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LIVELLO
NASCOSTO
Consiste in un modello veramente semplice, in cui le informazioni scorrono dal basso verso l'alto
attraverso tre livelli: il livello di input, il livello nascosto ed il livello di risposta. Ciascun livello è
composto da nodi (che costituiscono le rappresentazioni), collegate da connessioni (associazioni
tra nodi). Lo spessore della linea indica il peso della connessione.
Oltre ai tre livelli, nel '96 Cohen e colleghi aggiungono una componente esecutiva fondamentale,
ossia il controllo attentivo: esso contiene un'indicazione dell'obiettivo corrente, così da poter
andare ad attivare i nodi relativi alla risposta corretta ed inibire quelli relativi alla risposta
sbagliata.
In condizioni di compiti di compatibilità, la somma delle connessioni e delle inibizioni sarà la
medesima, mentre nei compiti di incompatibilità le connessioni irrilevanti entreranno in
competizione con quelle rilevanti.
Un'altra componente aggiunta è quella del monitor di conflitto: componente atta a monitorare
la quantità di conflitto tra i nodi al livello di risposta e che, soprattutto, al crescere del conflitto
attiva l'attenzione esecutiva.
A livello neurobiologico, le aree coinvolte nell'attenzione esecutiva sono quelle del cingolato
anteriore, aree adiacenti alla parte ventrale del cingolato anteriore e altre nella corteccia
prefrontale dorsolaterale dell'emisfero destro.
MacDonald et al. (2000): esaminò tramite fMRI dei partecipanti che eseguivano il compito di
Stroop. In una prima situazione veniva chiesto di leggere le parole (corrispondenza positiva), in
una seconda prova veniva chiesto di determinarne il colore (corrispondenza negativa).
Quanto osservano dai risultati neurali è che la corteccia dorsolaterale prefrontale è
diversamente attiva nel compito di denominazione del colore da quello che richiede la lettura
della parola, mentre non trovano differenze nell'attivazione della cingolata anteriore. Pertanto
ne conclusero che la gestione dell'interferenza nella risposta è più relata all'attività della
corteccia cingolata anteriore mentre la gestione della focalizzazione dell'attenzione è più relativa
all'attività della corteccia dorsolaterale prefrontale.
Jodines et al. (2002) conducono poi una meta-analisi mettendo assieme i risultati ottenuti da
studi sull'attenzione esecutiva tramite fMRI e PET. Quando si vede, in generale da tutti gli studi, è
che l'attenzione esecutiva coinvolge aree che riguardano la corteccia prefrontale.
Attenzione esecutiva e categorizzazione
La categorizzazione è un processo che mettiamo in atto ogni volta che identifichiamo un
esemplare (vedi parte su rappresentazioni ndr*) e dobbiamo dargli una definizione. L'attenzione
esecutiva è una parte fondamentale in questo processo.
Rips (1989), Smith & Sloman (1994): idearono un esperimento atto a misurare il ruolo
che l'attenzione esecutiva coinvolge aree che riguardano la corteccia prefrontale.
Attenzione esecutiva e categorizzazione
La categorizzazione è un processo che mettiamo in atto ogni volta che identifichiamo un
esemplare (vedi parte su rappresentazioni ndr*) e dobbiamo dargli una definizione. L'attenzione
esecutiva è una parte fondamentale in questo processo.
Rips (1989), Smith & Sloman (1994): idearono un esperimento atto a misurare il ruolo
dell'attenzione esecutiva nella categorizzazione. Per far ciò diedero un'indicazione iniziale
riguardo all'item da classificare ("è un oggetto cui diametro misura 7 cm"), dopodiché fornirono
due categorie (MONETA e PIZZA - mentre per la categoria "moneta" le dimensioni costituiscono
una caratteristica fissa, per la categoria "pizza" le dimensioni sono una categoria variabile).
Un primo task chiedeva ai partecipanti di classificare secondo il criterio di somiglianza: i risultati
mostrarono un'equa distribuzione per entrambe le categorie.
Nella seconda parte dell'esperimento, veniva chiesto di classificare secondo il criterio di
ragionamento: ragionando sul quesito inevitabilmente si attiva l'attenzione esecutiva (poiché è
necessario focalizzarsi sugli elementi e le loro caratteristiche, dal momento che una moneta non
può avere diametro di 7 cm).
I risultati ottenuti da questo secondo task hanno dimostrato l'effettivo ruolo dell'attenzione
esecutiva nella categorizzazione su ragionamento.
Un'ulteriore conferma venne data dagli studi di Grossman et al. (2003), i quali ipotizzavano che
se per categorizzare servisse l'attenzione esecutiva (quindi l'attivazione della corteccia
prefrontale), allora i pazienti frontali non sarebbero stati in grado di eseguire tale compito: i
risultati confermarono la tesi iniziale.
2. Attenzione esecutiva (spostamento): nello spostamento dell'attenzione, il focus attentivo si
sposta da un'entità all'altra.
Come avvenga il funzionamento dello shifting attentivo è stato studiato attraverso la
somministrazione di serie miste, ossia compiti che vedono l'alternanza di task: nello specifico, si
osservano dati comportamentali e neurali durante lo svolgimento di un primo task, a cui segue
un secondo task, un terzo coi medesimi obiettivi del primo ed un quarto coi medesimi obiettivi
del secondo.
