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[INTRODUZIONE III] PARTE III: ASPETTI LEGATI AL DISEGNO DELLO STUDIO
Di cosa abbiamo bisogno per uno studio di farmacoepidemiologia? Un quesito, un razionale, un’ipotesi di ricerca.
Questi studi hanno l’obiettivo di valutare l’associazione tra un outcome di interesse e un’esposizione.
Si stima l’associazione causale diretta tra un’esposizione e un outcome di interesse.
Questo specifico quesito di ricerca è lo stesso che viene svolto con i trial clinici.
Quando viene fatto un trial clinico, i ricercatori sanno per filo e per segno chi è il paziente, cosa prendono, il
follow-up, etc. All’interno dei trial quindi si calcolano e conoscono tutte le varabili che entrano in gioco nello
studio. È quindi il gold standard degli studi e c’è protezione da influenze esterne e da variabili che non si
conoscono.
Se in un trial clinico scopro che un farmaco riduce l’insorgenza della malattia o la blocca, noi siamo certi che il
farmaco ha quell’effetto; sappiamo a priori che nel trial clinico non rientrano altri fattori che influiscono
nell’associazione.
5.1 prevalent users bias and new-users design
Si valutano 4 bias.
Il primo proveniente dagli utilizzatori prevalenti (quale disegno si potrebbe utilizzare al fine di ridurre il più
possibile i bias da utilizzatori prevalenti + introduzione new user design).
Supponiamo di avere dati dal 2001 al
2011. Supponiamo di includere i
pazienti di una coorte perché iniziano
una nuova terapia, ad esempio gli mate
antidiabetici.
In uno scenario di real world c’è una
grossa variabilità: alcuni inizieranno la
terapia nel 2001, altri nel 2002, altri
nel 2006; c’è un’enorme variabilità
anche nel come persistono al
trattamento. Se noi prendiamo il
simbolo della pillola come quanto
l’individuo sta nel trattamento,
possiamo visualizzare che gli individui
avranno alcuni una persistenza molto
elevata, mentre altri lo
interromperanno già dopo il primo
anno. Questa è quindi l’effettiva
variabilità che si trova in una
popolazione.
Supponiamo ora che il periodo di
interesse si restringa dal 2008 al 2011.
Dai 6 individui che avevamo in
precedenza, ora ne abbiamo solo 3 che
risultano essere effettivamente in trattamento.
Ma questo è un modo di procedere corretto? Si parla quindi di individui sopravvissuti al trattamento, i quali
giovano dal trattamento e continuano poiché non sono stati fermati da niente. Questo porta negli studi di
prevalent user
farmacoepidemiologia il bias chiamato .
Supponiamo che l’ultimo individo risulta essere trattato nel 2008: chiaramente l’individuo avrebbe iniziato il
trattamento in quel momento. Quell’individuo è corretto trattarlo come individui che sono in trattamento da x
anni? No, perché potrebbe avere caratteristiche diverse. Se poi l’individuo resta in trattamento per un solo
anno, è chiaro che la sua probabilità di rimanere nel trattamento sarebbe diversa.
L’inclusione selettiva di una coorte potrebbe portare a diversi problemi. Se noi includiamo gli utilizzatori
prevalenti, cosa ci aspettiamo? Che gli individui siano più protetti. L’inclusione di individui prevalenti sposta la
stima verso lo 0, ovvero con una protezione sempre maggiore rispetto agli individui incidenti.
Esempio in studio: “bias in observational studies of prevalent users: lessons for comparative effectiveness
research from a meta-analysis of statins”
Hanno confrontato diversi studi. Hanno preso in letteratura tutti gli studi che hanno valutato l’associazione
tra statine e mortalità. In particolar modo, nella prima meta-analisi sono stati presi solo gli studi
osservazionali, poiché i trial clinici non sono afflitti da grossi bias come gli altri studi.
Gli autori selezionano tutti i trial clinici pubblicati in cui si associano statine e mortalità. Cosa si osserva? Il
rombo rappresenta la stima P. L’uso di statine in prevenzione secondaria riducono la mortalità del 16%.
Tutti gli studi, tranne il primo, non portano risultati statisticamente significativi. Gli studi con i rettangoli più
grossi sono gli studi un po’ più grossi. Il risultato finale è statisticamente significativo poiché la numerosità del
trial clinico va a inficiare.
Gli stessi autori fanno una seconda meta-analisi in cui includono gli studi osservazionali.
Qui ci sono gli studi osservazionali fatti con gli utilizzatori prevalenti di statine. Il risultato si nota che è
completamente diverso, infatti le statine sembrerebbero ridurre a mortalità del 46% in prevenzione
secondaria. Anche vedendo le singole stime dei singoli studi, bene o male vanno tutte nella stessa direzione.
Cosa accadrebbe ora facendo una terza meta-analisi incluendo sia utilizzatori incidenti che prevalenti? La
stima sarebbe una via di mezzo tra le prime due meta-analisi.
L’associazione permane positiva poiché l’IC è significativo, ma ora il potere delle statine è inferiore rispetto agli
studi osservazionali, ma maggiore rispetto a quella dei trial clinici.
Questa è una grossa problematica che influisce gli individui prevalenti.
Esempio 2 e 3: due articoli che trattano a
livello metodologico il problema.
Nel dettaglio: come possiamo assicurare
l’esclusione degli utilizzatori prevalenti?
Vediamo tutte le prescrizioni della terapia di
interesse dal 2006 al 2012. Facendo partire
lo studio dal 2006, non avendo dati prima,
questi i ndividui verrebbero tutti classificati
come incidenti.
