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MA COS’E’ LA CULTURA?
Non dovrebbe considerarsi come qualcosa che le persone hanno, ma come qualcosa
che viene creato e ricreato attraverso testi e dialoghi.
Non c’è una definizione precisa di cultura: l’obiettivo della ricerca dell’I.C. è esplorare
come la cultura viene usata da specifiche persone per specifici obiettivi.
Il termine ha diversi significati ed è usato in molti modi differenti a seconda dell’uso,
contenuto, scopo e status.
William R. cultura è uno dei due/tre termini più complicati da definire nella lingua
inglese.
TRE esempi per analizzare il termine cultura:
- National asset: analizzato il sito National.com che riporta notizie di specifici
paesi (Cina, Russia e Ecuador) analizzando cosa voglia dire cultura per questi
paesi. Definizioni strettamente correlate a quella che chiamiamo high culture e
popular culture.
- Challenge: siti che riportano consigli culturali relativi a destinazioni di viaggio.
Correlato alle relazioni interpersonali verbali e non verbali.
- Citizenship: pratiche ampiamente significative di una particolare identità.
Analizzata una conferenza bannata di gay e lesbiche in Ghana nel 2006.
Tutti e tre gli studi considerano la nazione come bask unit della cultura; lo status di
cultura è un’entità e l’esistenza di questa entità è presupposta.
Può inoltre essere considerata come un verbo: to do culture B. Street afferma che la
cultura è un verbo perché è un processo attivo di creare significati e contesti attorno
alla definizione, inclusa la definizione stessa. Inoltre è qualcosa che ci viene fatto
quando gli altri ci percepiscono e ci trattano come rappresentanti di una particolare
cultura. Se consideriamo la cultura come qualcosa che le persone fanno, il suo status
cambierà da entità ( essenzialismo) a processo ( costruzionismo); nella prima la
cultura è qualcosa che le persone hanno o alla quale appartengono. Nella seconda la
cultura è qualcosa che le persone fanno e a cui danno forma.
I.C è studiata da diverse discipline in ottica multidisciplinare: antropologia,
sociologia, psicologia, linguistica, lingue, business studies, comunicazione,
management, educazione e studi culturali.
Secondo Piller la I.C. coinvolge una vasta gamma di aspetti che vanno oltre la mera
lingua e la traduzione, ma è necessario analizzare le dinamiche culturali e sociali delle
identità nazionali e delle relazioni di potere che influenzano gli scambi comunicativi tra
persone provenienti da contesti culturali diversi. Solo con questo approccio
multidisciplinare si capisce appieno la complessità delle interazioni tra individui.
KEY:
- la cultura è un costrutto ideologico attivato da attori sociali per riprodurre
categorie sociali e confini.
- Non esiste al di fuori della o precede la comunicazione interculturale, ma sta
all’interno.
Discorsi sulla cultura, sull’I.C. e sulle differenze culturali nascono nel contesto storico
del 19/20 secolo come parte del processo di colonialismo. Oggigiorno è parte
essenziale del processo di globalizzazione e allo stesso tempo ne è una risposta.
E’ aspetto essenziale dell’ineguaglianza globale.
ORIGINI: inizialmente usata in Inghilterra nel 15 secolo in ambito agricolo e d inizio 16
secolo in poi esteso metaforicamente alla crescita umana;; nel tardo 19 secolo
significato più astratto relativo al lavoro e alle pratiche intellettuali e artistiche.
Ma il significato più importante per gli studi sull’I.C appare in Germania con il termine
KULTUR: auto sviluppo storico dell’umanità.
Questo nuovo significato emerge in Inghilterra come concetto chiave dell’antropologia:
la cultura forma un clino e ogni cultura è collocata da qualche parte in un punto
specifico su un cammino generale dello sviluppo umano, dal selvaggio al civilizzato.
Emerge come particolare modo di vivere con l’avvento dello stato moderno, della
rivoluzione industriale, del colonialismo e della globalizzazione.
Il concetto di I.C. si diffonde inizialmente quando negli USA nasce una nuova
consapevolezza delle relazioni internazionali in un contesto dove nuove potenze
stavano emergendo: Giappone, URSS e Germania. Competizione.
Multiculturalismo: basato sul concetto che differenti culture e differenze culturali
esistano ma dove non vengono considerate superiori o inferiori rispetto ad altre.
OED 1957: relativo ad una società formata da numerosi gruppi culturali ma dove le
diverse identità culturali di ogni gruppo vengono mantenute.
Connotazione positiva la assume durante la decolonizzazione, nel movimento dei
diritti civili e in quello degli anni 60. Entità culturali diverse emergono maggiormente
in Nord America e Europa Ovest. Molti gruppi degli anni 60 in poi guardano alla loro
cultura come rallying point per i propri interessi, arrivando a parlare di identità
politica liberalizzazione di un gruppo emarginato di costituenti che non seguono
una particolare ideologia ma chiedono che le diversità culturali vengano riconosciute.
Il discorso del multiculturalismo è strettamente correlato a quello di I.C.: condividono
un concetto simile di cultura e nascono nel medesimo tempo, ma mentre il
multiculturalismo adotta un approccio intra-nazionale della diversità culturale, quello
della I.C. è su scala internazionale.