Per esempio, un tipo di esperimento del genere può considerare un primo task in cui vengono
mostrati dei numeri e viene chiesto di dire se essi siano maggiori o minori di 5, un secondo task
invece in cui si mostrano delle lettere e viene chiesto di dire se esse siano vocali oppure
consonanti. Dopodiché si ripeterebbe il primo task numerico e dopo ancora di nuovo il task
semantico, e così via.
Successivamente alla successione delle serie miste, avviene una somministrazione di serie pure,
ossia compiti che vedono un solo task con un solo obiettivo. Sempre nel caso del nostro
esempio, potrebbe essere somministrata come serie pura quella col task numerico.
Questa scelta ci serve per capire se l'atto dello spostamento dell'attenzione richieda tempo: il
costo di spostamento, come viene chiamato, si calcola sottraendo dalla media dei tempi di
risposta nelle serie miste la media dei tempi di risposta delle serie pure.
Il costo di spostamento esiste, è stato verificato da numerosi studi, e si aggira attorno a valori tra
i 100-300 millisecondi.
Modello di Rubestein et al. (2001)
Il modello di Rubestein è un'esemplificazione teorica del funzionamento dello spostamento
Il costo di spostamento esiste, è stato verificato da numerosi studi, e si aggira attorno a valori tra
i 100-300 millisecondi.
Modello di Rubestein et al. (2001)
Il modello di Rubestein è un'esemplificazione teorica del funzionamento dello spostamento
dell'attenzione, considerato a tutti gli effetti un metaprocesso.
Dato un determinato stimolo, il modello prevede due livelli di elaborazione:
• un livello di elaborazione del compito (1);
• un livello di elaborazione esecutiva (executive control process) (2).
Il livello di elaborazione del compito richiede una sequenza di processi:
Identificazione del valore dello stimolo per caratteristica distintiva;
○ Selezione della risposta appropriata;
○ Esecuzione del compito (del movimento).
○
Il livello di elaborazione esecutiva richiede altri processi:
Goal shifting (a), ossia lo spostamento dell'obiettivo da un compito all'altro;
○ Rule activation (b), ossia l'attivazione della regola (essa s'attiva una volta che abbiamo
○ spostato l'obiettivo dove necessario e permette di innescare il comportamento giusto).
Il presupposto teorico alla base del modello di Rubenstein è che vi sia una doppia dissociazione
tra livelli di elaborazione del compito e l'elaborazione esecutiva: il fatto che una variabile
influisca su un'elaborazione e non sull'altra implica che ci sia un meccanismo nella prima che non
è presente nella seconda, così come il fatto che esista una variabile che influisce sulla seconda
rappresentazione e non sulla prima implica l'esistenza di un altrettanto meccanismo.
Chiaramente, però, i meccanismi comunicano.
Un esempio di goal shifting può essere una serie mista in cui devo passare dall'identificazione
della forma di un oggetto all'identificazione del colore: in primo luogo si attiva l'attenzione
esecutiva ed il primo task viene portato a termine, dopodiché interviene il meccanismo
dell'elaborazione esecutiva di goal shifting solo ed esclusivamente se il primo task è stato
implementato e terminato, cosicché sia possibile iniziare il secondo.
Rubenstein et al. (2001):
Sylvester et al. (2003):
della forma di un oggetto all'identificazione del colore: in primo luogo si attiva l'attenzione
esecutiva ed il primo task viene portato a termine, dopodiché interviene il meccanismo
dell'elaborazione esecutiva di goal shifting solo ed esclusivamente se il primo task è stato
implementato e terminato, cosicché sia possibile iniziare il secondo.
Rubenstein et al. (2001):
Sylvester et al. (2003):
3. Inibizione della risposta: l'inibizione è la soppressione di una risposta parzialmente presentata.
Per comprendere la sua influenza vengono effettuati dei test:
• go/no-go: durante questo test i partecipanti vedono una serie di stimoli (per esempio delle
lettere) e devono premere un pulsante ogni volta che uno di quelli stimoli appare (risposta go),
eccetto che per una casistica (per esempio al presentarsi della lettera X) in cui non dovranno
premere il pulsante (risposta no-go).
La difficoltà del compito, atta a misurare l'inibizione, sta nel numero di volte che si ripetono le
risposte go (variabile manipolata): minori saranno le risposte go, più accurata sarà l'inibizione e
di conseguenza l'identificazione della risposta corretta. Maggiore, invece, sarà il numero di
risposte go, o anche solo la probabilità che la risposta sia go, più aumenta anche la possibilità che
il soggetto sbagli e prema il bottone anche al comparire di X.
• compito segnale-arresto (Logan, 1983): viene presentata ai partecipanti una schermata con
due parole e viene chiesto di fare un giudizio categoriale tra le due parole (per esempio si può
chiedere se le due appartengono alla stessa categoria, tipo "pera è un frutto?") oppure
semantico ("le due parole fanno rima?"). Tra la presentazione dello stimolo sullo schermo ed il
momento prima che il partecipante risponda viene presentato un cue sonoro che significa che in
quel momento il partecipante non può rispondere.
La variabile manipolata è il lasso di tempo tra un cue sonoro e l'altro, in questo modo possiamo
vedere come cambia la capacità di inibire in funzio