Cosa fare con disponibilità limitata? Si
inserisce una finestra limitata di washout,
ovvero un periodo in cui si può decidere come
si classifica l’individuo, se incidente o
prevalente. Questa finestra dipende dal tipo
di farmaco o terapia. In questo caso è di 1
anno, poiché se non veniva preso l’anno prima
allora non lo prendeva nemmeno prima di
questo anno. Ad esempio, se parliamo di ·
individui depressi, questi per stare meglio lo dovrebbero prendere continuativamente, quindi un anno basta
per capirlo: se non lo prende in quest’anno, difficilmente lo prendeva prima.
Quindi il 2006 è l’anno di washout e il nostro nuovo periodo in studio va dal 2007 al 2012. Andiamo a vedere ora
come sarebbero classificati gli individui. La maggior parte degli individui passano da utilizzatori incidenti a
prevalenti. In questo caso,infatti, noi possiamo vedere che quelli che rimangono dentro effettivamente sono
liberi da prescrizione. Quindi, a questo punto, dalle 10 persone che noi avevamo incluso, ci troviamo ad includere
solo 4 pazienti poiché classificati come incidenti.
Ancora una volta, come incide il fatto di non
avere sempre una disponibilità completa del
dato? Noi non sappiamo effettivamente se
quegli utilizzatori sono incidenti o prevalenti.
Infatti, supponiamo ora di aver ottenuto info
riguardo il 2003, 2004 e 2005. Ora potremmo
vedere che si potrebbero categorizzare ancor
meglio, poiché si nota che il primo e il quarto
avevano già usato il farmaco. Su tutta la
coorte ora restano solo 2 casi incidenti.
Questi due casi che si perdono sono bias
inevitabili. Siamo quindi un po’ al punto di
partenza.
Nonostante queste tecniche che si possono
adottare, la finestra di washout non ci
proteggerà mai al 100% dagli utilizzatori
prevalenti. Parte del bias rimarrà comunque
inevitabile in base ai dati disponibili.
Si può adottare quindi una sensitivity analysis per riuscire a ridurre ulteriormente il bias. Si va a vedere come
cambierebbero le nostre stime sulla base delle condizioni su cui si sta operando.
prevalent user bias
Il è inevitabile poiché non c’è sufficienza di dati per distinguere gli utilizzatori. Su questo
si calcola il rischio relativo osservato, che ci dice l’associazione tra l’esposizione e l’evento di interesse.
Siamo anche coscenti del fatto che questo potrebbe esser sporcato da un bias inevitabile per cui abbiamo
incluso qualche prevalente. Quindi il rischio si divide in due: rischio relativo dei prevalenti, che peserà tanto più la
proporzione di utilizzatori prevalenti è grande, e un rischio relativo agli incidenti, che peserà tanto più la
prevalenza di proporzione di prevalenti è piccola.
Questa metodologia cosa ci permette di fare? L’ipotesi di questa metodologia è che il rischio osservato è
uguale a 1 e che quindi tutta l’associazione che noi osserviamo sia data dal fatto che abbiam incluso prevalenti,
ovvero che tutti siano in realtà prevalenti.
Esempio: supponiamo che il rischio relativo osservato è di 3, ovvero chi usa il farmaco ha 3 volte il rischio di
incorrere in quell’outcome di interesse. Dividiamo ora il 3 in due quantità: una relativa agli incidenti e l’altra ai
prevalenti.
Ipotizziamo che ora la proporzione di utilzizatori prevalenti sia 0.4 (40%). Quindi continuiamo a sostituire i valori
noti all’equazione di prima.
Quindi ora cosa ci chiediamo? In queste condizioni, il rischio relativo degli incidenti si annullerebbe (non c’è
osservazioni) se il rischio relativo dei prevalenti (unica incognita) assumesse un valore pari a 6.
Se noi al posto di RRi mettessimo 1, l’unica incognita sarebbe RRp.
Girando la formula e dividendo tutto per 0.4, otterremmo una prevalenza di 6. Quindi si potrebbe annullare RRi
solo se i prevalenti avessero 6 volte il rischio de non utilizzatori di ottenere l’outcome.
*
La nostra ipotesi nulla mette a sistema già che RRi = 1. Non c’è un maggior rischio di sviluppare l’outcome tra gli
RRi e i non utilizzatori. I parametri che possono cambiare sono quindi solo l’RRp.
P = 0 non ci sono utilizzatori prevalenti; P = 1 tutti sono utilizzatori prevalenti. Il 20% degli utilizzatori incidenti,
nel nostro grafico, sono in realtà prevalenti.
Noi abbiamo fatto l’esempio in cui la P era 0.4. Quindi io so che il mio RRobs è = 3 e la P = 0.4, quanto dovrebbe
essere forte l’RRp per annullare RRi e accettare l’ipotesi nulla? È possibile solamente nel caso in cui gli
utilizzatori prevalenti abbiano un rischio 6x rispetto ai non utilizzatori di osservare quell’outcome.
Summary points:
• il disegno «new users» consente di evitare distorsioni legate all’inclusione di utilizzatori prevalenti;
• quando si sospetta che parte degli individui inclusi siano utilizzatori prevalenti (ad esempio per la breve
finestra di disponibilità dei dati) è opportuno verificare la robustezza delle stime mediante una sensitivity
analysis.
5.2 unmeasured confounding and user-only design
confondimento
Il è qualcosa che confonde, quind