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Per evitare la co-soppressione si usa un promotore diverso dalla pianta in cui si vuole esprimere.

Perché di solito geni ortologhi (che svolgono la stessa funzione) in piante diverse producono proteine simili ma la sequenza nucleotidica che codifica per queste proteine può essere molto diversa. Promotore seme specifico di pisello con regione codificante di patata in pisello si ha un aumento influx di saccarosio nei cotiledoni e aumento della velocità di crescita dei cotiledoni. Un altro possibile target sono gli enzimi che modificano e scindono il saccarosio. Si può, aumentando l'attività di questi enzimi INVERTASI o della SACCAROSIO SINTASI, aumentare l'accumulo di saccarosio nei pozzi?

Le invertasi vacuolari, citoplasmatica e di parete sono regolate da piccole proteine che sono inibitori delle invertasi. Non tanto la loro regolazione è trascrizionale ma la loro attività è anche regolata a livello post-traduzionale.

Da queste proteine che ne possono inibire l'azione. Questo è stato fatto in riso, aumentando il chicco. Inoltre è stato fatto un lavoro che riguarda il pomodoro, esi è visto che c'è un aumento di zuccheri nei frutti.

Per quanto riguarda la saccarosio-sintasi si sono fatte delle ingegnerizzazioni. Nel pomodoro è stato fatto un lavoro che ha portato al silenziamento degli inibitori specifici delle invertasidi parete per aumentarne l'attività. Nel pomodoro volevano andare a modificare il trasporto apoplastico.

Sono andati ad analizzare varie invertasi e si è fatto un westernblot a vari stadi della crescita del frutto e del seme (giorni dopo la fecondazione). L'invertasi aumenta la propria attività dopo 20 giorni dopo la fertilizzazione, quindi se ha il suo target, ossia l'inibitore, verrà diminuito. L'inibitore e l'invertasi sono co-espresse nello stesso tessuto e con gli stessi tempi.

Hanno osservato l'attività enzimatica delle invertasi. Essendo un'invertasi si aspettavano di trovare delle differenze degli zuccheri semplici, effettivamente c'è un aumento degli zuccheri liberi (glucosio e fruttosio). I semi erano più grandi. Quindi: partendo dall'obiettivo di aumentare l'attività delle invertasi specifiche della parete si va a individuare gli inibitori che bloccano l'attività delle invertasi a livello post-traduzionale.

LEZIONE 17 - 06/11/2022

ORMONI VEGETALI.

Il metabolismo, la crescita e lo sviluppo della pianta sono modificati da una serie di segnali esogeni ed endogeni.

Nelle piante non esistono organi deputati alla produzione degli ormoni, essi sono prodotti dalle cellule (non tutte lo fanno, cambia la quantità della sintesi).

Sono dei SEGNALI chimici che assolvono la percezione dei segnali:

- esogeni (le piante sono sessili) sia nella parte aerea che nella parte della radice.

Gli ormoni vegetali sono sostanze endogeni che trasducono il segnale derivante dalla percezione dei segnali dell'ambiente e coordinano le cellule e i tessuti. Sono stati studiati da Frits Went (1903-1990) e Kenneth Thimann (1904-1997). Nel 1937 hanno definito gli ormoni come sostanze caratterizzate dalla proprietà di servire come messaggeri chimici per l'attività di certi organi e coordinarli con gli altri.

La pianta percepisce segnali come la temperatura, la luce, la pressione, l'umidità, il vento e segnali volatili come i gas (come acido jasmonico o metil-jasmonato). Scambia segnali chimici anche con organismi non vegetali come batteri o funghi. Le cellule vegetali rispondono alle variazioni esterne e comunicano tra di loro.

Gli ormoni vegetali si trovano nei tessuti a concentrazioni molto basse, eccetto per quei tessuti che devono sintetizzarli, e quindi si va dai picomolari ai micromolari. Quando c'è una variazione che implica il signaling degli ormoni, la

loro concentrazione aumenta. Sono aumenti transienti. Un segnale deve essere percepibile quando ce n’è bisogno ma poi deve abbassarsi se no
diventerebbero costitutivi.
Di solito i FITO-ORMONI non sono metaboliti, ossia non partecipano a cicli metabolici. Eccetto gli zuccheri
che funzionano da “ormoni” modificando l’espressione genica al di sotto/sopra una certa soglia.
Agli ormoni si sono aggiunti una nuova categoria detta peptidi ormonali, piccole sequenze amminoacidiche
che fungono da segnali.
NB: Una molecola può essere definita ormone se esiste un recettore specifico.
Gli ormoni vegetali regolano tutti gli stadi del ciclo vitale della pianta.
Studieremo auxina, citochine, gibberelline, acido abscissico ed etilene.
I brassinosteroidi sono degli steroidi.
L’acido salicilico che ha un’azione correlata allo stress biotico (attacco dei patogeni).
L’acido jasmonico (somiglia alle prostaglandine animali), è implicato nello stress diessere trasportato in altre parti della pianta attraverso il floema o il xilema. Il trasporto può avvenire in forma libera o legato a proteine di trasporto specifiche. Una volta raggiunto il suo bersaglio, l'ormone si lega al suo recettore specifico sulla membrana cellulare o all'interno della cellula. Questo legame attiva una serie di reazioni biochimiche che portano alla risposta cellulare desiderata. Gli ormoni vegetali svolgono una serie di funzioni cruciali nella crescita e nello sviluppo delle piante. Possono influenzare la germinazione dei semi, la crescita delle radici, la fioritura, la maturazione dei frutti e molto altro ancora. Inoltre, gli ormoni vegetali possono essere influenzati da fattori ambientali come la luce, la temperatura e lo stress. In conclusione, gli ormoni vegetali sono molecole chimiche che svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione della crescita e dello sviluppo delle piante. Sono prodotti in specifici siti di biosintesi, trasportati attraverso la pianta e si legano a recettori specifici per innescare una risposta cellulare. La loro azione può essere influenzata da fattori ambientali e possono essere coniugati con altre sostanze per la disattivazione e il recupero.

essere usato direttamente nella cellula dove è prodotto o può essere trasportato altrove. È necessario conoscere l'eventuale trasporto. Fondamentale è la proteina recettoriale. E alla modifica del recettore bisogna conoscere la via di trasduzione del segnale.

