V V V
2 2 2
1 ρ
V = V , V = V . (2.5)
2 c 1 c
− −
(ρ 1) (ρ 1)
Altri parametri geometrici di interesse sono:
D `
?
R = , R = . (2.6)
c a ÷
I valori tipici di alcuni dei parametri presentati sono qui riportati: ρ = 8 12 per motori
?
÷ ÷
AC; ρ = 12 24 per motori AS; R = 0.5 1.2, dove i valori più bassi sono propri di grandi
÷
motori lenti e, viceversa, i valori più alti corrispondono a piccoli motori veloci; R = 3 9, dove
i valori più bassi sono propri di piccoli motori veloci e, viceversa, i valori più alti corrispondono
a grandi motori lenti.
Il volume interno del cilindro, in corrispondenza dell’angolo di manovella θ è dato da:
2
πD −
(` + a s), (2.7)
V = V +
2 4
con 1
2 2 2
−
s = a cosθ + (` a sen θ) . (2.8)
2
Derivando quest’ultima espressione rispetto al tempo si ottiene la velocità istantanea del
pistone: #
"
ds cosθ
ds − asenθω, (2.9)
= ω = 1+
u =
θ 1
dt dθ 2 2
−
(R sen θ) 2
dove ω è la velocità angolare di rotazione dell’albero. Se R 1 si può ritenere approssimati-
vamente valida la seguente espressione: " #
sen2θ
∼ −aω
u senθ + . (2.10)
=
θ 2R
Derivando l’espressione della velocità rispetto al tempo si ottiene l’accelerazione istantanea
del piede di biella. In particolare, derivando la (2.10) si ottiene la seguente espressione
approssimata: " #
cos2θ
∼ 2
−aω
a cosθ + . (2.11)
=
θ R
Le stesse espressioni approssimate per la velocità e l’accelerazione possono essere ottenute
mediante espansione in serie di Fourier, considerando solo le prime due armoniche.
Un altro parametro importante nello studio del funzionamento dei motori alternativi è la
velocità media del pistone: π
1 Z |=
u =| u dθ 2cn, (2.12)
θ
π 0
2 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 14
dove n è la velocità di rotazione dell’albero: ω
n = . (2.13)
2π
Come si vedrà in seguito, il parametro u ha un ruolo importante perché influenza i trafi-
lamenti del fluido nei processi di cambio di massa, le perdite meccaniche e gli scambi termici.
I valori tipici della velocità media del pistone sono compresi tra 8 e 15 m/s. I motori auto-
mobilistici veloci sono al limite superiore di questo intervallo, mentre i grandi motori marini
lenti si collocano al limite inferiore. I motori da competizione (Formula 1) superano il valore
di 20 m/s.
2.2 Lavoro, potenza e pressione media
Conoscendo l’andamento della pressione all’interno del cilindro durante un ciclo di funziona-
mento del motore è possibile determinare il lavoro fornito dal fluido al pistone. La pressione
interna al cilindro è misurata di solito utilizzando trasduttori piezoelettrici. Tali trasduttori
contengono un cristallo di quarzo che viene esposto, attraverso un diaframma, alla pressione
interna al cilindro. In seguito all’azione di compressione il cristallo genera una carica elet-
trica proporzionale alla pressione stessa. Tale segnale viene convertito in segnale di tensione
attraverso un amplificatore. In questo modo si possono ottenere accurate descrizioni dell’an-
damento della pressione in funzione dell’angolo di manovella o del volume interno. Il ciclo
cosı̀ rilevato, riportato su un piano che abbia in ascisse i volumi della camera del cilindro e in
ordinate la pressione, è detto ciclo di lavoro. In figura 2.2 è riportato il ciclo di lavoro di un
L (ottenuto
motore AC a quattro tempi. L’area di tale figura rappresenta il lavoro indicato i
dalla macchina), ovvero il lavoro netto fornito dal fluido al pistone in ciascun ciclo. Consi-
derando positivo uno spostamento dal PMS verso il PMI, concorde con la forza di pressione
esercitata dal fluido sul pistone, si ha:
I I I I
L = dL = F dx = pA dx = pdV = Area ciclo, (2.14)
i i p
dove dx è lo spostamento infinitesimo, A l’area dello stantuffo e F = pA la forza esercitata
p p
su di esso dal fluido.
Nel caso specifico di un motore 4T, è possibile suddividere il ciclo di lavoro in due cicli
corrispondenti, rispettivamente, alle fasi di compressione-espansione e aspirazione-espulsione.
Quest’ultimo ciclo è detto ciclo di pompaggio. Nei motori ad aspirazione naturale, quelli in
cui la carica è aspirata a pressione ambiente, a causa dei trafilamenti nelle valvole, si ha una
pressione minore di quella atmosferica durante la fase di aspirazione e, viceversa, una pressione
maggiore di quella atmosferica durante la fase di espulsione. L’area del ciclo di pompaggio
risulta, perciò, negativa, e ciò corrisponde al fatto che in tale fase il pistone fornisce lavoro
al fluido. La situazione può essere invertita nel caso di motori sovralimentati. Per ciascun
cilindro, il lavoro indicato è legato alla potenza indicata P erogata dalla seguente relazione:
i
L n
i , (2.15)
P =
i m
2 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 15
Figura 2.2: Ciclo di lavoro di un motore AC, 4T, aspirato.
dove m rappresenta il numero di giri dell’albero necessari per compiere un ciclo; quindi m = 2
per un motore 4T e m = 1 per un motore 2T.
