È la capacità di trattenere e manipolare le informazioni nella mente per
il tempo necessario a portare a termine un compito.
Ad esempio, ricordare e applicare le istruzioni di un esercizio, risolvere un
problema matematico o prendere appunti durante una spiegazione.
La memoria di lavoro integra memoria e attenzione, ed è indispensabile per
l’apprendimento e il ragionamento.
4) Presa di decisione
Consiste nella capacità di scegliere tra diverse alternative dopo un’analisi
razionale ed emotiva della situazione.
Comprende:
la formazione di un’opinione;
l’analisi dei punti di vista differenti;
la valutazione di costi e benefici;
la previsione di scenari e conseguenze;
la valutazione del rischio;
la regolazione delle emozioni legate alla scelta.
È una funzione cruciale nella vita quotidiana e nelle situazioni che richiedono
rapidità di giudizio.
5) Pensiero critico
È la capacità di riflettere in modo consapevole e analitico, valutando fatti,
prove e fonti.
Comporta un atteggiamento attivo e curioso nei confronti della realtà, volto a:
analizzare cause e conseguenze;
considerare diverse possibilità;
mettere in discussione informazioni e certezze;
formulare domande e dubbi;
distinguere opinioni da dati verificabili.
Il pensiero critico è alla base della maturità intellettuale e dell’autonomia di
giudizio.
6) Pensiero creativo
È la capacità di produrre idee nuove, originali e utili, immaginando
soluzioni alternative o scenari diversi.
È alla base del pensiero divergente, ossia della possibilità di generare più
risposte differenti a una stessa domanda o problema.
Sviluppa l’innovazione, la curiosità e l’attitudine alla scoperta.
2. Sviluppo delle funzioni esecutive
Le funzioni esecutive:
iniziano a svilupparsi nei primi anni di vita, in forma embrionale;
maturano pienamente tra adolescenza e prima età adulta, in
parallelo allo sviluppo della corteccia prefrontale;
sono allenabili, cioè possono essere potenziate attraverso attività
educative, cognitive e motorie che stimolino la concentrazione, la
memoria e la flessibilità mentale.
3. Relazione tra funzioni esecutive e sport
Le ricerche psicologiche hanno dimostrato un legame bidirezionale tra
funzioni esecutive e attività sportiva:
a) Come lo sport influenza le funzioni esecutive
L’attività fisica e lo sport migliorano le capacità cognitive,
aumentando concentrazione, autocontrollo, memoria di lavoro e problem
solving.
Una scarsa salute fisica o una bassa forma atletica possono invece
compromettere tali funzioni, riducendo capacità di ragionamento e
autocontrollo (Chaddock, Pontifex, Hollman e Kramer, 2011).
b) Come le funzioni esecutive influenzano lo sport
Le funzioni esecutive determinano la qualità della prestazione sportiva:
Processo decisionale: permette di analizzare rapidamente la situazione
e scegliere la strategia migliore in pochi istanti.
Adattamento tattico: la flessibilità cognitiva consente di cambiare
tattica o strategia in base alle circostanze.
Gestione della pressione: il controllo inibitorio è fondamentale per
mantenere calma e concentrazione sotto stress o in situazioni
competitive.
Apprendimento motorio: la memoria di lavoro sostiene il
miglioramento delle abilità tecniche e la coordinazione nei movimenti.
c) Allenare le funzioni esecutive attraverso lo sport
Le attività più efficaci sono quelle che richiedono attenzione, decisioni
rapide e adattamento:
esercizi con variazioni improvvise o situazioni impreviste;
giochi tattici con regole mutevoli, per stimolare la flessibilità
cognitiva;
drill con attenzione divisa, cioè compiti motori eseguiti mentre si
affrontano distrazioni o attività parallele.
Sviluppo Sociale
Sviluppo Sociale
Lo sviluppo sociale studia i processi che permettono all’individuo di
acquisire abilità relazionali e competenze sociali, necessarie per
adattarsi e funzionare nei diversi contesti della vita: il gruppo, la coppia, la
famiglia e la società in generale.
Fin dalla nascita, ogni persona è un essere sociale: cresce, conosce,
sperimenta emozioni e costruisce la propria identità all’interno dei sistemi di
relazioni in cui è inserita. Lo sviluppo sociale non è quindi un processo isolato,
ma avviene sempre attraverso il contatto e l’interazione con l’ambiente e con
le altre persone.
I Sistemi dello Sviluppo
Secondo il modello di Bronfenbrenner, ogni persona vive all’interno di quattro
sistemi principali:
1. Microsistema – comprende le relazioni dirette e quotidiane (famiglia,
scuola, amici).
2. Mesosistema – rappresenta le connessioni tra i vari microsistemi (ad
esempio il rapporto tra famiglia e scuola).
3. Esosistema – include contesti che influenzano indirettamente l’individuo
(lavoro dei genitori, media, istituzioni).
4. Macrosistema – comprende i valori, le norme e la cultura della società.
A questi si aggiunge il cronosistema, che rappresenta la dimensione del
tempo e tiene conto dei cambiamenti personali e sociali che avvengono nel
corso della vita.
Le Relazioni tra Pari e lo Sviluppo dell’Amicizia
Lo sviluppo sociale si manifesta in modo evidente attraverso le relazioni con
i pari, che rappresentano una palestra fondamentale per imparare la
cooperazione, l’empatia, la gestione dei conflitti e l’autonomia.