Esistono due output:

  • risposte definite genomiche (che ne modificano la trasduzione genica)
  • risposte non genomiche (che non si basano sulla modifica del genoma), ma modifiche che riguardano il citoscheletro o apertura/chiusura dei canali e quindi trasporto di membrana o effetti diretti su alcuni enzimi, quindi modificazioni post-traduzionali.

Questi due output hanno una diversa tempistica, perché gli effetti genomici sono più lenti di quelli non genomici.

Nelle piante, la maggior parte degli effetti non sono attribuibili a un singolo ormone, ma a una combinazione di ormoni. L'effetto dipende dai rapporti quantitativi relativi dei diversi ormoni.

Un ormone può agire

sulla biosintesi o sulle attività di un altro ormone, c'è un cross-talk tra i vari ormoni. Nell'evoluzione degli organismi eucariotici c'è stata una co-evoluzione dei segnali? Gli ormoni delle piante esistono in cellule animali? Ci possono essere delle somiglianze ma non coincidono. I brassinosteroidi sono forse i più simili, assomigliano nella loro forma chimica agli ormoni steroidei. L'acido abscissico ha origine terpenica. Le prostaglandine derivano dalla biosintesi a partire da lipidi di membrana. Nelle piante il sistema ormonale si è evoluto indipendentemente dalle cellule animali. Per vedere dove e come vengono prodotti è necessario studiare le concentrazioni. Mediante metodi chimici: - gas cromatografia - spettrometria di massa - HPLC: cromatografia liquida ad alta prestazione I metodi chimici sono metodi distruttivi. Metodi biologici: - saggi biologici esempio saggio biologico per l'auxina. Abbastanza impresi madi notevole importanza un tempo. Metodi immunologici:
  • con anticorpi specifici anti-ormoni→ si può fare immunoistochimica, si può vedere la concentrazione e la presenza in vari tipi di cellule.
  • Sono sempre metodi distruttivi.
Metodi non distruttivi:
  • detti anche metodi in vivo, sfruttano i geni reporter si usano piante transgeniche che sono state modificate per essere dei sensori degli ormoni.
  • Possiamo vedere dalla misura della fluorescenza la presenza nella pianta, vedere come cambia l’attività e la distribuzione dell’ormone.
  • Spesso l’attività dell’ormone è legata al trasporto.
I RECETTORI degli ormoni. Le molecole segnale extracellulari si legano a recettori di membrana o citoplasmatici. Il fatto che siano citoplasmatici implica che passino direttamente la membrana o che ci siano dei trasportatori specifici. Il recettore di membrana ha un dominio di membrana dove avviene il legame dell’ormone, in seguito al legame ci

può essere una modificazione della proteina stessa o l'intervento di altre proteine. Il recettore porta alla modifica della concentrazione di secondi messaggeri. Molti recettori modificano il potenziale di membrana, attivano canali ionici (legame di IP3 localizzato nel tonoplasto) che permettono l'ingresso di Ca e l'attivazione di chinasi.

SECONDI MESSAGGERI negli eucarioti:

  • AMP ciclico
  • GMP ciclico
  • cADPR
  • Diacilglicerolo (DAG)
  • Inositolo-1,4,5-trifosfato (IP3)
  • Ossido nitrico
  • Ione calcio

Per le piante ci sono pochi studi per alcuni di questi secondi messaggeri. IP3 e DAG derivano da modificazioni dei lipidi di membrana.

Dove sono localizzati?

Può esistere più di un recettore per uno stesso ormone, proprio perché le azioni ormonali possono essere molteplici e quindi ogni ormone regola numerosi processi (pleiotropia).

TIR1:

  • Auxina (IAA) → recettori di membrana (ABP1) e recettore nucleare (SCF)

Acido abscissico (ABA) GTG sulla membrana

e PYR/PYL citoplasmatico, ma ne ha altri.

  • Citochinine (CK) membrana plasmatica CREI1 e sul reticolo endoplasmatico
  • Etilene (ET) reticolo endoplasmatico
  • Brassinosteroidi (BR) solo sul plasmalemma BRI1
  • Gibberelline (GA) nucleare GID1 e sulla membrana plasmatica.

La maggior parte degli ormoni sono stati scoperti per mutazioni, i mutanti sono stati ottenuti con vari metodi (agenti mutageni o con mutanti naturali). Per studiare degli ormoni bisogna individuare il fenotipo che si va a seguire. Per esempio i mutanti per l'etilene prevedono che il frutto non maturi completamente. L'etilene ha a che fare con la senescenza, quindi gli anti-etilenici mantengono i fiori più a lungo. Se mettiamo la piantina al buio la piantina non cresce, filamenta. I mutanti dell'etilene hanno una risposta differente anche al buio. Quindi per ogni ormone viene individuato un caratteristico fenotipo.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
122 pagine
1 download
SSD Scienze biologiche BIO/04 Fisiologia vegetale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anninavr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiologia degli organismi vegetali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Pandolfini Tiziana.