La potenza utile P , misurata all’albero motore e fornita all’utilizzatore, è minore della
u
potenza indicata a causa della potenza dissipata per attriti meccanici (ad esempio nella ro-
tazione dei cuscinetti e nello strisciamento del pistone) e di quella necessaria per azionare gli
organi ausiliari. Indicando con P la somma di questi due termini, si ha:
w −
P = P P . (2.16)
u i w
La potenza utile di un motore può essere misurata attraverso un freno dinamometrico.
Questo è costituito da un rotore che trasmette la coppia ricevuta dal motore ad una cassa
montata su cuscinetti a bassa resistenza e bloccata da una cella di carico che misura la coppia
trasmessa, si veda la figura 2.3. Il freno può essere idraulico, elettrico o di altro tipo a seconda
della modalità di dissipazione della potenza.
Con riferimento alla figura 2.3 la coppia erogata dal motore è C = F b e la potenza utile:
P = Cω = 2πCn. (2.17)
u L , come:
Si definisce, inoltre, il lavoro utile al ciclo, u
−
L = L L , (2.18)
u i w
dove L rappresenta la somma del lavoro dissipato per attrito meccanico e del lavoro assorbito
w
dagli organi ausiliari in ciascun ciclo. Si ha, quindi:
L n
u
P = . (2.19)
u m
2 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 16
Figura 2.3: Schema di principio di un dinamometro.
Il lavoro al ciclo, la coppia e la potenza sono grandezze che descrivono le prestazioni
del motore che dipendono dalle sue dimensioni. Per ottenere una misura delle prestazioni
specifiche del motore, si divide il lavoro al ciclo per la sua cilindrata. Il parametro cosı̀ ottenuto
è chiamato pressione media. In particolare si definisce pressione media indicata (pmi) il lavoro
indicato al ciclo per unità di cilindrata: L
i . (2.20)
pmi = V c
Poiché il lavoro indicato rappresenta l’area del ciclo di lavoro, si ha che la pmi è l’ordinata
media del ciclo di lavoro. Si definisce anche la pressione media effettiva (pme) come il lavoro
utile al ciclo per unità di cilindrata: L
u
pme = . (2.21)
V c
Per le definizioni poste, valgono le seguenti ovvie relazioni:
V n V
V n
c c c
, P = pme , C = pme . (2.22)
P = pmi
i u
m m 2πm
Dall’equazione (2.18), dividendo per la cilindrata, si ottiene:
−
pme = pmi p , (2.23)
v
L w
dove p = è detta pressione a vuoto.
v V c
In tabella 1 sono riportati i valori tipici della pme per alcuni tipi di motori 4T a pieno carico
ai regimi di rotazione corrispondenti ai valori massimi di coppia e potenza utile. I motori AS
2T hanno prestazioni paragonabili a quelli 4T.
La figura 2.4, invece, riporta un istogramma delle perdite meccaniche e di quelle imputabili
3
al ciclo di pompaggio per due motori di cilindrata pari a 1600 cm rispettivamente AC e AS,
per tre condizioni di funzionamento.
2 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 17
regime di: aspirato AC turbo AC aspirato AS turbo AS
÷ ÷ ÷ ÷
C 850 1050 1250 1700 700 900 1000 1400
max ÷ ÷ ÷
P 750 900 900 1400 700 850 950
max Tabella 1: Pressione media effettiva [kPa]
Figura 2.4: Perdite meccaniche e di pompaggio.
2.3 Cicli e rendimenti
Il modello termodinamico più semplice per descrivere il funzionamento di un motore alterna-
tivo a combustione interna è quello ideale. In tale modello i gas sono considerati perfetti (cioè
termicamente e caloricamente perfetti), e non sono inclusi nel modello: 1) le perdite fluidodi-
namiche; 2) le reazioni chimiche e le variazioni delle proprietà chimico-fisiche dei gas; 3) gli
scambi termici con le pareti, per cui le fasi di compressione ed espansione sono considerate
isoentropiche. Tale modello consiste nell’analisi del ciclo termodinamico, cioè di una sequenza
ciclica di trasformazioni costituite da successioni di stati di equilibrio termodinamico. A titolo
di esempio le figure 2.5 e 2.6 riportano un possibile ciclo ideale di un motore costituito da due
traformazioni isocore e due trasformazioni isoentropiche. Si nota, rispetto al ciclo di lavoro in
figura 2.2, che non sono comprese le fasi di cambio di massa (aspirazione ed espulsione) perché
la sequenza di trasformazioni è eseguita su una massa ideale che è fisicamente la medesima in
ogni punto del ciclo, per tutti i cicli. Perciò, è possibile descrivere la sequenza di trasforma-
zioni rispetto al volume specifico del fluido (in ascisse) invece che al volume della camera del
cilindro. Inoltre, non essendoci reazioni di combustione e scambi di massa, l’energia termica
2 PARAMETRI FONDAMENTALI DI FUNZIONAMENTO 18
Figura 2.5: Ciclo ideale nel piano T-s. Figura 2.6: Ciclo ideale nel piano p-v.
può essere fornita o ceduta solo attraverso processi reversibili di scambio termico. Sappiamo
dalla termodinamica classica che il ciclo a rendimento massimo, funzionante tra due tempera-
ture fissate, è il ciclo di Carnot, costituito da due trasformazioni isoterme e due trasformazioni
isoentropiche. Tale ciclo, però, non è considerato nello studio dei motori alternativi a combu-
stione interna perché le modalità con le quali nella realtà avvengono l’introduzione e lo scarico
di calore sono molto lontane dalla situazione isoterma. Vedremo in dettaglio nel prossimo ca-
pitolo che le trasformazioni isocore e isobare sono le più adeguate per modellare idealmente le
fasi di scambio di calore. Il rendimento del ciclo ideale è detto rendimento ideale ed è definito
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