Dalle prime esperienze di gruppo nascono le amicizie, che si trasformano e
maturano con l’età, accompagnando la crescita della persona anche sul piano
cognitivo e identitario.
L’amicizia in età prescolare
Nei primi anni di vita l’amicizia è ancora superficiale e legata al gioco.
I bambini scelgono i propri amici in base alla popolarità o alla vicinanza
fisica (ad esempio, chi gioca accanto a loro) e non per veri sentimenti di
affetto o reciprocità.
Il gioco rappresenta il principale elemento di unione, ma serve soprattutto alla
soddisfazione personale.
In questa fase i gruppi sono spesso divisi per genere (maschi con maschi,
femmine con femmine), e la vita sociale è fortemente condizionata
dall’ambiente familiare e scolastico.
L’amicizia nella fanciullezza
Durante la fanciullezza, l’amicizia assume un valore più profondo: l’amico
diventa una figura di sostegno e fiducia.
Si inizia a parlare di reciprocità, poiché si dà e si riceve affetto, aiuto e
comprensione.
I bambini cominciano a scegliere gli amici non più solo per motivi esteriori, ma
per caratteristiche interiori, come la lealtà e la capacità di accettare l’altro.
Le conversazioni si ampliano, includendo anche temi legati al gruppo (come il
gossip), che servono a rafforzare il senso di appartenenza, ma si evita ancora
di parlare apertamente di sé per timore del giudizio.
L’amicizia nell’adolescenza
Con l’adolescenza l’amicizia diventa un pilastro fondamentale dello sviluppo
personale.
L’adolescente cerca nei pari autonomia dalle figure genitoriali e costruisce
la propria identità sociale.
Nascono così i bisogni di:
affiliazione, ovvero il desiderio di essere accettati dagli altri;
appartenenza, ossia il bisogno di sentirsi parte di un gruppo che
rafforza l’immagine di sé.
I gruppi si fanno più ampi e misti, includendo anche membri di sesso opposto.
Le amicizie diventano più intime e selettive, basate su fiducia, condivisione
di esperienze personali, scambio di emozioni e discussioni su problemi reali.
In questa fase si sviluppano anche i valori morali dell’amicizia, come la
lealtà e il rispetto reciproco.
I Gruppi nello Sviluppo Sociale
Le relazioni con i pari si esprimono attraverso anche la partecipazione a
gruppi, che possono essere di due tipi:
Gruppi formali: strutturati e guidati da un adulto o da un esperto (come
la classe scolastica o una squadra sportiva).
Gruppi informali: spontanei, nati dall’interesse e dall’affinità tra i
membri.
All’interno dei gruppi si distinguono due forme principali:
Cricche: piccoli gruppi di amici molto legati tra loro (3-12 membri),
spesso dello stesso sesso e con interessi comuni.
Gruppi sociali ampi: aggregazioni più estese e meno coese, basate su
stili di vita o interessi simili (ad esempio, “i nerd”, “gli sportivi”, “gli
artisti”).
Questi gruppi giocano un ruolo cruciale nello sviluppo dell’identità personale e
sociale, offrendo modelli di comportamento, sicurezza e senso di appartenenza.
Aggressività e Relazioni nel Gruppo
All’interno dei gruppi, possono emergere situazioni di aggressività, sia nel
contesto reale sia in quello digitale.
L’aggressività può essere considerata un comportamento complesso, che varia
in base all’intenzione, alla modalità e agli obiettivi.
Tipi di aggressività
Aggressività strumentale: mira a ottenere un vantaggio o un
obiettivo, senza l’intenzione di fare del male (es. litigare per un gioco).
Aggressività ostile: è diretta a danneggiare l’altro in modo
intenzionale.
Aggressività proattiva: comprende minacce o vere e proprie
aggressioni fisiche.
Aggressività relazionale: mira a danneggiare le relazioni o l’immagine
sociale di qualcuno (es. “non parlerò più con te”).
Bullismo e Cyberbullismo
Il bullismo è una forma specifica di aggressività caratterizzata da un abuso
sistematico di potere e dalla volontà di nuocere alla vittima.
Può manifestarsi sia in presenza (bullismo tradizionale) sia attraverso mezzi
digitali (cyberbullismo).
Caratteristiche fondamentali
1. Intenzionalità: il comportamento è deliberato e volto a fare del male.
2. Reiterazione: gli episodi si ripetono nel tempo.
3. Squilibrio di potere: esiste una relazione asimmetrica tra bullo (più
forte) e vittima (più debole).
Tipi di bullismo
Fisico: colpire, spingere, rompere oggetti personali.
Verbale: offendere, insultare, umiliare.
Socio-relazionale: escludere, diffondere pettegolezzi o distruggere
reputazioni.
I primi due tipi rappresentano forme di bullismo diretto, mentre quello socio-
relazionale è detto indiretto, poiché colpisce la vittima attraverso il suo
ambiente sociale.
Conseguenze del Bullismo
Sia il bullo sia la
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EF - Funzioni esecutive
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Strumenti di diagnosi, funzioni esecutive (memoria)
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Memoria di lavoro e funzioni esecutive
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Tesi Il deficit delle funzioni esecutive nella demenza