci sia scambio di
ioni e piccole molecole, il connessone si apre e si crea un canale ampio 1,5nm
(è piccolo e per questo molecole di grandi dimensioni non possono passare).
L’apertura dei due connessoni non comporta una modificazione della
disposizione di un connessone rispetto all’altro, i connessoni situati sulle due
membrane adiacenti, infatti, rimangono sempre in asse tra loro, ma a essere
modificata è la disposizione delle connessine di entrambi i connessoni, creando
così il canale centrale.
La chiusura dei canali, invece, a seconda del tipo di cellule in questione,
dipende o da un cambiamento di voltaggio o dalla fosforilazione delle
connessine. Questi canali, tuttavia, non sono paragonabili ai canali ionici in
quanto quest’ultimi sono altamente selettivi e quindi le cellule non possono
affidare il passaggio di ioni solo alle giunzioni gap.
(esempio: enterociti le proteine deputate al trasporto di glucosio all’interno
→
degli enterociti sfruttando il gradiente sodio si trovano sul dominio apicale della
membrana plasmatica, cioè quello rivolto verso il lume; i canali delle giunzioni
gap, invece, si trovano tra due cellule, perciò la selettività dei connessoni non è
così spinta come quella dei canali ionici, i quali sono deputati anche a
mantenere una determinata concentrazione di ioni tra ambiente esterno e
ambiente interno).
Le connessine sono proteine integrali di membrana che creano il connessone,
cioè una struttura che mette in comunicazione le membrane di due cellule,
soprattutto il citoplasma di due cellule. Le connessine sono proteine
multipasso, cioè attraversano la membrana plasmatica per ben 4 volte:
presentano un’estremità N-terminale localizzata all’interno del citoplasma,
seguita da un dominio transmembrana idrofobico (M1), seguito da un dominio
extracellulare che fuoriesce dalla membrana (E1), seguito da un secondo
dominio transmembrana (M2), seguito da un dominio idrofilico citoplasmatico
(CL), seguito da un terzo dominio transmembrana (M3), seguito da un secondo
dominio extracellulare (E2), seguito da un quarto dominio transmembrana
(M4), seguito dall’estremità C-terminale, localizzata nell’ambiente citosolico.
Le giunzioni gap possono mettere in comunicazione tra di loro anche tre
cellule: la cellula 1 è in comunicazione, attraverso una giunzione gap, con la
cellula 2, la cellula 2 è in comunicazione, attraverso un’altra giunzione gap, con
la cellula 3, la cellula 3 è in comunicazione, attraverso una terza giunzione, con
la prima cellula. Quindi il citoplasma di ciascuna cellula è in comunicazione.
Quindi, le giunzioni comunicanti sono estremamente efficienti.
Localizzazione: le giunzioni comunicanti sono presenti sia negli invertebrati
che nei vertebrati, sono numerose nel tessuto nervoso, nel tessuto muscolare
cardiaco e nel tessuto connettivo osseo dove sono richiesti meccanismi di
comunicazione rapida tra le cellule.
Esempio: osteociti sono cellule che costituiscono il tessuto osseo; la matrice
→
in cui sono immersi è calcificata, quindi non può esserci diffusione di materiale
nutritizio per queste cellule che sono vive; gli osteociti, infatti, sono accolti in
lacunee ossee disposte in modo concentrico rispetto al canale di Havers (nel
quale ci sono vasi sanguigni, terminazioni nervose e vasi linfatici) creando
quindi le cosiddette lamelle (tutta questa struttura descritta rappresenta
l’osteone, l’unità fondamentale del tessuto connettivo osseo lamellare); da ogni
lacuna dipartono i canalicoli ossei, all’interno dei quali si estendono le
estroflessioni degli osteociti.
L’estroflessione di un osteocita incontra l’estroflessione dell’osteocita adiacente
instaurando giunzioni comunicanti in modo che il materiale nutritizio venga
passato da una cellula (quella più vicina al canale di Havers) all’altra (quella più
distante dal canale centrale, localizzata quindi alla periferia dell’osteone). Altro
esempio: le cellule (di un tessuto, per esempio) possono ricevere segnali
ormonali dal torrente circolatorio (tali ormoni sono contenuti all’interno del
tessuto connettivo che circola nei vasi); l’ormone, quando deve bersagliare un
determinato tessuto, viene rilasciato dal torrente circolatorio e raggiunge le
prime cellule del tessuto, tuttavia, le cellule del tessuto più lontane dall’ormone
riceverebbero il segnale con una certa lentezza, perciò tra le prime cellule e
quelle più lontane si trovano delle giunzioni gap che, non appena le prime
cellule hanno ricevuto il segnale, si aprono e in un breve intervallo di tempo
qualsiasi cellule riceve l’informazione tramessa dall’ormone. Le giunzioni gap
sono quindi estremamente efficienti per mettere in comunicazione cellule del
medesimo tessuto.
Adesione cellula-matrice
Tempo fa era chiamata lamina basale in quanto si pensava fosse
semplicemente una struttura poco organizzata; oggi si è compreso (attraverso
la microscopia elettronica) invece che è organizzata in tre strati (partendo da
quello più vicino alla membrana plasmatica d