KEY: quando la supremazia europea entra in crisi per ragioni economico politiche nella
seconda metà del 900, le differenze culturali smettono di essere considerate su scala
gerarchica., ma semplicemente differenti tra loro.
I.C IN UN MONDO MULTILINGUE
La maggior parte della popolazione nel mondo usa regolarmente più di una lingua.
La diversità linguistica necessita di essere posta al centro della questione dell’I.C,
caratterizzata infatti da pratiche multilinguistiche, incorporata in credenze sulle lingue
e che gioca un ruolo importante nel linguaggio politico ed economico: tutta la
comunicazione prende avvio in e attraverso la lingua.
Per una mente monolinguistica l’uso di una sola lingua sembra naturale e normale;
di conseguenza la diversità linguistica e le diverse competenze linguistiche vengono
ignorate o travisate. Il rischio è la formazione di stereotipi.
La lingua naturale può essere caratterizzata come un sistema di scelte tramite le quali
i parlanti accedono a diversi livelli. L’I.C. è infatti mediata da competenze ed ideologie
linguistiche.
I’m not listening to you: siamo completamente sordi rispetto alle innumerevoli
lingue che non capiamo. La lingua è simile ad una barriera ancora più complicata
perché richiede extra risorse ed energie cerebrali.
Gli umani sono creature sociali ed essere capaci di comunicare con l’altro è un diritto
umano; essere messi in una condizione di inabilità comunicativa è una violazione di
tale diritto.
LEP: studi su dottori e infermieri che lavorano con pazienti con una limitata
competenza linguistica della lingua dominante e con un limitato LEP (limited english
proficiency) dim
ostrano:
- I pazienti LEP hanno una più alta predisposizione rispetto ai non LEP a non
capire le loro diagnosi e a dimostrare una bassa qualità di esperienza di cura.
Ci sono dei problemi alla base:
- Modelli negativi: le attitudini e l’esempio dettato dai colleghi più vecchi
- Fattori di sistema: time pressures, indadequate interpreting services.
- L’organizzazione culturale nell’ospedale è tale per cui l’efficienza è valutata di
più rispetto alla buona comunicazione.
La scelta linguistica non concerne solo la pratica, ma anche di ideologia rispondendo al
quesito “cos’è linguisticamente giusto o no” e lo scopo diventa sociale.
BORDIEAU afferma che valorizzare una particolare pratica linguistica in un particolare
spazio sociale o istituzione, automaticamente migliora o restringe l’accesso a questo
spazio.
KEY
- il multilinguismo e la diversità linguistica sono una realtà sociolinguistica
onnipresente e i parlanti compiono scelte in base alla varietà linguistica a cui
hanno accesso ; queste scelte sono incorporate in ideologie linguistiche e nel
linguaggio politico ed economico.
- Necessario porre attenzione alla micro e macro analisi attraverso cui si
dimostra come i malintesi nell’I.C. sono spesso il risultato di una lacuna of a
shared linguistic resources and conoscenze.
NAZIONE E CULTURA
Nazione e cultura si influenzano a vicenda in modo complesso. Piller spiega che le
nazioni sono spesso definite e distinte dalle loro culture, che sono a loro volta
modellate da pratiche culturali, credenze e valori condivisi all'interno di una società. Le
identità nazionali possono essere influenzate dall'espressione culturale e viceversa,
creando uno stretto legame tra nazione e cultura.
Stereotipi
Gli stereotipi di carattere nazionale che popolano scherzi e consigli di comunicazione
interculturale, sostengono il Natin come categoria chiave, presentano l'appartenenza
nazionale come prevalente qualsiasi altro aspetto dell'identità e rendono invisibile un
altro aspetto dell'identità. Sono un esempio di nazionalismo banale.
Sono completamente monodimensionali e non sono infettati da nessun altro aspetto
della loro identità.
Piller esplora come gli stereotipi possono plasmare la percezione di diverse nazioni e
culture, spesso portando a valori semplificati o distorti.
Sottolinea l'importanza di esaminare criticamente e sfidare gli stereotipi per
promuovere la comprensione interculturale e la comunicazione.
Nazionalismo banale
Il termine nazionalismo banale è stato introdotto da M. Billing; egli sottolinea che il
nazionalismo è la condizione endemica degli stati nazionali consolidati, che è messo in
atto e rievocato quotidianamente in molti modi banali, quasi impercettibili, quindi
banali.
Sono queste forme banali di nazionalismo che portano le persone a identificarsi con
una nazione. Esempi di nazionalismo banale sono ovunque, anche se spesso passano
inosservati. Tipicamente, i discorsi di nazionalismo banale emanano direttamente dalle
istituzioni statali.
Tuttavia, sono poi ripresi da attori non statali, come le pratiche degli studiosi delle
istituzioni: l'introduzione in un'identità nazionale fa parte del curriculum nascosto in
molte scuole in tutto il mondo. Il termine CV nascosto viene utilizzato per indicare
valori, disposizioni e aspettative sociali e comportamentali inculcate attraverso la
scuola senza essere esplicitamente insegnate.
Un altro dominio del nazionalismo banale può essere trovato nella pubblicità al
consumo in cui le immagini nazion